Chi legge "esamini tutto, ma ritenga solo ciò che è giusto".

La mente non è un vessillo da riempire, ma un fuoco da accendere.

domenica 1 dicembre 2019

UN MONDO DENTRO MONDI


L’Universo non è in espansione. E noi? Siamo vittime di un processo evolutivo, oppure stiamo cadendo da uno stato semidivino ad una ominizzazione unidimensionale? C’è vita su Marte e alla Nasa? Se la teoria del Big Bang fosse sbagliata, e se Halton Arp avesse ragione (“Seeing red” ed. Jaca Book), la scienza ci sta raccontando un mucchio di frottole per coprire la propria ignoranza e per non dar ragione all’antica sapienza. Non vi preoccupate, non vi parlerò di cosmologia né di astrofisica, non sono uno scienziato, grazie a Dio, ma ricerco la Verità come un fisico e più di uno psicologo. Purtroppo, constato che oggi Bergoglio, il rappresentante di una Chiesa in cerca d’Autore, delega l’escatologia agli scienziati, noti per arroganza e tendenza al riduzionismo. Certo, ci assicurano, la bomba atomica funziona; le eclissi solari avvengono esattamente secondo previsioni; gli sbarchi di clandestini sono aumentati; la classe politica nostrana è composta di ignoranti, farabutti, narcisisti e psicopatici, in buona parte. Certezze. Meno certa è l’origine dell’Umanità. Vi pare poco? Se ignoriamo chi siamo e da dove veniamo, abbiamo un problema.
Non aspettatevi organicità da questa mia breve tesi, non ne sono capace. Penso di essere, invece, più portato a rapsodiche visioni (o presunte tali). Se attingo alla sorgente, sgorgano fiumi ininterrotti. I miei sono schemi-flash di meditazioni. Prendeteli per tali.
Per noi, la cosmicità, è un’incognita a sette dimensioni. Abbiamo sempre avuto una gran sete di noi stessi. Un fatto: ci sentiamo schiacciati dall’immensità dell’Universo. Eppure qualche elemento disconosciuto dai più, ci lascia intendere che ben trafficando con i nostri talenti sepolti, potrebbero aprirsi prospettive inusitate di dominio sulla Realtà. Di sfera in sfera (mondi-pianeti), l’intero Universo è pur sempre una nostra rappresentazione. Esiste un’unità cosmica nella quale tutto sentiamo: nell’istante presente. Però ogni sentire si diversifica dall’altro sentire. Passato presente futuro, coesistono nell’istante. Ora e qui. La percezione del tempo lineare, una freccia che dal passato punta verso il futuro, è più una convenzione, sebbene molte prove ci dicono che sia vera. Viviamo, quindi, in questo loop cognitivo senza via d’uscita. Ci verrebbero in soccorso studi e testi di derivazione occultistica – oggi rifiutati decisamente dalla cultura ufficiale – che ci descrivono epoche che da Iperborea giungono fino a quella attuale, cosiddetta moderna. Esiste pure un sentire vitale delle epoche umane nell’istante presente, ed è una facoltà che ho disciplinato per non incorrere in derive medianiche di dubbia origine. Gli autori classici, poeti storici filosofi, ci danno simili indicazioni, sebbene rifiutati dal riduzionismo scientifico odierno. L’età dell’oro che Esiodo (in seguito anche solo E.) ci ha descritto come vertice dell’Umanità, poi discende verso ere sempre più buie. Nella Teogonia, un poema in 1022 versi che sembra incompiuto, Esiodo enumera le generazioni degli dèi corrispondenti ai tre periodi della storia del mondo: Urano, Crono, Zeus. È probabile che E. si servì di Omero, di racconti sacri, e di cosmogonie e teogonie più antiche. Dobbiamo partire da un concetto fondamentale. Noi stabiliamo un legame con la sfera del Sacro; la perdita progressiva di collegamenti con il cosmo, determina la crisi del mondo su base ciclica. Anticamente, cosmogonia e cosmologia viaggiavano all’unisono: corcernevono le scansioni numeriche e le caratteristiche cronistoriche componenti gli yuga (età, secondo la terminologia indù), dunque le tappe del progressivo e disarmonico allentamento del legame tra noi e il Creato. L’Universo va periodicamente soggetto a continue creazioni e distruzioni. La struttura di un ciclo cosmico, parte da un’aurora e finisce con un crepuscolo, i quali connettono fra loro le età. Più ci si allontana dalla Legge (dharma) di giustizia e felicità, più si cade in basso verso l’abbruttimento delle facoltà dell’anima, intelligenza volontà e sentimento. L’età attuale è la più buia e malvagia, in cui la discordia regna. Raschiamo come individui e come società, il fondo della disintegrazione. L’epoca in cui viviamo, manifesta segni incontrovertibili: i cataclismi, in primis, marcano terribilmente la nostra esistenza, ma non derivano dalla tecnica o dal modello di sviluppo (poca roba su scala cosmica), bensì sono provocati dalla decadenza spirituale e morale attuale. Il tempo si riduce, lo spazio si assottiglia e lascia intravedere fessure pericolosissime, dalle quali penetrano entità dal basso astrale non rilevabili dai sensi comuni e men che meno dai strumenti meccanici. Il tempo è “nero” perché duro e spietato. “Nero” vuol dire residuale, perciò tossico e destabilizzante psichicamente. Il ciclo attuale è umano-terrestre e non più cosmico; è la fine di un mondo, di questo mondo (da cui l’incarnazione di Dio, onde la Rivelazione dei nuovi Cieli e della nuova Terra). Il “mondo” non è affatto l’Universo, ma questo mondo umano-terrestre. Ogni passaggio verso la Luce deve avvenire, come nascita e morte, attraverso le tenebre: il notturno natalizio, l’eclissi del Venerdì Santo, le grandi eclissi apocalittiche. L’oscuramento inevitabile dell’età ultima, nella materia (collasso)e in noi, non è segno dell’abbandono o del silenzio di Dio, ma pegno certo del Suo sfolgorante recupero.
Gli autori tradizionali del XX° secolo che indagano sui cicli comici, da Guénon ad Evola passando per Medrano, non tengono conto di un fatterello per niente da poco, ossia la risurrezione di Cristo che è evento del tutto eccezionale, non equiparabile alla risurrezione periodica degli dèi. Esistenza agonia morte e risurrezione di Gesù, si inseriscono nella Storia al tempo di Ponzio Pilato. La risurrezione è avvenimento irreversibile, che non si ripete annualmente come quello attribuito ad Adone. Non è un simbolo della santità della vita cosmica, né uno scenario iniziatico come nei Misteri. La risurrezione di Gesù proclama che l’éscathon è cominciato. Insomma, duemila anni fa Dio ci libera dalla ruota del karma per la partecipazione al mistero dell’Incarnazione, Morte e Risurrezione. Battesimo ed eucarestia, ci modificano radicalmente (sottilmente ma anche nel DNA) il regime esistenziale.
La storia si sbriciola dentro il tempo con tutti gli imperi, le dinastie, le rivoluzioni, rilevando l’effimero, svuotando di realtà l’Universo, che ha così durata limitata. Il rischio più grande che ci possa capitare, sarà di venir schiacciati dalle rovine della struttura dei cicli cosmici. La Via d’uscita c’è stata indicata. Leggendo il Vangelo sine glossa avremo la mappa verso le terre incognite, dove salvarci e liberarci.
Il nostro sforzo sarà quello di rinunciare al mondo e di ricercare la Realtà assoluta, nella cui conoscenza liberarci dall’illusione, squarciando una volta per tutte il velo elettromagnetico che ci avvolge.