Chi legge "esamini tutto, ma ritenga solo ciò che è giusto".

La mente non è un vessillo da riempire, ma un fuoco da accendere.

domenica 19 dicembre 2010

IUS 34


LIVELLI DEI MONDI
1.
L'impero non è mai cessato (P.K. Dick)
Sulla paura generalizzata e sul sentimento liberato da ogni controllo razionale si edificano gli imperi. Non è un caso se la contemporaneità si rispecchia nei miti gnostici del I secolo d.C. Da Minority Report fino al Truman Show, dal Grande Fratello televisivo e letterario fino ai vari Matrix, passando attraverso l'opera più emblematica per comprendere il nostro tempo - intendo la narrativa di P.K. Dick -, l'uomo contemporaneo si immagina, come l'antico gnostico, rinchiuso in una gabbia di ferro, chiamata cosmo, generata da un dio decaduto irrazionale e pazzo. L'Impero, secondo la gnosi, è stato generato dalla paura di un Dio minore che si sente minacciato e che si alimenta della paura di uomini che non cessano mai di tremare. Se cessassero di tremare l'Impero si scioglierebbe, in un sol giorno, come neve al sole. Per evitare questa catastrofe occorre perciò che il Terrore sia costantemente evocato dall'Impero. Non c'è nemmeno più bisogno di un terrore reale. È sufficiente la minaccia periodica. All'uomo deve infatti essere ricordata costantemente la sua natura pascaliana di esile canna. Così si potranno all'infinito costruire muri e dispensare protezione. Che ne sarebbe invece dell'Impero e di quel Dio minorato che lo regge se l'uomo, come insegnano i classici, si ricordasse della sua somiglianza con il vero Dio e della sua partecipazione a quella natura divina? (Rocco Ronchi)
2.
La nostra epoca di mass – media trasforma la soggettività della Storia, che per lungo tempo non fu un problema che per i filosofi, vale a dire di un numero piccolo, in strumento universale per violare e plasmare la coscienza delle folle e, di conseguenza, in fattore politico essenziale e primario.(Raymond Abellio)
3.
Fra gli Etruschi…e noi [Romani] c'è questa differenza: noi riteniamo che i fulmini scocchino quando c'è stato uno scontro di nuvole, essi credono invece che le nuvole si urtino per far scoccare i fulmini. Infatti, dal momento che attribuiscono ogni cosa alla divinità, essi sono convinti non già che le cose abbiano un significato in quanto avvengono, ma piuttosto che avvengono perché debbono avere un significato (Seneca, Nat. Quaest., 2, 32)
4.
Contro le blasfemie dei nuovi archeognostici anglofoni, c'è quel genio incompreso di Peter Kolosimo. Terra senza tempo, Ombre sulle stelle, l’incredibile Non è terrestre, Odissea stellare, l’inquietante e castanediano Guida al mondo dei sogni, l’ecumene cosmica di Fratelli dell’infinito, l’ambiguo e occulto Polvere d’inferno, l’indicibile (fino a sfiorare il comico per la tesi, che è però di fatto una realtà) Italia mistero cosmico, Civiltà del mistero, Viaggiatori del tempo.
5.
Gli aforismi di Zurau
Franchino Kafka, tra il 1917 e il 18, se ne va in campagna a Zürau illudendosi di sfuggire agli scarafaggi e di curare la sua tubercolosi. Si mette a scrivere un centinaio di foglietti di quaderno che contengono una serie di aforismi e storielle che stanno a metà - e al di sopra, forse - tra Epicuro e lo stoicismo e che, da soli, valgono almeno quanto il resto della sua produzione letteraria.
La vera via passa per una corda che non è tesa in alto, ma appena al di sopra del suolo. Sembra destinata a far inciampare più che a essere percorsa.
Da un certo punto in là non vi è più ritorno. Questo è il punto da raggiungere.
Se fosse così, che tu procedi su un piano, con la buona volontà di andare avanti e però fai dei passi indietro, allora sarebbe una situazione disperata; ma poiché ti stai arrampicando su un pendio ripido, così ripido come tu stesso appari visto dal basso, i passi indietro possono anche essere causati soltanto dalla natura del terreno e non devi disperare.
Come un sentiero d'autunno: appena è tutto spazzato, si copre nuovamente di foglie secche.
Leopardi irrompono nel tempio e svuotano i vasi sacrificali; questo si ripete continuamente; alla fine lo si può calcolare in anticipo e diventa una parte della cerimonia.
Tu sei il compito. Nessun allievo in vista, da nessuna parte.
È ridicolo come ti sei bardato per questo mondo.
Venne data loro la possibilità di scegliere fra diventare re o corrieri del re. Come bambini, vollero tutti essere corrieri. Per questo ci sono soltanto corrieri, scorrazzano per il mondo e, poiché di re non ce ne sono, gridano i messaggi ormai privi di senso l'uno all'altro. Volentieri porrebbero fine alla loro miserevole vita, ma non osano farlo per via del giuramento che hanno prestato.
Mettiti alla prova con l'umanità. Essa fa dubitare chi dubita, fa credere chi crede.
Questa sensazione: «Qui non getto l'ancora» e subito sentirsi trascinati dai flutti ondeggianti.
Due compiti per iniziare la vita: restringere il tuo cerchio sempre più e controllare continuamente se tu stesso non ti trovi nascosto da qualche parte al di fuori del tuo cerchio.
6.
Gli aforismi di Scandurra

Il Lumen è la traccia che è nascosta in ogni essere e che Dio protegge affinché non sia oscurata da influenze esterne. Chi cerca questa traccia, la troverà sicuramente e, con l’aiuto di Dio, essa si espanderà e si diffonderà fino a colmare tutta la persona e il mondo.

Impara sempre, da qualunque cosa.

Siamo sempre agganciati con qualcos’altro.

Non temere il diavolo, arriverà il giorno in cui lui ti temerà, ma per te non avrà più importanza.

Il potere è una brutta bestia. Spesso è incontrollabile e pronto a divorarti. Se rimarrai umile come all'inizio del cammino, non potrà farti male.

Ci sono segni sparsi ovunque, ma pure tanti ciechi.

Metti cura in ogni cosa che fai, onori così il tempo che è sempre più scarso, e rispetti ogni tua azione nata dal cuore.

Dove rivolgi lo sguardo la cosa cambia, perciò devi essere sempre sveglio.

Se ti colleghi al Lumen, nessuno potrà squilibrarti, altrimenti subirebbe il colpo di ritorno.

Bacia il fico prima di mangiarlo, così ringrazi la Natura che è sempre generosa.

7.
“Nemico non è il concorrente o l’avversario in generale. Nemico non è neppure l’avversario privato che ci odia in base a sentimenti di antipatia. Nemico è solo un insieme di uomini che combatte almeno virtualmente, cioè in base a una possibilità reale, e che si contrappone ad un altro raggruppamento umano dello stesso genere. Nemico è solo il nemico pubblico, poiché tutto ciò che si riferisce ad un simile raggruppamento, e in particolare ad un intero popolo, diventa per ciò stesso pubblico. Il nemico è l’hostis, non l’inimicus in senso ampio: il polemios non l’echthros. La lingua tedesca, come altre, non distingue fra ‘nemico’ privato e politico, cosicché sono possibili, in tal campo, molti fraintendimenti ed aberrazioni. Il citatissimo passo che dice “amate i vostri nemici” (Matteo, 5, 44; Luca, 6, 27) recita “diligite inimicos vestros” e non “diligite hostes vestros“: non si parla qui del nemico politico. Nella lotta millenaria fra Cristianità ed Islam, mai un cristiano ha pensato che si dovesse cedere l’Europa, invece che difenderla, per amore verso i Saraceni o i Turchi. Non è necessariamente odiare personalmente il nemico in senso politico, e solo nella sfera privata ha senso ‘amare’ il proprio nemico, cioè il proprio avversario. Quel passo della Bibbia riguarda la contrapposizione politica ancor meno di quanto non voglia eliminare le distinzioni di buono e cattivo, di bello e brutto. Esso soprattutto non comanda che si debbano amare i nemici del proprio popolo e che li si debba sostenere contro di esso”. Carl Schmitt, (Plettenberg 1888-1985)
giurista e pensatore politico tedesco.

8.
Calcina viva nuova 10 libbre, acqua barilli 4, carbone di frassino. Covri la grata della fornace co' carboni accesi a fiamma di brace; con ausilio di mantici a basso vento. Cala il Modello da covrire in una vasca ammattonata; indi covrilo con velo sottilissimo di spezial tessuto bagnato con acqua e Calcina. Modella le forme e gitta lentamente l'acqua e la Calcina Misturate. Per l'esecuzione: soffia leve co' mantici i vapori esalati dalla brace nella vasca sotto il liquido composito. Per quattro dì ripeti l'Opera rinnovando l'acqua e la Calcina. Con Macchina preparata alla bisogna Leva il Modello e deponilo sul piano di lavoro, acciocché il rifinitore Lavori d'acconcia Arte. Sarà il velo come di marmo divenuto al Naturale e il Sembiante del modello Trasparire. (Raimondo di Sangro principe di San Severo, in un documento dell'Archivio Notarile di Napoli, rogato in data 25 novembre 1752, indicò le istruzioni per marmorizzare un velo).
9.
Si può infatti negare la produttività di qualsiasi sforzo inteso a comprendere e definire ciò che è destinato a rimanere invisibile (e figuriamoci poi se l'entità indagata è doppiamente invisibile); si può sostenere che l'uomo non può accedere alla sfera dell'idea platonica, anche ammettendo per intuizione che essa sia la sede del suo essere, ed anzi si può addirittura definire questo volgersi indietro verso la patria originaria come un'audacia rischiosa, pericolosa come la libertà che pure viene da lì. Rimane il fatto che l'immagine di questa patria lontana produce quell'incessante nostalgia che ci accompagna per tutta la vita. (Broch, H. 1955 ‘Politik. Ein Kondensat’ in H. Arendt ed. Hermann Broch. Erkennen und Handeln, Band II. Zürich: Rhein-Verlag, cit. in Esposito 1999, p. 144 )

10.
“[...] Il racconto mitico riveste così spesso tutti i valori; mette in giuoco dei jolly o elementi bianchi. Per questo sta a monte, sempre, dell'insieme delle spiegazioni, tutte lineari ed analitiche, tutte inclinate. Il mito include la storia; e invece nessuna storia spiega il mito”. (Serres M. (1991), Roma, Il libro delle fondazioni, Hopeful Monster editore, Firenze, pp. 45-46 )

11.
Scandurra mi dava una lezione di storia ben diversa da quella che avevo ricevuto dalla scuola, la quale mi aveva trasmesso un solido schema di fatti, una cronologia. Scandurra, invece, mi offriva vertiginose visioni topografiche d'insieme. Non allenava la mia memoria, ma saggiava la mia fantasia. Le sue non erano nozioni o informazioni. Era un 'sapere' di altro genere. Per la cultura profana, la via della conoscenza passava per un sapere universale, sempre accessibile a tutti. Ogni uomo di buona volontà poteva assimilarlo e percorrere così la via che conduce alla verità. E la verità è la somma di ciò che si può sapere. Scandurra invece sosteneva che la verità è ciò che non si può e non si deve esprimere. È per sua natura segreta. Il sapere a essa legato non può essere comunicato per via diretta. Il mezzo per comunicarla è l'immagine mitica. Quello che chiamava coscienza profonda era in realtà partecipazione a un sapere esoterico di cui possedeva la chiave. Si sentiva custode di un mistero. Arcano era una delle sue parole preferite, che veniva fuori di continuo. Ma per quanto segreta, incomunicabile, la sapienza attraverso Scandurra diveniva visibile, palpabile, dimostrativa. La chiave non se la teneva stretta, la donava e solo così, diceva, poteva conservarsi intatta, segreta.

DAREST SHARMA 2

Basta un attimo e, come si dice da noi, 'sei del gatto'. Ebbi un giramento di testa. Persi l'equilibrio e quella strana cosa serpentiforme che fuoriusciva dal muro mi avviluppò, oppure mi entrò dentro e vomitai. Cambiò scenario immediatamente. Mi trovavo disteso su di un tavolaccio al centro di uno stanzone in penombra. Sembrava una di quelle cucine ancora in uso nei nostri casali di campagna. Ero nudo come un verme, tremavo e battevo i denti, mi misi seduto e vidi per terra diverse pozze di sangue con sopra centinaia di insetti e dei secchi sparpagliati, pieni di budella e frattaglie. Appesi ai muri c'erano utensili come coltellacci e frese, seghe, ganci e corone di ferro, mannaie di tutte le misure e batticarne. Ahimè! Se mi trovavo veramente in una cucina, quel giorno avrei fatto parte del menù. Diamine, cosa ci facevo lì? E come era potuto succedere? Abbassando la guardia, evidentemente Deya aveva mostrato il suo volto peggiore. Il Bagliore mi proteggeva dai gorghi dimensionali, dai demoni in agguato; la disattenzione nel sostenerlo mi stava costando un prezzo mortale. Mi feci anima e coraggio, tentai di riaccendere la Luce, ma non rispondeva. Scesi dalla tavola, cercando di non calpestare il sangue disseminato un po' ovunque e mi avvicinai al finestrone. Ciò che vidi non mi tranquillizzò affatto. Mi trovavo dentro un castello, con mura formate da pietroni inframmezzate da torri altissime. Sorse un pensiero raccapricciante: ero prigioniero di Darest Sharma. Discendo dall'aeronave e subito mi faccio sorprendere dai tre emissari; inizio la missione con Mastro Fornari e Ranna, e già sono 'beccato' da chissà quale satanasso e portato allo scannatoio. Mi si prese uno sconforto sconfinato. Scandurra dove sei? Ripetevo. Dio in che pasticcio mi sono messo? Invocavo.

“Aoh? Prima missione ed eccoti incasinato. Questi nuovi allievi... si fa presto a dire salta-fossi”.

Dietro di me stava Scandurra col cappottone da profugo. Fu naturale abbracciarlo. Mi sentivo come un pischello in cerca di avventure che si era perso nel bosco. Non mi vergogno a dirlo, ma scoppiai a piangere. Il maestro si levò il cappotto e me lo fece indossare.

“Copriti, se mi pigli freddo altro che Bagliore”.

Ero contento come una pasqua. Scandurra c'aveva sotto un altro cappottone, come suo solito era sempre attrezzato. Non gli chiesi nemmeno come aveva fatto a venire sin lì, né come aveva saputo della mia disavventura. Era Scandurra, e questo bastava e avanzava.

“Ora, andiamo via di qua. Qualcuno sta già preparando il condimento. Non senti che odorino?”.

Lo seguii verso l'uscita. La sua tipica andatura non mutava nemmeno in quest'altra dimensione. Percorremmo un corridoio malamente illuminato da fiaccole. Eravamo in pieno medioevo, almeno così appariva quel posto. I piedi mi dolevano per delle piccole ferite causate dal pavimento di lastroni grezzi. Ad un certo punto, Scandurra mi fece cenno di acquattarmi.

“Daglie de tacco daglie de punta, quant'è bbona la sora Assunta [traduzione politicamente corretta: nello spazio qualunque retta è condannata a curvarsi, fino a ritornare al suo punto iniziale.]”. Cantilenò a mò di stornello.

Brrrrrr... il suono del passaggio e così ci trovammo al centro di uno stagno in mezzo ad un bosco. Scandurra aveva preso la prima uscita disponibile del GRA interdimensionale, ed eccoci lontano da quel luogo d'incubo. Non avevo contezza dell'accadimento. Era semplicemente avvenuto.

“Bene, ora raggiungiamo i nostri amici che staranno in pensiero. Vicino a quel macchione ho nascosto un po' di cose che ti serviranno, visto come sei conciato. È meglio che non ti presenti a mastro Fornari e soprattutto a Ranna in questo stato. Potrebbero schifarsi ed io ho una certa reputazione da queste parti. Eh eh eh”.

Giunti al macchione trovammo una busta della spesa di un noto supermercato di Viterbo, contenente un calzone di velluto marrone, un camicione a quadri rosso-blu, un gilet beige da cacciatore, scarponcini militari e calzettoni di lana, un tascapane liso e macchiato. Indossai velocemente i vestiti e ci dirigemmo verso l'appuntamento con gli amici.

“Avrai fame. Lì dentro ci trovi uno sfilatino con coppa, sottaceti e da bere il solito peroncino. Regolare, no?” indicandomi il tascapane.

Ci trovavamo in un altro universo e stavo mangiando la mia merenda preferita che Scandurra aveva fatto preparare dal sor Michele, titolare di una drogheria a Pianoscarano, antico quartiere di Viterbo. Regolare, no? Mi venne pure in mente una domanda atroce: quanto tempo era passato da quando mi ero immerso nella fossa? Che cosa avrebbero fatto i miei vecchi? Una certa inquietitudine mi prese. Poi, mi resi conto che il vero, reale, impellente problema riguardava il qui e ora. Dovevo allontanare ogni altra preoccupazione e concentrarmi sul presente. La facilità dimostrata dalla creatura del sottomondo nel rapirmi e condurmi al mattatoio, era la conferma, ancora una volta, che si stava combattendo una guerra terribile e non potevo certo permettermi di 'sbracare'.

“Buono lo sfilatino, eh? la 'biretta' è fredda però”.

Scandurra trovava anche in questo caso il tempo di celiare, ma forse ogni momento e cosa, per lui, avevano la loro importanza. Viveva contemporaneamente in più dimensioni. Una manifestazione di sé era capace di interagire su più piani, così come manipolava il tempo o sequenze di esso quando doveva deviare la linea destinale di qualcuno animato da cattive intenzioni, o evitare il peggio per qualcun altro che si fosse trovato in una data situazione pericolosa. Interrompeva le volute del kaos e le deviava altrove dove non potevano nuocere. Per non parlare di quanto appena avvenuto, ossia del trasferimento subitaneo dallo stanzone del castello allo stagno, senza mediazioni di porte e camminamenti interdimensionali. Ma chi era veramente Scandurra? Anonima Talenti allo stato puro.

“Ci raggiungeranno ai quattro avamposti di osservazione, se già non si trovano lì. Sono dei propugnacoli di difesa, sparsi in punti chiave di Deya”.

Affrettammo il passo lungo quel sentiero che zigzagando si inoltrava nel bosco. Era notte, ma assomigliava piuttosto ad una sorta di crepuscolo rossoviolaceo che trascolorava le forme delle cose in maniera bizzarra e durava fino al mattino. Intanto ascoltavo una misticanza di versi e di suoni con effetto risonanza, che provenivano da ogni parte. Non avevo paura, mi sentivo un drago a fianco del maestro. La pagnottella mi aveva rigenerato e non ansimavo nemmeno. Chiesi a Scandurra se avremmo fatto la stessa strada per entrare al castello.

“Lì, saranno tutti in allarme. Dovremmo sorprenderli, busseremo alla porta principale”.

Bella sorpresa!, pensai io, ma non replicai. Incominciavo a far parte di uno spazio di manovra dove entravano in gioco criteri strategici fuori da ogni logica. Scandurra era fuori da ogni logica. Era così fuori da essere dentro ogni cosa.

18 commenti:

  1. troppo forte questa.... continua cosi Angelo...

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  2. Angelo concordo con Vin! .. fortissimo questo post..

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  3. Venne il suo primo giorno di scuola,la maestra le chiese dove abiti piccola Sofia?

    Io vengo dall’Intimo Impenetrabile, dall’eremo dell’utopia.
    si alzò
    Fratellini amati, Sorelline carissime vedete da Voi quanto sia impazzito il mondo, Vedete da Voi come noi siamo i padri e le madri dei nostri genitori, gli adulti non ci capiscono, come ci fanno soffrire. Sono impazziti, non capiscono più niente, ci avvelenano con droghe mascherate da medicine, per farci star calmi, per non farci scalpitare dinanzi a questo mondo pazzo. Vogliono che stiamo buoni! Ci Odiano, nasciamo sempre meno, non ci rispettano, ci calpestano. Ci avvelenano con gli psicofarmaci, pensano che siamo ammalati, lo chiamano disturbo dell’attenzione..oh amici miei ci stanno uccidendo…si stanno uccidendo. Attenti Santi scoccatori di frecce, attenti alle bestie immonde che imbrattano la Terra, non tutte furono catturate, non tutte spellate..vagano nelle giungle delle grandi città, si rifugiano nelle tane sepolcrali del Sottomondo, in laboratori dell’orrore.
    Poveri Umani, non vogliono ammettere che odiando noi odiano loro stessi,che facendoci del male fan male a loro stessi. Siamo il loro futuro, ma nei loro occhi non c’è futuro, nei loro occhi c’è solo il becco ricurvo dell’avvoltoio che s’inzozza delle loro pupille. I loro occhi sono opachi, offuscati dal fumo e dall’alcool, dalle perversioni più tremende, dai compromessi più umilanti. Sono bestie da soma, addestrate dai Carcerieri Planetari. Nemmeno i maestri dell’ignoranza svolgono fin troppo bene il loro lavoro, ci propinano sproloqui di razionale follia,capiscono più, ora chiamano a scuola la Polizia per ammanettarci!!! Fratelli amatissimi, molti di noi scompaiono e muoiono ogni giorno. Siamo immolati a Satana ed alla sua schiera immonda. Tutti tacciono perché sono sotto giuramento pena la morte, no no, mi sbaglio la morte è ben poca cosa rispetto alla punizione inflitta a chi parla.Cose innominabili, la morte sarebbe il minore dei mali, un sollievo squisito. Alcuni sono impazziti solo a vedere cosa sarebbe loro successo se avessero parlato.
    Risorgete mie piccole Immensità, risvegliate le memorie cancellate dagli Astuti Sibilanti. Siamo i Restauratori del Mondo,Gli Inseguitori del Piano !!!Galoppiamo verso la Necessità!
    Si stupiscono di quanto siamo agitati, irrequieti,iperattivi e mancanti di attenzione, si certo, attenzione a quello che dicono loro, attenzione alle loro parole,alle loro demenze . Non sottostiamo più all’autorità ne dei genitori ne degli insegnanti,Come può governare gli altri chi non sa governare se stesso?
    I maestri ci insegnano menzogne e falsità, i libri di scuola sono patetiche pacottiglie ,ombre di luci nascoste, sono abominevoli montagne di cibo mentale iperproteico e ipercalorico, morto e finto, privo di vitamine, sali minerali ed enzimi, cibo vomitevole, devitalizzato, o certo non si muore di fame a mangiarlo, è esattamente quello che serve per sopravvivere, per tirare avanti, tirare avanti il Loro Carro.

    Ma noi abbiamo fame di Altro, Noi siamo gli sfamatori del Mondo. e la nostra fame terrorizza le nostre madri, che si tirano i capelli dalla disperazione non trovando il cibo che ci sfami, l’acqua che ci disseti. Non possono tollerare di vederci morire di Fame, così ci ingozzano ed ingolfano per farci diventare più spessi e spenti, per vederci meglio, perché hanno paura che diventiamo troppo sottili e trasparenti per i loro occhi increspati, per i loro sensi addormentati.
    Siamo troppo disattenti? A chi dovremmo prestare attenzione?
    perché Noi siamo i novelli redentori del Mondo,siamo le vostre discariche di responsabilità, un enorme fardello opprime le nostre tenere spalle.

    Così Sofia si rivolse ai suoi fratellini, così riattivò in loro la memoria ancestrale del loro Senso, del loro Scopo. Ora la strada era dissotterrata, si doveva percorrerla. La lunga Marcia ebbe inizio. A piedi scalzi. Tanti si riconnetterono con la Sorgente, altri Obesi ed Obnubilati, si terrorizzarono a sentire queste parole, proprio come la Maestra sbigottita che proferì solo silenzio

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  4. Venne il suo primo giorno di scuola,la maestra le chiese dove abiti piccola Sofia?

    Io vengo dall’Intimo Impenetrabile, dall’eremo dell’utopia.
    si alzò
    Fratellini amati, Sorelline carissime vedete da Voi quanto sia impazzito il mondo, Vedete da Voi come noi siamo i padri e le madri dei nostri genitori, gli adulti non ci capiscono, come ci fanno soffrire. Sono impazziti, non capiscono più niente, ci avvelenano con droghe mascherate da medicine, per farci star calmi, per non farci scalpitare dinanzi a questo mondo pazzo. Vogliono che stiamo buoni! Ci Odiano, nasciamo sempre meno, non ci rispettano, ci calpestano. Ci avvelenano con gli psicofarmaci, pensano che siamo ammalati, lo chiamano disturbo dell’attenzione..oh amici miei ci stanno uccidendo…si stanno uccidendo. Attenti Santi scoccatori di frecce, attenti alle bestie immonde che imbrattano la Terra, non tutte furono catturate, non tutte spellate..vagano nelle giungle delle grandi città, si rifugiano nelle tane sepolcrali del Sottomondo, in laboratori dell’orrore.
    Poveri Umani, non vogliono ammettere che odiando noi odiano loro stessi,che facendoci del male fan male a loro stessi. Siamo il loro futuro, ma nei loro occhi non c’è futuro, nei loro occhi c’è solo il becco ricurvo dell’avvoltoio che s’inzozza delle loro pupille. I loro occhi sono opachi, offuscati dal fumo e dall’alcool, dalle perversioni più tremende, dai compromessi più umilanti. Sono bestie da soma, addestrate dai Carcerieri Planetari. Nemmeno i maestri dell’ignoranza svolgono fin troppo bene il loro lavoro, ci propinano sproloqui di razionale follia,capiscono più, ora chiamano a scuola la Polizia per ammanettarci!!! Fratelli amatissimi, molti di noi scompaiono e muoiono ogni giorno. Siamo immolati a Satana ed alla sua schiera immonda. Tutti tacciono perché sono sotto giuramento pena la morte, no no, mi sbaglio la morte è ben poca cosa rispetto alla punizione inflitta a chi parla.Cose innominabili, la morte sarebbe il minore dei mali, un sollievo squisito. Alcuni sono impazziti solo a vedere cosa sarebbe loro successo se avessero parlato.
    Risorgete mie piccole Immensità, risvegliate le memorie cancellate dagli Astuti Sibilanti. Siamo i Restauratori del Mondo,Gli Inseguitori del Piano !!!Galoppiamo verso la Necessità!
    Si stupiscono di quanto siamo agitati, irrequieti,iperattivi e mancanti di attenzione, si certo, attenzione a quello che dicono loro, attenzione alle loro parole,alle loro demenze . Non sottostiamo più all’autorità ne dei genitori ne degli insegnanti,Come può governare gli altri chi non sa governare se stesso?
    I maestri ci insegnano menzogne e falsità, i libri di scuola sono patetiche pacottiglie ,ombre di luci nascoste, sono abominevoli montagne di cibo mentale iperproteico e ipercalorico, morto e finto, privo di vitamine, sali minerali ed enzimi, cibo vomitevole, devitalizzato, o certo non si muore di fame a mangiarlo, è esattamente quello che serve per sopravvivere, per tirare avanti, tirare avanti il Loro Carro.

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  5. galassie di elemosine si sbrandellavano nel Ventre Ulceroso del Ragno, erano guaiti di Buchi neri, di quasar abominevoli
    che vibravano, sussurravano frequenze aberranti,litanie insalmodiabili. Erano I Primordi del Buio Viscerale,
    che scricchiolavano come vecchi legni notturni, erano enigmisti incappucciati dalla fronte tumefatta,
    ormai non capivano più niente. Squamose viscere si straziavano in un ‘eterna Veglia dell’assurdo.
    Sibilò il Grande Demente, Anatema Glaciale,incrinò l’asse del mondo, la vertebra portante cedette.
    Forte l’urlo di Atlante, il ginocchio a terra, pronti i soccorsi.
    Il Torace siderale venne colpito, dal suo lungimirante taglio balzava loquace icore ed acqua ,
    veleggiavano, cosmonauti galoppanti,lungo i tragitti dell’inesorabile, i Servitori del Fuoco Segreto.

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  6. mannaggia ho combinato un casino :-) potete cancellare l'ultimo e penultimo commento??scusate l'affollamento :-)mi diceva che il primo era troppo lungo invece l'ha postato..
    graziePaolo

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  7. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  8. Ciao Angelo e come sempre grazie, mi ha incuriosito P. K. Dick ed ho trovato questo, credo posso interessare un po' tutti e mi per metto di pubblicare il link.
    53 punti del Trattato Valis dell'autore di fantascienza Philip Dick..

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  9. Ciao, ti seguo da poco, ma ancora non mi è ben chiaro cosa succederà esattamente nel 2012

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  10. Grazie Angelo, che il vero Dio ti benedica!

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  11. @Deg al Mass
    Sul 2012? Abbandoniamo le zavorre per salire più in alto. Perché usi questo pseudonimo?

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  12. Molto carico questo post... Scandurra, sia per il racconto riportato, sia per gli aforismi, pare la sapesse molto lunga...un uomo semplice, silenzioso, pratico, esempio perfetto della vera "scientia"... affascinante anche il pensiero etrusco; è un approcio al mondo che ormai si perso ma che bisognerebbe riscoprire per allenare gli occhi a guardare "la realtà" in modo diverso, scoprendo magari qui e là qualche squarcio nel velo di maya, fessura che solo l'occhio attento e ben allenato potrebbe scorgere...siamo circondati da segni, ma la pigrizia mentale ormai talmente incistata, incarnata nel nostro profondo da diventar quasi genetica ci vela gli occhi... il solstizio di questa notte ha combaciato con un plenilunio, nonchè con un'eclissi di luna ... piuttosto singolare come evento, magico direi, decisamente una notte buia, dura la rinascita del sole... chissà come l'avrebbero interpretata gli etruschi, cosa avrebbe detto Scandurra.

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  13. Hum... quindi pure tu sei della corrente "Pensiero positivo per il 2012", OK, ma in concreto? Pura Età dell'Oro per tutti senza malattie, eterna giovinezza di 25000 anni ed energia di Nikola Tesla, oppure Ascensione dei soli Prescelti? Illuminami in poche parole, please :-)
    Sullo pseudonimo... beh, è sufficiente leggere qualche riga del mio Blog per rispondere al quesito ;-)

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  14. Ciao Angelo, grazie per il post... Pieno di stimoli e speranza...
    Quasi a rileggere gli aforismi di Scandurra mi viene da piangere, soprattutto quello che riguarda il diavolo...


    Volevo chiederti, ma bagliore e lumen rappresentano lo stesso concetto?
    come si fa a sprigionare il bagliore?

    Sto leggendo Io Sono di Saint Germain: c'è qualche relazione tra lumen e l'io impersonale, essenza?

    Ciao

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  15. @Luca
    Il Bagliore è quando il Lumen si manifesta in noi. Il testo a cui tu fai riferimento, fa parte del movimento teosofico di Del Boca, ex ambasciatore e spiritualista. Non vi sono attinenze col Lumen.

    @Deg al Mass
    Non illumino nessuno, ognuno se la va a cercare la Luce. Posso indicare una via speciale, quella scandurriana e atlantidea, che in buona parte riporto sul blog attraverso una narrazione, frutto di dottrina ed esperienza. Se hai tempo leggi il blog, ho già risposto in precedenti post su cosa intendiamo per il Varco 2012.

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  16. quindi il lumen è una specie di scintilla divina, oppure una parte del DNA che si attiva in certe condizioni?

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  17. Sono un amico di Raymond Abellio. Leggo questo commento: "Fra gli Etruschi…e noi [Romani] c'è questa differenza: noi riteniamo che i fulmini scocchino quando c'è stato uno scontro di nuvole, essi credono invece che le nuvole si urtino per far scoccare i fulmini. Infatti, dal momento che attribuiscono ogni cosa alla divinità, essi sono convinti non già che le cose abbiano un significato in quanto avvengono, ma piuttosto che avvengono perché debbono avere un significato (Seneca, Nat. Quaest., 2, 32).
    RISPONDO.
    Il commento in relazione all' ONTOGENESI di RAYMOND ABELLIO ed è abbastanza vicino alla verità, ma FORSE non la centra a pieno. Per questo intervengo a specificare ulteriormente. La stessa tiepidezza del commentare il rapporto fra gli ETRUSCHI ed ABELLIO mi sembra fenisse commesso anche da MASSIMO CACCIARI quando venne a Firenze e citò gli ETRUSCHI. Nella sua Fenomenologia Generica dell'IO SONO, Raymond Abellio voleva far più specificamente far rilevare, attingendo correttamente al pensiero degli Etruschi, che l'Umanità è SPINTA sì da un PASSATO ad essere quello che è (e tutti sono d'accordo ed è anzi banale) ma è CHIAMATA anche da un FUTURO ad essere quello che sarà. Dunque è il FUTURO, che ha già in sé il cielo, le nubi, a dettare, ad esigere che il FULMINE scoppi. Il FUTURO, rispetto a ciò che siamo stati, che siamo, e soprattutto che saremo, ne sa dunque di più del passato, anche se il passato gli è congeniale, è ugualmente lì a giustificarlo. Ma chi traina il carro è ciò che sta davanti a noi, e questo particolare non è presente alla nostra CULTURA MODERNA, poiché richiaMa il PROFETISMO e la scienza dei PROFETI che, per Dante e il suo Medioevo, è costituira dalla "MORALE FILOSOFIA". Il Futuro dunque precede il presente e si sa cosa il Futuro stesso ESIGE per noi quando scocca il PRESENTE. La questione è SACRA, riguarda la sacralità e grazia della vita che è sottomissione, non al passato, ma al Futuro, come simboleggia bene il FIAT MIHI SECUNDUM VERBUM TUUM" pronunciato dalla nostra Regina Benedetta Virgo Maria all'ANGELO GABRIELE.
    Dunque lo scoccare del FULMINE è il momento, tanto atteso dal futuro, nel mentre che si fa PRESENTE. Con un saluto da GIOVANGUALBERTO CERI di Facebook.

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