Chi legge "esamini tutto, ma ritenga solo ciò che è giusto".

La mente non è un vessillo da riempire, ma un fuoco da accendere.

domenica 9 giugno 2013

THE FLAME STILL BURNS




-1-
Il codice del samurai va cercato nella morte.
Si mediti quotidianamente sulla sua ineluttabilità.
Ogni giorno, quando qualcosa turba la nostra mente,
dobbiamo immaginarci squarciati da frecce,
fucili, lance, spade.
Travolti da onde impetuose,
avvolti dalle fiamme in immenso rogo,
folgorati da una saetta, scossi da un terremoto che non lascia scampo,
precipitati in un dirupo senza fine,
agonizzanti per una malattia
o pronti al suicidio per la morte del nostro signore.
E ogni giorno immancabilmente
dobbiamo considerarci morti.
È questa l'essenza del codice del samurai.

-2-
È male quando una convinzione diventa duplice.
Non si deve cercare altrove se si è scelta la Regola del samurai.
Questo vale per qualsiasi cosa venga definita "Regola".
Chi si attiene a questo principio dovrebbe essere in grado
di prestare orecchio a tante Regole diverse
essendo, tuttavia, sempre in armonia con la propria.

-3-
Se si dovesse esprimere in una parola il requisito essenziale del samurai,
la base di tutto è una incondizionata devozione al proprio signore, anima e corpo.
Mai dimenticare che quanto di più fondamentale esista per il servitore è il suo signore.

-4-
È un'utile prospettiva vedere il mondo alla stregua di un sogno.
Quando abbiamo un incubo, ci svegliamo e diciamo a noi stessi che abbiamo sognato.
Si dice che il mondo in cui viviamo non è affatto diverso.

-5-
Tra le massime scolpite sul muro del signore Naoshiga ce n'è una che diceva:
"le questioni di maggiore gravità vanno trattate con leggerezza"
Il maestro Ittai commentò: "le questioni di minore gravità vanno trattate seriamente".

-6-
Come diceva uno degli anziani, chi colpisce il nemico sul campo di battaglia è come
il falco che si avventa su un uccello. Sebbene nello stormo se ne contino migliaia,
il falco non presta attenzione ad alcun uccello se non a quello che ha puntato per primo.

-7-
Secondo gli antichi una decisione andrebbe presa nello spazio di sette respiri.
È necessario essere determinati e avere il coraggio di gettarsi al di là dello steccato.

-8-
È bene che il samurai anche quando è sul punto di
essere decapitato conservi l'abilità di compiere
un'ulteriore azione senza incertezze.
Se saprà tramutarsi in un fantasma vendicatore
e mostrare grande determinazione,
benché privato della testa,
egli non morirà.

-9-
È bene che si porti sempre nella manica un po' di terra rossa.
Può accadere che nel riaversi dopo l'ebbrezza,
o destandosi dal sonno, il samurai mostri un colorito esangue.
In tali occasioni è opportuno fare ricorso
alla terra rossa.

-10-
Quando si è presa la decisione di uccidere una persona,
anche se sarà difficile riuscire seguendo un percorso rettilineo,
indugiare in lunghi accerchiamenti non avrà alcuna efficacia.
La regola del samurai impone l'immediatezza,
dunque è meglio attaccare frontalmente.

-11-
I nostri corpi ricevono la vita dal profondo del nulla.
Esistere là dove non vi è nulla è il significato della frase:
" la Forma è il vuoto".
E il fatto che ogni cosa trae sostentamento
dal nulla, è il significato della frase:
" il Vuoto è forma".
Sarebbe errato pensare che si tratti di due concetti distinti.

-12-
Di certo non esiste altro che il particolare scopo del momento presente.
Tutta la vita di un uomo è fatta di momenti che si susseguono.
Chi sa comprendere pienamente il momento presente,
non dovrà fare altro né dovrà porsi altri scopi.

-13-
Si può imparare qualcosa da un temporale.
Quando ci sorprende un acquazzone
Cerchiamo di non bagnarci affrettando il cammino ma,
anche sforzandoci di passare sotto i cornicioni delle case,
ci bagniamo ugualmente.
Agendo con risolutezza fin dal principio,
eviteremo dunque ogni perplessità
e non per questo ci bagneremo di più.
Tale consapevolezza si applica a tutte le cose.

-14-
Si dice che ciò che siamo soliti definire "lo spirito di un'epoca"
sia una cosa alla quale non possiamo tornare.
Il fatto che questo spirito tenda gradualmente a dissiparsi
è dovuto all'approssimarsi della fine del mondo.
Pertanto, sebbene coltiviamo il desiderio di
riportare il mondo allo spirito di cento o più anni fa,
ciò non è possibile.
Dunque è importante che da ogni generazione si tragga il meglio.

-15-
Nella regione di Kamigata è diffusa una specie di
cestino da pranzo intrecciato che si usa
un solo giorno nelle
passeggiate campestri.
Al ritorno i gitanti se ne liberano calpestandolo.
La fine è importante in tutte le cose.

[ Yamamoto Tsunetomo, Hagakure (1659-1721)]

Splendessero lanterne
Splendessero lanterne, il sacro volto,
Preso in un ottagono d’insolita luce,
Avvizzirebbe, e il giovane amoroso
Esiterebbe, prima di perdere la grazia.
I lineamenti, nel loro buio segreto,
Sono di carne, ma fate entrare il falso giorno
E dalle labbra le cadrà stinto pigmento,
La tela della mummia mostrerà un antico seno.

Mi fu detto: ragiona con il cuore;
Ma il cuore, come la testa, è un’inutile guida.
Mi fu detto: ragiona con il polso;
Ma, quando affretta, àltero il passo delle azioni
Finché il tetto ed i campi si livellano, uguali,
Così rapido fuggo, sfidando il tempo, calmo gentiluomo
Che dimena la barba al vento egiziano.

Ho udito molti anni di parole, e molti anni
Dovrebbero portare un mutamento.

La palla che lanciai giocando nel parco
Non è ancora scesa al suolo.
[Dylan Thomas]

Tu già fosti ruscello
e poi quel fiume
che inondò la terra dei miei giorni.
Così la tua alluvione fosse alta
e tracimasse l'argine di fine
io m'abbandonerei lento per lune
bianco di bianco a l'acqua di morire.

[Ferdinando Tartaglia]

Quello che veramente ami rimane,
il resto è scorie
Quello che veramente ami non ti sarà strappato
Quello che veramente ami è la tua vera eredità

Il mondo a chi appartiene, a me, a loro
o a nessuno?
Prima venne il visibile, quindi il palpabile
Elisio, sebbene fosse nelle dimore d’inferno,
Quello che veramente ami è la tua vera eredità
La formica è un centauro nel suo mondo di draghi.
Strappa da te la vanità, non fu l’uomo
A creare il coraggio, o l’ordine, o la grazia,
Strappa da te la vanità, ti dico strappala
Impara dal mondo verde quale sia il tuo luogo
Nella misura dell’invenzione, o nella vera abilità dell’artefice,
Strappa da te la vanità,
Paquin strappala!
Il casco verde ha vinto la tua eleganza.
“Dominati, e gli altri ti sopporteranno”
Strappa da te la vanità
Sei un cane bastonato sotto la grandine,
Una pica rigonfia in uno spasimo di sole,
Metà nero metà bianco
Né distingui un’ala da una coda
Strappa da te la vanità
Come son meschini i tuoi rancori
Nutriti di falsità.
Strappa da te la vanità,
Avido di distruggere, avaro di carità,
Strappa da te la vanità,
Ti dico strappala.
Ma avere fatto in luogo di non avere fatto
questa non è vanità. Avere, con discrezione, bussato
Perché un Blunt aprisse
Aver raccolto dal vento una tradizione viva
o da un bell’occhio antico la fiamma inviolata
Questa non è vanità.
Qui l’errore è in ciò che non si è fatto, nella diffidenza che fece esitare.
[Ezra Pound, Pisan Cantos (Canto 81)]


Di là dall’intelletto raziocinante, di là dalle credenze, di là dai sentimenti, di là da ciò che oggi vale in genere come cultura e come scienza, esiste un sapere superiore. In esso cessa l’angoscia dell’individuo, in esso si dissipa l’oscurità e la contingenza dello stato umano di esistenza, in esso si risolve il problema dell’essere. Questa conoscenza è trascendente, anche nel senso che essa presuppone un cambiamento di stato. Non la si consegue che trasformando un modo di essere in un altro modo di essere, mutando la propria coscienza. Trasformarsi – questa è la premessa della conoscenza superiore. La quale non sa di “problemi”, ma solo di compiti e di realizzazioni[…]La mutazione della propria struttura più profonda è ciò che solo conta ai fini della conoscenza superiore. Questa conoscenza – la quale è ad un tempo sapienza e potenza – è essenzialmente “non-umana” e ad essa si perviene per una via presupponente il superamento attivo ed effettivo, ontologico, della condizione umana.[…]La conoscenza superiore è in tutto e per tutto esperienza.
[Gruppo di Ur, Introduzione alla Magia (Ed. Mediterranee)]

Io ho sempre considerato le credenze umane — quelle che i padri ci trasmettono con il sangue e che troviamo quasi solidificate nelle opinioni comuni fino a che nuove idee, insinuandovisi, non le sconvolgono — come una realtà invisibile, logicamente indimostrabile eppure presente e viva assai più delle cose che si toccano con mano: un’aura misteriosa che ci avvolge e nella quale ci muoviamo e che ad andarci contro ci si sente quasi mozzare il fiato, come succede a chi corra contro vento. Per la qual cosa, dovunque mi trovi, cerco sempre di mettermi in sintonia con cotesta atmosfera spirituale che io sento nuova e diversa, ma che mi investe e poi mi trascina. Anche adesso debbo dimenticarmi di essere un europeo, abituato a giudicare tutto al lume della logica e a distillare concetti con l’alambicco dell’intelletto; debbo quasi dissolvere la mia personalità nel subconscio collettivo di questo popolo che mi ospita, come in un mare tranquillo sul quale ancora non freme vento di opinioni nuove e ribelli. Prima di mettermi in camino farò come fanno i Tibetani che, sul punto di intraprendere un viaggio o, comunque, quando avvertono per misteriosi suggerimenti la imminenza di forze ostili, ricorrono a una cerimonia propiziatoria ed esorcistica che si chiama barcè selvà «eliminazione degli ostacoli» (...). Certi riti non si capiscono con la descrizione che ne puoi leggere sui libri; bisogna vederli. E poi, chissà? Io per natura ho sempre creduto più alle cose che non vedo che a quelle di cui la scienza mi vuole far certo e che oggi sono in un modo e domani in un altro. Togli all’uomo l’imprevisto ed il mistero ed il vivere si riduce a un noioso transito di cibo.
[Giuseppe Tucci, A Lhasa e oltre.]
Egli è convinto di credere al nulla, pensa di abbandonarsi al nulla, ma sotto questa parola negativa, sotto questa parola approssimativa, sotto questa parola limite c’è qualcosa che gli resta nascosto.
[Pierre Drieu La Rochelle, Racconto segreto, cit., p. 23]

Dio ci concede la grazia del primo capitolo, poi tocca a noi scrivere il secondo.
[Scandurra]

 

 

VOLERE NON È POTERE
Malinconico è lo spettacolo dell'indifferenza e dell'indolenza generale per il piano invisibile, la cosa più importante della vita. Capisco bene che chi è costretto a lavorare per guadagnarsi il pane oggi, non abbia tempo di pensare al domani. Disperazione e paura attanaglia l'animo della gente semplice e buona, che non ha nulla a che vedere con coloro che si son macchiati delle peggiori nefandezze per dominare il mondo. Si addensano sull'orizzonte nuvoloni di tempesta da far spavento e quella infame cricca di potenti a stelle e strisce continuano imperterriti nella realizzazione di piani infausti per l'umanità, come se niente fosse, così, giù nell'abisso, con quel senso perverso di autodistruzione. A nulla servono le piroette dialettiche di quegli imbonitori da circo, affaristi dell'anima, che via tivvù o web, nei teatri o attraverso corsi costosi, ci illudono con le tesi secondo le quale basta credere in se stessi e facendo un mai precisato salto quantistico si è così arbitri del proprio destino. Ma per favore, ci vuole ben altro che formulette e slogan pubblicitari per cambiare la propria vita. “Pensa positivo” e il mondo si piegherà ai tuoi piedi, è un gran bel sogno che resterà tale. Ho imparato che per spostare un millimetro la linea destinale della mia vita c'ho impiegato dieci anni e con l'aiuto decisivo di Scandurra, non so se mi spiego. Case editrici pur serie, continuano a stampare libri coloratissimi e dai titoli roboanti sul segreto dell'universo a portata di mano, sulle dieci regole per far successo e guadagnare milioni, di tecniche grazie alle quali potersi collegare alla fonte dell'energia dell'Universo per compiere miracoli: brodetti new age che promettono mari e monti in poche paginette di esercizi pseudoyogici, con aggiunta di fisica quantistica da rotocalco ed una spruzzatina di mentalismo americano alla Mulford. Mutare in corso d'opera la propria vita, contrastare il riflesso della morte lenta e inesorabile dell'Universo, sono battaglie titaniche per chiunque. E poi, ma ci rendiamo conto dei reali rapporti di forza tra noi, poveri disgraziati e i padroni del mondo? Che nelle mani di pochi bastardi ci sono le risorse di tutto il pianeta, che possiedono tecnologia e armi sofisticatissime, che fanno il bello e il cattivo tempo, anche in senso letterale? Entrano a gamba tesa nella nostra coscienza per irretirla, adulterarla, invaderla. Ci vuol ben altro per contrastare la marea nera della narcoipnosi, della finanza avvelenata, della politica che puzza di merda fumante, dell'ingiustizia sistematica. Ci attaccano da tutte le parti, in una guerra soprattutto dell'anima, dove soltanto forze tremende provenienti dal cosmo potrebbero cambiare le nostre sorti. Ma arriverà qualcuno a salvarci? Io dico di sì, ma non basta ancora, occorre un puro atto di conoscenza da parte nostra per vedere il Varco, e decidere il da farsi. Ci rincuorerebbe assai vedere l'invisibile e grazie a ciò non perderemmo la speranza in una vita migliore. Scandurra ci diceva che quei porci bastardi che governano la Terra, un domani prossimo soccomberanno, ma ci vorrà sempre una nostra spintarella per gettarli nel fosso. Facciamo a capirci.

INIZIO DEL CAMMINO
Strana scienza la sapienza arcana, l'unica che, per essere studiata, richieda una trasformazione interiore, e poi, sul più bello, quando già si pregustano i frutti, eccola sfuggire di nuovo. Allora ci dobbiamo preparare a nuove fatiche, la nostra stessa costanza è sotto esame, per vedere quanto vale la decisione presa di elevare se stessi dal misero stato della vita ordinaria, in fondo tale anche per chi è sorretto da un buon karma. Ero ragazzo a 13anni, quindi giovanissimo per i criteri comuni, ma il ricordo di come avevo vissuto e l'idea di quanto la mia vita era stata in balia delle circostanze, allora diventava sempre più netta la sensazione che non ero poi così giovane. Finita la scuola dell'obbligo con esiti modesti, di estrazione sociale media, non ero legato ad alcun gruppo politico perché mi resi conto che ben altro tipo di comprensione occorreva allora come oggi per sanare le piaghe di questa società. Data la mia situazione, forse non priva di un fattore psicopatologico, fatta da un'idea di forza, di perfezione, ma anche da una natura debole, decisi di orientarmi a ricercare i mezzi del successo (o forse semplicemente per sopravvivere) nel misterioso e nelle possibilità della mente. Dopo delle forti delusioni, dovute anche al fatto di non essere mai riuscito a mettere in pratica quanto letto sui vari libri, mi sono trovato diverso, più adattabile nella forma e più sicuro nella sostanza; con una migliore conoscenza di me stesso, dovuta al fatto di aver allargato la coscienza ad una porzione di quello che prima era il subconscio. Diverso, sì, con una esigenza nuova di equilibrio spirituale, connesso con la vita di ogni giorno, ma senza esserne minimamente corrotto. Questa diversità tra me ed i coetanei aveva creato qualche problema di socializzazione, compensata in parte dalla mia natura solare. Il mio isolamento, non tanto sociale quanto psicologico, più una fragilità nervosa formavano il carico, il fardello di una personalità fallace, lungi da essere realizzata. E come avrei potuto, del resto. Comunque, per tornare a bomba, non avete idea di quanti mosconi accorrano quando lanci idealmente un messaggio nella bottiglia? L'Occulto è una radio cosmica in modulazione di frequenza: basta accenderla e ti ritrovi con cento emittenti sfavillanti, fracassone, sobrie, enigmatiche, parafiene, confusionarie, dai sapori forti o insipidi. Sul sentiero incontrai alcuni presumibilmente più avanti di me, ognuno sostenitore accanito delle più svariate dottrine, che valutai allora tutte interessanti e in pochi mesi – correva l'anno 1971 – preso da una frenesia insana le provai tutte. Non sempre però tali “maestri” si rivelavano all'altezza. Spesso, si dimostravano di basso livello, senza alcun fine spirituale. Scoprii, insomma, l'acqua calda delle umane debolezze. Notai pure che l'una corrente misteriosofica criticava l'altra – Dash lava più bianco – e non riuscivo a comprendere se questo era un bene oppure no. Sapevo di confraternite superiori, rosa+croce e templarismo su tutte, eppure non mi capacitavo dove si nascondevano i loro epigoni regolari, tra le tante offerte moderne di esoterismo riveduto e corretto. Mi trovavo in mezzo al guado spirituale, senza bussola né consapevolezza di cosa stavo cercando realmente.

Erano emerse alcune questioni che reputavo capitali. Domande alle quali ritenevo urgente delle risposte.
Qual'è il limite tra vita ordinaria e vita occulta? Quali dovevano essere i requisiti necessari del neofita? Gli esoteristi devono aver successo nella vita mondana o devono nascondersi? Che atteggiamento avrei dovuto prendere verso la Chiesa e la religione? Dovevo, prima di dedicarmi anima e corpo alle cose occulte, sistemarmi sul piano ordinario?

Vivevo tra mille dubbi. Sconfortato dagli scarsi risultati, ero sull'orlo di abbandonare ogni velleità esoterica. Poi incontrai Scandurra. Si dice che quando il discepolo è pronto, il maestro arriva. Io non ero pronto, ma siccome stavo affogando un soccorritore giunse al momento giusto. Certo, rispetto alle biografie dei grandi iniziati del passato, lui era un attimino diverso. Anzi, non sembrava proprio un maestro di sapienza. Ma tant'è. Forse mi meritavo un “fruttarolo” analfabeta, scurrile, dedito al fumo e all'alcol... Beh, ringrazio il Cielo per avermelo fatto incontrare.

Molte cose mi si schiarirono in pochi giorni, frequentando semplicemente la sua bottega magica. Innanzitutto la mia natura propendeva verso la conoscenza, anche concepita come acquisizione di poteri: Scandurra fece in modo di mortificare tale aspetto della mia tendenza. Mi insegnò ad operare simultaneamente sul mio mondo interno e nel mondo profano. Dovevo tendere sempre e comunque a equilibrare, a temperare tali componenti della mia vita. Aprirsi al mondo senza farsi coinvolgere. Non aver paura a nascondere la propria natura quando realizzata. Il segreto non va protetto, esso si protegge da solo: chi ha cattive intenzioni non potrà mai usare la nostra conoscenza. Scandurra dice che la cassaforte dove è depositato il tesoro è sempre aperta, ma pochi sanno come è fatta.

I requisiti ce li avevo, eccome, e, al contrario di quanto andavano affermando negli ambienti iniziatici, il mio maestro sosteneva che li avevano tutti gli uomini, in fondo, bastava tirarseli fuori. Caspita, compresi che il cammino non era elitario, per pochi, ma soltanto per chi desiderava farlo e chi lo desiderava trovava la strada. Tutto qui. La religione andava rispettata. Nella sua liturgia, nella preghiera, nei riti, si nascondevano verità, potenze, mezzi. Avevamo dei doveri verso la società e verso noi stessi, dovendo ognuno adempiere agli uni e agli altri con giusta proporzione, a seconda quanto ci dettava la coscienza, fino a quando le istituzioni rimanevano degne e rispettose della libertà e della giustizia: Re finché ne è degno.

In conclusione. L'importante è saper trarre un profitto spirituale da tutto ciò che accade in noi e intorno a noi; e poi, cercare ciò che è bello, perché possiede luci e dimensioni destinate a rinnovare gli stati della nostra coscienza. Ammirare un tramonto sopra un orizzonte collinare, non è romanticismo, è per la legge analogica un percepire la linea cielo/terra dentro di noi e cogliere il punto di congiunzione tra spirito e materia. Bello è un incipit di un libro che casualmente sfogliamo in una libreria del centro, e che ci prende per forza e messaggio. Bello è paralizzarsi di fronte ad una cattedrale che punta i suoi pinnacoli verso l'universo e ascoltare la musica delle pietre. Bello è entrare in un bosco per sentieri interrotti e scoprire che esiste la pace e il ristoro dell'anima. Bello e contemplare il volto di una donna senza desideri di possesso. Bello è un goal di Cavani guidato nel puro gesto dagli dèi indi. Bella è la sensazione che ci dà una voce umana, un canto, un quieto parlare. Bello è farci bagnare i piedi dalla schiuma dell'onda marina, quando l'acqua è un brodo. Un valico, una sorgente, un albero solitario in mezzo ad una campagna autunnale: bellezza allo stato puro. Bello è vivere, anche quando sembra tutto finito.

LA MEMORIA DELL'ANTICA POTENZA
Oggi la scienza e la cultura dominante ci vorrebbero far credere che la storia sia progressiva e che un continuo incremento di valore contraddistingua l'essere e l'agire dell'uomo; noi dell'anonima abbiamo ragione di credere, e non solo noi, che l'umanità sia in realtà in uno stato miserevole di regresso. Le facoltà extrasensoriali che tuttora si manifestano in una minoranza della popolazione mondiale, non sono che forze residuali salvate dalla memoria bio-storica, tracce di profonde correnti di forza psico-animica aggregatrice che in una situazione primordiale, edenica se volete, mantenevano armonici rapporti fra gli uomini, fra questi e le forze cosmiche. La telepatia, per indicare una emblematica potenza dell'anima, era allora una forza operante ed universale che univa gli uomini fra loro. Sentimenti e pensieri erano messi a disposizione in ogni comunità: nessuno può far soffrire deliberatamente un altro, se avverte le sofferenze di quello come proprie; nessuno è deficiente, quando ha a propria disposizione le risorse intellettive dell'intero gruppo. È il segreto di una società perfettamente integrata. Le grandi tradizioni religiose e mitiche narrano di una caduta, di un tragico strappo avvenuto tra gli uomini e il divino: di un'età del ferro che succedette a quella mitica dell'oro; di un peccato d'origine che valse a scatenare gli appetiti e gli sfoghi di un ego separatista, aggressivo, sopraffattore. Ora non ci rimane di far altro che restaurare lo stato edenico perduto. Solo se riusciremo a sentire l'antica fiamma crepitare sotto millenni di sovrastrutture ideologiche e restrizioni goetiche, potremo di nuovo, per l'ultima volta, far rinascere l'uomo solare. Nel frattempo, Atlantide risorgerà dall'oblio.

UOMINI-FIAMMA

  • Era un'idea folle – raccontava Scandurra – e grazie al cielo la presero in considerazione e l'attuarono. Durante il grande esodo, dopo la dipartita di Atlantide verso lidi interdimensionali, alcuni gruppi usciti dai sopravvissuti, sono partiti per formare mondi coloniali secondo specialissimi criteri. Uno fra questi gruppi, un culto eccentrico, aveva lo scopo dichiarato di ripristinare quei sensi che l'uomo avrebbe lasciato atrofizzare nel proprio organismo. Gli uomini-fiamma, così erano soprannominati, risvegliarono la potenza, altrimenti in esilio dopo la fine di Atlantide. Grazie ad una rigida applicazione della loro conoscenza sono riusciti a tirar fuori alcuni individui dotati di talenti spettacolari, sì, proprio incredibili se valutati rispetto ai normali standard umani. All'inizio neppure gli uomini-fiamma avevano idea dell'effettiva estensione dei campi sensoriali che stavano facendo emergere. Sono nati talenti in grado di affrontare situazioni di cui neppure loro concepivano l'esistenza. Dopo Atlantide, è tutto un mondo che prende vita.

L'anonima talenti che iniziò a formarsi dal 1968 circa, fu la continuazione con risultati alterni ma non meno eccezionali, di quelle comunità cultuali della fiamma che si propagarono nei Nove Mondi. Scandurra fu fortunato – come asseriva di frequente – a trovare elementi come noi disposti a tutto: intenzionati a rinunciare a carriere, profitti, successi mondani, a tranquille esistenze, per dedicarci unicamente all'addestramento. Mentre ci insegnava a risvegliare la potenza, sperimentavano la stessa in mille modi.

Dobbiamo entrare dentro alle cose, per capire la realtà che ci circonda. Sentirla, fino a inghiottirla e scomparire in essa. La linea di demarcazione tra ciò che percepiamo e ciò che si situa oltre i sensi ordinari, è sottilissima, facile a passare se ci abituiamo a sentire il mondo dentro, facendo a meno dei pensieri e sostituendoli con le figure, le immagini, i segni stellari (gli archetipi). Questo lavoro di sostituzione della forma-pensiero con le immagini, non è frutto di un procedimento meccanico né concettuale, bensì un lento ma progressivo lasciarsi andare verso l'essenza delle cose, del loro interno, entrare in risonanza con oggetti e persone, con le forze della Natura e i suoi abitanti sottili. La materia ci risponde se noi la sollecitiamo, se le lanciamo un messaggio ad alta frequenza. Scopriamo che tutto è vivo e ci chiama, perciò dobbiamo affinare i sensi, o meglio, scuotere l'anima, ricondurla alla sua reale dimensione, che tutto infonde e con tutto è fusa. Emerge così una nuova vibrazione, che ci permette di entrare in sintonia d'onda col Creato. Si infrangono le paratie stagne della condizione umana terrena e prendiamo contatto con le dinamiche cosmiche.

UN MONDO DENTRO UN MONDO
Scandurra benché conosciuto in certi ambienti iniziatici – le voci viaggiano così come le energie – faceva di tutto per rimanere un insignificante “fruttarolo”, un po' strano, certo, ma confuso tra i tanti operatori dell'occulto presenti in provincia. Chi però entrava casualmente in quella bottega, scarsamente illuminata e dove gli odori di verdura e di frutta si mischiavano al puzzo perenne di sigaretta, non rimaneva indifferente. Una mattina, un cliente del quartiere entrò trafelato e balbettando si rivolse al maestro:

  • Mio figlio è stato arrestato dalla polizia per detenzione e spaccio. Gli venisse un colpo. Quel cojone s'è messo a fare il delinquente per guadagnare soldi facili. Gli ho trovato lavoro come muratore. Non ha voluto studiare, pazienza, vorrà dire che come me avrebbe lavorato da subito, e allora cosa dovevo fare? Dai e dai un posto glielo ho trovato. E lui che fa? Lo stronzo. Non so a quale santo raccomannamme.

Scandurra gli offrì un bicchiere di bianco e lo fece sedere su una cassetta vicino al bancone.

  • Tuo figlio non c'entra. Lo conosco. L'hanno incastrato. Qualche suo amico, fijo de bbona donna l'ha messo in mezzo per parasse il culo. Vedrai che tutto s'aggiusta. Ora telefono al capo della squadra mobile e gli dico le cose come stanno.
  • Ma Scandù, quelli nun te vedono e nun te sentono. Devo trovargli un ca*** di avvocato...
  • Ma hai capito che ti ho detto? Ma che cacchio dichi? Adesso vo al bar e telefono in questura. Tu stai bbono, ti calmi un attimino e poi ti dico.

Uscì in fretta e furia. Dopo un decina di minuti tornò con un vassoio con bitter e tramezzini.

  • Tutto a posto. Il dottore è stato bravo. Ha capito subito e, tempo 24 ore, tuo figlio è fuori.
  • Ma come è possibile? - fece il padre, tra l'incredulo e lo speranzoso.
  • Mi deve dei favori. Ogni tanto l'aiuto e sa che non sbaglio quando posso. Ora magna e bevi. Ripigliate. Eh, 'sti padri c'hanno 'na stima pè li figli... appena c'è un casino, giù botte bestemmioni e capocciate addosso al muro.

Il poveraccio non riuscì a mandar giù niente e se ne andò a testa bassa. Non compresi se si fosse veramente fidato di Scandurra o meno. La sera stessa il ragazzo fu scagionato e liberato. Un miracolo per davvero, visto come andavano le cose in Italia. Non era l'unica volta che lui sbrigava affari come questo. Piccoli e grandi drammi della vita si abbattevano come macigni sulla gente. Se poi eri un poveraccio, un disgraziato, non contavi un cavolo e nessuno ti filava. Tranne Scandurra. Ebbe pure dei guai dalla malavita locale. Le sue soffiate alle autorità per districare casi come quello sopra accennato, comportavano reazioni uguali e contrarie – in realtà vedeva dove altri nemmeno immaginavano e le sue informazioni riservate provenivano in realtà da forze extraumane, che convergevano con insistenza sull'intima attività della sua psiche. Una sera uscimmo dalla bottega verso le 21.00, più tardi del solito. A Viterbo a quell'ora c'era il coprifuoco. Manco i fantasmi si facevano vedere in giro, ma i delinquenti sì. Chiusi la saracinesca quando due tizi ci affrontarono, minacciando di tirar fuori il coltello se avessimo strillato. Dovevamo seguirli in macchina.

  • Chi siete e che volete? - fece Scandurra con tono fermo.
  • Senti stronzone infame, vieni con noi con le buone senza fare resistenza, altrimenti ti spanzamo qui, in mezzo alla strada – parlò il più grosso dei due.
  • Non penso proprio. Ora accompagno il mio amico a casa e poi verrò con voi. Questo è quanto – il suo parlare aveva un incedere particolare, rituale.

Curiosamente i due ceffi accettarono. Mentre Scandurra mi portava a casa, non riuscii a spiccicar parola. Ero atterrito, eppure non avrei dovuto temere, visto e considerato che col mio mentore avevamo affrontato ben altri guai. Non so, ma uno strano sentore mi turbava. Appena giunti sotto la palazzina dove abitavo, con un filo di voce salutai il maestro:

  • Ci vediamo domani, non è vero?
  • Ma sì, dai... - mi rispose.

La mattina seguente, corsi letteralmente a bottega, dall'altra parte della città. Il negozio era aperto, grazie a Dio. Entrai di slancio e vidi Scandurra con un'amica a cazzeggiare.

  • Maestro, tutto bene?
  • Oh sì. Ci tenevano tanto quelli lì a rivedere i loro cari defunti che glieli ho fatti incontrare. Bisogna che certa gente sappia cosa si provi a morire, così camperà meglio e non romperà i cojoni al prossimo.

Ad onor del vero, devo anche dire che Scandurra non si interessava a tutti i casi che gli capitavano. Non vi era giornata in cui qualcuno non aveva bisogno delle arti del maestro. Ogni santo giorno, entrava nella sua bottega almeno un uomo o una donna, giovane vecchio maturo, talvolta disperati che necessitavano di aiuto, un ultima speranza spesso: lui diceva 'non posso per ora, la situazione è bloccata' ad uno su tre. Questo non significa che li abbandonava al loro destino. Voleva dire che in quel preciso momento non poteva/doveva far nulla. Su sentieri sconosciuti il maestro li seguiva e nei modi e nei tempi giusti, una mano la dava a tutti. Alcuni casi erano irrisolvibili, almeno secondo i desideri degli interessati, ma statene certi, qualcosa cambiava sempre nella storia di ognuno quando incontrava un uomo come Scandurra.

Nel nostro ambiente esoterico si parla spesso di iniziati, a torto o a ragione, che guardano con occhi distaccati il mondo che gli passa davanti. Non muovono un dito per gli altri, miseri ignoranti. Siccome viaggiano per stati dell'essere irraggiungibili per i comuni mortali, non si mischiano alle beghe umane. A volte penso che certi percorsi esoterici siano alienanti e sterili. Chi non mette a disposizione del prossimo le proprie presunte capacità o i conquistati poteri, o è un volgare cialtrone oppure non ha raggiunto l'illuminazione e non concepisce che sostenere il peso a chi non è dotato non solo è cosa buona e bella, ma è necessario per la legge della Bilancia cosmica. Pure la regina ebbe bisogno della stracciona. Chiuso in una torre di cartapesta, il c.d. iniziato non si accorge che la sua vita sta scemando senza amore. Ci sono scuole di saggezza (sic) che insegnano ad abbandonare passioni e sentimenti, a bruciare ogni forma di desiderio per non esserne schiavi. In realtà, soltanto penetrando dentro le cose ed esplorando l'anima dell'uomo ci si avvicina a Dio. Tormenti, lacrime, malattie, morti sono pur sempre aperture, tragiche certo, che tuttavia ci appartengono e ci permettono di proiettarci verso quel mondo interiore più vasto dell'universo, l'originario, dove la felicità non è un sogno.


sabato 1 giugno 2013

IL SOLSTIZIO DI GIUGNO





Sotto il nome di saggezza, la libertà di spirito fu considerata per tutta l’antichità come il Bene Sovrano.  Essa era l’oggetto, il santo oggetto, e quasi l’unico oggetto delle ricerche dei filosofi.  I metodi per raggiungerlo costituivano la materia di libri interi.  Noi abbiamo mutato tutto questo. Nelle scuole si continua a far studiare ai giovani quegli antichi elogi della saggezza, ma – al pari di tante altre verità che s’insegnano loro, – con il divieto di servirsene.  Oggi, la parola saggezza è screditata, o piuttosto non si usa più poiché non ha più un senso vivo: la parola è morta con la cosa.  Quanto alla libertà di spirito, in tempi normali, essa non attira affatto l’attenzione; nei momenti di crisi, è vista con sospetto.  Un rifugio per civili, durante l’allarme: provate ad esser calmi un po’ troppo ostentatamente, eccovi sul  punto di essere insultato.  Allo stesso modo, provate ad essere un po’ troppo calmi in un posto di comando sotto il fuoco, non sono affatto sicuro che ciò vi attiri tutte le simpatie che si potrebbe pensare.  Per la gente di oggi, la saggezza è «egoismo» e niente altro.  Con questo eccola scomparsa; è il grande motivo di risentimento nel nostro mondo moderno che, come è noto, è fondato sull’amore.  Non si tratta tanto del fatto che voi abbiate un valore; ma soprattutto che non vi sottraiate ad avere le difficoltà che hanno gli altri: ciò significherebbe «disertare».  Tanto che, a volte, si direbbe che la società misura il valore di un uomo dalla quantità delle sue preoccupazioni, e che gli uomini se ne facciano deliberatamente carico per farsi vedere, come i farabutti compiono opere di bene per farsi perdonare.  Così, alcuni sono accusati di non soffrire abbastanza, quando si farebbe meglio a lodarli per quelle ragioni, sia d’intelligenza sia di carattere, grazie alle quali non soffrono di più.  E gli uomini della libertà di spirito possono ben avere anch’essi le loro sofferenze: o non appaiono o sono contestate.  Non potrei giurare, d’altronde che, se pure in misura minima, la stessa cosa non succedesse all’epoca pagana.  Sarebbe molto interessante fare ricerche sull’atteggiamento dell’opinione pubblica nei confronti dei filosofi, e studiarne le immancabili variazioni.  È soltanto all’approssimarsi del cristianesimo, quando il mondo antico si emaciava, aspirando ad una religione dell’intenerimento e della sofferenza, è soltanto allora che i filosofi furono mal visti, perché professavano la fermezza e la serenità, e le possedevano o pretendevano di possederle?  Se non mi sbaglio, i testi che ho in mente, in cui dei filosofi si lamentano dell’opinione pubblica, sono di tutte le epoche.  “Il popolo tiene duro contro la ragione; esso difende la sua malattia” dice educatamente Seneca.  Infatti il popolo “difendeva la sua malattia” a sassate, e credo che è durante tutta l’antichità che i filosofi si fecero letteralmente lapidare, come alcuni raccontano essere loro accaduto… (…) …E poi bisogna proprio dire che il sentimento dell’alta libertà di spirito è un sentimento a tratti altamente inquietante.  Si sente che ciò è abnorme.  È abnorme il fatto di rimanere calmi, quando tutta la gente attorno a noi è inquieta.  Ma ciò non è più abnorme di quanto non lo sia la stessa saggezza, né di quanto non lo sia ogni forma d’ascetismo, in questo mondo; l’una e l’altra, sono anch’esse, dei modi di costringere e superare la natura, e quindi di sfuggirle.  In breve, possedere la libertà di spirito, significa essere saggio; ma non palesarla al primo venuto significa essere ancora più saggio.  Ecco d’altronde un’antica lezione; essa fu impartita dagli stoici: “Fingi d’impietosirti, ma non t’impietosire”.  Qualcuno ha detto che l’arte di governare è l’arte di nascondere la violenza.  L’arte di farsi accettare è in gran parte l’arte di nascondere la propria libertà di spirito. Henry de Montherlant, Il solstizio di giugno, Akropolis, 1983.

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Misteri, miti e magie ci servono come e più del pane, non per uscire dalla realtà, ma per rifondarla e mettere ordine dove il kaos ha operato. Avremo sempre bisogno di eroi, maghi e stregoni, specialmente quando il Tempo finisce, un'era tramonta e cosmici vascelli solcano i nostri affollati cieli. Da alcuni secoli a questa parte, un mondo parallelo a quello percepibile ai sensi, originato dall'Ombra quale massimo emissario del kaos, si è andato sempre più strutturando e ampliando, fino a tracimare su questo piano. Mai come in questa tormentata epoca, il pensiero cartesiano che sorreggeva il sistema-mondo occidentale è in totale rovina. E su delle rovine che l'umanità si trova a dover fare i conti. Malgrado il corso degli eventi, c'è chi complotta, chi trama non più da dietro le quinte di scena, bensì in bella mostra.
Se è di moda parlar di complotti, ciò non toglie che a furia di gridare 'al lupo al lupo', qualche bestia famelica o prima o dopo esce fuori dal bosco in cerca di carne fresca. E gli ignari, gli scettici, i distratti, non saranno pronti.
Di che piano vado cianciando? È presto detto. Una cricca di fulminati, ha in mente di modificare in modo innaturale ed ingiusto l’intero assetto della civiltà. Da chi è composta la cricca? È presto detto. È il risultato dell’azione simultanea di più persone speciali, selezionate da generazioni. Io mi sbilancio di più. Alla testa del Complotto vi è l'Ombra, entità semi-umana e con passaporto alieno. Gruppi, lobby, logge, poco importano le definizioni, i nomi. Un ordine delle tenebre è al lavoro da tempo e si avvale della forma mentis cospiratoria di migliaia (non di più) di uomini e donne (anche fra gli illuminati/fulminati si rispetta la quota rosa) che si adoperano per realizzare il piano globale. Non c'è bisogno di iniziazioni, di grembiulini, di parole di passo e liturgie: è sufficiente agire secondo il flusso dominante. Massoni si nasce, non si diventa.
Come muoversi in un mondo interconnesso con un altro mondo?
Ogni evento, ogni vicenda quotidiana comporta un significato simbolico, eco primordiale, metastorico, universale. Non tutti però hanno la facoltà di percepire il simbolo e ciò che rappresenta. Eppure in ogni uomo alberga la potenza stellare, quindi è possibile acquisire la leva che ci permetterà di vedere oltre la linea di demarcazione tra il noto e l'ignoto, squarciando il velo che ci nasconde la realtà quale essa è e non appare. La storia ha valore quale luogo in cui il mito diviene realtà, in cui si incarna nella vita degli uomini. È pertanto necessario guardare alla nostra vita quotidiana, agli eventi di questi mesi, con altri occhi. Solo il recupero della dimensione destinale e mitica, ci consentirà di lasciarci alle spalle la paralisi dell’azione, già diagnosticata da Nietzsche come malattia terminale dell’uomo europeo. Dalla condizione di turisti oziosi, passivi girovaghi tra le rovine della storia, dobbiamo tornare a proporci come sub-creatori di mondi. Di fronte all'oscura governance imperante è necessario ripartire dalla Tradizione - le idee senza parole tanto vituperate da Furio Jesi - realizzando quel “cambio di cuore” capace di ri–animare le nostre esistenze.

Scandurra ci rassicura, a noi uomini di desiderio di oggi e di domani, che siamo ancora circondati dalle stelle del nostro firmamento interiore e dalle risonanti orbite dei segni appartenenti ai piani sottili. Niente e nessuno ci ruberà l'attimo in cui la Dama celeste si disvela.