“Sembra
che anche Talete credesse che l’anima abbia in sé qualche virtù
motrice, se è vero che egli insegna che il magnete ha un’anima
perché muove e attrae il ferro”. Aristotele, De Anima Liber I,
Cap. II
“Se
la gente non pensa che la matematica sia semplice, è solo perché
non ha realizzato quanto sia complicata la vita”. John Von
Neumann
“Dove
alcuni vedono dei pazzi, noi vediamo dei geni. Perché la gente che è
pazza abbastanza da pensare di poter cambiare il mondo, è quella che
lo cambia davvero”. Dalla pubblicità Apple Think Different
* * *
Il
programma degli Arconti, in buona parte realizzato, può essere così
riassunto:
- Toglierci Dio dall'orizzonte degli eventi.
- Psicologizzare il Diavolo.
- Debellare la guerra come archetipo; sostituire il termine “guerra” con “missione di pace” per esportare la democrazia laddove vige la dittatura.
- Alterare il paesaggio per distruggere la geofilosofia.
- Ridurre a prodotto l'amore-passione.
- Condannare la poesia di rivelazione a strumento letterario.
- Togliere l'espiazione dei delitti.
- Rendere la città solo funzionale e demitizzarla.
- Riduzione anatomica del corpo per nasconderne il mistero.
- L'anima sostituita dalla psiche stratificata.
- Museizzare il mistero degli Etruschi.
- Cancellare la morte come passaggio e trasformarla in esito ineluttabile dopo malattia terminale.
Eccovi
un breve viaggio della memoria che dal passato vi condurrà al futuro
possibile, passando per un presente inabitabile. Storia e
contro-storia, visibile ed invisibile si intrecciano durante il
cammino. Attendetevi sprazzi di luce (ve lo auguro), accenni
esoterici, intuizioni pericolose, psicosi necessarie, rapsodie in
grigiocenere, se me lo concedete parlerei pure di “visioni” oltre
la cortina fumogena di maya.
Inizio
con la mezzaluna. È cronaca da secoli. La forza dell'Islam, quella
vera e non criminale, non riguarda armi o petrolio o fanatismo. La
sua forza è l'indifferenza del vivere e lo sprezzo della morte.
L'islamico non è ossessionato dal suo futuro, vive il presente
sottomesso a Dio con quel fatalismo tipico dei popoli orientali. Noi
cristiani moderni, e già questa connotazione ci inchioda, cristiani
d'Occidente si intende, siamo attaccati alla vita intesa come
condizione esistenziale fatta di cucina, case confortevoli,
divertimento o “sballo” come obiettivo. Chi può svecchia le sue
cellule e prega Dio per ricevere più salute, più benessere, più
felicità. Il cristiano, credente o ateo poco cambia in fondo, è
accartocciato su se stesso, ipertrofico nell'Io o evanescente nella
personalità, ingolla pasticche salvacervello e sniffa polvere
dell'illusione. Nelle moschee non si prega perché qualcuno viva.
L'Islam è fermo al medioevo, noi occidentali abbiamo costruito una
società egualitaria, livellata e livellatrice e ce ne vantiamo
ponendola come metro d'eccellenza rispetto alla Russia di Putin e
alla Cina. La democrazia così come si manifesta da noi è
semplicemente la fossa comune dei semivivi, puzza di cimitero. Se gli
islamici sono statici, noi siamo sbicentrati.
Il
motto modaiolo che constatiamo ovunque in Occidente è “aprirsi”.
A cosa? Beh, ad ogni cultura, diversità, aprire a tutti quelli che
bussano che vogliono imporre credenze e costumanze. C'è una smania
di prostituirsi a tutto e a tutti. Sembra obsoleto tutto quanto sa di
antico, tradizionale, archetipale. Drogati dal giovanile in ogni
forma, poi sforniamo paradossalmente solo vecchi. La trasmissione del
deposito fondante una civiltà è interrotta, in cambio c'abbiamo
giocattolini elettronici, tribuni venditori di bibbie e di tappeti,
gestori di comunicazione, manager, advisor, banchieri, preti che si
adeguano al nuovo che avanza. Poco, misero scambio.
L'agonia
progressiva che porterà all'inevitabile fine dell'Occidente,
comporta non soltanto il termine delle forme della civiltà,
edificata con millenni di passioni guerre arti scienze spirito;
l'agonia sta nella morte della luce che anima l'uomo. I deficienti
sociali che ci importunano con frasi tipo “ a cosa stai lavorando”,
“quali programmi hai”, “che cosa farai l'anno prossimo”, “che
tassi ti fa la tua banca” ed altre fesserie del genere, non si
rendono minimamente conto che la luce della nostra vita sta svanendo
e che saremo tutti ciechi dopo il fatale passaggio.
Non
ci provo gusto a vedere la caduta. Ci mancherebbe pure. Ho ancora la
visione delle cose ordinata, a norma. Non mi interessa il ruolo di
profeta della crisi. Vorrei che tutti potessero seguire quel faro,
che è la luce del maestro che sta lì ad indicarci l'approdo sicuro
nella tenebra dell'esistenza. So pure che un maestro non si incontra
per caso. Innanzitutto, ci direbbe di superare i sensi fisici e di
sintonizzarci alla frequenza della rosa. La connessione sarà
turbolenta. Dopo di che arriveranno miriadi di dati-segnali che
attendevano da eoni di fluire nella nostra memoria.
PRIMO
SEGNALE
Ma
come si fa a non sentire la puzza che emana da questa nostra terra?
Puzza di menzogna sistematica propagandata da tutti i media. Puzza di
viscere rottamate. Puzza di caveau pieni di lingotti d'oro sottratti
ai popoli, fogne istituzionali ben protette e nascoste nel ventre del
mondo. È così forte 'sto schifo che i pianeti compagni del nostro
sistema solare ne sono avviluppati, intossicati a tal punto da non
poter più influire benignamente sulle nostre stanche vite. Che ci
facciamo degli oroscopi se abbiamo spente le stelle?
SECONDO
SEGNALE
Contro
la peste psichica che aveva invaso l'Europa, abbiamo erette
cattedrali e sciolto dentro il drago gregoriano. Le acque risanatici
si potevano tirare su dai pozzi così da incontrare le acque celesti
e l'equilibrio cosmico era assicurato. Segni simboli spinotti, oggi
come possiamo decifrarli? Le pietre non cantano più e l'angelo della
finestra d'Occidente è volato via. Abbiamo dimenticato quel
linguaggio, l'alfabeto dell'anima è spurgato dall'igiene mentale
codificata da scuole e pensatoi mondialisti.
TERZO
SEGNALE
Trasformare
il nostro fango in oro. La formula è lì da tempo. Ma come estrarla?
Eppure il colon elabora dati meglio delle macchinette apple, perché
la magia è viscerale. Tutto accade dentro. Ma non siamo più in
grado di sentirlo. Nella nostra anima non ci sono voci, ma echi
provenienti da antiche lontananze. Materia ideoplastica che si
trasmuta con l'immaginazione mirata. Ma non siamo più capaci di
immaginare ciò di cui abbiamo bisogno, perseguiamo soltanto ciò che
vogliamo, che è il più delle volte mortale.
QUARTO
SEGNALE
Non
resta che rimanere legati all'asse come ad un campo magnetico attorno
a cui si creano le onde che fanno scorrere, scivolare, viaggiare
tutte le navi, i corpi, gli atomi, i neuroni,i pensieri, i quanta, i
nous impalpabili di un'energia che al pari di una goccia cosmica
appare come una sephira, una sfera extradimensionale, atemporale...
QUINTO
SEGNALE
Siamo
epicentro. Le scene si allargheranno, le figure si animeranno, le
imprese avranno il loro traguardo, e tutto si incamminerà verso il
suo scopo.
SESTO
SEGNALE
Ecco
dunque il consiglio antico di mettere a fuoco, vedere sempre a fondo
di se stessi. Un'opera di discriminazione rigorosa delle proprie
possibilità, che elimini tutte le turbe e gli inutili timori.
Bisogna sapere aspettare i risultati, poiché sarà un codice di
immagini, un segnacolo, un simbolo che verrà a galla e ci dirà che
fare. Diventeremo così noi stessi lenti spirituali attraverso cui i
segni passeranno nel mondo. Focalizzare, stringere e intensificare
per poi sciogliere, è ciò che ci distingue dalle vie taoiste e
buddhiche, nobili ma impraticabili ai più.