Chi legge "esamini tutto, ma ritenga solo ciò che è giusto".

La mente non è un vessillo da riempire, ma un fuoco da accendere.

mercoledì 30 settembre 2009

Hollywood/Babilonia : STUPRO D'ARTISTA





Da un po' di tempo a questa parte sto tentando di creare una base ideologica e culturale comune, e quindi condivisa, con i miei pochi lettori (ma stiamo crescendo), su tematiche variegate ma che nascondono una identica matrice: dietro le quinte della storia si muovono persone, eventi e potentati capaci di soggiogare, distruggere e manipolare l'umanità, attraverso strumenti ordinari e straordinari, palesi e occulti.
Voi vi domanderete perché parlare del caso Polanski, recentemente balzato alle cronache. Ne parlo perché la sua esperienza è legata a quel mondo oscuro di cui parlavamo prima. Ma andiamo con ordine. I fatti prima di tutto.
Roman Polanski è stato arrestato dalla polizia in Svizzera, su mandato di cattura internazionale emesso delle autorità americane. Era approdato nella città elvetica per ritirare un premio alla carriera assegnato dal Festival del cinema di Zurigo, e che avrebbe dovuto ricevere stasera. Il regista, che è cittadino francese e da tempo vive a Parigi, fu condannato nel 1978 negli Stati Uniti per aver avuto rapporti sessuali con una tredicenne. Per questo era fuggito dagli Usa, e non vi aveva più messo piede. L'ufficio del Procuratore di Los Angeles aveva pianificato l'arresto del registra la scorsa settimana dopo aver appreso che Polanski sarebbe andato in Svizzera. Ora l'imputato è in attesa di estradizione.
Lo stupro con sodomia artistica avvenne nell'estate 1977 , dopo che Polanski invitò la giovane per un servizio fotografico nella villa californiana di Nicholson, promettendole una carriera da modella. Condotto l'8 agosto 1977 davanti al giudice di Santa Monica, Lawrence Rittenband, il regista ammise le sue responsabilità, ma il giorno prima che venisse emessa la sentenza, a inizio '78, scappò precipitosamente in Europa. Aveva affari urgenti da sbrigare, evidentemente.
Ora, i soliti intellettuali del culturame progressista sempre in prima fila a firmare appelli, fino alle nostre truppe cammellate della settima arte, si son dati la voce per lanciare solerti appelli in difesa del povero perseguitato artista Roman Polanski, accusato, pensate, di una bazzecola commessa tanti anni fà. Sì, certo aveva stuprato e sodomizzato una ragazza di 13anni durante uno di quei party candidamente satanici di sessodrogarocknroll, in uso in certi ambienti cinematografari americani. Che volete, questi grandi artisti sono eccentrici e hanno bisogno di sfogare la loro sacra libido violentando qualcuno/a che gli capita a tiro. È parte dell'esuberanza artistica. Che volete, per loro dobbiamo fare delle eccezioni... e qualcuno anche in Italia si è tanto avvilito per il poverino Roman, imprigionato come un volgare rumeno stupratore.
Ho scritto questo pezzo a malincuore, sì, perché Roman Polanski non è un pinco pallino della cinepresa, ma una persona talentuosa che ha incorporato il suo daimon come pochi artisti ne sono capaci, indirizzandolo verso canali espressivi di pura visionarietà. Vi è del magico, di poetico nel suo cinema e non solo per i soggetti scelti. Però l'intento di Roman non era ed è quello di scoprire la Luce pur presente nel mondo, bensì il lato oscuro, ottenebrato dell'anima e la necessità da parte dell'artista/protagonista di ricercare l'abisso per capire la vita e superarla. Percorso problematico quando non addirittura luciferino.
Non sono un forcaiolo, non mi interessa la giustizia esemplare. Posso solo augurare al maestro Roman - così è in uso appellarli nel mondo artistico - di uscire al più presto di galera e incontrare finalmente chi ha sempre cercato e temuto, colui che sta dietro la NONA PORTA. Spero che si fermi in tempo.

lunedì 28 settembre 2009

FINE DI UN MONDO. CHE FARE?




Non vedo altra soluzione, a parte quella "impossibile", per far fronte con modalità ordinarie agli eventi che forse presto coinvolgeranno il mondo. Sostengo già da un po', che una cricca di Arconti gnostici impera da secoli sui governi che contano, e in particolar modo su alcune Case Reali. Superiori Sconosciuti venivano chiamati da organizzazioni stregonesche e simil-esoteriche, nonché invocati come guide presso gruppi nazisti prima e dopo la Seconda Guerra mondiale. E negli States, intorno agli anni cinquanta, alcuni intellettuali, medium, agenti dei Servizi e scienziati in quota NASA, si sono diciamo così imbattuti grazie ad un contatto medianico, forse suscitato da uso di funghi psichedelici, con presunte entità egiziane dalle caratteristiche simili alla messaggistica occulta di fine Ottocento.
Sul "che fare" sono debole, lo ammetto. Non sono un capo-popolo. Faccio quel poco che so: informare, ciò che è preliminare a qualunque cambiamento. Perché i più non sanno. Diffondete tutti quei blog che svelano l'inganno del mondo. Poi si vedrà.

giovedì 24 settembre 2009

Mi consenta signor Blondet


30/01/2008
16.30



Non vorrei cadere nel malcostume dilagante di denigrarLa perché non la pensa come me, utilizzando la vile arma della contumelia.
A volte però, di fronte a certe sue aggressioni verbali giustificate, a suo dire, dal sacro dovere di discriminare il vero dal falso che ogni buon GATTOLICO (non è un refuso di stampa) adotta in certune circostanze, ebbene mi verrebbe voglia di reagire con la sua stessa sonante moneta.
Correvano gli anni settanta.
Signor Blondet, ricordo alcuni suoi articoli sulle storica rivista “Gli Arcani”, storica almeno per un certo ambiente culturale italiano, piccolo, sì, ma sicuramente gravido di copiosi frutti.
Milieu alternativo al pensiero dominante e all’egemonia materialistica in filosofia e in politica Controcorrente nei confronti di una religione istituzionale elefantiaca nella sua struttura, precettistica nella sua prassi e sterile teologicamente, salvando ovviamente i martiri, i genuini cristiani, quanti con tutti i dubbi e i sacrifici di campare in un mondo secolarizzati, rimanevano saldi nella loro fede.
Di fronte a loro mi metto sull’attenti in claustrale silenzio.
Non tutto, ad onor del vero, in quell’ambiente alternativo era oro zecchino; paccottiglie teosofistiche, cultismi vari, e messaggistica medianica di teleguidati da forme sublunari la facevano spesso da padroni, ed era oltremodo difficile discernere l’erba cattiva da quella medica: molti giovani hanno intrapreso strade deviate verso sentieri scuri.
Tuttavia, signor Blondet, pur ammirandola per la sua forte tempra intellettuale, per la sua forza argomentativa, nel corso degli anni ho notato, nondimeno, una sua deriva culturale verso posizioni estremizzanti, per carità legittime, ci mancherebbe, però problematiche, fomentatrici di odio se recepite da menti balzane, propense al conflitto più esasperato, asfissianti nella contrapposizione religiosa che innescano.
Mi riferisco soprattutto alla Sua allergia che sfocia nell'ossessione per tutto ciò che ha sapore di eresia, una idiosincrasia per ogni forma diversa di religiosità, di spiritualità, di approccio alternativo al sacro, insomma, per lei e compagnia cantante fuori da Santa Romana Chiesa non v’è salvezza.
Sarà.
Caro Blondet, evidentemente il fuoco sotto le ceneri dei roghi è semprevivo, e lei vi soffia sopra. Attento, però, noi eretici - mi ci metto pure io, anche se sono un innamorato di Cristo - questa volta non ci facciamo prendere senza reagire.
Mi venga a cercare a casa, e vedrà quanto è duro il legno di crognolo sul groppone...
Vede, quel patrimonio sapienzale millenario, quello autentico, scevro da deliri di onnipotenza, spurgato dall’apparato teoretico di conventicole simil iniziatiche di massonica memoria, non si contrappone alla rivelazione, a Cristo, non è una Conoscenza senza Dio, non è un cielo senza stelle.
E non puzza nemmeno di zolfo.
Il cristianesimo è la religione paradigmatica per eccellenza.
Lo affermo fortemente.
Il percorso sapienzale di riferimento non può non essere cristocentrico.
Ho potuto provarlo e la verità è sperimentale, caro Blondet.
In seno al cristianesimo stesso, in piccole comunità ascetiche, laiche e religiose, è conservata la sapienza nelle forme esoteriche senza per questo tradire Cristo e la sua Chiesa interiore.
Provare per credere.
Vorrei finire con una riflessione su alcune tesi da Lei sostenute con veemenza.
E’ proprio così ingenuo nel credere che le forze oscure siano tanto stolte da scegliere come propri emissari gli ebrei e l’ebraismo ortodosso, scoprendo in modo maldestro la propria strategia di fondo?
E’ proprio così “farlocco”, signor Blondet, nel reputare possibile che il Sinedrio Eterno, quello pernicioso per antonomasia per l'umanità, il Tempio dell’abominazione, abbia il profilo culturale dell’ebreo internazionale?
Se veramente lo crede si armi e combatta, deponendo la penna e rispolverando la spada arturiana.
E’ tempo di decisioni assolute e di sprezzo della morte.
Suvvia, caro Blondet, si dismetta gli abiti talari e tiri fuori gli attributi, qualunque essi siano, e lancia in resta affronti il nemico, ma quello vero, quel principe dal mantello rosso che ha usato ebrei, cristiani, mussulmani e quanti altri per i suoi piani, indifferentemente, dissimulando, insinuando... Il mondialismo è una forma gnostica di potere, maschera del demiurgo, alias il principe di questo mondo e come tale è dappertutto.

Angelo C.
Viterbo


Scrissi per “Arcana” alcuni articoli, come lei dice, negli anni ‘70: ossia 35 anni orsono, Ero giornalista da un anno.
Da allora ho compiuto un percorso e preso altre strade, me lo consente?
Vedo che lei è rimasto dov’ero io allora.

Maurizio Blondet

http://www.effedieffe.com/lettere_gennaio_08.php

mercoledì 23 settembre 2009

Le fenditure della grande muraglia (René Guénon)

DEDICO QUESTO SCRITTO A TUTTI GLI UFOLOGI CONTROCORRENTE E AI RICERCATORI ERETICI DALL'INTELLETTO SANO. È UNA EFFICACE GRIGLIA INTERPRETATIVA PER VALUTARE FENOMENI ANOMALI OGGI RICORRENTI. SE NE CONSIGLIA VIVAMENTE LA LETTURA PURE AI DISPERATI CUNNISTI PINOTTIANI E AI NIPOTINI CISUPISTI, HAI VISTO MAI?

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Per quanto oltre abbia potuto spingersi, la solidificazione del mondo sensibile non ha mai potuto esser tale da fare di quest’ultimo un sistema chiuso, come lo pensano i materialisti; essa ha d’altronde dei limiti imposti dalla natura stessa delle cose, e più si avvicina a tali limiti più lo stato che rappresenta è instabile. Di fatto, come abbiamo appena visto, il punto che corrisponde alla massima solidità è ormai oltrepassato, e le apparenze di sistema chiuso non possono che diventare sempre più illusorie e inadeguate alla realtà. Abbiamo anche parlato di fenditure attraverso le quali già s’introducono, e andranno in misura sempre maggiore introducendosi, certe forze distruttive; secondo il simbolismo tradizionale, queste fenditure si producono nella Grande Muraglia che circonda il nostro mondo e lo protegge contro l’intrusione delle influenze malefiche dell’ambito sottile inferiore [1]. Per capire questo simbolismo a fondo e sotto tutti gli aspetti, è opportuno osservare che una muraglia costituisce insieme una protezione ed una limitazione; in un certo qual senso si potrebbe perciò dire che essa ha dei vantaggi e degli inconvenienti; sennonché, se si tiene presente che essa è essenzialmente destinata ad assicurare la difesa contro gli attacchi provenienti dal basso, i vantaggi hanno di gran lunga il peso maggiore, e tutto sommato è molto meglio, per quel che si trova racchiuso nel recinto di cui si tratta, esser limitato dalla parte inferiore, che essere incessantemente esposto alle devastazioni del nemico, se non addirittura ad una distruzione più o meno completa. Del resto, in realtà, una muraglia non è mai chiusa dall’alto, e di conseguenza non impedisce la comunicazione con i campi superiori, anche se questo corrisponde allo stato normale delle cose; è durante l’epoca moderna che il guscio senza vie d’uscita Costruito dal materialismo ha chiuso questa comunicazione.

Ora, secondo quanto da noi detto, a causa del fatto che la discesa non è ancora stata interamente compiuta, tale guscio può soltanto permanere intatto verso l’alto, vale a dire verso la parte da cui precisamente il mondo non ha bisogno di protezione, e da cui al contrario non può se non ricevere influenze benefiche; le fenditure si producono esclusivamente dal basso, perciò nella muraglia protettrice vera e propria, e le forze inferiori che si introducono attraverso di esse incontreranno tanto minor resistenza in quanto, nelle presenti condizioni, nessuna potenza di natura superiore può intervenire per opporvisi efficacemente; il mondo si trova dunque abbandonato senza nessuna difesa a tutti gli attacchi dei suoi nemici, e tanto più per il fatto che, a causa dello stato della mentalità attuale, ignora completamente i pericoli da cui è minacciato. Nella tradizione islamica le fenditure di cui stiamo parlando sono quelle attraverso cui penetreranno, all’approssimarsi della fine del ciclo, le orde devastatrici di Gog e Magog [2], le quali d’altronde esercitano continui sforzi per invadere il nostro mondo; queste entità, che raffigurano le influenze inferiori in questione, e che si ritiene conducano attualmente un’esistenza sotterranea, vengono descritte in un duplice modo, sia come giganti sia come nani, il che, secondo quanto abbiamo visto precedentemente, le identifica, per lo meno sotto un certo profilo, ai guardiani dei tesori nascosti e ai fabbri del fuoco sotterraneo, che hanno anche, rammentiamolo, un aspetto estremamente malefico; d’altronde, in tutte queste cose si tratta sempre, in definitiva, dello stesso genere d’influenze sottili infracorporali [3]. A dire il vero i tentativi fatti da queste entità per insinuarsi nel mondo corporeo e umano sono ben lontani dall’esser cosa nuova; anzi essi risalgono almeno ad un’epoca da situarsi verso gli inizi del Kali-Yuga, cioè ben oltre i tempi dell’antichità "classica", ai quali si limita l’orizzonte degli storici profani. A questo proposito, la tradizione cinese riporta, in termini simbolici, che Niu-kua (sorella e sposa di Fo-li e che si dice abbia regnato insieme con lui) fece fondere pietre dai cinque colori [4] per riparare uno strappo fatto nel cielo da un gigante (apparentemente, benché ciò non sia chiaramente spiegato, in un punto situato al di sopra dell’orizzonte terrestre) [5]; e questo episodio si riferisce ad un’epoca la quale è precisamente di qualche secolo soltanto posteriore all’inizio del Kali-Yuga. Soltanto che, quantunque il Kali-Yuga sia propriamente un periodo d’oscuramento, il che ha reso possibile fin dai suoi inizi tale genere di fenditure, questo oscuramento è certamente lungi dall’aver raggiunto d’un sol colpo le proporzioni che si possono constatare nelle sue ultime fasi, e questa è la ragione per cui le fenditure potevano essere a quel tempo riparate con relativa facilità; ciò nondimeno occorreva anche allora che fosse esercitata una costante vigilanza, e questa incombenza rientrava naturalmente nei compiti attribuiti ai centri spirituali delle diverse tradizioni. Seguì un’epoca nella quale, in seguito all’eccessiva solidificazione del mondo, le stesse fenditure furono molto meno da temere, almeno temporaneamente; quest’epoca corrispose alla prima parte dei Tempi moderni, vale a dire a quello che può esser definito il periodo specificamente meccanicistico e materialistico, periodo in cui il sistema chiuso del quale parlavamo era più prossimo ad essere attuato, per lo meno per quanto la cosa era possibile di fatto. Adesso, parlando cioè del periodo che può essere identificato nella seconda parte dei Tempi moderni e che è già incominciato, le condizioni sono certamente cambiate rispetto a quelle di tutte le epoche anteriori: non solamente le fenditure possono nuovamente prodursi sempre più abbondantemente, e presentare caratteri più gravi che mai in conseguenza del cammino discendente percorso nell’intervallo, ma inoltre le possibilità di riparazione non sono più le stesse di un tempo. In effetti, l’azione dei centri spirituali si è andata a mano a mano restringendo, perché le influenze superiori che essi, secondo la loro funzione normale, trasmettevano al nostro mondo non possono più manifestarsi all’esterno, arrestate come sono da quel guscio impenetrabile di cui dicevamo poco fa; dove mai si potrà dunque trovare, in un simile stato dell’insieme umano e cosmico, una difesa d’una certa efficacia contro le orde di Gog e Magog?

E non è tutto: ciò che abbiamo detto descrive soltanto quello che si può chiamare il lato negativo delle difficoltà crescenti che incontra qualsiasi opposizione all’intrusione delle influenze malefiche, e del resto si può aggiungere ad esso anche quella specie d’inerzia dovuta alla generale ignoranza di queste cose, e alle sopravvivenze della mentalità materialistica e dell’atteggiamento che le corrisponde, cose che possono durare tanto più a lungo in quanto tale atteggiamento è diventato per così dire istintivo nei moderni, essendosi quasi incorporato nella loro natura. È chiaro che un buon numero di spiritualisti e persino di tradizionalisti, o di quelli che si autodefiniscono tali, sono di fatto almeno tanto materialisti quanto tutti gli altri sotto questo rispetto, giacché quel che rende la situazione ancor più irrimediabile è il fatto che coloro i quali vorrebbero, nella miglior buona fede, combattere lo spirito moderno, ne sono essi stessi affetti a propria insaputa, cosicché tutti i loro sforzi sono per ciò stesso condannati a restar privi d’ogni apprezzabile risultato; si tratta infatti di cose in cui la buona volontà è lungi dall’essere sufficiente, e nelle quali occorre invece, e diremmo prima di tutto, una conoscenza effettiva; ma è proprio questa conoscenza che è resa del tutto impossibile dall’influsso dello spirito moderno e delle sue limitazioni, e ciò anche per coloro che potrebbero avere sotto questo rapporto determinate capacità intellettuali solo che si trovassero in condizioni più normali.

Sennonché, oltre a tutti questi elementi negativi, le difficoltà di cui stiamo discorrendo hanno anche un lato che potrebbe esser detto positivo, rappresentato da tutto ciò che nel nostro stesso mondo favorisce attivamente l’intervento delle influenze sottili inferiori, sia coscientemente sia incoscientemente. A questo proposito bisogna tener conto prima di tutto della funzione in qualche modo determinante degli agenti veri e propri di tutta la deviazione moderna, poiché questo intervento costituisce propriamente una nuova fase, più avanzata, di tale deviazione, e corrisponde esattamente al proseguimento del piano secondo cui essa si è effettuata; è perciò evidentemente da questo lato che occorrerebbe ricercare gli elementi ausiliari coscienti delle forze malefiche di cui stiamo parlando, quand’anche, qui come in molte altre occasioni, possano esistere di tale coscienza svariate gradazioni. Quanto agli altri elementi ausiliari delle forze malefiche, vale a dire quanto a coloro che agiscono in buona fede e che, ignorando la vera natura di queste forze (in grazia precisamente di quell’influsso dello spirito moderno a cui abbiamo appena accennato), svolgono tutto sommato soltanto la funzione di gabbati — il che però non gli impedisce di essere spesso tanto più attivi quanto più sono sinceri e incapaci di vedere .—, questi sono ormai quasi innumerevoli, e possono essere catalogati in svariate categorie, dagli ingenui aderenti alle organizzazioni neospiritualistiche di tutti i generi fino ai filosofi intuizionisti, passando attraverso gli scienziati cultori della metapsichica e agli psicologi delle scuole più recenti. Non insisteremo di più in questa sede, perché sarebbe come fare anticipazioni indebite su quel che dovremo dire un po’ più avanti. Prima bisogna però dare alcuni esempi del modo in cui certe fenditure possono prodursi di fatto, e dei supporti che le influenze sottili e psichiche d’ordine inferiore (poiché ambito sottile e campo psichico sono in fondo, per noi, sinonimi) possono trovare nell’ambiente cosmico per esercitare la loro azione e diffondersi nel mondo umano.

1- Nel simbolismo della tradizione indù, questa Grande Muraglia è la montagna circolare Lokaloka, che separa il cosmo (loka) dalle tenebre esteriori (aloka); naturalmente ciò è suscettibile di applicarsi analogicamente ad ambiti più o meno estesi nell’insieme della manifestazione cosmica, da cui l’applicazione particolare che ne è fatta qui, in quanto stiamo dicendo, in relazione al solo mondo corporeo.

2- Nella tradizione indù si parla dei demoni Koka e Vikoka, i cui nomi sono evidentemente simili.

3- Il simbolismo del mondo sotterraneo è anch’esso duplice, ed ha pure un senso superiore, com’è dimostrato in particolare dalle considerazioni da noi esposte in Le Roi du Monde; qui però si tratta ovviamente soltanto del suo significato inferiore, o addirittura letteralmente infernale.

4- I cinque colori sono il bianco, il nero, l’azzurro, il rosso e il giallo, i quali corrispondono nella tradizione estremo-orientale ai cinque elementi, o anche ai quattro punti cardinali e al centro.

5- Si afferma anche che Niu-kua tagliò le quattro zampe della tartaruga per deporvi sopra le quattro estremità del mondo, allo scopo di stabilizzare la terra; se si ricorda quanto dicemmo in precedenza riguardo alle corrispondenze analogiche rispettive di Fo-hi e di Niu-kua, ci si potrà render conto che conformemente ad esse la funzione di assicurare la stabilità e la “solidità” del mondo appartiene alla parte sostanziale della manifestazione, ciò che s’accorda esattamente con quanto abbiamo esposto qui a tale proposito.

domenica 20 settembre 2009

IL RASOIO DEL NOME



Dedicato a Odifeddri, Angela, Hack e a quanti si son tagliati con l'abuso.


Secondo la raccolta di Conoscenza cabalistica Zohar, la Torah fu data a Mosè sul Sinai non come “testo” ma come Lettere Disperse che dovevano venir assemblate in parole e frasi. Per questa ragione, secondo i cabalisti, alla Torah si potevano dare 70 interpretazioni diverse, d'accordo con l'assemblaggio di queste lettere. Che la Torah sia stata data in toto sul Monte Sinai da Dio a Mosè è una credenza accettata, e non può essere abrogata nonostante i cambiamenti di stile, testo e autore. La Torah stessa stabilisce che tutti gli scritti dei saggi (rabbini e profeti) per tutti loro e per tutte le generazioni che verranno, sono stati dati da Mosè sul Sinai, fin tanto che son pensieri divini.

Il principe dei nominalisti (Princeps Nominalium) secondo i teologi della filosofia è Guglielmo di Occam, un frate francescano vissuto nella prima metà del secolo XIV. Secondo la Treccani il Nominalismo è una dottrina filosofica secondo la quale gli universali, o concetti generali, non esistono come realtà anteriori all'uomo o indipendenti da esso. Non esistono nè nelle cose nè fuori dalle cose, e la forma in cui si presentano alla mente umana è quella del nome. Le cose quindi sono il loro nome. I concetti generali o universali, sempre secondo il Nominalismo, non sono altro che segni i quali godono della proprietà di poter essere predicati di più individui. Per Occam l'universalità del nome ha senso solo per convenzione e non rinvia a nessun significato universale delle cose, le quali sono assolutamente individuali. Che dice Occam? Prendiamo il famoso Rasoio di Occam, che nella Treccani (1938) non c'è ma c'è nella enciclopedia Garzanti di Filosofia (1981). Il Rasoio di Occam dice che (nella catena dei nessi) non si devono immaginare entità inutili, ossia sono da evitare le ipotesi complesse se esistono ipotesi più semplici. Altra affermazione: cadono le nozioni di spazio e tempo come entità autonome, distinte dall'estensione e dal moto. Ossia, se una cosa si muove (rispetto a me) il concetto di tempo, e quindi il tempo stesso, nasce dalla misura del movimento. Se no, no.

L'Eco nazionale, nel libro Il Nome della Rosa, Guglielmo di Occam è Guglielmo da Baskerville, il protagonista, e quindi è il personaggio più importante. Il nome della Rosa adesso si ricava dall'ultimo Diccionario de la Biblia, ed è Roma. Il libro è pieno di definizioni che fanno diventare reali (nell'intenzione e nel campo-psi di chi ha scritto il libro) una pila di stupidaggini.
Per U. Eco, conta più il nome del professore che il nome dell'Università. Il concetto non è più presuntuoso di tanti altri, solo che è un dogma: è inevitabile per un nominalista ridurre tutta la realtà ad un solo cervello, è il nominalismo della rosa. Chissà come fa il povero U. Eco.

Occam (in una storia francese della filosofia del 1886) usa la Chimera per indicare un tipo di invenzione, che chiama fictum (collegato a fittizio, come in Science Fiction). Ci sono due tipi di fictum, secondo Pierre Janet (Histoire de la Philosophie, Paris 1886): un tipo di fictum è il concetto che ci facciamo di una cosa reale, e un altro tipo di fictum è il concetto puramente inventato. Quest'ultimo Janet lo chiama Chimera, e secondo me le chimere sono le parole inventate. La Chimera stava su una colonna in piazza San Marco, a Venezia, e adesso sta in un laboratorio dove la ripuliscono per essere pronta a partire per un altro secolo. La Chimera oggi è un leone alato con un serpe che gli esce dal dorso, all'inizio (primi dell'Ottocento?) il serpe non c'era. Nei vocabolari la Chimera cambia sempre. Prima che arrivasse nella nostra cultura il concetto di Parsi, che sono stati inventati, ossia scoperti, la Chimera non aveva il serpe/perse sul dorso. Ma nella Regia Parnassi, un vocabolario italiano-latino che sembra molto antico (1699) ma non lo è, i Parsi c'erano già all'insaputa di tutti. Chi ha pratica di teologia o di filosofia si accorge subito che, in una filosofia della vita in cui esistono solo i Concetti, non possono contemporaneamente esistere le 'Cose reali'. Nel mondo di Occam nulla può esistere fuori dalla mente, nemmeno per il comodo dell'eco di Occam. Nella logica del Nominalismo non c'è nessun modo per distinguere i due tipi di fictum. Nel Nominalismo sono tutte Chimere. Tutti i nessi sono chimere. Per noi, in questi articoli e nella vita, le chimere sono solamente le parole inventate, quelle che non hanno riscontro nella natura. Le altre parole hanno riscontro nella terra: sono concrete. Secondo Platone (dialogo Cratilo) i nomi in sé sono di origine divina, ma poi è il legislatore umano che decide se questo nome vada attaccato ad una cosa e quello ad un altra. Lo stesso concetto è espresso chiaramente in Dante, dove si legge che questo lavoro di miglioramento continuo del linguaggio è «ovra inconsummabile».

sabato 19 settembre 2009

L'ARALDO DELL'OSCURO SIGNORE



Tesi sui tempi ultimi di un innamorato di cristo

San Francesco, è secondo la lectio agiografica bonaventuriana della Legenda Major, non solo l' Alter Christus, ma anche l'Angelo del sesto sigillo, con veste di diaspro e d'oro, come appunto viene perfettamente rappresentato – forse per mano di Giotto - nell'allegoria delle vele dell'altar maggiore della Basilica inferiore ad Assisi, romanica chiesa della sofferenza, rimasta indenne dal terremoto che colpì la cittadina umbra il 25 ed il 26 settembre del 1997. Il "Paracleto" (letteralmente "colui che chiamo a me vicino", e per estensione colui che è chiamato per difendere, cioè il difensore o l'intercessore), nel Nuovo Testamento ha due significati: il primo indica lo Spirito Santo nella specifica funzione di sostenitore e di difensore dei popoli nel mondo (Gv. 14, 16-17; 15,26; 16, 7-11; e 13-15) ; nel secondo significato, lo si ritrova nella prima epistola di San Giovanni (2, 1), per indicare Gesù Cristo, intercessore o avvocato (così traduce la Vulgata latina) tra Dio e gli uomini. All'Anticristo accennano con vari appellativi S. Paolo (II Tess. 2,1-12) e S. Giovanni nelle Lettere (I,18-22) e nell'Apocalisse (11 e segg.), oltre che gli antichi profeti in vari luoghi. La tradizione giudaica ce lo presenta in genere come una potenza politica persecutrice dei fedeli: così il Gog e Magog di Ezechiele, le quattro bestie di Daniele, il tiranno del libro di Esdra, fino al Nerone redivivo degli oracoli sibillini. L'opinione dei Padri della Chiesa e in generale degli esegeti, se pure è concorde nella descrizione delle caratteristiche dell'Anticristo, ne dà interpretazioni diverse. Si tratterebbe, secondo alcuni, della raffigurazione simbolica in cui si nasconderebbero i tanti avversari della fede e della chiesa. Secondo altri si tratterebbe di un potentissimo e malvagio eresiarca, destinato a comparire verso la fine dei tempi per tentare di sedurre il genere umano, perseguitando chi gli resisterà. San Paolo predice che l'Anticristo sarà vinto da Gesù nel suo glorioso ritorno alla fine dell'epoca presente, nella parusia. La Chiesa non ha definito nulla su questa misteriosa figura, il cui numero è "666", e che continua ad incombere. Io non avendo titoli, accademie, nè obblighi di obbedienza se non alla mia coscienza e a Cristo, sento credo leggo che siamo per davvero al tramonto di un mondo. I tempi ultimi (pur confusi nelle diverse versioni temporali, ma non quanto ai modi) non possono certo risultare schiacciati sull'asse delle ascisse, poiché possiedono la formidabile ordinata spirituale della resurrezione.
Oggi si riduce l'etica a costume, si confonde la morale col prodotto storico della società e dei suoi rapporti di produzione, ignorando di sana pianta ad esempio il discorso della montagna, in cui Cristo, con un argomento, questo sì rivoluzionario, rovesciando ogni prospettiva della vana ragione, benedice letteralmente gli ultimi in tutti i sensi. Il chicco di grano destinato a risorgere in spiga, deve macerare sotto terra. Tra la morte e la speranza della resurrezione, corre l'abissale distanza del "regno". Nel Protovangelo di Tommaso, si legge: "Se qualcuno vi dirà, ecco il Regno è nell'aria, Io vi dico che gli uccelli vi precederanno. Se qualcuno vi dirà, ecco il Regno è nei mari, i pesci vi precederanno. In verità Io vi dico che il Regno è in voi e fuori di voi". La dissoluzione è il sovvertimento del vero. È la menzogna, il nemico. I dissolutori sono nel senso gnostico, gli stregoni della politica dell'uomo, Il Gruppo, che trascurando la pietra filosofale dell'etica di Luce, trasmutano l'oro della vita in piombo. Ad essi darebbero mano uno stuolo di adepti, costruiti in laboratori alieni, che inneggiano tempestosi e scomposti ad Arconti stellati per una illusoria liberazione. Rammento la maledizione di Isaia (5,19): "Guai a coloro che dicono: "Si affretti, si acceleri l'opera sua/ affinché possiamo vederla; / si avvicini, si realizzi il progetto del Santo d'Israele / e lo riconosceremo". / Guai a coloro che chiamano il male bene e bene il male/ che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre"". È questa la traccia che ripercorro. La traccia della dissoluzione.
Su questa oscura figura, mi sono formato leggendo Padre Giuseppe Ricciotti, il fondatore dell'Enciclopedia Cattolica. Si dirà: roba superata, libri da prete. Ma che c'è di più e di meglio dopo? "Dio esiste" di Hans Küng, o la teologia del "Dio è morto"? Oppure dovrei inchinarmi alle tesi antitradizionali dei tecnofuturisti anglofoni alla Hancock?
Quella che segue è una mia rozza sinossi degli studi del Ricciotti, senza però alterarne i significati. (Cfr. Lettere di San Paolo ai Tessalonicesi 2, 6 e seguenti)
Il male si traveste. Il menzognero combatte per una unità o identità cui non potrà mai pervenire. Il suo dramma è l'impossibilità di essere se stesso, diversamente dalla dolce colomba, simbolo del paraclito (e di cui lo stesso nome di Jahweh sarebbe un acronimo). Sulla "parusia" non c'è alcun accordo tra le fonti. Paolo respinge l'opinione che sia imminente il giorno del Signore, per la ragione che ancora non sono avvenuti i fatti che devono precederlo come segni precursori. Questi fatti sono l'apostasia, certamente religiosa e non politica, e la comparsa dell'uomo del peccato. Quest'ultimo è il figlio della perdizione: è anche colui cui fa resistenza il "katéchon", ma questi, secondo la "profezia", sarà, negli ultimi tempi, "tolto di mezzo" (II Tess. 2,6). Egli si sta insediando nel santuario spacciandosi per vero Dio. L'uomo del peccato ancora non può rivelarsi perché esiste ciò che (al neutro) lo trattiene dal rivelarsi. Esiste colui che (al maschile) "trattiene adesso". Verrà un giorno che questo ostacolo verrà tolto di mezzo. Al mistero dell'iniquità corrisponde il mistero opposto, ossia quello dell'equità e della giustizia (idem nei manoscritti del Qumran). Ma frattanto il mistero dell'iniquità, sebbene ostacolato, opera internamente per preparare la rivelazione dell'uomo del peccato. Quando sarà tolto di mezzo l'ostacolo, allora si rivelerà l'iniquo, e avverrà la "parusia" di colui che rappresenta l'iniquità. Ma all'iniquo e alla sua parusia si contrapporrà Gesù con la manifestazione della sua parusia. Gesù ucciderà l'iniquo con un semplice soffio della sua bocca e distruggerà la parusia di lui mediante la propria. La parusia dell'iniquo è conforme all'operazione interna di Satana con ogni possanza, in quanto l'iniquo si manifesterà fra ogni sorta di prodigi menzogneri. La parusia dell'iniquo guadagnerà a costui tutti coloro che si perdono, ed essi otterranno tal sorte perché non possedevano l'unico mezzo per salvarsi, cioè l'amore per la verità.

giovedì 17 settembre 2009

ONORE AI NOSTRI CADUTI


Onore ai nostri soldati caduti oggi a Kabul, in un vile attentato terroristico di matrice taliban. Un omaggio dovuto e sentito. E ora mi vengono in mente alcune domande drammatiche che rivolgo a chi ha l'onere della responsabilità politica internazionale. Perché i terroristi hanno ancora sotto controllo il 75% del territorio afgano, malgrado lo spiegamento di forze alleato dotato di mezzi e uomini preponderante? Perché non si sono distrutte le coltivazioni dell'oppio in mano ai narcotrafficanti, visto e considerato che l'Afganistan è ancora il primo produttore al mondo, e i cui utili foraggiano il terrorismo? Cosa o chi si nasconde dietro il superterrorista Bin Laden e che funzione svolge in seno all'Islam? I nostri soldati si trovano in una condizione di ingaggio pericolosissima più degli altri alleati, perché pur dovendo controllare una parte di territorio loro affidata in zona di guerra, non possono guerreggiare come gli americani, canadesi e gli altri, per le note limitazioni costituzionali. Perché ministro La Russa, invece di indossare la mimetica per esibizione, non si fa promotore di una iniziativa politica atta a cambiare lo status dei nostri militi in terra straniera, onde metterli in condizione di operare come gli alleati, andando a scovare i terroristi così da prevenire quel tipo di guerriglia altrimenti imprevedibile?
Dietro le guerre vi sono cause spesso ignorate perfino dai promotori. Dietro le guerre, da secoli, si muovono forze capaci di sostenere entrambi gli schieramenti, così da rendere secondario chi vince e chi perde, tranne che per le vittime innocenti. E noi? Noi guardiamo attoniti, o angosciati, o addirittura distratti, a questi accadimenti. Fino a quando dovremo assistere impotenti allo strapotere di pochi che decidono il destino di tutti?

mercoledì 16 settembre 2009

SUL LINGUAGGIO APOCALITTICO




Come tentare di dare un senso ai contenuti di quanto rivelato a Giovanni, il veggente di Patmos?
A mio avviso vi sono due ordini di problemi, strettamente connessi. Per quanto riguarda l’ “immaginario apocalittico” si risponde per lo più in due modi. L’uno è quello bassamente “realista” di certo occultismo e fondamentalisno “religioso” generalmente made in USA. Gli esiti sono fra il raccapricciante e l’esilarante: per restare alle “locuste” David Ichke , materializzando il contenuto, è arrivato a formulare “teorie lucertoloniche” che abbracciano ad esempio la genesi della famiglia reale inglese e dell’aristocrazia pluto-politica USA. Ora se Bush è un tamarro verde, Obama da quale costellazione proviene? Conosco i metodi della spia MI6 David Icke, che, pur svelando “complotti” reali, li attribuisce poi ai fantomatici “Rettiliani”, ottenendo così l’effetto di rendere incredibili i contenuti plausibili. Ma per favore.
Oppure si crede che il linguaggio apocalittico sia in qualche modo “simbolico” in senso psicologico o vagamente spirituale.
In realtà l’Apocalisse è un libro di assoluto realismo.
Solo che si tratta di “realismo immaginativo”: il veggente illustra quello che percepisce non sul piano fisico ma su quello che, in varie tradizioni e dottrine, è definibile come piano “astrale”, in una dimensione cioè sovrasensibile.
Andrebbe quindi chiarito il nesso fra tale piano e quello dei fatti storici svolgentisi sul piano sensibile.
E qui incontriamo il secondo ordine di questioni.
Da un lato alcuni pensano che Giovanni parlasse di Domiziano o Nerone.
Altri pensano - in un certo senso più correttamente, ad una sorta di “archetipi dell’iniquità” e dello scontro fra Bene e Male.
Qui però andrebbe capito cosa ci riguarda, oggi, di questo scontro archetipico.
Noi viviamo l’inveramento storico di alcune particolari immagini “astrali”: ad esempio le manifestazioni di colui (la Bestia a Due Corna) che è adombrato nel “numero 666”.
In altre parole: ci vuole una chiave per arrivare, se non a decifrare, a capire cosa vuole, oggi, da noi il messaggio del veggente di Patmos.
E qui chi ha orecchie per intendere, intenda.
Nel “supermarket” delle culture (religiose, esoteriche, ecc.) oggi generosamente fornite all’uomo, vi sono sia gli strumenti per continuare ad essere presi in giro (è il prezzo della Libertà) sia quelli per cominciare ad afferrare il senso della Rivelazione.
Il veggente, ai suoi tempi, ha svolto il suo compito: agli uomini di “buona volontà” quello di renderlo fruttuoso anche in quest’epoca che viviamo.

Il testo è opera dello Spirito, e lo Spirito dà a chi vuole come intenderlo.

martedì 15 settembre 2009

IPOTESI DI COMPLOTTO




Anno 2010: è lunedì.
Le banche hanno deciso di tenere chiusi gli sportelli.
Dopo le consultazioni a porte chiuse del fine settimana da parte dei principali organi direttivi delle banche a carattere internazionale e dei ministeri del Tesoro dei Paesi industrializzati, è stato dato ordine di non aprire gli sportelli.
I dipendenti sono all’oscuro di tutto.
Solo un’email gli ha avvisati che a causa di non ben determinate anomalie, gli sportelli sarebbero dovuti restare chiusi, fino a nuove istruzioni.
I dipendenti erano comunque tenuti a presentarsi al lavoro regolarmente.
Una volta in ufficio essi compiono i gesti abitudinari e si parlano sbigottiti. Le recenti crisi finanziarie hanno stravolto il mercato del credito ed ogni giorno si leggono sui quotidiani notizie di immani crack e di dissesti economici dilaganti.
Gli impiegati parlano fra di loro e cresce il sospetto e la paura che anche la banca per cui lavorano sia coinvolta nella grave crisi di solvibilità che attanaglia l’economia mondiale intera.
Molti hanno già perso il lavoro e alcuni sportelli sono stati chiusi o ceduti ad altre banche.
“Razionalizzazione delle risorse” , lo chiamavano, oppure “ridimensionamento fisiologico”.
C’era sempre qualche termine astratto per non dire la parola impronunciabile: “bancarotta”.
Tutto iniziò pochi anni prima: erano anni di grande prosperità.
C’erano molti soldi in giro.
Le aziende e le industrie prosperavano con abbondante credito e forti consumi incentivati da una politica di credito molto lassista.
I bassi tassi d’interesse avevano inondato i mercati di liquidità e molte persone avevano contratto mutui per acquistare case e beni immobili.
Molte di queste persone risultarono poi non essere in grado di restituire il capitale.
Tutti si erano indebitati e la massa monetaria in circolazione aveva raggiunto proporzioni mai viste prima.
Molti si erano indebitati anche per comprare azioni e speculare sui sempre crescenti valori dei listini di borsa.
Su questa enorme mole di debiti, spesso contratti da debitori insolventi, erano stati emessi altri prodotti finanziari detti derivati.
La totalità di tutta questa economia fittizia aveva superato di molto il PIL reale dell’intero pianeta.
Nonostante ciò, nessuno immaginava la portata della crisi che minava il sistema intero.
Come un vulcano in quiescenza, la deflagrazione avvenne all’improvviso, però, varie misure messe in pratica dalle autorità monetarie e dai governi riuscirono all’inizio a rimandare il collasso globale e dilazionarlo con varie serie di contraccolpi, nell’intenzione di non creare il panico e di cercare una strategia comune per gestire la crisi.
Adesso alcune banche erano già fallite, altre erano sull’orlo di farlo.
A metà mattina circa si era creata una grossa fila al di fuori dello sportello e i dipendenti erano presi da un grosso senso di inquietudine.
La gente urlava e avrebbe potuto far irruzione in qualsiasi momento.
Il direttore della filiale era al telefono con la direzione centrale. “Avrete presto istruzioni” dicevano al di là del filo.
Ad un certo punto venne comunicato che tutti i bancomat e tutte le carte di credito sarebbero state bloccate centralmente, per limitare le uscite di contante dai depositi della banca.
Così fu per l’ammontare complessivo dei depositi e dei dossier dei titoli e per tutte le transazioni di pagamento elettronico.
Coloro che presentavano una posizione debitoria avrebbero presto ricevuto una intimazione al rientro.
Le borse titoli e le borse merci vennero chiuse e tutte le contrattazioni sospese fino a data da definirsi.
Era il blocco totale del credito.
Seguirono giorni di grandi disordini pubblici.
Dilagava l’incertezza e chi poteva si accaparrava di beni alimentari con la forza saccheggiando negozi e centri commerciali.
I magazzini vennero chiusi e pattugliati dall’esercito.
Le aziende smisero di produrre e milioni di persone si trovarono di colpo senza un lavoro.
I governi cercavano di mantenere l’ordine pubblico con la forza.
Di fatto comandavano i militari.
C’era l’ordine di sparare a vista su chiunque fosse ritenuto una minaccia.
Il cibo e l’acqua potabile venivano razionati secondo criteri di distribuzione di tipo sovietico.
L’unico sistema per nutrirsi divenne presto quello di sottoporsi alle enormi file in attesa del pasto.
Chi poteva aveva iniziato o ripreso rudimentali pratiche agricole e di allevamento.
Nelle campagne la gente stava comunque meglio che nelle città.
La moneta era assente.
Le banche restarono chiuse a lungo.
La gente aveva cominciato a capire che per sopravvivere era necessario unirsi.
Senza benzina per alimentare i trattori, ci volevano almeno trenta persone per arare un campo con la zappa.
A fine serata, dopo il duro lavoro si mangiava tutti insieme e, nonostante tutto si era felici.
Vennero riscoperti i valori umani quali carità, fraternità, solidarietà e amicizia.
Scoppiarono comunque varie guerre e molti giovani furono coscritti per combattere.
Le guerre e gli stenti ridussero di molto la popolazione mondiale.
Poi, si annunciò la fine della crisi.
Era stata creata una nuova moneta unica per tutto il mondo occidentale che era oramai unito dal fallimento complessivo della sua economia.
Le principali banche ed aziende mondiali si erano fuse in immense corporazioni dotate di milizie proprie e di un potere enorme.
La nuova moneta venne chiamata Eurodollaro.
Tutto sembrò tornare lentamente alla normalità.
C’era un grande entusiasmo e le fabbriche vennero nuovamente aperte.
La macchina produttiva, foraggiata da nuovo credito iniziò a muoversi.
Tutti erano comunque molto più poveri e il controllo sugli individui era totale ed indiscriminato.
A tutti parve una cosa normale e legittima.
Era giusto controllare tutto e tutti per garantire la sicurezza!
Qualcuno trovò in casa un vecchio libro: 1984 di George Orwell.
Le vicissitudini di Winston Smith avevano molte analogie sul nuovo sistema politica e istituzionale che era stato instaurato dopo la grande crisi.

Il nuovo ordine mondiale era definitivamente stabilito.

lunedì 14 settembre 2009

DELLE COSE ULTIME




Credo e sento che non spetti solo all'autorità spirituale – cristiana, ebraica, indù che dir si voglia - occuparsi di escatologia. Anzi, addirittura è prerogativa dell’impero, della regalità, della cavalleria, dei guerrieri, delle corporazioni: la funzione profetica e regale di noi laici consiste anche nel profetare scientemente la fine dei tempi e del nuovo principio. In altre parole: spetta a Cesare preparare l’umanità al grande passaggio e ai sacerdoti dallo spirito ed intelletto sani (quando ci sono), consolarla e benedirla. Ebbene, se è questo il nostro dovere, lo stiamo facendo: ossia armati di informazioni specifiche che i religiosi possono non avere o celare per complicità e codardia,  dotati della libertà di spirito dei cavalieri, suoniamo l’allarme. Colleghiamo la visione di tutte le Apocalissi con l’attualità più scottante e censurata. Noi abbiamo il dovere di dire verità che altri non possono o non vogliono dire.
Noi, i nostri figli e nipoti, assisteremo al fuoco distruttore e riparatore che trasmuterà l'universo e i mondi, e non serviranno sistemi operativi informatici, né scudi stellari, nè potentati mondialisti, né tutto quello che abbiamo costruito e pensato, a salvarci. E nessuno potrà credere di avere il salvacondotto perché appartiene a questa o quella religione. E a nulla varranno i nostri crediti bancari, i beni al sole, e i cosiddetti “santi in paradiso”. In questa vita si entra e si esce nudi e tutto abbiamo in prestito.
Quanto al Mahdi, al Cristo venturo, al Messia, al Saoshyant, al Buddha Maitreya o al Kalki Avatara, sono in primo luogo incarnazioni della guerra interiore e della resurrezione spirituale, ed è questa la cosa che davvero conta.

domenica 13 settembre 2009

MIKE PLATO HA VISTO GIUSTO. IO NO.

Non ho alcun problema a dover ammettere di non aver capito quanto da Mike sostenuto sulla figura controversa del Che. Non devo difendere nessun ego. la figura di Che Guevara acquista nuova luce secondo una visione esoterica, profonda, al di là di categorie politiche orizzontali. Si può combattere armi alla mano su fronti politico-ideologici tra i più dissimili, si possono sostenere anche istanze profane, e tuttavia agire per un comando superiore, archetipale, spirituale. È quello che ribadisce, e come dargli torto, Mike Plato. Il mio precedente post subiva la vibrazione del ricordo psicologico e del rancore profano. Non si finisce mai di imparare.

MIKE PLATO, CHE GUEVARA E LA DERIVA DEGLI INCONTINENTI



Cari amici del blog, Mike Plato così risponde ad una mia critica moderata, tirandomi l'orecchio per non aver compreso la sua lettura esoterica sul Che. Certo che non mi puoi imboccare, né a me né ad altri cercatori che ti seguono. Ci mancherebbe. Ho ancora la facoltà psicomotoria di portar alla bocca il cucchiaio con la minestrina. Mi permetto di risponderti dal mio blog, non per viltà, ma per non rubarti spazio.
Non entro nel merito su quanto io debba lavorare per la Via. Raccolgo con umiltà il tuo consiglio come da chiunque me lo facesse presente. Caro Plato, tu non mi conosci, non credo nemmeno che tu abbia mai letto ciò che scrivo su IL GRANDE IGNOTO, pazienza, però visto che elargisci con generosità messaggi di alto contenuto spirituale, cabalistico, gnostico, ermetico (e lo dico senza ironia); visto che le tue sono più che idee da discutere, affermazioni assiomatiche da accettare o meno, cerca di atterrare un attimo, per un po', dall'iperuranio dove soggiorni, e ascolta qualcuno che per esperienza, bada bene, per esperienza diretta qualche ispirazione, qualche dato tradizionale lo ha acquisito nel tempo. Sono 35anni – ma da pischello avevo, o meglio, subivo già visioni non di poco conto, insieme ad una casistica psi che stupiva prima me stesso e poi i miei genitori ed amici – che brigo, provo, studio, ricerco, sbatto la fronte su cose di questo e di quell'altro mondo, o per usare espressioni oggi trendy, ho viaggiato nel multidimensionale da troppo tempo, forse. Ho incontrato cialtroni, mitomani, maestri riluttanti, confraternite di varia osservanza, correnti o.t.o., guenoniani, evolomani, giuda e fratelli sul cammino. Da tutti ho appreso e spero dato altrettanto. La Verità è frammentata su questo piano, ricordatelo Plato, non è un bagaglio a mano che te lo porti a casa appena lo hai trovato. Ricordati cosa disse Charles Hoy Fort: una risposta non è l'unica risposta. Non ti cito Guénon, Corbin, o altri tuoi mentori. Ti cito un folle americano a cui tutti dobbiamo qualcosa.
Che tu sostenga la tesi gnostica e rivalutativa su quel terrorista – così andrebbe definito – argentino, icona pop di tante generazioni di progressisti, comunisti, maoisti, mi lascia alquanto perplesso, in ragione del tuo intuito e conoscenza. Il fatto che fosse figo, fotogenico, col perenne sigaro in bocca e la pistola al fianco, non lo rende meno fetente. Ma tanté. Certo, in tempi ove non volano più le aquile, bisogna contentarsi dei pollastri; il Che però, era un pollo cattivello e facile agli odi, foraggiato dall'Unione Sovietica, matrigna egemonica di tutti i comunismi del mondo. Te lo ripeto, un eroe dello spirito non conosce ideologie, immola la propria persona per una idea superiore, secondo un codice non scritto ma impresso dentro il suo cuore. Lui al potere, ti avrebbe fatto lavorare vita natural durante come bracciante in divisa presso qualche campo di grano, ma senza cerchi, senza bibbie ne grilli per la testa. Accetto le tue precisazioni sugli eroi dello spirito, però se vuoi un mio consiglio, sii più accorto su certi accostamenti storici, perché la storia è soprattutto una interpretazione di fatti, su piani differenti. Le spinte epocali dietro i singoli e dietro le masse, non sono variabili e non hanno colore politico. E quello che per il mondo è un eroe è spesso un sicario al soldo del più forte. Codreanu era un uomo di spessore ben superiore al sigaraio rosso, però era fascista, antisemita, cattolico e quindi pessimo per definizione, mentre il buon compagno era un liberatore di popoli. Ma per favore.
Puoi anche sentirti un maestro, e probabilmente quando sarai grande lo sarai, devolvere al mondo la tua sapienza, che Dio te ne renda merito, ma ciò comporta una grande responsabilità. Il web è un tam tam pericoloso e problematico, certi input possono innestarsi in coscienze immature e poi...boom.

sabato 12 settembre 2009

POSTFASCISTI SENZA PATRIA




Il bipolare – in senso politico - presidente Fini, mi ha dato lo spunto di questo mio breve post, sullo stato delle cose a Destra. Quando ero figliarello ebbi una certa simpatia per il MSI di Giorgio Almirante. Erano pure tempi in cui in Italia scoppiavano bombe, si uccidevano carabinieri poliziotti e magistrati, in nome di utopie terribili, rosse e nere. Le stragi erano definite di Stato, secondo la definizione di alcuni giornali, e si aggiravano con fare sospetto tra cadaveri, scioperi e manifestazioni della triplice, i cosiddetti servizi segreti deviati, che dritti non riuscivano proprio a camminare. Leggevo avidamente Julius Evola, “il nostro Marcuse ma più bravo”, come lo definiva il segretario del Mis. Seguivo una corrente iniziatica guenoniana ed ero ben lungi da militanze di partito. Quindi le beghe della Destra le ho sempre seguite con una certa distanza, non certo snob, ma sicuramente da esoterico anni '70.
Durante i congressi del MSI, vi erano banchi pieni di libri d'area, il sempre presente Evola con il suo Rivolta contro il mondo moderno, Il mistero del Graal e Cavalcare la Tigre, manuale di sopravvivenza nell'era del nichilismo. Ma si potevano trovare alcune opere chiave di René Guenon con il mitico Il Re del Mondo e Il simbolismo della Croce; poi l'immancabile Opera Omnia di Benito Mussolini, Berto Ricci, il poeta collaborazionista Brasillach, Leon Degrelle, il poema sacro indù Baghavad Gita, lo storico delle religioni Mircea Eliade, già Guardia di Ferro romena e Codreanu, il capitano e fondatore della medesima. Ricordo di aver trovato durante un convegno della Nuova Destra, i romanzi di Mishima, del politologo francese Alain De Benoist, dell'etologo Konrad Lorenz, e Il Signore degli Anelli di Tolkien, il libro di formazione della destra italiana di quegli anni, con tutte le sue valenze mitiche e simboliche sempre valide.
Correvano quegli anni, eccome correvano. E oggi? L'ex missino militante o è impiegato di banca (un tempo odiava l'usurocrazia legalizzata) o sciatto, quando non affarista assessore di qualche amministrazione locale, imprenditore col dente avvelenato, colonnello nostalgico. I più intelligenti – ma per favore – son diventati ministri, sotto segretari e presidenti della Camera. Guardateli, se non avete niente di meglio da fare, quando appaiono in tv. Lividi, imbolsiti, o abbronzatissimi grazie alle spiagge caraibiche dove sono soliti andare dopo le 'fatiche' parlamentari, dalle espressioni melanconiche o ridanciane, guitti e figuranti di un'epoca, quella odierna, vuota di valori e di principii. Grossolani dialettici del vuoto a perdere del pensiero, acrobati di una politica imputtanita, orba, cinica e involuta spiritualmente.
Cosa rimane di una Destra storica, portatrice incerta, ma almeno dignitosa di una rivoluzione conservatrice di respiro europeo, magari mal compresa e peggio digerita, e comunque una egregia forma del politico? Il nulla, non il Nirvana cosmico, ma il nulla comico.

FENOMENOLOGIA DEL PROGRESSISTA




Il progressista appartiene a quel tipo umano, italiano e no, che vuol fare la rivoluzione con il permesso della polizia, è contro il capitalismo, purché non sia il suo, è solidale con i poveri purché se ne stiano a casa loro. Sempre in pole position a firmare appelli contro il disboscamento dell'Amazzonia, sostenere sanatorie per l'ex terrorista di turno, favorire qualche ras sudamericano marxistoide, fulgido esempio di democrazia in opposizione a quei fascisti di americani.
Il progressista, italiano e no, ascolta il pischello pianista alla moda, ricciolone bamboccione politicamente corretto, mediocre, questo sì, che oggi spopola le classifiche.
Il progressista, italiano e no, ritiene di possedere il copyright sulla morale, l'intelligenza, la sensibilità sociale al di sopra di tutti gli altri. Compra l'ultima fatica editoriale – si fa per dire – di Uolter Veltroni; è presente ad Umbria iazz, perché fa tanto intellettuale, ma in auto ascolta i Pooh; stravede in pubblico per Nanni Moretti e le retrospettive filmiche della DDR, in privato è abbonato a Sky e si gusta action movie made in USA, Bombolo e Cannavale. Compra, tutti i santi giorni in edicola, l'Unità e Micromega ma non li legge, e nascosta tra le prime due, la Gazzetta dello Sport e la legge in ufficio.
Il progressista, italiano e no, partecipa a tutti i cortei, sindacali, di partito, pro gay, pro Palestina, contro il nucleare e contro, troppo facile, l'odiato Berlusconi: per l'occasione sfoggia eskimo d'annata in memoria del '68 e i più nostalgici indossano perfino gli occhiali da vista con montatura nera.
Il progressista, italiano e no, fuma spinello e trangugia vodka in qualche rimpatriata tra ex studenti, nel cottage del più casinista della compagnia, rimembra i bei tempi andati quando il Partito, quello serio del PCI, rappresentava l'avanguardia leninista in Occidente ed era testa di ponte dell'URSS, quella seria.
Il progressista, italiano e no, ha pure velleità spiritualeggianti, anticlericale ma sempre alla ricerca del sè, e ovviamente è stato adepto di Osho e frequentato un'ashram in provincia, tra incenso, musica indiana e un po' di fumo per spurgare i chakras.
Il progressista, italiano e no, caduti i miti del '68, l'URSS, Mao e pure il PCI, non gli resta che Uolter, un Fidel dimezzato, un gringo Zapatero e il solito spinello libero, unica icona culturale e politica di riferimento. E tra una voluta di fumo e un ricordo, tutto sfuma.

F.to OSCURA FORZA DELLA REAZIONE

venerdì 11 settembre 2009

ASPETTANDO L'AVATAR


Da un anno a questa parte, sono fautore di una linea di indagine cognitiva speciale, concernente la denuncia chiara e forte di un complotto - qualcuno chiamerà in causa la psichiatria - orchestrato da IL GRUPPO ai danni dell'umanità. Il complotto si sviluppa lungo tutto lo spettro del visibile e dell'invisibile, utilizzando strumenti convenzionali ed esotici. Chi credesse di identificare IL GRUPPO attribuendogli un volto etnico, politico o economico, si sbaglia di grosso, poiché una delle armi preferite ed efficaci di questo ORDINE DELLE TENEBRE, è proprio il mascheramento: non è mai quel che sembra. Ho più volte accennato che le mie fonti di informazioni sono diverse, e vanno dal proficuo contatto con un agente dei servizi di un non meglio precisato paese europeo, fino all'uso di tecniche operative che attingono a personali capacità manipolative dell'infrarosso e dell'ultravioletto psichico.
Il quadro che delineo è raccapricciante, è vero, e sembrerebbe vana ogni speranza di reazione. Ogni uomo di fronte al potere, politico economico religioso, si sente fragile quando non schiavo. La forma di democrazia diffusa in Occidente, è una parvenza di libertà e di salvaguardia dei diritti individuali e ce ne accorgiamo all'indomani di ogni tornata elettorale: chiunque vinca o perda, le cose rimangono le stesse. Detto questo, non dobbiamo confondere i pallidi figuranti della politica visibile con i reali padroni del vapore, a cominciare dal volenteroso inquilino della Casa Bianca (a proposito, guardati le spalle cow-boy). Da almeno due secoli, chi comanda nel mondo non appare mai in prima fila. E ogniqualvolta qualcuno ha tentato di cambiar rotta, ecco un incidente, un infarto, uno scandaletto sessuale o finanziario, un golpe, una strage e così di male in peggio. Tutto è strumentale alla causa del potere occulto: guerre, carestie, inondazioni, terremoti, pandemie, mode culturali, mitologie. IL GRUPPO è un ordine delle tenebre, fluttuante, elusivo, entropico, fisico e metapsichico, alieno quanto basta. Si ciba di energia vitale e vampirizza la coscienza. Obiettivo fondamentale: distruggere tutto ciò che è vita, libertà, eros, agape, elfico presente nel mondo fin dalla sua fondazione. Quanto affermo lo sostengo e difendo, senza fini di lucro, senza bisogno di notorietà. Tanti prima di me, con coraggio ed onestà hanno sostenuto le tesi che veicolo, con modalità diverse magari e con dati alternativi, ma tutti comunque convinti di una cosa: qui ci stanno scippando il mondo. Forse non saranno le mie inchieste nè quelle di altri fededegni a liberarci dalle spire malefiche de IL GRUPPO, ma può bastare l'azione combinata di pochi uomini e donne che sentono forte il desiderio di rompere le catene, per inceppare i macabri ingranaggi della centrale del kaos, aspettando l'Avatar. Ora, ci sono donne e uomini per tale impresa spirituale?

mercoledì 9 settembre 2009

SI FA PRESTO A DIRE 2012



Questo vi risponde il Signore dell’universo : ‘ Io
mando il mio messaggero a preparare la strada davanti a me. Il Signore che voi
desiderate entrerà subito nel suo tempio. Attendete dunque il messaggero che
proclamerà la mia alleanza con voi. Eccolo, sta per arrivare. Chi potrà sopravvivere
al giorno in cui egli giungerà ? Chi potrà restare in piedi, quando apparirà ? Egli
sarà come il fuoco che raffina i metalli, come il sapone che lava le vesti’.
Malachia, 3, 1-2

martedì 8 settembre 2009

LA CULTURA DELLA MEMORIA





Gli analfabeti possono essere straordinariamente intelligenti. È presso di loro che è nato il mio gusto per l’osservazione della realtà più profonda. Quando ero molto piccolo, un pauperillo in quel di Stimigliano (Rieti), accompagnavo i miei amici contadini nelle loro fatiche quotidiane, come governare le bestie, seminare, zappettare l'orto e così via. Mi meravigliavo della loro saggezza pratica. Mi insegnavano i versi degli uccelli, quando cogliere un frutto maturo e quello beccato da un uccellino era più saporito, il mistero del tempo sia meterologico che filosofico. Sì, erano dei filosofi della natura, grazie alla loro eccezionale capacità di ascolto e di osservazione. Custodi del creato. Non sapevano sicuramente declinare: rosa, la rosa, ma conoscevano le diverse specie di grano, d’orzo, d’avena, conoscevano l'erba buona e cattiva. Avevano per indicarle bei nomi, quei nomi che trasformiamo in poemi nelle nostre civiltà libresche. Mi piaceva osservarne l'andatura caracollante, il passo sicuro e sapiente. I contadini non cadono mai. Posseggono il segreto della terra, passano senza difficoltà apparente tra solchi, marane, fossi e senza mai perdere l'equilibrio. Ho così imparato a camminare senza stancarmi e senza far rumore. Ricordo, avevo cinque anni, che rivolgevo spesso ad un contadino di nome Pietro, domande strane su fantasmi, mostri, cose strane nei cieli e lui, si fermava, prendeva un fazzolettone dalla saccoccia e si asciugava il collo dal sudore e incominciava a raccontarmi storie incredibili, mano a mano si faceva più serio, perché le storie diventavano paurose, terribili a volte. Una storia in particolare mi sorprese e mi impaurì alquanto, quella del serpente con le orecchie che lo aveva sorpreso e fatto fuggire più volte. Aveva la testa grossa come quella di un cane, orecchie sporgenti, e il corpo tozzo e squamoso, due metri di carne puteolente. NatGeo e Piero Angela inorridirebbero, ritenendo inattendibili tali fatti, ma a me poco me ne cale. Era, quel mitico serpentone, il mio peggior incubo notturno, fino a quando... Tutto questo vive in seno alla terra, nella sua linfa, nel vento e sotto il cielo. Questo costituisce la vera pedagogia dell’uomo vivo e concreto, a contatto con le cose e con il mistero.

Oggi abbiamo dimenticato chi eravamo per un imbecille ipod. Conoscevamo il segreto dei fulmini e vi abbiamo rinunciato per rincorrere un quark scadente. Eppure in quei campi di grano, una antica potenza ci ricorda ancora ciò che abbiamo dimenticato.

domenica 6 settembre 2009

A VITERBO LA BOTTEGA DELLE MERAVIGLIE


Sono stato introdotto per la prima volta nella bottega magica – una rivendita di frutta e verdura situata nel vecchio quartiere di San Faustino a ridosso delle mura cittadine - del mio maestro, in un momento storico completamente diverso da quello attuale. La vicenda si svolge il 1971, a Viterbo, sonnolento capoluogo italiano che pure amo, storicamente sotto il protettorato di Santa Romana Chiesa, della Democrazia Cristiana e di latifondisti illuminati. Cambiavano i regimi politici, ma l’Istituzione religiosa aveva sempre la sua influenza, il suo fiato pesante e le sue mani umidicce sulle miserande coscienze dei miei concittadini, i quali campavano sotto il giogo di quattro proprietari terrieri (proprietari anche di banche, palazzi, esercizi commerciali, supermercati etc.), artefici del bello e del cattivo tempo e presumibilmente compiacenti verso i chierici. Siccome ogni cittadino credeva di non essere irreprensibile, subiva ma mai protestava, mormorava semmai, si rinchiudeva nel privato, si costruiva un perimetro sociale intorno al suo gruppo di amici e tirava a campare. Il sistema sia esso politico che religioso, da che mondo è mondo, promuove con tutti i mezzi a disposizione l’egoismo e la paura, coordinate necessarie per disegnare una mappa e stabilire un territorio dai confini precisi, inviolabili, come una prigione. Democratica si intende...
Malgrado lo stagnante clima culturale e la piattezza sociale, covava tra i meandri della città un sapere arcaico, magico, retaggio secolare della nostra città sin dai tempi etruschi fino alle conventicole catare medioevali. Oggi quella magia era custodita gelosamente da pochi legittimi adepti e da veggenti, attorno ai quali ruotavano i più disparati clienti per risolvere problemi di salute lavoro amore, conoscenti più o meno interessati, opportunisti (medici, avvocati, notai, poliziotti, commercianti, politici) che mai avrebbero confessato pubblicamente di frequentare siffatti stregoni – che volete, nella mia città l’immagine è tutto –. I custodi del fuoco sacro istruivano soprattutto pochi, selezionati e riservati allievi, vecchi e giovani indifferentemente. La bottega magica, così da me ribattezzata, era unica e distinguibile da altri ritrovi occulti, presenti in città e in provincia. Unica, perché unico era il mio maestro. Distinguibile, perché non aveva nessuno degli elementi stereotipati che si vorrebbero presenti in luoghi simili. Ma egli chi era? Sono sicuro che molti di coloro che lo hanno avvicinato, se non tutti, hanno avuto voglia di porgli questa domanda ma il suo prestigio ed il suo potere erano tali che non osavano formularla apertamente. A volte si trattava di semplici curiosi, altre di persone assetate a cui era stato detto che a questa sorgente avrebbero potuto estinguere la loro sete. Lo shock dell’incontro superava sempre l’aspettativa ed allora alcuni preferivano fuggire piuttosto che entrare in un’esperienza che rischiava di far loro mettere in dubbio ogni preconcetto. All’epoca in cui lo conobbi, era il 1971, non era più giovanissimo; aveva quarantacinque anni, ma ne dimostrava molti di più. Egli univa alla maestosità di un vegliardo l’agilità di uno schermitore capace di uno scatto fulminante; ma per quanto imprevedibili fossero i suoi sbalzi d’umore e sorprendenti le sue manifestazioni, non abbandonava mai una calma impressionante. “Assomiglia - mi aveva detto un mio amico, studioso di filosofia indiana, prima di condurmi da lui - al Bodhidharma... per la sua severità di risvegliatore di coscienza”. Per me, più semplicemente, riscontravo in lui il portamento piuttosto pericoloso di un pirata, uno Jack Sparrow invecchiato dalle miglia e dal rum, utile e determinante compagno quando le cose si complicano; ne aveva l’autorità. Egli sarebbe stato capace di gettarvi nel lago  dopo  avervi sottratto l’orologio ed il portafoglio e poi di tendervi il braccio per tirarvene fuori. La cosa più buffa è che, appena salvati, avreste sentito il bisogno di ringraziarlo.
La parola “autorità” ha connotazioni talmente diverse da generare malintesi. Diciamo che il mio maestro emanava l’impressione di una forza tranquilla alla quale gli stessi animali erano sensibili. L’ho visto con i miei occhi, cani e gatti lo seguivano per la strada, senza motivo apparente. Quante volte ho visto persone simili a lupi pacificarsi al suo fianco, al punto che avrebbero preso cibo dalla sua mano.
La sua andatura, i suoi gesti non erano mai precipitosi, ma, come quelli di un montanaro o di un contadino, erano legati al ritmo della respirazione. Ricordo il giorno in cui, per il ritardo ad un appuntamento che mi aveva fissato, avevo percorso precipitosamente la via che mi conduceva alla sua bottega. Cominciavo a farfugliare una scusa quando egli lasciò semplicemente cadere su di me queste parole: “Mai affrettare”.
Lo si sentiva carico di un’esperienza quasi incomunicabile. Dipendeva forse dall’aver incontrato nel corso della sua esistenza molte creature di cui conosceva tutte le debolezze e dall’aver fatto della condizione umana un soggetto di meditazione quasi costante? Oppure da un altro motivo?
Se si stabiliva tra lui e voi una certa complicità, gettata come un’angusta passerella sopra gli abissi, essa poggiava non tanto su speculazioni intellettuali quanto su semplici evidenze quali freddo, caldo, altezza, larghezza, ieri, domani, io, qui, ora. Una complicità con il sapore della sincerità, ancorata nel più profondo dell’essere.
Quanti lo hanno conosciuto potranno farlo rivivere a partire dall’opera alla quale egli ha legato il suo nome e cioè tanto dagli scritti di cui è l’autore, in un improbabile italiano – autodidatta e quasi analfabeta, aveva una curiosa capacità di calcolo mentale che però naufragava non appena doveva trascrivere sulla carta operazioni semplici come l’addizione e la sottrazione, per non parlare delle sue lacune culturali profonde come profonda era la sua veggenza -  quanto da realizzazioni compiute in altri campi sotto la sua direzione e dietro la sua ispirazione. Bisogna, infatti, sempre risalire alla sorgente. Dopo la nostra, ogni generazione si incamminerà, se lo vorrà, con un materiale che le sarà proprio, verso una nuova lettura del mio maestro. Noi che l’abbiamo conosciuto, non andremo a cercarlo in un archivio, anche se contenesse testimonianze stampate o documenti ufficiali, con la speranza di trovarvi un eco della sua voce. Evocheremo la nostra esperienza, i nostri ricordi più vivi.
Era un uomo assolutamente libero, ogni suo gesto era inimitabile. Noncurante delle convenzioni sociali, avrebbe trattato un re, un barbone, una nobildonna e una bagascia alla stessa stregua: con semplicità, arguzia, umiltà e rispetto. Per lui siamo tutti uguali nelle nostre bassezze così come nelle rare, per la verità, altezze.
Il suo negozio di frutta e verdura era piccolo, si sviluppava in due ambienti poco illuminati. Si respirava un mix di odori pazzeschi: peperoni al fumo di sigarette nazionali, broccoli cotti all’incenso orientale, vino aromatizzato con stucco umido. Il mio maestro fumava come il proverbiale turco, amava un buon bicchiere di vino del consorzio, di quello in bottiglia di vetro col tappo a vite di metallo, il più economico per intenderci, e giocherellava come un bambino ritualizzando l’accensione dei bastoncini di essenze esotiche, dagli aromi indecifrabili ma, così ci garantiva, dalle capacità di neutralizzare le cattive vibrazioni prodotte dalle cattive persone.
Era un uomo di potere. Veggente e mago, utilizzava l’astrologia e gli arcani maggiori dei tarocchi pur sbagliando spesso i calcoli per la stesura di un oroscopo, e interpretando in maniera asistematica le combinazioni delle carte a seconda dei casi. Eppure ci indovinava sempre, incredibile. Il potere che possedeva prescindeva da tecnica ed erudizione, leggeva nel profondo delle anime passato, presente e futuro con semplicità, a volte con un sorriso di consolazione altre con mestizia. Umano nella sua umanità ma misterioso nel suo spirito, a tal punto che preferiva mascherarsi da cialtrone quando gli capitavano persone che volevano ingannarlo, preferendo il disprezzo e la commiserazione dei potenti, che comunque lo temevano. Mi diceva che era meglio per la nostra arte essere sottovalutati e derisi, considerati addirittura truffatori – bricconi divini direbbe Furio Jesi – perché in questo modo il demonio si sarebbe esposto e così l’avremmo fregato. La battaglia che ci accingevamo a compiere era quella eterna, di sempre: il Bene contro il Male. Drammaticamente semplice. Illuminante.
Il mio maestro si chiamava Scandurra e la bottega era la sua propaggine occulta, tangente con dimensioni proibite, lovecraftiane, quantistiche - aggettivi questi che avrebbe respinto al mittente considerandoli paroloni incomprensibili. Dopo infinite peregrinazioni presso ruderi etruschi e templari, dopo interminabili operazioni magiche in case infestate o evocazioni di entità dai regni interdetti, anche a notte inoltrata si ritornava comunque nella sua bottega, a bere un bicchiere di bianchetto e a fumare una cicca in santa pace. Una camera di compensazione per sciogliere le tossine dell’anima, una torre ad alta frequenza pranica per ristabilire una simmetria interna esterna.
Vi racconto un episodio, banale forse, ma che ben inquadra il clima instaurato nel nostro ambiente.
Una sera di gennaio, dopo cena, quando nella mia città vige un coprifuoco tacito sia per il freddo che per le abitudini pantofolaie dei suoi abitanti, mi trovavo ad attendere Scandurra sotto il porticato della piazza principale ove risiede anche il municipio. Era sicuramente una situazione insolita, tanto da far incuriosire una volante della Polizia che passava lì per caso – e se dico per caso è proprio così – e dopo una manovra da telefilm americano mi si piazzarono davanti, a pochi centimetri, facendomi sobbalzare. Con fare intimidatorio l’agente alla guida mi incalzò:
"Chi sei e che diavolo vai facendo qui?". 
Schiarendomi un po’ la voce da un groppo in gola, risposi con sincerità imprudente:
"Sto aspettando Scandurra, il fruttarolo di San Faustino, dobbiamo recarci sul ponte del Diavolo,  nella Commenda Templare per una evocazione".
Le facce dei due poliziotti sbiancarono e con ben altro tono chiesero curiosamente scusa:
"Ci deve scusare, signore, conosciamo Scandurra, anzi se può ce lo saluti, sono Mancini e qui a fianco c’è il mio collega Ferri. Di nuovo tante scuse e buona notte".
In pochi secondi l’Alfa Romeo sgattaiolò via in un vicolo a sinistra senza por tempo in mezzo. Dopo poco arrivò Scandurra con la sua Cinquecento bianca, puzzolente di fumo e verdura. Gli raccontai l’accaduto in preda ad un ansia terribile e lui mi rise in faccia divertito.
"Angelo mio impara a tené botta, non c'avé paura delli puliziotti, de chi commanna, dei professoroni. A noi chi c'ammazza? Stamo fori dalle mappe geografiche."

giovedì 3 settembre 2009

CITTADINO DEI DUE MONDI


Italiano di nascita e cittadino dei due mondi, posso considerarmi e ne sono orgoglioso, inattuale, perciò sempre alla moda – contento io... Mi considero un mago, o uno gnostico, perché in possesso di una capacità unica e potentissima, quindi ritenuta pericolosa, quella cioè di manipolare il mio mondo psichico: niente a che fare con trucchi da fiera o con pozioni portentose alla Harry Potter. Di questa capacità, di questo dono, mai ne ho tratto vantaggi materiali tanto meno sociali. Tuttavia, seppur vivendo in un consorzio umano agnostico, pierangeliano, natgeo, clericale, dove se non appartieni alla lobby radical chic sei out, in un tale contesto secolarizzato ove l'esoterico è merce da paranoici, sono considerato peggio dei delinquenti. Non c'è cosa peggiore per questa società l'essere ritenuto eretico. Già, l'eresia, sia essa religiosa, politica o culturale, è peggio della lebbra, loro non ti perdonano. Perdonano i terroristi, inventano sanatorie per ogni crimine, ma chi strappa con il comune senso del reale è uno spregevole parìa. Poco male, meglio unico che indifferenziato. Però, che strike the balls.

Il mundus imaginalis, che è poi il nostro mondo, è un linguaggio fatto di segnacoli che deriva dal linguaggio primo, quello della Creazione. Chi intende questo meccanismo comprende la ragione dell'esistenza e il funzionamento dell'Universo, e quindi la sua Legge divina: chi se ne impadronisce o si mette a disposizione del prossimo o, e qui sta la magagna tragica, si crede Dio. Ed è proprio questa, invero, la volontà e, in definitiva, il fatale destino dei maghi “neri”, quella cioè di dominare l'Universo facendosi supplenti di Dio: ma una tale superbia ha giocoforza la propria nemesi. Come la folgore Satana cadde dal cielo, così è la sorte di chi osa troppo contando sulle proprie forze e credendo di poter essere arbitro del proprio destino, adoperando energie e conoscenze per innalzarsi come Torre babelica verso l'infinito.

Si usa questa immensa potenza per cambiare la propria vita, ma è la potenza che dirige la danza. Solo un'umiltà non strumentale, un sentire naturalmente umano può incanalare questo immane fiume cosmico verso un fine di bene condiviso, di comunione col Divino, di oceano d'amore. La tentazione di sfruttare la potenza per gonfiarsi a dismisura, acquisire potere d'esser causa, è formidabile. Nel mio piccolo, che non è poco, ho resistito senza fatica eccessiva.

Studio la religione come un'entità reale, una forza motrice nella vita delle persone. Ma che cos'è la religione, in sostanza? Perché le persone razionali ancora l'accettano? Perché tutte le religioni dell'umanità, in tutti i tempi, mostrano singolari somiglianze le une con le altre? In parte, tale somiglianza risiede nell'unità delle operazioni della mente umana. Un'implicazione di questa tesi è che ogni cambiamento nel sistema della religione ha immediatamente effetto su tutti gli altri sistemi che creano la storia: la mente forma l'azione e la religione programma la mente.

La mia non è una ricerca accademica - sono un fuori casta e scolasticamente irregolare - ma una vera ricerca di tipo cognitivo e spirituale.

Mi sono appassionato allo gnosticismo già durante i primi anni settanta del secolo scorso. I testi di Nag hammadi, riscoperti in età moderna il 1945, come in una classica spy story, erano stati nascosti per secoli perché offrivano variazioni alla Bibbia, sfidando così l'idea di verità della Chiesa cristiana. Gli gnostici vedevano la vita come sabotaggio, ribellione e fuga dagli dèi brutali che governavano il mondo. Lo scopo della conoscenza è il suo uso: ciò significa cambiare il mondo. Questi testi sono un offerta ad un ordine ideale che trascende completamente la vita come noi la conosciamo. Chiunque trovi l'interpretazione di questi non farà esperienza della morte.

mercoledì 2 settembre 2009

CAVALIERI DELLA LANDA DESOLATA


Ogni cercatore di Verità, dovrebbe far propria la consegna tradizionale: impedire che certi valori spirituali, certe verità ulteriori, scompaiano del tutto. La Chiamata dall'alto, il Viaggio iniziatico, la Lotta contro il Drago (l'io), il raggiungimento di uno Status superiore, l'esistenza di Piani ulteriori dell'Essere, la funzione ambivalente del Femminile; immagini archetipali trasmesse nei secoli e che oggi quasi nessuno più riconosce. Dobbiamo saper ricevere questi valori, esser desti così da poterli incarnare. Accendiamo il nostro golgota.
Tempi cupi ci attraversano, ci infiacchiscono. Sembra di vivere in un mondo privo di senso. Tutto è uguale, tutto è programmato, tutto è finto. Eppure, amici, eppure l'altra realtà è possibile, è contigua, tangente. Da qualche parte si aprono delle porte, ma non tutti hanno occhi per vederle nè coraggio per oltrepassarle.