Chi legge "esamini tutto, ma ritenga solo ciò che è giusto".

La mente non è un vessillo da riempire, ma un fuoco da accendere.

giovedì 16 aprile 2015

Perché niente nell'universo è mai in quiete



TUTTO VIBRA
Scandurra mi diceva, con tono oracolare, che ogni cosa vibra, uomini cose mondi. La vibrazione è un'onda che si sposta. È una proprietà del campo elettromagnetico dell'universo che costituisce la carne stessa del mondo cosmico. Essa fa parte del secondo livello della realtà. Tutto ciò che è vivente è vibrazione: i nostri pensieri, la luce, il suono e la totalità delle energie conosciute. La terra stessa emette vibrazioni di ordine elettrico, tellurico, magnetico, ecc. Nel momento in cui ci occupiamo degli effetti vibratori degli esseri e delle cose, ci accorgiamo che le proprietà di questa vera e propria “carne vibratoria” sono illimitate. Esse spiegano molto bene le affinità, le simpatie e i legami tra gli esseri così come le loro opposizioni. Possiamo scoprire un punto d'acqua, come fanno i rabdomanti, o comprendere perché è così importante essere in contatto con un buon terreno, camminare a piedi nudi ed essere il più possibile in relazione con gli elementi naturali. Gli aborigeni dell'Australia ascoltano con i piedi e sanno ciò che accade a centinaia di chilometri. I nativi d'America, incollando l'orecchio al suolo, ricevono informazioni da distanze considerevoli, ma da quando gli yankee li hanno costretti a vivere in riserve ed altri sono stati integrati nella società cosiddetta evoluta, hanno perduto il potere psichico. Più si costruiscono estensioni delle nostre facoltà più si atrofizzano le potenze dell'anima. Il sesto senso, caratteristico degli animali, è la possibilità di captare meglio delle onde che, sotto forme multiple (odori, suoni, movimenti di forme), permettono loro di seguire la selvaggina, ritrovare una pista, camminare per centinaia, migliaia di chilometri.
Ogni forma è come una pelle. La pelle o la membrana di una cellula ha una carica negativa all'interno, positiva all'esterno. Si può così dire che una forma o una statua è animata da una energia negativa sul dorso e positiva di fronte. Certe statue possono così essere una sorta di emettitori-ricevitori di onde.
Le civiltà tradizionali conoscevano e utilizzavano le proprietà vibratorie delle forme. Nell'antico Egitto, solo il sacerdote aveva il diritto di entrare nel tempio e di arrivare fino alla statua del dio che ogni giorno egli animava di vita. La forma è una energia in sé, ma può essere resa più potente con un rituale. Si crea allora una doppia polarità tra l'uomo e la statua che rappresenta la divinità, si costituisce in tale modo un nodo vitale. Tutti i rituali possiedono diversi oggetti sacri, come gli stendardi caricati di vita. Una cosa consacrata cessa di essere un oggetto, per diventare un supporto di energia. In Giappone vitalizzano gli alberi circondandoli da una corda: significa che tali alberi, durante una vita centenaria, hanno perfezionato la loro forma e sono diventati degni di venerazione.
Se sono in armonia con la natura non posso che fare il bene. Vale a dire che le vibrazioni armoniose vanno dalla natura all'uomo senza essere alterate. La nostra terra è ormai terribilmente perturbata da tutte le onde che, su frequenze innumerevoli, emettono dei campi che snaturano il nostro ambiente elettromagnetico. Le particelle così mescolate, accelerate, aggrovigliate su tutte le lunghezze d'onda, sono responsabili in parte della sparizione di molte specie vegetali. L'inquinamento è un male terribile per la natura, che dà la cifra della superbia dell'uomo moderno, che si arroga un diritto illegittimo su ciò che ha solo in prestito.
Ci stiamo preparando un domani sconfortante. Tanto più che le vibrazioni e i loro effetti sono poco conosciute ancora. È evidente che un fenomeno globale su scala planetaria squilibra ed affievolisce l'insieme delle forze vitali del nostro pianeta. Modificazioni esteriori influiscono sugli strati geologici, generando terremoti e cataclismi climatici.
Ogni uomo e ogni cosa emettono vibrazioni. Si tratta di frequenze che è possibile misurare. Il nostro corpo, ma anche ogni organo, possiede la propria vibrazione. Ed è così scendendo nell'infinitesimale fino al nucleo della cellula, fino al DNA stesso e al suo interno, fino ai metalli che lo compongono.
Il suono è la carne degli dei, ci dice la tradizione indù, poiché con il suono e le sue vibrazioni, tutte le cose possono essere dette, stabilite, costruite o distrutte. Fu il suono delle trombe celesti ad abbattere le mura di Gerico. Il suono è il linguaggio del divino e degli uomini. Ogni preghiera e offerta è un canto. Ogni conoscenza avviene convertendo un testo in suoni e i suoni in ritmo. È un modo di incorporare in sé la cosa da memorizzare in uno spazio-tempo che diventa ritmo. È per tale ragione che la tradizione orale è la più antica tradizione del mondo. È la vera forma di trasmissione. La scrittura è utilissima, certo, da Gutenberg ad oggi ci ha permesso di conservare una certa conoscenza, non tutta però. Il guru, il fondatore di religione, il sapiente non trasmettevano soltanto una memoria umana, essi trasmettevano la parola, il suono, il ritmo, l'intonazione, la musica e un'infinità di modi di vivere e di sentire ciascun versetto, episodio, formula magica, mantra, parabola. Scandurra ci diceva che per indurre il giusto stato d'animo nell'allievo affinché possa accogliere la risonanza magica, contava l'espressione tonale, la pronuncia, la sua qualità secondo il posto e l'ora, il giorno e la notte. Tanti sono i fattori perché la conoscenza venga assorbita nel modo efficace.
Vi sono numerose terapie d'accesso che utilizzano il suono. Si tratta di una modalità di ritornare alle origini, di ritrovare un'energia vivente e un'arte che permettano al corpo di aprirsi a certe posizioni, di aprire lo spirito alla visualizzazione, di aprire i sensi ad un comune accordo. La voce umana è emblematicamente la chiave che sale e scende, liberando la forma e la musica, il colore e il gusto.
Il termine “vibrazione”, come tutte le parole, abbraccia un campo di realtà complesse. Vibrazione energetica, certamente, ma anche “vibrazioni” nel senso psichico e spirituale del termine. Noi siamo influenzati dai nostri sentimenti ed essi ci guidano, creando campi vibratori positivi e anche negativi tra gli esseri. La distanza non cambia niente nella materia. Gli innamorati, anche se lontani, “sanno” quando sono in conflitto o, al contrario, in armonia. La risonanza del campo vivente è energetica ed affettiva al tempo stesso. Le vibrazioni assumono tutte le colorazioni e rivestono tutte le forme. Se tutto nasce dalla vibrazione, è perché essa è creata da un principio ancora più sottile. Noi dell'anonima talenti assimiliamo la vibrazione alla “materia prima”, la materia originaria. Essa non proviene da un principio creato, ma dall'increato. Ciò traduce il concetto secondo il quale tutto ciò che è proviene da ciò che non è. Le cose della stessa natura non possono produrre che cose della stessa natura, ma esse sono prodotte da cose differenti. Così il soffio (pneuma) possiede un principio creato, cioè la vibrazione che anima e crea i mondi, e un principio increato che è la vera matrice, la sua realtà primaria. Scandurra su questi concetti, per quanto esoterici appaiono, ci spiegava che in fin dei conti ogni cosa è libera, poiché, qualunque sia la sua qualità, è necessariamente rivestita di una qualità più grande. L'energia si manifesta nel suo compimento, per esempio sotto forma di pietra. Alla sua origine, è un fotone di luce. Sebbene tra la pietra e il fotone esista una grande differenza, l'energia è la stessa: è il principio increato che sussiste nella pietra o nel fotone. Il mondo finirebbe già ora se tale principio decadesse. Ogni vibrazione, qualunque essa sia, è un'estensione finita. Tuttavia, in tutto l'universo, nessuna cosa procede verso una morte definitiva, altrimenti il mondo non sarebbe altro che una degradazione permanente. Se le cose vanno verso la vita, se possiedono una “magia vivente”, è perché obbediscono a un principio che, in una cosa finita, crea l'infinito, che, nel manifestato, suscita il non manifesto. Prima che la Luce fosse creata da Dio, essa era contenuta nelle Tenebre iniziali. Ed è ciò che accade dalla creazione del mondo.

MUTANTI
Possediamo delle qualità che non appartengono alla nostra natura autoctona. Rincorriamo delle facoltà perdute di cui avvertiamo le potenzialità soggiacenti che trascendono i sensi ordinari e lo spazio/tempo. Da qui questa incessante aspirazione a superarci, a mettere in crisi i criteri della scienza “producendo” fenomeni cosiddetti “paranormali”, inspiegabili negli schemi attuali del materialismo. Per millenni abbiamo creduto alla magia, fine '800 alla metapsichica, oggi alla parapsicologia, quel che conta davvero è far salire dall'abisso dell'essere un gene occulto atrofizzato, in grado di compiere meraviglie, che può condurre l'umanità verso una migliore comprensione di chi siamo e di salvare la spiritualità oltre le forme religiose.
Una minoranza di individui si trova ai margini della società, sono visti con timore ed evitati, ed è quella dei medium, dei sensitivi, coloro che hanno i rubinetti mentali aperti. È a loro che spetta il dovere di far rinascere l'umanità, di rimettere al centro dell'universo l'uomo. Malgrado chi rema contro.
Son sempre più convinto che la coscienza abbia generato tutto quel che ci circonda, la materia, l'energia, la storia della civiltà. La coscienza crea, al contrario dell'economia che incatena, la politica che condiziona, la filosofia che delimita. E la coscienza di quell'antenna cosmica che è il medium, è in grado di riconnetterci alle forze primordiali della Creazione.
Sul piano più grossolano ma non per questo meno importante, cosa opera nel nostro organismo, nel bios, per far sì che si manifesti la supernatura? Ci sono in noi capsule temporali che possono detonare nei momenti critici. Si tratta del gene imprigionato. Penso sia abbastanza noto il processo attraverso il quale il patrimonio genetico stabilisce il corso delle nostre vite. Avevo sempre supposto che ogni gene trasmessoci dai genitori svolgesse una funzione precisa, vuoi dominante vuoi recessiva. È a dir poco sorprendente l'idea di caratteristiche trasferibili con il patrimonio genetico, ma sottratte all'utilizzazione da una specie di blocco. È possibile che ci trasciniamo nelle cellule da innumerevoli generazioni un bagaglio di informazioni che per emergere aspetta solo il segnale adatto? In che cosa sarebbe consistito questo segnale? Seguendo la teoria per cui scopo della natura umana è sopravvivere e tutti i meccanismi del corpo sono stati concepiti col fine di fornire i mezzi per la sopravvivenza e la procreazione (l'unica forma di immortalità di cui siamo certi), ho trovato un punto nel quale inserire il gene “recluso”. Il costante attacco sferrato da condizioni ambientali ostili alla sopravvivenza è il segnale capace di far emergere il gene imprigionato. Noi sappiamo che la mutazione esiste e la consideriamo una sorta di aberrazione di forma. Quando la cosiddetta mutazione produce una caratteristica che consente alla specie di sopravvivere sotto una forma nuova, la chiamiamo mutazione benefica.
Ho ragione di credere che esista un modello fondamentale dell'uomo. Devo questa riflessione a un antico testo egiziano che parla di cominciare una nuova vita con ogni parte dell'organismo derivata da una divinità. Tale descrizione rappresenta una spiegazione magica di una possibile verità. È attendibile perché presuppone un modello fondamentale contenente lo schema genetico di una forma di vita generalizzata e insieme molto sofisticata. Si tratta di un modello capace di funzionare in qualsiasi circostanza. Ottenuto per clonazione da un seme centrale, è presumibile che sia stato prodotto con i criteri del montaggio a catena, ma non è da escludere che il Formatore l'abbia realizzato in un'unica soluzione. L'adattamento delle forme alle condizioni ambientali e culturali venne poi lasciato alle forze che avrebbero circondato il modello individuale una volta raggiunto il “campo aperto”. Non credo sia azzardato ritenere che i modelli operativi siano stati collocati sulla terra in un lontano passato. È stato dunque l'arrivo di questi modelli a segnare l'inizio dei misteriosi centri di civiltà fioriti diecimila generazioni fa. E se una pattuglia stellare, i formatori, tornasse di tanto in tanto sul nostro pianeta per vedere come progredisce la civiltà e quale direzione ha intrapreso? Dovrà comunque stabilire un contatto con i pochi esseri umani mutanti che attendono da millenni l'incontro e che hanno liberato il gene prigioniero.
La mia suddivisione delle antiche razze extraterrestri in uranidi e saturniani, rientra comunque nel discorso di cui sopra. I primi, i formatori, hanno trovato un ostacolo eminente nei secondi, intenzionati a schiavizzare i popoli che di volta in volta incontrano durante il loro lungo viaggio di conquista nell'universo. Sembra che la spinta principale sia qui da noi che altrove, almeno in buona parte, derivi dalla sete di dominio, e la dinamica è sempre la stessa. Un gruppo ridotto di persone, ispirato dalla presunzione e dalla superbia, si arroga il diritto di decidere il destino di un intera comunità, nazionale e poi planetaria, trovando le risorse economiche dall'usura e dalla finanza e con l'appoggio militare, al fine di ottenere nel più breve tempo possibile il potere assoluto. È la peggiore maledizione di una civiltà, quella per cui un consorzio di interessi globali ordisce complotti al fine di dominare, ritenendo che la maggioranza della popolazione non sia in grado di autogoverno. E così facendo adoperano strategie adeguate ai tempi: una miscela di forza, religione di stato, propaganda, guerra, ideologia.
I mutanti hanno un compito assai gravoso e direi, penoso. Sobbarcarsi il peso del passaggio di civiltà. Hanno bisogno di un capo, primo tra pari, che possa guidarli al conseguimento dell'obiettivo. Per meglio operare è necessario un ordine che segua un codice, e poi riti e simboli, l'aggancio ad una tradizione. Tale ordine è sottoposto ad un rischio ricorrente della storia umana: il tradimento. Cristo fu tradito da Giuda Iscariota. L'Ordine del Tempio dovette fare i conti con la superbia, col potere immane raggiunto da far tremare il mondo, e si sa, un grande potere sbilancia, tenta, acceca; il tradimento per lucro o per sete di dominio è dietro l'angolo. Così fu: tutto finì troppo in fretta e in modo sospetto. I templari dettero un forte impulso all'epoca, ma quando tutto sembra cambiare tutto rimane lo stesso. Forze in controtendenza riuscirono a fermare l'onda di vita, ancora una volta. Tutto rientrò. La luce che per un secolo si accese fu sepolta di nuovo. I mercanti e gli usurai ripristinarono i rapporti di forza tra regnanti ed economia, orientando la civiltà verso direttrici temporali ridotte, consumando depositi di energia considerevoli. Il passo del Grande Tempo subì un accelerazione, la materia si consumò più in fretta, le coscienze divennero permeabili, apparentemente più estese ed espanse, in realtà solo più fragili distaccandosi dal Centro.
Dicevo del compito dei mutanti. “Risvegliati” sarebbe il termine più preciso, però con “mutanti” si ha meglio la percezione che il popolo e la società hanno nei loro confronti: donne e uomini che cambiano, mutano rispetto alla media collettiva. Una minoranza silenziosa, certo, spesso facilmente controllabile e perciò neutralizzabile; eppure tra loro c'è colui che riesce a sfuggire ad ogni tentativo di persecuzione e che ri-trasmette la sua conoscenza ed arte ad altri, pronti a continuare. E così continuando di generazione in generazione.

INCUBO
Nel basso astrale scorre un fiume dalle acque pesanti come il ferro e dello stesso colore; delle spighe biancastre crescono lungo le sue rive. È il Fiume Sognante, e sulle rive alle volte vagano le anime degli uomini obnubilati da malattia o da intervento farmacologico. In quei luoghi i predatori cacciano quelle povere anime disperse. Se si ha coraggio, c'è una mistura che permette di scendere velocemente nell'abisso del sonno, così il doppio eterico verrà proiettato su quelle rive. È un luogo pieno di trappole, ma puoi sfuggire ai pericoli che vi si nascondono, e attraversare le pianure per giungere nella Città dei Demoni dove, se vuoi, potrai tentare di mettere in salvo le anime prigioniere. Il rischio è quello di rimanere inchiodati laggiù, senza nemmeno strillare la propria paura.

Forse a causa di una cattiva digestione, facciamo degli incubi come quello appena narrato. Ma sì, certamente è così. Al risveglio possiamo vivere nel migliore tra i mondi possibili, dove l'Europa a trazione germanica ci condurrà felicemente in quel nirvana digitale dove i bankieri, novelli arconti, ci proteggono e ci guidano...
Questo deve essere un altro incubo. Ma sì, certamente, non può essere che così. Siamo uomini moderni del terzo millennio, evoluti, illuminati, razionali, democratici, progressisti, che con fatica abbiamo conquistato una meritata libertà.
Già, ma per fare cosa?
Sfogliando Il dialogo della salute di Carlo Michelstaedter .
Niente da aspettare/ niente da temere/ niente chiedere – e tutto dare/ non andare/ ma permanere./ Non c’è premio – non c’è posa./ La vita è tutta una dura cosa’.
Egli guarda in faccia la morte e dà vita ai cadaveri che lo attorniano. E la sua fermezza è una via vertiginosa agli altri che sono nella corrente. E l’oscurità per lui si fende in una scia luminosa. Questo è il lampo che rompe la nebbia’.


mercoledì 8 aprile 2015

Il cantiere di Dio



Esponiamo sì la sapienza ai perfetti [i perfetti sono gli uomini spirituali, quelli che hanno ricevuto l’iniziazione segreta cioè il Battesimo di Fuoco; nota mia]…ma non una sapienza di questo mondo… esponiamo una sapienza velata di mistero. [….]. L’uomo psichico [psychòs] non accoglie le cose dello Spirito: per lui sono follia e non le può intendere… L’uomo spirituale giudica ogni cosa ma da nessuno egli è giudicato”. Paolo, Corinzi 2, 11-15
La sapienza è accostarsi con tremore all'Albero della conoscenza del Bene e del Male, l'amore è salire sull'Albero della Vita.

Ho vissuto il sacrificio della messa nel mio cuore, perché non ho trovato posto altrove. Il cuore è il più luminoso fra gli altari. Infatti ho scoperto che qui dentro, Dio si manifesta. Così, semplicemente e senza essere necessariamente mistico, profeta, santo e manco papa. Qui dentro c'è il fuoco universale al di là dello spazio e al di là del tempo. Solo in questo modo sono libero dall'ego, quella cosa sozza che provoca tale sofferenza da annichilire il mondo. Cristo non è venuto per sconfiggere l'ingiustizia o per sostenere le rivendicazioni sindacali del proletariato. Cristo ci ha indicato come liberarci dall'Io per liberare dentro di noi il Divino. Cristo è sceso perché tutto salga. Attraverso il Cuore - Graal, il giardino segreto, il punto d'incontro tra l'uomo e Dio, tutto diventa possibile, a patto di rinunciare al mondo; ma non per via ascetica o fuggendo, semplicemente tralasciando l'accessorio per l'essenziale.
Per incontrare Dio, l'uomo non ha bisogno di chiesa, sebbene riti simboli e liturgie aiutano a passare dallo stato profano allo stato sacro. Devo riverberare la Luce custodita nel mio cuore, così aggancio l'Onda di Vita celeste.
Tutto ciò non è complicato, non richiede chissà quale tecnica realizzativa. Captare lo spirito universale, mettersi in stato di ricezione. È vero che gli uomini stentano a cominciare questo percorso, eppure sono assediati da Dio, anche quando scioccamente si definiscono atei o cinici o agnostici: temono di fallire, temono che non esista il traguardo, temono di trovare altro da ciò che aspirano.
Occorre non l'estensione ma la profondità per accedere al Graal. Piedi ben saldi sulla terra e la testa in cielo, il baricentro lo troveremo nel cuore, questo è l'equilibrio perfetto. Imperfetto invece è lo stato in cui ci troviamo un po' tutti. Il lavoro interiore, ma sarebbe meglio chiamarlo percorso, inizia facendo sloggiare le piccole gelosie, le vigliaccherie, le aggressività dovute alla frustrazione; da qui poi procedere verso l'opera al nero: sciogliere i nodi psichici, rompere gli stati d'animo cronicizzati, assorbire le paure stagnanti.
C'è un significato da trovare e se Dio esiste finirà col farmelo conoscere. Tutto ha radici nel Cielo. Basta entrare nel Regno di Dio e scopriamo la Luce, là dove si risolvono tutte le contraddizioni, là dove si trovano le soluzioni. Ho scoperto che la Verità non si lascia possedere, possiamo però amarla all'infinito.
Ma per unire l'uomo all'universo, la funzione del corpo è decisiva. Certi movimenti hanno soprattutto lo scopo di permettere il radicamento al suolo. Seguono alcuni esercizi che liberano la circolazione dell'energia, poi un lungo rilassamento dove l'accento è posto sull'approfondita presa di coscienza del corpo. Mattina e sera ripeteremo quegli esercizi, ma la sera il rilassamento sarà sostituito da una seduta di respirazione. L'essenziale, perché tutti quegli esercizi servano a qualcosa, è prima di tutto sedersi bene. Si possono tenere le gambe incrociate o star seduti su piccole panche, ma occorre a ogni costo che le ginocchia siano più basse del bacino e che ci si senta sistemati come in una coppa, tra cielo e terra, con la testa “radicata nel cielo”, la spina dorsale dritta, tesa senza rigidezza. La potenza sta nel basso ventre che si rilassa e si dilata. La verticale parte di là. Bisogna sapere che le tensioni stanno nella nuca, nelle spalle. Non per nulla la Bibbia dice che siamo “un popolo dal collo duro”. Bisogna dunque smettere di afferrarsi all'io, bisogna lasciarsi andare verso l'alto, trovare la profondità della terra, vincere la forza di gravità che schiaccia l'esistenza.
La respirazione ci darà un valido aiuto per riuscirci. Comprende quattro fasi, tre per l'espirazione e una per l'inspirazione: lasciarsi andare, abbandonarsi... rinascere. Ci si lascia andare nella nuca e nelle spalle, poi il soffio scende ancora e ci si dà nel tronco; ci si abbandona infine nel ventre-radice. Con l'inspirazione si rinasce. È la vita che si riceve come un regalo.
Bisogna ricordarsi della Genesi: Dio ha soffiato sull'uomo per dargli la vita ed è proprio vero che il soffio è la vita. Quindi, la nostra inspirazione corrisponde all'espirazione di Dio in noi. Noi riceviamo la vita a ogni istante. Essere cosciente di questo vuol dire cessare di colpo di considerarsi colui che agisce. È abbandonarsi veramente. La meditazione nasce in quell'abbandono.
Non è una riflessione sul tema, una ricerca di tipo razionale. Qui, meditazione è intesa nel senso di itinerario di trasfigurazione, che presuppone una maturazione di tutto l'uomo. Nel rapporto che ha con se stesso, nel rapporto con gli altri e col mondo, nel suo rapporto con Dio. Nulla deve sfuggire alla trasfigurazione, neppure la cellula più piccola del nostro corpo. Tutto deve essere in cantiere per la trasparenza dell'Essere. Morire ogni giorno per rinascere ogni mattina.
Tutto comincia dal corpo che sono io, dal mio modo di esserci. Tutto ciò che sta in piedi nella nostra vita di uomini è radicato nell'esperienza corporea. In questo senso, colpisce il fatto che la Bibbia (oggi così sottovalutata dal clero) non abbia parole che indichino il corpo separato dal resto. L'unità è tale che non c'è modifica del corpo senza modifica dello spirito e, viceversa, non c'è cambiamento dello spirito senza effetti sul corpo. Le funzioni che permettono al corpo questa realizzazione dell'unità sono: la posizione giusta, la tensione buona e la respirazione. È per mezzo di queste che noi entriamo nello stato meditativo. La nozione del tempo svanisce. Ci si abbandona alla gioia e all'onnipotenza della Creazione. È inutile parlare di Dio, sperimentiamolo. Con che cosa ci presenteremo davanti a Dio? Con le mani vuote.