Chi legge "esamini tutto, ma ritenga solo ciò che è giusto".

La mente non è un vessillo da riempire, ma un fuoco da accendere.

sabato 24 marzo 2012

L'IMPERO STA MORENDO, MA NOI SIAMO IN BUONA SALUTE

Gioia di vivere dei pellegrini cosmici

In armonia con la Creazione

Loro sopravviveranno al crollo dell'Impero Oscuro

I 9 Mondi dello Spettro Psichico

Non prevarranno


Il Mondialismo è la più funesta malattia ontologica che l'umanità abbia mai patito. Essa è iniziata il 1500, appena dopo la scoperta ufficiale dell'America. La data, ovviamente, è soltanto indicativa, ma per chi avesse la briga di scartabellarsi le cronologie, e non solo quelle manipolate dai vincitori, si renderà conto degli avvenimenti a catena che da tale incominciamento si sono prodotti. A dirla tutta, con la distruzione dell'Ordine Templare e del suo sogno, già si erano visti all'opera i processi dissolutori in Occidente. E se dovessimo giudicare tutti i suoi tragici effetti alla luce di una visione alta della Vita e dell'Uomo, ebbene, non ci rimarrebbe che considerare tale Sistema come l'acceleratore dell'Età Oscura verso la sua inevitabile fine.
Il Mondialismo ha fabbricato una società soltanto apparentemente aperta, dipinta come democratica (demoniocrazia) e spacciata come la migliore soluzione possibile ai problemi dei popoli. L'Impero che c'è dietro il regime mondialista ha potuto affermarsi invertendo il flusso di quelle potenze dell'anima originarie dell'uomo: volontà intelligenza sentimento. È riuscito nell'intento di costruirsi una struttura labirintica della società, per meglio difendersi da eventuali sabotatori. Il Piano è stato così raccapricciante, da risultare antiumano. Già, chi sente certe cose mi capisce. Alieni? Macché.

L'ALLACCIO EMPIO COI MONDI OSCURI
Se potessimo visitare non visti, le 'stanze dense' di incontro degli stregoni a capo della Cricca, scopriremmo luoghi rituali, dove si respira una brutta aria. Anzi, diciamola tutta. Dove l'aria è pesante e le vibrazioni hanno frequenze insolitamente lente. Perfino i muri, le decorazioni, hanno qualcosa di insolito. Eppure i luoghi di cui stiamo parlando possono trovarsi benissimo nel nostro quartiere, magari in un condominio di edilizia popolare. Perché no? Credete davvero che usino ville patrizie e palazzi rinascimentali, suite al centesimo piano... anche, ma non soltanto. Ecco, da lì, dalle stanze dense preparano l'allaccio. Sì, avete ben capito, l'allaccio fatidico con i Signori della Fiamma, provenienti dai mondi oscuri delle tenebre esteriori. Darest Sharma è la casa madre di tutte le stanze dense presenti a miriade in tutti i Nove Mondi, dai quali spargono il morbo. L'allaccio consiste nel creare le condizioni psico-tecniche affinché ciò avvenga. Non vi fate cojonare da tutto quell'esoterismo spacciato per cammino spirituale che trovate nelle anticamere di quelle stanze. Son solo brandelli di un sapere dimenticato e tradito, ciò che veramente conta per loro è la fede nella causa attuale. Loro non hanno più bisogno di bassa manovalanza, ne hanno reclutati abbastanza. I 'mediatori' cercano donne e uomini predestinati, dalle caratteristiche particolari, con quel certo senso psi più o meno latente. Son disposti a comprare ma anche a ricattare se necessario. Vanno evitati come l'inferno... se si entra nella loro sfera d'azione sono c****, come direbbe Scandurra. Dove possono contattarvi? I mediatori vivono in perfetta simbiosi con l'elemento terra, insomma sono fra noi. Sul posto di lavoro, al bar del vostro isolato, all'esclusivo tennis club ma pure in periferia, nei locali chiccosi o malfamati. Sono dappertutto. Del resto sono secoli che operano capillarmente in Europa, in Oriente, nell'estremo Occidente. I mediatori hanno risorse praticamente illimitate. Li trovate tra i carbonari e a corte, nelle cellule anarchiche come fra i reazionari. Giocano a calcetto con noi tutti i venerdì sera o son nostri compagni intorno al tavolo da poker. Erano tra gli Alleati, ma li abbiamo trovati schierati pure tra gli hitleriani nella Seconda Guerra Mondiale. Sono come te e me, almeno in apparenza. Non c'hanno distintivi o quasi. La Storia sembrerebbe dar loro una patente di invulnerabilità. Vincono sempre loro da secoli e secoli, almeno fino a ieri.

NON PASSERANNO
Oggi, Anno del Signore 2012: la fine dell'Impero Mondialista è prossima. Lasciar crollare una cosa condannata forse è un bene: può significare

risveglio, autorealizzazione, libertà.

Gli ultimi strascichi dell'Impero, il colpo di coda deve ancora esser dato. Noi non ci faremo intimidire più. La Guerra è spirituale. Ciò che è eterno in noi sarà la nostra salvezza.

Chi siamo?
Siamo pellegrini cosmici alla ricerca dell'Assoluto, amiamo, gioiamo di fronte alla Creazione, mettiamo in pericolo la nostra vita per un fine elevato, siamo amici di tutto e di tutti; non ci curiamo delle convenzioni borghesi, non ci difendiamo dai dinieghi degli scettici. Non vogliamo essere imitati da nessuno. Siamo spontaneità pura, pura libertà. Per noi il mondo è l'esplosione della libertà, che i mortali ragionevoli vogliono sottomettere e dirigere verso una fine entropica. Non provochiamo rivoluzioni né distruggiamo gli altri. Al contrario, ci facciamo collaboratori del divino: promotori di ordine; siamo in grado di vivere nella regione intermedia tra cielo e terra, il mondo mediatore da dove procede l'energia universale e che è il legame di tutta la realtà. L'universo è ogni giorno fresco, come le correnti del mare. In ultima istanza, beviamo il calice amaro dell'immanenza per alleggerire il carico al mondo. Ci troviamo allora in una sorta di simbiosi soprattutto con il popolo e siamo temuti dai potenti, che vedono in noi ciò che loro stessi non sono stati in grado di realizzare. Vi è un pellegrino cosmico in ogni uomo, un essere unico e dunque incomparabile, irriducibile a qualunque schema. Non sarà forse che la cultura tecnocratica temporanea, invece, dietro una facciata di una democrazia egualitaria e di un ordine suscettibile di essere dettato dai computer (gli «ordinatori», quelli che classificano), vuole ridurci ad un comune denominatore, considerandoci semplici numeri? Non sarà piuttosto che questo archetipo di cui stiamo parlando è il seme dell'unico «eroismo» che è ancora presente in ciascuno di noi?
Si può tracciare una sintesi del cammino del pellegrino:
essere in comunione con l'universo,
avere coscienza di dover mantenere l'ordine cosmico,
non restare attaccati al transitorio
e compiere la propria opera senza volerla giustificare attraverso i risultati.


venerdì 9 marzo 2012

IUS 48 - Ritorno a Deya

L'essere si inoltrò nel bosco. Lo seguimmo. Scandurra mi accennò all'esistenza di una vetta luminosa. Poi, avvertimmo un melodioso canto di bambini che si alzò tutt'intorno. Era canto gioioso. Poi li vidi. Erano luci nelle luci, senza ombre, privi di contrasti interni, immersi in un campo radiante multicolore. I senzacorpo, come li denominò il maestro, ci aprirono la strada verso una collina. Avvertii un desiderio inquieto, che si ripercosse su tutta la mia anima. Sembrava una processione, ascoltando le note del canto. Il contrasto era straordinario tra noi uomini in carne ed ossa e loro, i senzacorpo splendenti, energie luminescenti che fluttuavano nell'aria come angeli. La scena assumeva i contorni di un sogno soave, leggero, fresco. E allora ammirammo la vetta di quel colle, coronata di luci. Ha LL Fast si rivolse a noi:

    - Vorremmo perfezionarci ulteriormente, non per superbia ma per una necessità della nostra stessa essenza. Di natura rifuggiamo il caos. Ma la cima è ancora lontana.

Giunti sulla sommità, fummo circondati da centinaia di esseri elettrici, quasi fossero un comitato di ricevimento. Sentivo la loro natura, normalmente felice. Erano contagiosi. Ci sentimmo, infatti, contenti. La collinetta si ergeva su di uno strapiombo il cui fondo era coperto da nebbia. Ebbi paura di quell'abisso così tenebroso.

    - Hanno voluto condividere con noi l'adunanza sacra. Ad ogni fine ciclo cosmico si radunano quassù e cantano la loro felicità all'universo. La propagano e ogni essere può sentirla. Esistono per ricordare al mondo che il nostro fine è la gioia. Per induzione risvegliano l'anima di ognuno di noi. Quando senza motivo apparente percepiamo un brivido corroborante, un fremito di benessere, beh, è la vibrazione del loro canto felice che ci giunge. Pensa, Angelo, ci sono popoli che dedicano tutta la loro vita per gli altri. Così, senza compensi o vantaggi. Naturalmente.

In quell'immensa plaga di luce, come tanti fiori, spuntarono miriadi di senzacorpo, luccicanti, gloriosi. Mi sfiorarono il viso. Fui inondato da un calore buono e mille scintille sgorgarono dalle loro forme. Quelle gocce di luce sembrarono vivere di vita propria, volavano saettando per ogni direzione, come impazzite. Allargai le braccia e vi si posarono. Prive di peso e tuttavia avvertivo la loro leggera pressione sul mio corpo. E allora vidi il mio riflesso su di uno specchio d'acqua, ma rovesciato e mi prese una vertigine. L'alto e il basso si scambiarono di posto. Il mondo sembrava invertito: cielo sotto e terra sopra. Aghi luminosi mi penetrarono dappertutto. Una lunga scossa elettrica mi attraversò. Dalla mia spina dorsale scaturirono flussi vitali di energia che a velocità pazzesca raggiunsero la sommità della mia testa e oltre, a mò di fontana. Avvertivo ogni cellula del mio corpo, ne sentivo l'orbita, il movimento. Caspita, era fantastico. Un fascio di condotti lucenti giravano a mille all'ora dentro di me. E spaziavo viaggiavo, mi estendevo ovunque. Ridevo dalla contentezza. Piangevo dalla contentezza. Mi commuovevo col tipico pizzicorio al naso. Rilasciavo robaccia putrida fuori di me. Odori immondi fuoriuscivano da ogni poro della mia pelle. Quando, lentamente uno stato di gioia pura mi assalì. Spruzzi odorosi di rosa giungevano alle mie nari. E poi mi adagiai per terra. Quello fu l'ultimo ricordo che ebbi lassù, tra gli angeli di luce benedicenti.

Il maestro mi scosse. Ripresi lentamente coscienza. Appoggiato ai piedi di un albero, cercai di riprendermi. Avevo la bocca impastata e non riuscivo a spiccicar parola. La testa nemmeno la sentivo. A dirla tutta, era tutto il corpo che avvertivo diverso. Mi guardavo le mani, le ruotavo di 180° e mi apparivano assai diverse, come più lontane dai miei occhi. Già, i miei occhi: mi vedevo oltre la nuca, un po' spostato in alto. Ero fuori di me? Eppure governavo il mio corpo, ma da un altro punto di osservazione. Quanto sarebbe durata questa sensazione? Oppure questa sarebbe stata da lì in poi il mio nuovo status: quell' essenza di pura energia che aveva un prolungamento di carne e nervi non più decisivi per la vita. La mia vita mi appariva una rappresentazione della Vita più grande, estesa, intensa, compiuta.

    - Vuoi spremere il limone invece che coltivare la pianta? - mi fece Scandurra.

Il suo intervento ebbe l'effetto di uno scrollone. Tutto ritornò alla normalità, sebbene essa mi sembrò sempre meno uguale a quella di prima.

    - Cosa mi è successo? Sono cambiato? Avverto ancora le scosse elettriche dietro la schiena. Cos'è... kundalini che si è svegliata?
    - Lascia dormire il serpe, se non sei in grado di domarlo, giovane amico. Un passo... un passo per annerire le cose, vecchie di generazioni. Ci si abbevera alla fonte e il gioco è fatto. Certo, bisogna farne di strada e non tutti i ristori sono schietti.
    - In pratica ho fatto un passetto in avanti sulla via o cosa?
    - Una piccola apertura che comunque permane. Vi sono delle esperienze devastanti che o ti ammazzano o ti rendono più vivo. La circolazione delle luci ha fatto capolino, il pavone ha sciolto la coda. Un omaggio del popolo dei senzacorpo.

Ripartimmo di buona lena. Seguendo il maestro, notavo la sua perizia da camminatore. Ci insegnava, infatti, che ''camminare è un'arte''. Seguendo i sentieri giusti, compivamo un atto magico. La terra che ti reggeva, diventava tua alleata. Uno scambio di forze si innescava: scaricavamo fatica e zavorre per poi assorbire freschezza e vigore. Il passo lento, corto, le spalle che dondolavano e le braccia-a-bilancia nei tratti più duri della strada, senza dimenticare le mani ad antenna per meglio raccogliere il flusso proveniente dal suolo. Era uno spettacolo emulare Scandurra che camminava tra boschi e campagne, sia viterbesi che deyane. C’è poi pure un suo passo speciale, che contraddistingue il procedere verso cose grandi. È simile a una freccia diretta al suo bersaglio …
Feci tesoro dei suoi insegnamenti. Lo seguivo senza affaticarmi, anche per chilometri. Di tanto in tanto, ci fermavamo per appoggiarci al tronco di un albero, sfioravamo un masso roccioso, aggiravamo uno stagno, saltavamo un ruscello: tutto ciò per captare segnali. Madrenatura ci parlava e noi dovevamo soltanto ascoltarla col dovuto rispetto. Tutto è opera della Creazione.

    - L'uomo potrebbe conoscere la posizione precisa di ogni atomo del cosmo, fiammeggiare della stessa luce divina, soltanto se fosse allacciato al Padre Celeste. Invece che fa? Si è fatto intrappolare in un carcere radioattivo, che giorno dopo giorno gli rosica l'anima. Eppure, prima di Atlantide e quando Saturno non era ancora velenoso, gli uomini della prima razza c'avevano tutto gratis. Riuscivano perfino a sentire i suoni delle stelle perché liberi dal velo. La Luna regolava il ciclo femminile al millesimo e tutto viaggiava in armonia. Era bello, Angelo. Eh, poi c'è sempre qualche ''rompicojoni'' cosmico, titanico e senza vergogna, che si nutre di mondi e contamina cuori e intelletti della stessa fame. La conoscenza allora ''sdirazza''. Ogni tanto si sente una nostalgia profonda, qualcosa che ci manca e che abbiamo perduto. Dentro ogni uomo permane una cellula primigenia, retaggio ancestrale permanente che lo collega con l'origine malgrado i milioni d'anni passati. In fondo, non possiamo fare a meno di ricercare la nostra casa.
Uscimmo dal fitto bosco in direzione di una grande distesa pianeggiante verdeblu. A circa cinquanta passi da noi, notammo la sagoma di una piattaforma circolare. Ci avvicinammo. Alta non più di un metro per cento di diametro. Liscia e senza segni di saldatura, era di metallo bronzeo; se ne stava lì, placida e un po' curiosa tra onde d'erba. Somigliava ad una enorme moneta, poggiata o conficcata non si sa bene perché. Che cos'era? Quale era la sua funzione? Scandurra notò la mia curiosità e prima che glielo domandassi, mi anticipò:

    - Antichissime vestigia, così si dice?, di una civiltà scomparsa, Samastia. Sembra una base di atterraggio? Ed è così, infatti. È tutto ciò che è rimasto di quel popolo, di quella città. In mezzo al prato, un astroporto dimenticato ma perfettamente funzionante.
    - In che senso, funzionante?
    - Attende da cento anni una nave galattica salpata e mai più ritornata. Per quella civiltà era di vitale importanza la missione di quei pochi coraggiosi. Ma un turbine di fuoco incenerì tutti e di quel vascello non se ne seppe più nulla... ma l'astroporto è sempre pronto per l'atterraggio.
    - Ma maestro, chi aspetta? C'è qualcuno?
    - Oh no. Morirono tutti. Ma prima prepararono le condizioni utili per l'eventuale ritorno dei loro fratelli.

Non riuscii a comprendere cosa volesse intendere. Che senso aveva tutto questo? E poi, che missione avrebbero dovuto compiere? E poi ancora, dopo un secolo nessun pilota sarebbe sopravvissuto.

    - Come i sopravvissuti di Atlantide. Esuli dal grande evento distruttore, si diressero su altri mondi. Ma ritorneranno.

Si sedette sul bordo della piattaforma e io con lui. Malgrado la temperatura esterna fosse mite, quel metallo era freddo. Scandurra si guardò intorno e sorrise a mezza bocca.

    - Pensa se tornassero proprio adesso che ci stiamo noi. Sarebbe magnifico.
    - Mi prendi in giro, maestro, vero?
    - Mah, ho la netta sensazione che dopo 100anni sia giunto il tempo del ritorno. Noi li accoglieremo col massimo rispetto.

Un silenzio improvviso pervase tutta la pianura. Non si sentivano più gli strani versi di animali. Mi si rizzarono i capelli dietro la nuca. L'astroporto cominciò a vibrare. Ci alzammo svelti. Scandurra mi spinse verso l'inizio del bosco, a 50metri di distanza e mi indicò col dito una direzione del cielo. Una specie di ragno gigantesco si avvicinava velocissimo alla piattaforma. Una massa titanica, una carlinga immane, scura, spaventosa frenò di colpo a pochi metri di altezza e atterrò. Malgrado la mole non emise alcun rumore. Silenziosa e mortale. Alta cento e larga almeno centocinquanta metri, a mala pena toccava con le sue quattro zampe di ferro il bordo della piattaforma, che rinculò per poi stabilizzarsi. Sottovoce chiesi a Scandurra se si fosse preso gioco di me. Era tutto combinato, immaginai.

    - No, sapevo del loro ritorno, ma non si aspettano di trovare noi. Hanno creduto di potercela fare a salvare il loro popolo, toccando i posti più lontani degli universi sulle tracce di un essere, forse in grado, da solo, di evitare il disastro... a volte la fede è tutto quello che ti serve. Le cose purtroppo presero un altro verso. Gli emissari di Darest Sharma furono implacabili e disintegrarono ogni cosa. Ora i samasti sono ritornati e dove prima c'era una splendida città-stato, vedranno ciò che è rimasto. Una piccola traccia di quello che era prima: un cerchio fedele.

Sempre Darest Sharma al centro di tutte le disgrazie. Sembra la storia comune a molte civiltà. Alcune declinano naturalmente, ma molte, appunto, spariscono nel nulla a causa di guerre infinite. Poi, non so bene perché ma ebbi uno strano presentimento, probabilmente privo di fondamento, ma fu così dirompente che chiesi al maestro:

    - Tu fai riferimento ad una data, un anno... il 2012 come fine del nostro mondo. Te la butto così come mi viene... faremo la stessa fine di questa civiltà deyana dei samasti? Soccomberemo anche noi ad una invasione?
    - L'umanità, uso 'sta parola perché non mi piace quell'altra, la massa, oggi usata dai politici; allora, l'umanità ha perso il contatto con l'origine. E questo è un fatto. Non ci sono più nobiltà dello spirito. Secondo gli atlantidei, gli uomini si differenziano in nobili e bassi. Non c'entrano le caste, le classi, no, qui si intende ben altro. L'uomo atlantideo, che è come dire nobile, sceglie i mezzi e sa rischiare... è distante nei confronti di se stesso. Egli c'ha fede, osserva un codice d'onore, possiede una visione della realtà al di sopra dello sporco ego. Non teme la morte e rispetta la vita, ma sempre con distanza. Per l'atlantideo è vergognoso attaccarsi a cose meschine, senza importanza reale. Una parte dell'essenza di quegli uomini alti, fu trasmessa ai popoli d'Europa e a quelli di India e Tibet. Ma gli uomini bassi ebbero il sopravvento, perché i nobili decaddero a causa della superbia. Credere però che ciò derivi dal materialismo, dall'avarizia, dal potere che è in mano a quattro stronzoni, vuol dire essere ingenui. Anche se fossimo tutti buoni e bravi, il pericolo della fine non diminuirebbe di un etto. Cristo fu messo in croce perché i potenti del tempo erano ignoranti, non possedendo più la conoscenza non compresero. No, Angelo, non è una questione morale. Atlantide finì non per la corruzione e i bordelli che pure erano presenti, ma per una conoscenza deviata e, tuttavia, il mondo fu salvo ma perdette qualcosa di grande. Oggi si nega la fonte originaria e forse è troppo tardi. La legge dei cicli cosmici non si batte, una rottura tosta profonda lacerante ci sarà, ma non tutto è perduto. Non tutto. Un filo ci lega sempre all'origine. Un filo sottile, certo, tenue, ma non si spezzerà. L'energia e la struttura cosmica che guidano i cicli non sono state costruite a cacchio di cane. Che ne dici? Il Grande Tempo si sta esaurendo, ma quel poco che rimane è di qualità; rode lo spazio, e questo è un altro fatto, ma lo spazio scivola altrove e si distende meglio di prima. Noi conosciamo il Tempo e ne leggiamo i flussi, la loro misura e dove si dirigono. Ciò non esclude un intervento extraterrestre distruttore, che rientrerebbe nella scena degli eventi lungo la linea di confine. Possiamo far qualcosina per dirigere il Passaggio nel Varco e incanalare tutto il disordine in un nuovo ordine. Faremo queste cose non perché siamo i migliori, ma perché siamo gli unici a farlo.

Un fascio di luce blu sortì da un lato della nave stellare verso terra. Una sagoma umanoide lo attraversò lentamente e si diresse verso di noi.