Chi legge "esamini tutto, ma ritenga solo ciò che è giusto".

La mente non è un vessillo da riempire, ma un fuoco da accendere.

giovedì 11 dicembre 2014

Atlantide: andata e ritorno








NULLA SARÀ PIÙ COME PRIMA
Dio creò la molteplicità, nell'opera monumentale quanto millesimale della creazione.
Da dove vengono i miti? Sono le nostre invenzioni o noi le loro? La bottega di Scandurra è stata per noi dell’anonima talenti, una fantastica centrale di energia alchimica e dimensionale. Dopo questa esperienza torneremo trasformati o forse non torneremo affatto, ma poco importa: lo stile conta più della pellaccia, lintensità più della durata. Si fa ciò che deve essere fatto, possibilmente senza troppe chiacchiere, a differenza di coloro che se potessero trasformerebbero la vita in un bar o in un parlamento. Insomma: “Divieni ciò che sei, come direbbe Nietzsche. Messaggio screditato e poco in sintonia col pensiero dominante.
Quando non ci sono radici sicure, catene, a tenere ben serrato il diaframma confortevole e rassicurante della “realtà”, e quando le sostanze si mescolano e si combinano, allora diventa quasi inevitabile imbattersi nell’Altro.

1971 ANNO FATIDICO
Quando Franco Persi (amico e sodale nella pioneristica ricerca ufologica cittadina e prematuramente scomparso il 2005) mi parlò di Scandurra “il fruttarolo” presentandomelo come un tipo strano, ammantato da una brutta fama da negromante, ciò mi attrasse ma mi indusse pure un sentore di pericolo. Correva l’anno 1971, Franco ed io abitavamo alla periferia di Viterbo, ma prima il mio compagno d’avventura risiedeva proprio nella stessa via in cui si trovava la bottega di frutta&verdura del mago e, sebbene non lo conoscesse di persona, aveva raccolto diverse informazioni su di lui, soprattutto i “si dice”.
Un giorno mi decisi di varcare la soglia del negozio di Scandurra. Dietro il bancone stava seduto un tipo piccoletto, un giovane uomo dalla carnagione olivastra e dall’età imprecisata che teneva perennemente una sigaretta nazionale senza filtro tra l’indice e il medio, indossava una splendida camicia a righe verticali blu su sfondo nero, di finissima fattura e decisamente costosa, la portava fuori dai calzoni: un modo di abbigliarsi davvero insolito per quei tempi, se si escludevano le usanze del sud America. Il locale perennemente in semioscurità e saturo di fumo esprimeva un senso di fatiscenza, si sentivano profumi di frutta confusi alla puzza di sigarette e agli odori di spezie; le cassette di legno delle verdure erano accatastate alla rinfusa, così come si trovavano sparpagliate le bottiglie di vino della cantina sociale, per non parlare delle pareti che abbisognavano di una rinfrescata di vernice già da anni. Insomma, un posto allucinante… ma tale aggettivo avrebbe preso ben altro significato nel corso del tempo. La prima impressione che mi fece fu quella di un uomo comune; beh insomma, dopo alcuni minuti constatai che era particolarmente concentrato sulle cose che faceva, spinto da un’energia costante, pronto alla battuta ironica non disdegnava intercalari triviali e frasi idiomatiche locali. Senza cerimonie mi accolse nel suo territorio, sottoponendomi ad una serie di domande sul senso e la direzione che davo alla mia esistenza. In modo brusco mi fece intuire che la mia vita non aveva un indirizzo preciso, che indugiavo in una bolla romantica, favolistica, inconcludente della ricerca iniziatica e che non aveva alcuna importanza la mia giovane età, 13anni appunto, che dovevo subito rimboccarmi le maniche… così mi fece spostare una decina di cassette piene di frutta e legumi da una scaffalatura ad un'altra. Ecco, mi dissi, cosa intendeva con il rimboccarmi le maniche. Mi stava usando. A quel punto pensai di andarmene. Mi stavo dirigendo verso l’uscita, quando come se nulla fosse continuò a parlarmi. Operare alchimicamente nel concreto, modificare la struttura portante del mio essere, senza fantasticare, era il programma di massima che mi prospettava. Usava un linguaggio a volte forbito, curato, alternato a strafalcioni grammaticali uniti ad una forte cadenza dialettale, inventava neologismi. Ciò mi lasciò inizialmente perplesso, poi mi ci abituai fino ad entrare in quel suo mondo lessicale. Dava concretezza alle questioni dello spirito con parole ficcanti e congrue, concetti e principi elevati che prima ritenevo astratti e filosofici, quindi poco pratici e lontani da un uso sperimentale, diventavano nel sistema semantico del fruttarolo cose comune, di tutti i giorni. Le parole erano vestite di sostanza: se diceva “mela” ne sentivamo il sapore.
Per tornare al primo giorno di scuola, Scandurra affrontò il punto essenziale: da dove provenivano i suoi insegnamenti.
-      Atlantide è la mia ma anche la tua vera patria, ecco perché vivi male in questo paese. Solo a casa si è omogenei all’elemento vitale in cui si procede. Noi siamo esuli che cercano ciò che hanno dimenticato… il grande continente messo lì da Dio, in mezzo alloceano e scomparso senza lasciar traccia, se non nella memoria di veggenti. Gli atlantidi possedevano un’arte che noi moderni ce la sogniamo, dall’arte derivava una tecnica collegata con i poteri della mente e le proprietà magnetiche gravitazionali vibratorie del cervello e del corpo umano. Magia, caro Angelo, sì proprio così… come vogliamo chiamarla se non magia [pronunciò “magia” sottovoce con teatralità]. Materie oscure che curvando lungo il ciclo del Tempo sono cadute nell’ombra, nascoste insieme alla razza rossa; ecco, la magia era una struttura fondamentale del percorso evolutivo dei nostri antenati, quanto la scienza e la tecnica lo è per noi oggi. I Templari furono gli ultimi a farne tesoro, poi qualcosa è accaduto, un cambiamento improvviso, cruento, insomma è successo un dirottamento mondiale senza che la gente se ne accorgesse, ma alcuni capirono che niente sarebbe stato più come prima. Comunque la materia prese il sopravvento sullo spirito… Non sto a fa’ filosofia, cacchio, qui è cambiato il tempo e con esso sono cambiate mente e corpo e se ci troviamo nella cacca più fumante la causa, caro mio, è nella legge delle dimensioni, dei Nove Mondi. Interferire con gli universali [archetipi] produce effetti disastrosi. Di che sto a parlà? Ti porterò dove le cose si generano.
Rimasi interdetto. Atlantide, i presunti poteri sovrumani, il corso della Storia che avrebbe preso una direzione diversa e opposta. Fantascienza, leggende, occultismo rabberciato… no, no, Scandurra quando affabulava, proiettava luminescenza, sì, irradiava. Caspita, ma chi era quelluomo veramente? Un ipnotizzatore da fiera, un mentalista, un manipolatore? Imparai col tempo che di fronte a me c’era un essere di un'altra epoca precipitato a Viterbo da chissà quale dimensione e dotato di poteri eccezionali e conoscenze fuori dall’ordinario. Mi sentivo come lo scopritore di un tesoro immenso e senza merito, se solo ci avessi saputo fare avrei dato una svolta alla mia vita… Ma il tesoro me lo sarei dovuto conquistare, sputando sangue e altri rifiuti organici (la nigredo è defecare il passato residuale), diventando per l’opinione pubblica un disadattato, un alienato, compromettendo profitto scolastico, lavoro e affetti. Avrei mentito, imbrogliato, mi sarei mimetizzato pur di continuare quella mirabile avventura. Beh, non c’è che dire, quel giorno mi si è aperta la Via del Graal e ho scoperto che era un amaro calice. 

UN PIANO PER OGNUNO DI NOI
Non fummo sottoposti a chissà quali prove paniche, non ce ne fu bisogno. La Vita ci avrebbe dato del filo da torcere comunque. Ci saremmo trovati con le spalle al muro in più di un’occasione. Ho dovuto comprendere a mie spese che non si può evitare il vuoto che si spalanca sotto i piedi, per cui cadono le false rappresentazioni della realtà ordinaria, esplodono i complessi liberando energie ed intuizioni latenti, il volatile si libera dal fisso, emerge dall’inconscio il mondo di potere e conoscenza. Eravamo tutti rivolti alla realizzazione del nostro personale piano, tenendo conto delle qualità innate così come delle falle psichiche, delle resistenze fisiche attraverso lo sforzo continuo per la trasmutazione. Scandurra ci assicurava che non c’erano porte inamovibili nella nostra vita, potevamo quindi aprirle se lo avessimo voluto veramente. Lui ha guidato l’anonima talenti in questo percorso, dove i caduti e i dispersi non sono mancati. Rammento pure con piacere le “mense iniziatiche”, innaffiate da vino generoso, pasta al forno e costolette d’agnello, il tutto cosparso da contagiosa allegria, quando il corpo sottile dei commensali veniva surriscaldato e metteva in circolo tutto il suo potenziale, così che lo spirito di ognuno, veniva condiviso e amplificato. In questo modo si allentava la tensione o il tormento delle operazioni interiori in corso. Bastava una bella risata liberatoria, una storiella piccante o grottesca e ci sentivamo in pace col mondo. Il lavoro concerneva sempre la trasmutazione dei nostri metalli: la Vita e i suoi corpi conduttori. Dovevamo spremerci, sì proprio così, fino all’ultima goccia per ottenere il quinto elemento, la quintessenza del nostro bios, il succo di un’esistenza, in altre parole, ci inoltravamo su di un percorso stabilito di prese di coscienza che porta all’incontro, alla coincidenza del nucleo pesante/energetico dell’operatore con lo Spirito Universale che ci programma. È l’esperienza di essere parte integrante e partecipe di un processo unitivo e recettivo, quello del serpente uroboros, dove l’Uno produce il Tutto e il Tutto ritorna all’Uno. L’unione dell’autocoscienza umana con l’intelligenza cosmica è il prodotto finale di una tendenza insita nel mercurio filosofale che spinge a divenire conoscenza.
Scandurra ha prima battuto senza tanti complimenti quei rami che erano alla portata del suo bastone per far cadere a terra alcune olive, ha raccolto quelle più mature gettandole in un torchio che le ha spremute lentamente a freddo. Cacciata via senza troppi rimpianti la feccia nera e puzzolente, ha prodotto oli purissimi. La sua procedura, come potete immaginare, ha fatto fuggire diversi curiosi e velleitari apprendisti stregoni. Il suo metodo, però, non era per nulla scoperto, anzi, sembrava a volte stucchevole, irriguardoso, da essere scambiato per un atteggiamento dovuto al suo pessimo carattere. Ci torceva le budella, l’orgoglio, l’autostima fittizia che ci portavamo appresso come bagaglio consolidato. Quello che più ci indispettiva, ci irritava, era lo scoprire dopo settimane o mesi, di aver camminato non con le nostre fragili gambe, bensì grazie alle sue manovre occulte, che ci producevano azioni e reazioni, crolli emotivi, isterismi, malesseri come bronchiti, emicranie, gastriti, ipertensioni, allucinazioni, pesti emozionali, insomma tutta una serie di accidenti che mettevano a dura prova la nostra volontà e pazienza. Il lavoro per me diventava terribile, faticavo a gestire la mia vita sociale e ordinaria con gli effetti tremendi della terapia d’accesso scandurriana. Litigavo con i genitori, con mio fratello, a scuola facevo il “pierino” o come dicono a Viterbo il “gojo” (termine derivato dal cognome di una famiglia ebraica trasferitasi a Viterbo nell’’800, Goia, che a causa delle usanze religiose inconsuete per la cultura cittadina, furono additati e considerati “strani”), insomma il mio essere cambiava e alcuni conoscenti ipotizzarono che assumessi droghe o che avessi preso la via del crimine. In realtà attingevo a tutto un armamentario interiore, composto da succhi ed energie altrimenti latenti, che modificavano il mio comportamento all’inizio, facendo di me un sociopatico. Gli Dèi in esilio stavano tornando.

EPILOGO
Attraversare a piedi quella specie di frontiera che mi porta fuori dal mondo, è stata la principale attività della mia vita, questo ha comportato pure l’affinamento del mio vedere e del mio essere. Ciò ha permesso di mutare radicalmente la mia visione delle cose. Una realtà separata eppure tangente a quella conosciuta si è mostrata in tutta la sua consistenza. Medium sensitivi profeti sciamani, tutti hanno raccontato di altre realtà, ma pochi gli hanno creduto. Io so che esistono angeli e demoni e potreste pure voi incominciare a ritenere possibili tali esistenze. Avrete notato che nella nostra vita ci sono molte più cose brutte, cattive che cose belle, buone. Da dove credete che venga tutto ciò? Dall’animo umano, dalle nostre azioni? In parte. Viviamo in un posto in cui il 99% delle cose belle vengono distrutte quando stanno sbocciando, perché ci sono all’opera forze dirette a soffocare il bene. Queste forze maligne le concepisco come demoni che trovano in noi terreno fertile. Estraggono dalla nostra materia prima le fondamenta per costruire un piccolo inferno qui, in attesa di quello grande dopo. Ora, penso sia necessario alla nostra sopravvivenza come razza umana, fare in modo di usare la materia prima come propellente per volare verso la Luce. Continuando a seguire un manipolo di topi di fogna che mirano al dominio, sotto la supervisione di ibridi (saturniani) provenienti da regni infetti, la nostra esperienza di vita sarà vana.
Il mondo che vedo è diventato un inferno? Forse, comunque gli voglio bene. Di sicuro non siamo i soli a popolarlo. È un mondo in cui ogni cosa ha una vita propria, una vita sotterranea, che noi non afferriamo ma che è sempre in grado di svilupparsi. Un mondo che, come un organismo con le sue cellule, è dunque sul bordo del caos, di una sorta di malattia; Dio ha regolato la vita delle cose in modo tale che tutto resti nella precaria armonia che noi conosciamo, ma non tentiamo troppo la sorte. Siamo fragili anche, perché transitori e posti a fianco di universi paralleli che pochi sperimentano, ma dove migreremo certamente domani.

5 commenti:

  1. cos'é rimasto dei tempi di scandurra? solo ricordi? descrivi quei tempi con un romanticismo quasi stucchevole, mentre quando ti rivolgi al presente scrivi con rassegnazione... non é rimasto nulla allora? sono solo bei ricordi? scandurra cosa ti direbbe adesso? come affronterebbe lui il presente? possibile che il suo insegnamento sia morto?
    quá i cojones stanno girando vorticosamente da un bel pó, non passa giorno che non prego supplicando la fine ma nonostante i molti segni di una fine imminente questi cavalieri dell'apocalisse se la prendono comoda.

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  2. Caro amico,
    non invocare la fine perchè non ti trovi impreparato. Essa verrà, eccome. Sento già un approssimarsi. I segni ci sono tutti. E' necessario esser desti e non rassegnarsi al timore di una imprecisata agonia; per chi ha cognizione della realtà profonda c'è maggiore sofferenza, ma questo non ci deve fiaccare. Tempi lunghi? No. Cosa trattiene ancora la fine? Manca consapevolezza, innanzitutto, da parte di chi si ostina a governare il vapore, e questo è criminale; e manca coraggio in taluni che si dicono pronti, e se qualcosa o qualcuno trattiene la palingenesi, beh, avrà i suoi buoni motivi. IN UN MONDO DA DEFAULT RIAFFERMA LA TUA DIFFERENZA. E questo è già un buon inizio.
    Circa il mio tono quando scrivo, ebbene è solo letterario. Ciò che ho fatto, appreso, trasmesso è forza vivente che non è vincolata da niente al mondo. Siamo magneti, attiriamo in base alla nostra polarità. Tieni duro sui valori non negoziabili, anche se le guide cieche di questo mondo hanno già abdicato.

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  3. Francamente capisco la frustrazione di affermazioni positive, a cui va tutta la mia comprensione.

    E' inutile paventare i soliti scenari apocalittici poichè creano un attesa che come al solito verrà sempre disattesa, perchè la realtà quasi mai va come ce l'aspettiamo. Ricordo che questi toni vennero già usati a fine 2012 (e forse in maniera ancor più grave e drammatica) senza che poi alla fine successe nulla.

    O meglio...mi si correggerà dicendo che vi furono i soliti cambiamenti "sottili" percepibili da quei pochi che ancora non hanno chiuso totalmente i propri rubinetti mentali...ma mi sembra francamente più una scusa aleatoria che altro per non accettare la realtà: ben pochi hanno risposte sui tempi che vengono e verranno e nessuno riuscirà a prevedere con una certa solerzia se mai una catastrofe si abbatterà su tutti noi, con una certa solerzia. D'altronde è scritto nel vangelo che nessuno potrà prevedere nè il giorno, nè l'ora della fine (ma forse l'anno sì? O almeno negli ambienti tradizionalisti forse di quello si parla). Ma anche su quello non ci metterei la mano sul fuoco.

    Ciò che invece trovo triste e mi deprime è che nessuno di noi (o almeno la maggior parte) prega più per la fine che per la salvezza...questo mondo ormai ci va stretto e sarebbe ora che il Creatore se ne rendesse anche conto.

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  4. E ci tengo a dire ancora questo: se domani, o fra cinque minuti o adesso, arrivasse la FINE, nessuno sarebbe realmente pronto.

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  5. concordo, se aspettassimo sempre di essere pronti nessuno farebbe mai nulla ...

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