Chi legge "esamini tutto, ma ritenga solo ciò che è giusto".

La mente non è un vessillo da riempire, ma un fuoco da accendere.

lunedì 14 gennaio 2013

IUS: L'ULTIMO




La Magia rivela le trame degli Universi; labbra sfingea che svela l'uomo all'uomo. Essa non è pane per cialtroni e sfruttatori dell'umano bisogno. Essa non è mera ricerca di potere. La Magia è captare e manovrare i due principii cosmici, l'uno attivo e l'altro passivo, al fine di raddrizzare ciò che è storto e piegare ciò che è rigido. Il mago coopera con la Natura e ne individua i vincoli invisibili che tutto legano. Gli stregoni fanno uso, invece, di energie appartenenti al regno oscuro, sublunare, che solo in apparenza assumono le forme della Natura. La Magia non è una scienza, è un Arte, cangiante, creativa, analogica, immaginifica. I rituali da soli non funzionano, per far scattare la Magia ci vuole passione e conoscenza. Ci vuole il fuoco per incendiare. La Magia non si impara, si trasmette.

Scandurra, tra una pesata di pere e cavoli, in procinto di attraversare botole, o nel momento più pericoloso, almanacca sulle piccole cose e sulle grandi imprese.
  • Cerca di non arrecare dolore, supera la violenza con la conoscenza, fai morire ogni autoinganno.
  • Guardati le spalle e cammina muro muro, ma al tempo stesso non ti chiudere del tutto, lascia socchiuso l'uscio.
  • La magia è tutto un universo in cui vivere.
  • Ogni azione magica, produce l'effetto di ritorno, tienilo nel dovuto conto.
  • La trasmutazione avviene se sei disposto a tutto... e spesso non basta.
  • Non aver fretta di riuscire, quando credi che la meta sia lontana essa si avvicina e viceversa.
  • Domina la paura, ma non eliminarla del tutto, essa può salvarti la vita.
  • Distruggi lo stronzo che è in te, perché abbiamo bisogno di uomini coraggiosi, leali, umili, non di prepotenti.
  • Tutto ha una forza, o la afferri o la eviti, perché contrastarla?
  • Solo durante il plenilunio raccoglierai la pianta che ti curerà, la linfa è più forte ed efficace. Senti quando il tempo è propizio per ricevere visioni e viaggiare. Tutto obbedisce ad influenze stellari positive e negative. Muoviti in base a questa legge.
  • Non mi serve gente che fa resistenza, ma che mi aiuti a spingere.
  • La presa salda ma non serrata, le ginocchia appena piegate, le spalle rilassate. Nessuna tensione nella schiena. Le tensioni rendono lenti. Se sei lento, muori!
  • Le cose succedono...
  • Il Grande Varco è l'unico lontano evento cosmico verso cui tende ogni cosa creata.
  • Chi entra nella mia bottega, è sempre un uomo che sta cercando di rimettere insieme la sua vita.
  • Per conoscere, impara a fare.

I professoroni di scuola ci dicono che la terra scompare nella vastità dell'universo. Io ti faccio vedere che la terra è il crocevia dei Nove Mondi.
Scandurra

«Una nuova visione sta cominciando a formarsi e una nuova coscienza a spiegarsi. Si avverte già un nuovo entusiasmo e un nuovo fremito della stessa vita. Una forza nuova nata dalla sofferenza pulsa nelle vene e una nuova simpatia e comprensione sta scaturendo dalla passata sofferenza. Un più vivo desiderio di vedere altri soffrire di meno e, se devono soffrire, vedere che lo sopportino nobilmente e ne escono senza eccessive ferite. Io Krishnamurti adesso ho zelo più ardente, fede più grande, simpatia più viva e amore più forte. Adesso so, e ne sono più certo che mai, che nella vita esiste veramente una Bellezza , una felicità che nessun avvenimento materiale può sconvolgere, una grande forza che gli eventi transeunti non possono indebolire e un grande Amore permanente, imperituro e invincibile».
Jiddu Krishnamurti

«La Verità arriva come un ladro di notte, quando meno ve lo aspettate. Vorrei poter inventare un nuovo linguaggio, ma non potendolo, vorrei distruggere tutti i vecchi frasari e le antiche concezioni. Nessuno può darvi la liberazione, dovete scoprirla da voi, ma dato che io l’ho trovata vorrei indicarvi la via. Chi ha acquistato la liberazione è diventato il Maestro, come me. Consiste nel potere che tutti hanno di entrare nella Fiamma, di diventare la Fiamma. La liberazione non è per pochi eletti. La liberazione è vita e la cessazione della vita. È un gran Fuoco e quando vi entrate voi diventate la Fiamma e diventate scintille, lingue, particelle di quella Fiamma.
Io sostengo che esiste una Vita Eterna che è la sorgente e la foce, l’inizio e la fine e pur sempre senza fine e senza inizio. Solamente in quella Vita ci si realizza veramente. E chi riesce a realizzare quella Vita, possiede la chiave della verità senza limiti. E quella Vita è per tutti e in quella Vita sono entrati il Buddha e il Cristo. Dal mio punto di vista, ho raggiunto e sono entrato in quella Vita. Quella Vita non ha forma come la verità non ha forme e non ha limiti. E a quella Vita tutti debbono tornare».
Jiddu Krishnamurti

«Nihil sine domino» avvertono i Gesuiti, nulla accade senza la volontà di Dio.

La grandezza, per quanto breve, ce la portiamo sempre dentro.

Il Lumen è la corrente primaria donata a chi è disposto a tutto per la causa; energia d'accesso ai Nove Mondi, ma pure fardello di responsabilità.

Gli adulti in genere e gli insegnanti in particolare, spesso dimostrano di avere serie difficoltà rispetto alle esigenze dei giovani; tutt'al più rimandano la patata bollente allo psicologo, ovvero tutto ciò che nei ragazzi appare come naturale crisi ed inquietudine da attraversare, diventa un problema allarmante da esaminare ed analizzare. Scandurra non analizza il suo allievo né lo esamina ma lo prende con sé così com'è, perché sa che in quel volto pieno di domande c'è un destino e nell'istante della comunicazione di sé (attraverso l'insegnamento) esso si rivela, senza rimandi.

Dormono nella terra degli antichi miti,
dodici presagi dei fiumi, dodici
auspici della primavera.
Al loro risveglio saranno guerrieri
di obliata tradizione. Le loro memorie inaugurano
il tempo annunciato dai poeti.
Cavalli e leoni misteriosi nella casa
del Orixá,
dodici fulmini invisibili che mutano segno
dei mesi.
Al loro risveglio cresceranno senza tempo,
molteplici e segreti, come
radici della terra
e stupiranno le orecchie del mercante e dello zappaterra
e abbatteranno i templi
che alieni dèi sorressero.
Pablo Armando Fernandez

Il YICHING, il nostro Maestro, l'ha detto: Calpestando la brina della cattiva abitudine, il ghiaccio del male e della disgrazia sopraggiunge; ora, sono secoli che quelli dell'Occidente calpestano la brina, ed hanno costruito un tale muro di ghiaccio che il calore della verità non arriverà mai a fonderlo. Avete bruciato i templi, rovinato i bambini, disperse le ossa degli avi. Così fecero un tempo i mongoli nel nord dell'impero... Ma ecco il vostro maggior crimine: mentre noi abbiamo devotamente conservato, voi avete dimenticato la vostra origine e il vostro destino; ignorate addirittura ciò che siete, e i vostri sapienti, con i vostri applausi, vi pretendono figli di scimmie; quando, per caso, vi ricordate il nome dell'Assoluto, è per trascinarlo nel fango del vostro ignorante disprezzo. Avete spento, a vantaggio del corpo imbecille, ogni chiarezza dello spirito; per la perfezione degli ingranaggi dei vostri orologi e delle vostre macchine, avete perso la conoscenza del movimento dell'universo. E vagate orgogliosamente nelle tenebre più cupe, a tal punto che tu - che credo essere un mandarino della tua razza - sei accecato dalla fiamma vacillante che ti ho messo in mano, come da un sole.
Matgioi, La Via del Taoismo Melita Ed. p. 237

Le nostre città civilizzate nascono morte, somigliano agli scheletri degli alberi giovani, uccisi dai vermi durante la crescita. Perché se l'obiettivo del cosiddetto progresso, delle cosiddette civiltà, è ottenere la felicità dell'uomo, senza dubbio è un obiettivo fallito. Gli Ashannca, i Campa, invece, sono felici, vivono in armonia con la natura, con la natura del reale-reale e con la natura del reale-sognato, non contendono a nessuno lo spazio per vivere, e sono loro dunque, e non noi, i civilizzati, i detentori del progresso, i vivi. Sono città vive, selve piene di porte inaspettate, aperte soltanto per chi le sa vedere, per chi le sa fare, varcare e meritare, nel sonno e nella veglia, porte invisibili tra la folta vegetazione e il pericolo costante, rischi che danno dignità, danni che fortificano!
César Calvo, Le tre metà di Ino Moxo e altri maghi verdi - Feltrinelli p. 172

Fra i tratti caratteristici della mentalità moderna, e come argomento centrale del nostro studio, prenderemo subito in esame la tendenza a ridurre ogni cosa al solo punto di vista quantitativo, tendenza talmente radicata nelle concezioni 'scientifiche' degli ultimi secoli, e reperibile d'altronde altrettanto nettamente negli altri campi, come ad esempio quello dell'organizzazione sociale, da permettere quasi di definire la nostra epoca essenzialmente e innanzitutto come il regno della quantità. Se adottiamo questa categoria a preferenza di qualsiasi altra non è tanto o principalmente perché sia più visibile o meno contestabile, ma perché ci appare come veramente fondamentale, dato che tale riduzione al quantitativo traduce rigorosamente le condizioni della fase ciclica raggiunta dall'umanità nei tempi moderni, e perché la tendenza in questione conduce logicamente al punto d'arrivo di quella 'discesa' effettuantesi a velocità sempre più accelerata, dall'inizio alla fine di un Manvantara, cioè nel corso di una manifestazione di una umanità come la nostra. Tale 'discesa', come abbiamo già avuto occasione di affermare, non è altro che il graduale allontanamento dal principio, necessariamente inerente ad ogni processo di manifestazione; in virtù delle condizioni speciali di esistenza cui il nostro mondo deve sottostare, il punto più basso riveste l'aspetto della quantità pura priva di qualsiasi distinzione qualitativa; è ovvio che si tratta esclusivamente di un limite, e che quindi si può parlare solamente di 'tendenza', poiché nello svolgimento del ciclo tale limite non può assolutamente essere raggiunto, trovandosi in qualche modo al di fuori e al di sotto di qualsiasi esistenza realizzata o realizzabile.
René Guenon, Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi Adelphi pp. 12, 13

Quanto ai mezzi mediante i quali l'Occidente è giunto ad affermare questa dominazione, basta riportarsi a quanto ne abbiamo detto in altre opere, per convincersi che, in definitiva, essi si basano esclusivamente sulla forza materiale, il che, in altri termini, equivale a dire che la dominazione occidentale non è altro essa stessa che un'espressione del 'regno della quantità'.
R. Guenon, Il Regno della Quantità... p. 16

Poiché lo svolgimento discendente della manifestazione, e quindi del ciclo che ne è espressione, si effettua dal polo positivo od essenziale dell'esistenza verso il suo polo negativo o sostanziale, ne consegue che tutte le cose devono prendere un aspetto sempre meno qualitativo e sempre più quantitativo; ed è per questo che l'ultimo periodo del ciclo deve tendere, in modo del tutto particolare, ad affermarsi come il regno della quantità.
R. Guenon, Il Regno della Quantità... p. 47

Negli individui la quantità predominerà tanto più sulla qualità, quanto più saranno ridotti ad essere, se così si può dire, dei semplici individui, e quanto più saranno, appunto per questo, separati gli uni dagli altri, il che, si badi, non vuole affatto dire più differenziati, poiché vi è anche una differenziazione qualitativa che è proprio l'inverso di quella differenziazione del tutto quantitativa che è la separazione in questione. La quantità, torniamo ad insistere, può soltanto separare, non unire; sotto forme diverse, tutto ciò che procede dalla 'materia' non produce altro che antagonismo fra quelle 'unità' frammentarie che sono all'estremo opposto della vera unità, o che almeno vi tendono con tutto il peso di una quantità non più equilibrata dalla qualità....
La conclusione deducibile da quanto precede è che l'uniformità, per essere possibile, supporrebbe esseri sprovvisti di qualsiasi qualità e ridotti a semplici 'unità numeriche'; ed è perciò che un'uniformità del genere non è mai realizzabile di fatto, e che tutti gli sforzi compiuti a tal fine, specie nell'ambito umano, possono avere l'unico risultato di spogliare più o meno completamente gli esseri delle qualità loro proprie, e di fare di essi qualcosa che assomiglia al massimo a semplici macchine, in quanto la macchina, prodotto tipico del mondo moderno, è appunto ciò che rappresenta, al più alto grado finora raggiunto, la predominanza della quantità sulla qualità. Proprio a questo tendono particolarmente dal punto di vista sociale, le concezioni 'democratiche' ed 'egualitarie' secondo cui tutti gli individui si equivalgono, supposizione assurda la quale induce a ritenere che tutti debbano essere ugualmente adatti a non importa cosa...
R. Guenon, Il Regno della Quantità... pp. 51-55

L'occidente moderno, del resto, non si accontenta di imporre a casa sua un tal genere di educazione; egli vuole imporlo anche agli altri, unitamente a tutto il complesso delle sue abitudini mentali e corporee, al fine di uniformare il mondo intero di cui contemporaneamente uniforma l'aspetto esteriore mediante la diffusione dei prodotti della sua industria. Ne deriva la conseguenza, solo in apparenza paradossale, che il mondo è tanto meno 'unificato' nel senso reale del termine, quanto più diviene uniformato.
R. Guenon, Il Regno della Quantità... p. 55

I tempi mutano, e con essi le richieste. Così anche nell'annata cosmica vi sono primavere ed autunni di popoli e di nazioni, che richiedono trasformazioni sociali.
R. Wilhelm, I CHING da "Il Sovvertimento", "La Muda" p. 216 

Se parliamo di evoluzione, intendiamo il graduale spiegamento nel tempo di ciò che è potenzialmente presente ma non è ancora apparso nella visibile e tangibile realtà. Ogni fase è un aspetto del tutto sotto le date condizioni del tempo e delle circostanze. Se possiamo vedere le connessioni causali, parliamo di evoluzione. Se il processo occorre spontaneamente, parliamo di mutazione. Il primo è un processo che avviene perifericamente, cioè nel medium del tempo; l'altro avviene radialmente, direttamente dal centro senza tempo, tagliando verticalmente, per così dire, attraverso i movimenti del tempo e della causalità.
A. Govinda, The Inner Structure of the Book of Changes Wheelwright p. 9

La croce eretta sul Golgota rappresenta un riposizionamento dell’asse terrestre e dell’animo umano.

L'aquila non può levarsi a volo dal piano terra; bisogna che saltelli faticosamente su una roccia o su un tronco d'albero: ma da lì si lancia alle stelle.

Hugo von Hofmannsthal


Fausto Gianfranceschi, aforismi scelti da Aforismi del dissenso
Conosci te stesso”: mai sentenza è stata più difficile da eseguire. Quanto a conoscere gli altri, nessun oracolo prova nemmeno a suggerirtelo.
Dignità: non ci sono scuole per conseguirla. Ovvero ci sono scuole per stroncarne anche la memoria.
Avanguardia, in genere destinata alla distruzione. La storia apparterrà al grosso dell’esercito.
Le rinunce, più dei successi che non mi sono del tutto mancati, mi hanno modellato. Lo scultore opera togliendo.
Julies Evola è l’ultimo erede dello stoicismo romano: “Fai che ciò su cui nulla puoi nulla possa su di te”.
Il silenzio e la parola: due innamorati.
Talvolta abbiamo il coraggio di giudicarci come il più severo dei tribunali, e non ci assolviamo; però trascuriamo di infliggerci la pena.
Chi crede in Dio ha talvolta un dubbio. Chi crede in Darwin non lo ha mai.
Egualitarismo moderno: dove trovare qualcuno che non sia “sopra la media”.
L’antinconformismo? Essere buoni.
Uscire di casa, tornare a casa: sono due gesti quotidiani in apparenza banali; invece hanno un formidabile senso simbolico. Se non esci ti avveleni, se non torni ti perdi.
Una scritta su un muro di Roma: Nietzsche è morto. Firmato Dio.
Lo spirito è forte ma la carne è debole”. Questo valeva una volta, mentre oggi è il contrario: la carne – in questa civiltà medicalizzata, ospedalizzata, plastificata – è forte, ma lo spirito è invigliacchito dalla vanità e dall’avidità.
Non si sconsacrano solo le chiese, si sconsacrano anche le parole. Si pensi alla parola erotico: dal mito al cicaleccio idiota.
Dio ha più risposte di quante domande hanno gli uomini: per questo sembra che non risponda.
Il nichilismo? Siamo così sprofondati che sembra un valore.
Se cerchi di seguire i comandamenti soltanto come obbligo morale, ti precludi di intendere che essi indicano anche la via verso la sapienza che è sopra la morale.
Non sei solo se sai guardare.
La poesia è sempre sacra. O non è poesia.
Si cammina avanti, poi insensibilmente si devia, si percorre un arco e si torna indietro, sempre più indietro. Questo è l’itinerario della Sapienza.
Spero perché è assurdo e impossibile, altrimenti sarebbe una ben pigra speranza.
La vita è una seconda gravidanza che ci porterà a una seconda nascita. Intanto tiriamo calci nel ventre della vita.
La potenza delle cose: se ti concentri su un oggetto il resto dell’universo scompare.
Dice un maestro arabo che se Dio non trasparisse nelle cose, queste non sarebbero visibili.
Sto scordando come mi sentivo quando stavo bene. Quando lo avrò dimenticato del tutto, comincerà una nuova normalità.
Oltre all’attesa di quello che accadrà dopo la morte, mi inquietano altri due interrogativi antecedenti e senza risposte: quando e come morirò? E il quando è meno preoccupante del come.
I vivi, nati nel mondo. I morti, nati nel cielo.
Ogni mattina mia moglie mi guarda con apprensione e mi chiede come sto. Sono miracolato: ogni mattina come Lazzaro mi alzo e cammino.
Volendo fare un esercizio di ottimismo, potrei immaginare che, una volta affrontate e vinte tutte le malattie possibili, sarò in grado di affacciarmi in gran forma alla morte.
Sono eroi i combattenti che affrontano la morte in guerra. Siamo eroi anche noi vecchi che affrontiamo la morte senza bombe e senza assalti, senza fracasso e senza gloria.
Irreparabile, incurabile, irrecuperabile, insostenibile, irreversibile, sono le parole che, anche non dette, rimbombano nel grande teatro della vecchiaia.
Con gli anni si imparano le potenti, misteriose qualità del silenzio. Gli altri parlano, tu taci e li domini.
La vecchiaia comincia quando nella forma del viso si intuisce il teschio.
Parlare delle piccole cose è umiliante; né si può parlare delle grandi che sono ineffabili. Non resta che tacere.

* * *

Sembrava un veterano del volo. Scandurra ogni volta mi stupiva. Su Deya era considerato un eroe, un santone, una guida da ascoltare in religioso silenzio; a Viterbo era invece temuto, spesso scansato come un appestato, certamente incompreso. Egli si muoveva sulla Terra come un rapace notturno, silenzioso e in costante all'erta. Non si curava di quello che dicevano gli altri, tanto era concentrato nella sua missione cosmica. Del resto, non poteva occuparsi d'altro, sin troppo era immerso nella trama delle cose e del tempo. Portava quel velivolo terra/aria con lo stesso estro di quando correva con la sua Fiat 500 per le strade montane del viterbese, senza mai sbagliare una curva. Si accese una nazionale senza filtro e riuscì ad impuzzolentire pure quell'abitacolo: mi venne in mente la bottega, la nostra città, gli amici. Una caratteristica formidabile di Scandurra era quella di farci sentire a casa ovunque.

  • Guarda che bella Deya. Uno spettacolo mondiale. Non c'è paragone con nessuna città terrestre. Mi piace come la prima volta. Bella, misteriosa, incasinata ma con criterio, si beve e si mangia benissimo. Gli abitanti poi... tutti i popoli di questo universo son qui rappresentati e nessuno si sente migliore dell'altro perché ognuno conosce il suo compito e trae vantaggio dalla conoscenza del prossimo, poiché ciò che è utile è disseminato ovunque e in chiunque. Ci si scanna, certo, si lotta, mai per stronzate. Ognuno è animato da una spinta, per conoscere, amare, e spesso per entrambe le cose. Si vive con gusto. Non ci si piange addosso. Anche l'ultimo dei cittadini che si trova in difficoltà, non è mai solo, può sempre trovare un amico disinteressato che gli permette di risolvere il suo problema.
  • Maestro, cosa dobbiamo fare quassù?
  • Goditi il panorama e... poi attendiamo l'apertura del punto di inserimento. Fra poco conoscerai i popoli sotterranei di Deya, i Primevi e le loro città. Essi sono imparentati con le genti di sottomondo, quelle che vivono nelle intercapedini della Terra.
  • Leggende orientali raccontano di civiltà nascoste che guiderebbero le sorti di noi umani...
  • Che fanno? Noi siamo trascinati da pezzi di merda avidi, che accumulano tutto senza nulla dare; 'sti pezzi grossi sono orientati verso una totale indifferenza per le questioni umane e religiose. I Primevi comunicano, è vero, con alcuni di noi ma pur dando consigli e influenzando sottilmente l'umanità, non riescono quasi mai a cambiare il corso delle cose. Il nostro caro Angelino, 'sto mondo nostro corre veloce verso la sua fine, sta a noi e ai risvegliati tentare di costruire il ponte verso le stelle. Nulla è già scritto e non tutto è spiegato.
  • In ragione di ciò che dici, se nulla è già scritto, che cosa possiamo ancora fare per limitare gli effetti negativi del passaggio di un'era?
  • Pochi possono ancora fare molto per tutti. Incominciando da ora. Chi sa deve fare di più, anche se quei quattro stronzoni bastardi hanno impresso al mondo una velocità folle verso l'abisso. Perché abbiamo dimenticato ciò che era originario? I milioni d'anni dalla comparsa della prima razza-madre, non bastano a spiegare l'amnesia. Atlantide deteneva ancora il potere derivato dalla Conoscenza, quella tosta, ma sembra che questo ubriachi anche i migliori, facendoli perdere l'equilibrio. La bilancia non è “para”, come quella mia a bottega. Pende sempre da qualche parte, spesso a danno del più debole.
  • L'abisso, maestro, è la fine dell'anno 2012?
  • La fine dell'anno 2012 è la discesa che precede la risalita. Tutto sarà più chiaro. Le potenze oscure prenderanno il sopravvento senza nascondersi. L'Ombra, il doppio, il sosia, sarà eletto imperatore del mondo, almeno questo è il suo piano... già, ha sempre avuto un debole per 'sto mondo. Il Grande Varco con tempismo perfetto mostrerà a chi avrà il terzo occhio di vedere la via della trasformazione verso altra destinazione, per chi non vede... beh nulla cambierà della propria vita di penombra. Si diventa ciò che si pensa. Il cambiamento non sarà senza dolore. La vita, la morte dipendono dalla potenza del pensiero, dalla purezza dell'immaginazione, e poi dall'affinamento del desiderio verso un più benevolo amore. Bisognerà che voi indichiate i rifugi, dai quali emanano potenti onde armoniche e si irradiano spettacolari fasci di luce. Vi seguiranno? Vi crederanno? Che ne so? Il Messico è uno dei luoghi speciali della geografia sacra del pianeta. Dove la terra s'assottiglia, lì è la salvezza. Luoghi che hanno mantenuta la loro intensità, questo è ciò che intendo per sacro, proteggeranno donne uomini bambini dagli effetti più cruenti del cambiamento. Dai Paesi, città, passi sperduti, dedicati all'arcangelo Michele e prima ad altre potenze e alla Madre Celeste e prima ad altra potenza; grotte e ruscelli carichi di esmeriche, ipogei etruschi, romani, egizi. La terra Cimina degli esuli Atlantidi prima e degli Etruschi dopo, è un luogo di confine, tra i più potenti. Ogni fine ciclo porta con sé il travaglio. Le fondamenta saranno scosse. Hai già veduto questo, Angelo. Il sacro cigno appare quando l'ora è giunta. Non faccio lo strologo, lo sai, mi limito a leggere le tracce del caos, metto in relazione una sequenza di eventi al ciclo al quale la sequenza appartiene. Oh sì, il 2012 è il punto di non ritorno. Chi si è messo a guidare le sorti dell'umanità, ha avuto mille possibilità di alleviare le pene, di dare a tutti il giusto, invece ha fallito per superbia e fame di potere. Le religioni, tutte le religioni bada, hanno aiutato gli uomini ad alzare lo sguardo e a guardarsi dentro, finché non sono subentrate superbia, brama di potere, avidità. Dovevano rispettare le piccole comunità tradizionali dell'estremo Occidente e del sud del mondo, invece di imporsi. Rispettandole, ci saremmo tutti arricchiti spiritualmente e avremmo conservati intatti i siti magici, crocevia dimensionali. Le religioni hanno fallito, il legame terracielo è stato in buona parte interrotto. L'uomo, malgrado tutto, non deve e non può staccare la spina che lo collega al Cielo. Guai a chi vive senza il contatto, diventa cieco e vagherà per sempre senza lume sui piani sottili. Dicono che Dio è comunque misericordioso, ma che vita è strisciare quando si può volare? Le forze titaniche che muovono i cicli storici non fanno sconti, esse sono sensibili ai cambiamenti dei popoli, dello spirito dei popoli. Conta ciò in cui si crede e si fa. Le stelle, i pianeti e ogni cosa che galleggi nel Cosmo sono anche specchi che rimandano ciò che ricevono. Si ammalano come si ammala ogni organismo. Le macchie della più piccola stella determinano la salute mentale di interi popoli. L'oscurità è l'era che ci tocca vivere. Mettiamo più noi in crisi l'universo e i suoi meccanismi, di quanto siamo disposti a credere.
  • Allora non c'è più possibilità di intervento – feci io, scoraggiato.
  • Esiste una Porta di Luce... o Albero Primordiale... presso tutti i Nove mondi. Attraverso di essa, l'influsso divino arriva ai pianeti. Essa è sensibile all'anima dei popoli. Se tu, io, gli altri cerchiamo Dio, in qualunque forma e dottrina, la Porta si espande, riempendosi di ogni genere di emanazione che fluisce dall'alto, da riversare nello spinotto cielo-terra che abbiamo dentro.. sì, ricordi la spina dei Templari? In questo modo ogni cosa è benedetta. Al contrario, se noi perseguiamo il male, il potere distruttivo, la Porta si raccoglie e si contrae, allontanandosi, quindi cessa il flusso e lo spinotto si ossida. Abbiamo un immenso potere, positivo e negativo, creativo e distruttivo. Certo, non credere che l'uomo possa impunemente fare quello che gli pare senza pagare il conto. Quando si arriva al punto di non ritorno, ecco intervenire i Celesti a mettere le cose a posto. Ora si avvicina il concilio occulto del ciclo di Bera-Meter. Tutti i saltafossi dei Nove Mondi, che hanno l'incarico di custodire la Porta di Luce sono chiamati a raccolta... che cosa credi? Qui si fa sul serio.
  • La festa del Wesak?
  • Una specie, ma noi siamo fatti di ciccia. Milioni di esseri da tutte le dimensioni ci sentono operare, quelli dalle grande orecchie... sì, certo che hai capito, i medium, i sensitivi, gli sciamani, per intenderci. Grazie a loro, il passaggio da un'era ad un'altra è meno terribile. Siamo gente di frontiera, nati per accompagnare ai valichi i pellegrini.
  • Maestro, che validità hanno le profezie? E poi vorrei chiederti ancora... se il Grande Varco si vedrà proprio alla fine del 2012. Insomma, se ti è possibile descrivere con precisione lo scenario. Lo devo sapere, se gli altri e io dobbiamo preparare le genti.
  • Alcuni pensano che la profezia sia come leggere oggi il giornale di dopodomani. I fatterelli, la cronaca nera, le notizie sportive, tutte informazioni ben elencate, con nomi e indirizzi. Magari con foto a colori, così si riconoscono i posti... È la profezia che guida l'umanità e il singolo uomo nel viaggio. La storia ha bisogno del mistero per penetrare uomini e civiltà. La storia può fare a meno della realtà, quella che gli uomini comuni percepiscono secondo i sensi ordinari, la storia, invece, deve entrare nei sottosuoli dell'anima. Il nostro viaggio non si perde tra le paludi della ragione, noi costruiamo leggende miti avventure, una segnaletica occulta a favore di chi dopo di noi seguirà la nostra stessa strada. I fatti li lasciamo ai notai, noi scolpiamo il tempo e saettiamo tra dimensioni. La profezia è uno strumento che legge il piano di volo, poi compete a noi sostare e proseguire. Non passerà l'anno 2012 senza che il Varco si schiuda. Ne sono certo. Preparate chi vorrà passarvi. Un ultima cosa Angelo. Insegna a non chiedere mai spiegazioni, ma a cercare di capire il senso o la maschera che si vive nel segreto del mistero delle civiltà e dei popoli. Insegna a non chiedere giustificazioni. La storia non potrà mai darle.
  • Tu ci sarai, Maestro?
  • Io ce l'ho un posto, in una piega del Grande Tempo non segnata sulle mappe, dove nessuno potrebbe mai trovarmi. E comunque sarò in qualunque luogo lontano dall'inferno. Poi tornerò per il 2012. L'Ombra non vorrà più sentir ragioni. Non potremo più negoziare. Si agiterà fino a far tremare la terra che ci regge. Dopo il concilio occulto, le nostre strade si divideranno. Angelo, avrai libero accesso alle botole, fanne buon uso sempre e dai uno sguardo agli altri dell'anonima.

Mentre mi parlava, Scandurra pareva sdoppiarsi. Mi prese un dolore allo stomaco. Non avrei più visto il maestro chissà per quanto. Oppure... Immergermi nei Varchi Interdimensionali senza la sua guida, mi spaventava. Avvertii tutto il peso. Ero un ragazzotto con una dote immensa, sproporzionata alla mia esperienza e maturità. Non mi bastava la considerazione che lui aveva di me. Ero smarrito e irritato. Cacchio, dove sarei andato a finire?

Sterzò verso destra e senza avvertire alcuna pressione ci dirigemmo in direzione di uno sperone di roccia non distante da Deya. Vi era un crepaccio verticale nel mezzo, stretto all'apparenza, ma Scandurra girò il velivolo di taglio ed entrammo. Accese i fari e con maestria curvò verso la galleria in basso e a tutta manetta ci tuffammo nel vuoto oscuro. Mi aggrappai ai braccioli della poltrona anatomica. Non dubitavo delle capacità del maestro, ma provai una certa inquietudine. Poi, raddrizzò il mezzo e atterrò su di una pedana trapezoidale che si dimostrò morbidissima al contatto. Ci trovammo all'interno di una cupola artificiale gigantesca, illuminata, non so da cosa, di rosso tramonto. Uscimmo dalla camionetta e ci dirigemmo verso un portale alto forse 20metri. Avrei assistito all'adunanza di uomini speciali, un consiglio interdimensionale. Caspita, io, un allievo, testimone di chissà quali decisioni importanti. Scandurra tirò fuori dalla tasca, piegato a fazzoletto, un saio rosso cremisi, il colore degli Atlantidi, di seta finissima che si infilò in tutta fretta. Quanto vidi all'interno di quel mondo, non potrò mai dimenticarlo.

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Durante questo particolare periodo cosmico di Bera-Meter, una nube stellare errante opera con particolare intensità su Deya. Ogni abitante ne riceve l'influsso. Perciò è insieme loro interesse e loro dovere conoscerne la natura, accoglierlo e assimilarlo, esprimendone e trasmettendone gli aspetti superiori. Ogni deyano è saturo, così, di desiderio e un senso di liberazione lo colma. Il desiderio ha, nella prima parte del ciclo deyano, una funzione importante, anzi necessaria. La brama di soddisfazioni e di esperienze spinge l'essere ad uscire dall'inerzia – ogni civiltà di questo universo così più antico del nostro, subisce una stasi più o meno prolungata che si avvicina pericolosamente alla decadenza – per risvegliare via via le sue potenzialità assopite. Dopo una serie di amare delusioni derivanti dall'acquisizione di poteri difficilmente controllabili, il desiderio di appagamento personale si trasforma in desiderio di conoscenza. Riscopre il perché della Vita e lo scopo ultimo. Il desiderio intelligente ha per risultato l'illuminazione. Alla luce dello spirito, il deyano scopre la vanità degli idoli materiali e degli attaccamenti personali. Allora sorge in lui il desiderio di superare il desiderio. In altre parole, il desiderio si trasmuta in aspirazione della Pura Luce. Si ritorna tutti trasformati alle proprie occupazioni, semplici o di responsabilità, poco importa. E la civiltà deyana riprende con spinta rinnovata il cammino verso l'infinito. Non mancheranno le lotte per il dominio, per ottenere segreti indicibili, per la supremazia di questa o quella fazione. Tuttavia, niente è più lo stesso di prima. Il mutamento è collettivo, nella misura dell'energia vitale di ognuno. Una comunità organica, Deya, composta da esseri provenienti dai più differenti universi, eppure accomunati da un medesimo destino, quello di questo pianeta-labirinto, magico e tecnologicamente avanzatissimo, dove arti, religioni e scienze convivono, si intrecciano, si fondono.

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IL MODELLO DI REALTÀ ATLANTIDEO
Sebbene fossimo incuriositi da questo strano maestro, appartenente al popolo e al suo servizio, così diverso dai guru che in quegli anni pullulavano in Occidente – Bhagwan Shree Rajneesh, Paramahansa Yogananda, Maharishi Mahesh Yogi, tra i più noti - ci domandavamo da cosa derivasse il nostro voler evadere dal mondo conosciuto per inoltrarci lungo le vie tortuose ed evanescenti dell'ignoto. Perché volevamo negare alla realtà, quella accessibile ai sensi ordinari, alle cose che si vedono, si toccano e si ascoltano la prerogativa di essere “la” realtà? L'unica realtà? In pratica, ci ponevamo tra due piani: quello visibile cui fa da controparte una realtà invisibile.
Scandurra ci dimostrava che usando conoscenze e tecniche di una tradizione lontanissima - quella di una Atlantide circondata ancora dalla leggenda e priva di conferme ufficiali sulla sua esistenza – si poteva entrare dentro le cose, oltre le apparenze. Ci insegnava ad esplorare la nostra anima, a stabilire un contatto con una realtà invisibile, tangente a quella fisica, ma in grado di comunicare con l'uomo e influire sulla sua vita.
La nostra strampalata combriccola, che poi sarebbe diventata “l'anonima talenti”, si era ritrovata insieme per quei casi assurdi dell'esistenza, soltanto perché sentiva un'esigenza decisamente infantile di poter influire in qualche modo su quanto accade senza che l'uomo possa interferire secondo le possibilità conosciute; oppure eravamo spinti da un atteggiamento dettato da un rispetto profondo verso tutto ciò che sta dietro il regno umano, minerale, animale, vegetale, e che ci riconduce ad una visione magica, mitica dell'esistenza e della realtà.
La seconda ipotesi, ce ne accorgemmo in seguito, era quella che ci aveva condotti da Scandurra: il Faro sulla collina.

Sin da subito ci illustrò la sua visione. La Natura e l'Universo hanno la capacità di intendere e di essere oltre la dimensione biologica. Le cose divengono corpi di potenze sottili e i numi anime delle cose. L'equilibrio del tutto è il prodotto di uno scambio reciproco di doni fra esseri di altre dimensioni, noi uomini compresi, e Dio.

Scandurra ci parlava in modo schematico, senza entrare nei particolari. Apprendemmo, poi, che non c'erano i particolari. L'universo è una unità d'essere pervasa da un unico soffio o energia immateriale. Essa non solo crea le cose partendo da modelli spirituali che risiedono nelle stelle, ma continuamente dà essere a quanto esiste mantenendolo in vita. Dietro questo c'è il creatore di tutto, il Padre Celeste e, diceva Scandurra, non c'è padre senza una madre; infatti, la Madre Celeste crea le forme molteplici degli universi. L'esistente è avvinghiato allo spazio-tempo, tuttavia vi sono punti di inserimento costruiti da degli ingegneri cosmici appartenenti ad una civiltà antichissima e progredita spiritualmente oltre ogni immaginazione; il maestro le chiama “botole interdimensionali” per entrare in contatto con altri Mondi, le Nove dimensioni.

Due sono i principii cosmici manovrati dai maghi atlantidei, uno attivo, l'altro passivo. L'attivo è il soffio che dà la vita e le cose che, in quanto animate dal soffio, sono incardinate nello spazio e nel tempo. La Terra è passiva e femminile, il Cielo è il principio maschile.

Scandurra, di là da rappresentazioni di modelli di universi, ci ha donato soprattutto la capacità di aprire i nostri rubinetti mentali per entrare nello stato magico, un territorio che spazia dall'infrarosso psichico all'ultravioletto eterico, dove operano sciamani e mistici e sensitivi, ma anche medium per quanto inconsapevoli. Quando la magia entra in noi, per così dire si innesca, ecco sorgere una sensazione, una vibrazione che si estende dalla pancia fino al cervelletto. Un tremolio caratteristico, riconoscibile, che prelude la potenza emergente oltre i sensi, oltre la mente, che rompe qualsiasi rapporto col cervello, per manifestarsi e andare oltre. In quel dato momento entriamo in un altro stato della materia e dell'energia. “Non dovete pensare le parole, invece sentite le cose, percepite le immagini, avvicinatevi ad esse galleggiando nel firmamento mistico, dovrete essere così vicini da dimenticare cosa erano, così le vedrete come nuove e l'antico nervo verrà attraversato dalla corrente primaria, il lumen, attingerete così alla visione globale che vi permetterà la veggenza e la capacità di teleforesi attraverso le botole. Ciò che è sepolto in voi dell'uomo atlantideo, si risveglierà e non sarete più uomini comuni, egoisti e miseri. Ritornerete ad essere uomini lucenti, come vi costruì il Padre Celeste. Sarete rugiada che stilla.” La conoscenza si attua per identità fra soggetto ed oggetto e non per contenuti, come il sapere profano. Questa identità va realizzata attraverso l'ascesi, il primo passo della quale è la concentrazione, cui fanno seguito la meditazione e la contemplazione. Scandurra ci fece provare in una sola volta i tre passi: come oggetto ci diede la metà di una mela...

L'universo scandurriano non è lo stesso dei fisici e degli astronomi moderni, i quali osservano solo la scorza, la parvenza della Realtà. Quello che ci ha fatto vedere rende bene il tipo di percezione del mondo e della vita che dovevano avere gli antichi. Nulla a che vedere con l'universo-macchina concepito dalla casta degli illuminati, che in virtù del loro potere, grazie ai mass media e al processo di acculturazione scolastico condizionano la mente della gente, limitandone l'ancestrale occhio. La visione del maestro – ed in fondo di tutte le stirpi antiche – è quella di una Natura personificata, organismo vivente abitato ed animato di forze dotate di una coscienza. Entità magiche, elementari o divine, di cui resta vaga memoria nei miti e nelle fiabe popolari. “C'è soltanto un muoversi infinito di Forze inesprimibili che creano i mondi. Poi la Forza scende e diventa Lumen e il Lumen splende lungo la spina dorsale e l'uomo si erge dritto nella sua cosmica dignità.” Così ci descriveva il tutto Scandurra.

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« Verrà un giorno che l’uomo si sveglierà dall’oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo… l’uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo ». Giordano Bruno fu condannato e ucciso non perché propagandava eresie teologiche (lo avrebbero sopportato), bensì per alcune sue rivelazioni scientifiche sulla pluralità dei mondi abitati, tratte dalla magia egizia, figlia della sapienza di Atlantide. Morì perché svelò ciò che doveva restar segreto. L'uomo non può conoscere la verità, ma solo un suo modello addomesticato, secondo quanto imposto dagli incappucciati di ogni tempo e luogo.

La coscienza risvegliata genera e domina la materia: lavoraci e così nessun arconte potrà decidere della tua vita.

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La miglior razza degli uomini, gli atlantidi, abitò fra noi. La stregoneria li distrusse quasi completamente. Gli esuli, in parte salparono verso le stelle ed ora stanno per tornare, il resto sbarcò in Europa e nelle Americhe. Il seme della razza rossa non muore, per rivivere in noi.

Ci troviamo a vivere come se fossimo collocati nel punto in cui finisce l'attrazione terrestre e comincia quella lunare: l'umanità, muovendosi dall'inizio del mondo verso la sua fine, si trova in una risacca temporale dove termina la storia e comincia il regno dello spirito. La rovina delle vecchie forme che bruciano nell'athanor della Creazione, preannuncia la nascita di un nuovo universo dove la Vita tornerà ad essere il centro dell'esistenza.





venerdì 4 gennaio 2013

CONTRO L'USUROCRAZIA DEI NEGROMANTI




Mi faccio questa domanda: che cosa succederebbe al pianeta se gli indù in proporzione avessero la stessa quantità di auto per famiglia che hanno i tedeschi? Quanto ossigeno resterebbe per poter respirare? Più chiaramente: possiede il Mondo oggi gli elementi materiali per rendere possibile che 7 o 8 miliardi di persone possano sostenere lo stesso grado di consumo e sperpero che hanno le più opulente società occidentali? Sarà possibile tutto ciò?
O dovremmo sostenere un giorno, un altro tipo di discussione? Perché abbiamo creato questa civilizzazione nella quale stiamo: figlia del mercato, figlia della competizione e che ha portato un progresso materiale portentoso ed esplosivo. Ma l’economia di mercato ha creato società di mercato. E ci ha rifilato questa globalizzazione, che significa guardare in tutto il pianeta.
Stiamo governando la globalizzazione o la globalizzazione ci governa? È possibile parlare di solidarietà e dello stare tutti insieme in una economia basata sulla competizione spietata? Fino a dove arriva la nostra fraternità?

Non dico queste cose per negare l’importanza di quest’evento. Ma al contrario: la sfida che abbiamo davanti è di una magnitudine di carattere colossale e la grande crisi non è ecologica, è politica!
L’uomo non governa oggi le forze che ha sprigionato, ma queste forze governano l’uomo … e la vita!
Perché non veniamo alla luce per svilupparci solamente, così, in generale. Veniamo alla luce per essere felici. Perché la vita è corta e se ne va via rapidamente. E nessun bene vale come la vita, questo è elementare. Ma se la vita mi scappa via, lavorando e lavorando per consumare un plus e la società di consumo è il motore, perché, in definitiva, se si paralizza il consumo, si ferma l’economia, e se si ferma l’economia, appare il fantasma del ristagno per ognuno di noi. Ma questo iper consumo è lo stesso che sta aggredendo il pianeta.

Però loro devono generare questo iper consumo, producono le cose che durano poco, perché devono vendere tanto. Una lampadina elettrica, quindi, non può durare più di 1000 ore accesa. Però esistono lampadine che possono durare 100mila ore accese!
Ma questo non si può fare perché il problema è il mercato, perché dobbiamo lavorare e dobbiamo sostenere una civilizzazione dell’usa e getta, e così rimaniamo in un circolo vizioso.
Questi sono problemi di carattere politico che ci stanno indicando che è ora di cominciare a lottare per un’altra cultura.
Non si tratta di immaginarci il ritorno all’epoca dell’uomo delle caverne, né di avere un monumento all’arretratezza. Però non possiamo continuare, indefinitamente, governati dal mercato, dobbiamo cominciare a governare il mercato.

Per questo dico, nella mia umile maniera di pensare, che il problema che abbiamo davanti è di carattere politico. I vecchi pensatori – Epicuro, Seneca o finanche gli Aymara – dicevano: “Povero non è colui che tiene poco, ma colui che necessita tanto e desidera ancora di più e più”.
Questa è una chiave di carattere culturale.
Quindi, saluterò volentieri lo sforzo e gli accordi che si fanno. E li sosterrò, come governante.
So che alcune cose che sto dicendo, stridono. Ma dobbiamo capire che la crisi dell’acqua e dell’aggressione al medio ambiente non è la causa.
La causa è il modello di civilizzazione che abbiamo montato.
E quello che dobbiamo cambiare è la nostra forma di vivere!

Appartengo a un piccolo paese molto dotato di risorse naturali per vivere. Nel mio paese ci sono poco più di 3 milioni di abitanti. Ma ci sono anche 13 milioni di vacche, delle migliori al mondo. E circa 8 o 10 milioni di meravigliose pecore. Il mio paese è un esportatore di cibo, di latticini, di carne. È una semipianura e quasi il 90% del suo territorio è sfruttabile.
I miei compagni lavoratori, lottarono tanto per le 8 ore di lavoro. E ora stanno ottenendo le 6 ore. Ma quello che lavora 6 ore, poi si cerca due lavori; pertanto, lavora più di prima. Perché? Perché deve pagare una quantità di rate: la moto, l’auto, e paga una quota e un’altra e un’altra e quando si vuole ricordare … è un vecchio reumatico – come me – al quale già gli passò la vita davanti!
E allora uno si fa questa domanda: questo è il destino della vita umana?
Queste cose che dico sono molto elementari: lo sviluppo non può essere contrario alla felicità. Deve essere a favore della felicità umana; dell’amore sulla Terra, delle relazioni umane, dell’attenzione ai figli, dell’avere amici, dell’avere il giusto, l’elementare.
Precisamente. Perché è questo il tesoro più importante che abbiamo: la felicità!
Quando lottiamo per il medio ambiente, dobbiamo ricordare che il primo elemento del medio ambiente si chiama felicità umana!”

Josè Mujica, presidente dell’Uruguay.  Discorso alla nazione, giugno del 2012.