Una
mattina estiva, Scandurra ed io ci recammo presso una vecchia
masseria abbandonata, nelle vicinanze di Tuscania. Il caldo si faceva
sempre più insistente e quel rettangolo ondulato di terra brulla,
senza alberi nemmeno a pagarli, sembrava un suo alleato. Il maestro
spinse il portone principale e questo cadde verso l'interno alzando
un muro di polvere. Tossii e cercai di scuotermi con le mani. Il
maestro rise divertito.
- Che vizziaccio c'hai. Respiri quando non dovresti.
- Ma cavolo, c'era bisogno di spingerla così forte quella cacchio di porta?
- Impara ad aprirle. In qualsiasi modo. Anche a costo di usare la maniglia – e continuò a ridere sfacciatamente.
- Vabbè, questa è un altra lezione?
- No, è un consiglio.
Quel
dialogo mi sembrava surreale. Comunque entrammo. Una grande cucina ci
accolse con una imprevista ospitalità. Già, un'arietta fresca,
insolita, ci diede un certo ristoro. Notai pure che le credenze di
tipica foggia rurale, le seggiole, le cassapanche e il tavolo erano
in ottimo stato. Chiesi subito a Scandurra il perché di questo
paradosso. Fuori diroccata e dentro impeccabile.
- Il nostro ospite ci tiene a tenerla pulita e ordinata. Ha così poche visite all'anno...
- Ospite? Quale ospite vive qui dentro?
- Eh, è una vecchia storia, ma te la racconterò in seguito. Ora statti zitto e aspetta.
Attesi
che entrasse di lì a poco un vecchio barbone un po' matto. Non so
perché, ma Scandurra aveva strani conoscenti, insospettabili. Da
sovrani galattici a pezzenti stasciconi, piloti stellari e mercenari
di altri universi. La varietà delle amicizie del mio maestro,
spostava e di molto le convenzioni sociali, le classi, i rapporti tra
persone. Era decisamente un uomo universale. Un po' matto anche lui.
Non
ci avevo fatto caso subito, ma una grossa botola occupava la parte
nord della cucina. Circolare e di ferro, aveva degli strani segni
rossi incisi verso il suo centro. Chiesi, ovviamente, cosa
significassero e lui, di nuovo, mi fece segno di tacere. In
quell'attimo la botola si alzò, lentamente. Qualcuno la stava
spingendo con fatica. Una mano piena di vene violacee si intravide
controluce. Un vecchio, magrissimo e calvo, uscì e scatarrò per
terra una poltiglia color tabacco (forse era proprio tabacco). Era
alto e vestiva pantalonacci consumati di velluto marrone, camicia
rossa e gilet nero. Il volto era scavato, naso aquilino, come suol
dirsi. Si girò verso di noi che stavamo appoggiati al piano cottura
centrale della cucina. Con un sorriso sdendato ci diede il benvenuto.
- Vecchio bastardo, ti sei fatto vedè eh? Dove cacchio sei stato? Là pè quarche sprofondo della Via Lattea o cosa? - Il vecchio con voce catarrosa aprì le danze.
- C'hai coraggio a parlà. Tiri l'anima coi denti, scatamarri come una bestia, puzzi che accoleri e mi cazzi pure? Ma nun ce l'hai l'acqua? Eppure il pozzo te funzionava 'na vorta.
- Me cojoni, Scandù. Ce lo sai che me piace il vino, quello bbono rosso frizzantino. Lo compro da Peppe lo Stronzo, nun ti arricordi?
- A seccaro', Peppe è morto negli anni trenta a Montefiascone.
- Te credo, era 'no stronzo. E poi conservo diverse botti di sotto. La temperatura è quella regolare. Ma tu hai finito di fa' quei sughetti strani. Quelli, insomma, che te porteno via de qui?
- C'è così tanto bisogno di viaggià su e giù.
- Mah, io che te dico... sto me qui a fa' da custode e te dovessi dì... me so rotto le cojone. Chi viaggia de su chi de giù, chi se diverte e chi se arrazza. Io inchiodato quine. Tu me poi dà 'na mano. Tu ce l'hai 'sto potere.
- Sì, è giunto il momento di liberarti da questo compito pesantissimo. Son venuto col mio apprendista, Angelo. È in gamba, sai?
- Te credo. Salve Angiolè. Te credo che adè in gamba. A sta' con te c'è da diventà gojo [strano, un po' matto]. Ha viaggiato? Si è immerso?
- Certo, è dei nostri ormai.
- Eh bello mio, c'avrai tante avventure, sì sì, tante... ma le tribole dove le metti? Ah, scuseme, me chiamo... lo sai che nun me arricordo il nome... quello scritto su pel commune. Beh, che voi a furia de fa' il custode me so' rincojonito... un po'.
- Digli il tuo soprannome, quello te lo ricordi per forza.
- Sì, già... me chiameno tutti Meco il Chiavaro... no che hai capito?... non quello che... se c'ho due de pressione. Chiavaro perché costruisco le chiave e poi apro e chiudo le serrature delle porte. Il mio, sai, è un lavoro tosto. Di quelli indispensabili, che te credi? Da quine passano e vanno altrove i viaggiatori. Sì, quelli come voi, però diversi.
Feci
per chiedergli ragione di quella curiosa affermazione
contraddittoria. Scandurra mi anticipò.
- Spiegati meglio, Meco.
- Intendo quei viaggiatori di altri mondi, insomma, sì de Giove Martedì Deren...
- E mercoledì... Ma Giove è disabitato da millenni come Marte. Meco, spiegati.
- Sì, già, ce so' gente che sopravviveno a tutto. Passeno l'anne, le secole, le mille secole, è uguale. Passeno sempre. So' de Giove Martedì Deren...
- L'hai già detto. Te ripeti Meco – fece Scandurra ridendo.
- Eh sì, me so' rincojonito, ma sai sto sempre da solo che me so' rotto le cojone pure de parlà con me da solo. Ripeto ripeto chissà che c**** me ripeterò mai.
- Non fa niente. Hai fatto un lavoro benedetto, un lavoro prezioso per tutti questi anni. Ora puoi tornartene a casa. Il Mulino delle Ombre lo chiudo, il suo compito è esaurito.
- Oh sto in pensione... sì già e mo' che c**** faccio?
- C'è un posticino con un buon clima per la tua artrite. Rand è una favola. Ti porterai le tue botti, ma ti consiglio di gustare pure il vinello locale.
- Me ne hanno parlato … sì già venti anni fa uno che c'era stato. Però lì il vino è troppo aspro, lo voi mette col frizzantino mio che pija forza da 'sta terra da 'sto lago da 'st'aria. Qui sotto c'è il tufo. Lo voi mette?
- Io te l'ho consigliato. Poi fa come te pare.
Si
abbracciarono. Meco il Chiavaro portava con sé polvere anni ed
esperienze incredibili. Una persona a suo modo simpatica e strana.
Dal linguaggio pareva un grezzo uomo di campagna. Pareva.
Poi,
il vecchio custode alzò un braccio e mi salutò.
- Te lascio 'na cosa, Angiolè. Quando la viperà te mozzicherà, guardala nell'occhie e il suo veleno nun te farà gniente. E diglie: me manda Meco il Chiavaro, mica 'no stronzo.
Vidi
i suoi occhi luccicare e trascinando i piedi sparì nella sua botola,
richiudendola pesantemente dietro di sé.
Ci
affrettammo ad uscire e non capii perché. Mentre ci allontanavamo,
un forte rumore ci raggiunse. Mi girai e di quella vecchia casa
rimasero pochi detriti e una colonna di polvere che man mano si
disperse al vento.
Rispettai
il silenzio di Scandurra. Ormai capivo al volo (o quasi) quando
bisognava star zitti. Ritornando verso la strada sterrata dove
avevamo accostato l'autovettura, notai che Scandurra era teso in
volto. Raramente lo avevo visto così. Tacqui.
Di
ritorno verso casa, Scandurra, forse per farmi uscire dall'imbarazzo
dell'incomprensione, mi ragguagliò a modo suo.
- Impara, Angelo, da questo incontro: un uomo semplicemente eccezionale come Meco, rimane al suo posto per decenni, quasi un secolo, a custodire un portale tra dimensioni. Come una sentinella di guardia alla polveriera. Lavoro pesante, frustrante, che da principio sembrerebbe interessante, ma che poi scopri difficile, pericoloso, schiacciante. Lui governa gli effetti magnetici e i morbi provenienti dalle fogne dei sottomondi che dai passaggi possono irrompere qui da noi, e quando non li può gestire con la macchina che c'ha, il Mulino delle Ombre, li assorbe su di sé per evitare pericolose interferenze ed epidemie. Ci si scorda che esistono persone che svolgono un lavoro prezioso ma nascosto, lontano dai riflettori. Come chi prega nella sua celletta da un monastero sperduto tra le montagne. Come chi ascolta le pene della gente e cerca di alleviarle. Come il padre di famiglia che torna a casa, stracco dal lavoro pesante e che riesce ancora a sorridere quando i figli gli si fanno incontro. Madri che accudiscono i propri figli malati e che magari soffrono in silenzio per non spaventarli e pregano un dio che non conoscono, ma che è accanto a loro. Santi senza altari. Donne e uomini grandi nella loro umiltà e modestia, vere colonne del firmamento. È destino dell'uomo. Le scelte più alte sono anche le più misconosciute. Forse è giusto così... chissà.
- Scandurra mi stai insegnando l'umiltà, il senso di responsabilità che va oltre l'acquisizione di potere e conoscenza. Quello che facciamo, lo facciamo per gli altri. Però anche tu in molte occasioni hai operato come il Chiavaro. In certi contesti metapsichici, in presenza di entità spiriti fantasmi.
- Io vedo queste cose da quando ho coscienza. Ti riferisci ai fenomeni spiritici a cui hai assistito le prime volte. Le presenze medianiche sono come i gusci rotti di una noce, i resti di uomini che hanno vissuto in questa incarnazione, in questa esperienza della Vita, una delle tante. Sono solo i loro resti, i resti della coscienza vitale, delle passioni del loro cuore, l’Anima è già libera e rinata in un altro stato. I gusci sono legati ai luoghi, casa lavoro paese. Una colpa che non si può dimenticare, un incidente improvviso, un grande dolore, odio, amore li agganciano alla dimensionae terrena. Bisogna ascoltare, guardare, allora tutto si dissolve in quel ciuffo di luce che si crea e i luoghi sono liberi. È una forma di giustizia, di liberazione, un lavoro che pochi possono o vogliono compiere ma che va compiuto.
- È un compito importantissimo. Ma come fai tecnicamente, se me lo puoi dire?
- Evoco, dò corpo alle presenze, a quei poveri resti, l'etere ne è pregno. Rilascio la mia energia vitale perché esse possano svelarsi completamente. È una piccola magia, ma che va fatta. I bambini, prima che li mandiamo a scuola, vedono il mondo in un unico flusso di eventi, alto basso e laterale. Oltre il tempo e lo spazio. Loro non dividono, non distinguono la differenza tra piani e così possono vedere i resti, ma anche gli esseri del sottomondo e del mondo mezzano. A volte ne sono impauriti, in altre occasioni fanno amicizia volentieri con quelle forme, quelle ombre. Mio compito è di assorbire i gusci e di impedire alle creature di sotto di spaventare i cuccioli d'uomo. Che vi sia una barriera tra questi livelli sarà anche necessario, perché viviamo tempi senza fede e credenza e allora è meglio non sapere e non vedere. L'uomo comune non vede più oltre il visibile. Il velo divide tutto. In pratica non vi sono tante realtà. Ce ne è una sola, un flusso costante che però è frammentato dalla mente divisa dell'uomo. Per riconquistare l'antica visione dobbiamo recuperare la capacità di leggere i segni, che sono copiosi ma non infiniti. Li incontriamo ogni volta che ne abbiamo bisogno, ma non li sappiamo leggere, parlano in una lingua strana, per immagini, e la nostra testa parla con le parole. Il pensiero è una catena di parole. Crediamo che le forme, le figure, le immagini siano infantili, per 'figliarelli', invece sono la chiave per collegarci con i livelli. I simboli sono schemi elettrici, basta attivarli, accenderli e ci portano su altri piani.
Stavamo
giungendo a Viterbo. Poche automobili giravano in quella afosa
giornata d'estate. E noi parlavamo di Vita, di Morte, di Visioni, di
Stati Multipli.
- Scandurra, che cos'è la morte?
- Vidi morire tra le mie braccia uno zio a cui tenevo tanto. Io avevo 12anni. Un cancro ai polmoni lo stava uccidendo. Dall'Ospedale Grande degli Infermi lo avevano rimandato a casa a morire tra i suoi familiari perché non c'era più nulla da fare. Mi disse ad un certo momento che gli mancava l'aria, non riusciva più a prenderla. Mi strinse la mano fino a farmi male... poi se ne andò. E allora vidi la sua Anima ovoidale scivolare, gocciolare via verso il soffitto e altre forme eteriche che lo affiancarono. Oh, se la gente sapesse esattamente cosa accade in quel momento, proverebbe meno terrore della morte. Nemmeno le religioni oggi sanno dare risposte o indicazioni, e questo perché sono concentrate sul vivere quaggiù, che rappresenta solo un breve tratto della strada che compie l'Anima. Qualcuno ha detto che il mio è materialismo divino. Mah, sono un uomo concreto che con le mani apro i cancelli, con le mani scavo buchi attraverso cui passare in altri universi e tutto ciò lo faccio con fulcri, leve, talismani, cose visibili e meno visibili. Le spolette le hai viste, le hai usate, sono cose, magiche sì, ma di materia tenue magari, fluttuano in certe condizioni e sembrano molli, svanenti, basta saperle prendere e comunque le tocchi, fai presa. L'immaginazione è fondamentale, è forma che cerca materia per plasmarla. Certo, ci vuole comunque una certa materia, porosa per assorbire le energie planetarie, porosa per trattenere e poi rilasciare essenze, frequenze, parvenze eteriche. Insomma, Angelo, sempre materia, luce confusa e depositata. Noi le restituiamo la sua antica potenza, ne risvegliamo l'energia addormentata, la carichiamo. È di nuovo luce su di un altro piano. Frequenze, come i nostri corpi sottili, la coda del pavone che si apre e si chiude, ogni colore un raggio della nostra anima.
Si
interruppe. Sembrava un fiume in piena. Tuttavia mostrava sempre il
suo proverbiale controllo.
- Quando mamme e padri mi chiedono notizie sui loro figli morti a causa di malattie terribili, di incidenti strazianti, catturo voci odori cose che appartengono a quel piano. Le anime trasmigrano ma i residui permangono. Frequenze. Allora divento una radio, un montacarichi tra livelli, una canalina passacavi. Le donne allora si rasserenano, trovano una certa conoscenza e i padri non si chiudono, i loro cuori si aprono. È importante sapere la verità, l'ignoranza che la scienza e la religione hanno in questo ambito è grave. Parlano parlano e poi? Noi non parliamo, facciamo, non vendiamo speranze, apriamo porte sulla Vita sterminata, fatta di cadute e rinascite. Cristo insegnava e faceva, dimostrava coi fatti che le leve della potenza si trovano dentro di noi. Soprattutto ci consigliava di adottare l'umiltà e la benevolenza, lì sono nascosti i segreti dell'universo. Quando incontri una persona umile e buona, quella salva 'sto mondo dalla fine totale. La sua anima trattiene il caos.
- Ma qual'è il destino dell’Anima?
- La Luce chiama l'Anima per compiti ben maggiori rispetto a quelli già svolti in terra. L'Anima abbandona il corpo che l’ha ospitata e non ne soffre. La vedo sorridere sempre ad ogni trasferimento. È un sorriso che pervade la sua estensione ad uovo, perché il corpo le è stato intimo. Il corpo possiede una sua coscienza, semplice e pura che accetta questo destino: dopo pochi giorni si scioglierà nella terra, pronto ad aiutare lo sviluppo di altro. Il Grande Tempo trituterà anche le ossa, fino a farle diventare sale fine, da spargere sulle cose che nasceranno domani. Ma tutto ciò che Dio ha posto tra l’Anima e il corpo quando stabilì cosa dovesse essere l’uomo, la mente, il vitale, il nervoso, il cuore e le sue passioni, precipita nel nulla sapendo di morire davvero, di non potere seguire né l’Anima nel suo destino di luce, né il corpo nella terra. Così si ribella, raccoglie ogni forza che le resta e prova ad aderire alle cose, a trovare una sua permanenza, un suo luogo. Allora i morti, le loro voci, restano là dove vissero uomini e passioni. Restano settimane, o secoli. Gusci rotti di una noce. Nastrini magnetici di suoni confusi a rumori di fondo. Da loro viene disperazione, possono contaminarci, piegare il nostro sentire verso il male, il nulla dissolutore, la loro energia è imprigionata, sottratta al mondo e non usata per lo spirito, come dovrebbe essere. Così la liberazione dei luoghi, la loro pacificazione è, per chi possa compierlo, un atto sacro.
Ormai
stavamo davanti alla sua bottega. Vi era un piccolo gruppo di persone
ad aspettare nei pressi della soglia. Scandurra ammiccò. Non ebbe
difficoltà a parcheggiare nella piazzetta antistante. D'estate a
Viterbo c'è posto per tutti, così come alla bottega del mago.
Ciao Angelo, per ora ti dico grazie, come sempre, ma mi riservo il diritto di porti qualche domanda in un altro momento :)
RispondiEliminaScherzi a parte, grazie ancora.
racconto veramente denso... si riesce ancora a percepire la magie di quell'incontro, quasi a vederlo. Grazie Angelo.
RispondiEliminaluca
Densissimo direi... speravo non finisse xò... e cade a pennello come al solito...
RispondiEliminaQuesto post è più di uno IUS... è magia... ci voleva proprio...
RispondiEliminaAlcuni passi salienti:"Quando la viperà te mozzicherà, guardala nell'occhie e il suo veleno nun te farà gniente" - "La Luce chiama l'Anima per compiti ben maggiori rispetto a quelli già svolti in terra" - "Il velo divide tutto. In pratica non vi sono tante realtà. Ce ne è una sola, un flusso costante che però è frammentato dalla mente divisa dell'uomo" - "L'immaginazione è fondamentale, è forma che cerca materia per plasmarla".
Una domanda Angelo: Scandurra dice che i simboli sono schemi elettrici e che bisogna attivarli per accedere ad altri piani. Come si fa ad attivare i simboli? E poi quali simboli? Bisogna chiaramente sapere quali prima di accendere quelli che ci portano in piani "oscuri"... Grazie sempre e un saluto a tutti i compagni di viaggio...
file scaricabile da http://www.scribd.com/doc/72234847/Il-Mulino-Delle-Ombre
RispondiEliminami è capitato di leggere questo http://www.astronavepegasus.it/joomla/images/stories/apocalisse_rivelazione.pdf che ne pensate?
RispondiElimina@q
RispondiEliminaÈ il solito fritto misto che ad ogni fase critica spunta fuori. Un sistema collaudato come quello di David Icke, pagliaccio mestatore prezzolato dall'MI6, raduna in un centone editoriale, migliaia di dati, falsi e veridici, unendo alieni-visitors, massoni, cristiani fondamentalisti, divinità antiche, sionismo internazionale, fisica quantistica, riti e liturgie occultistiche, miscelando il tutto con le panzane new age del 'volemose bene', siamo tutti terrestri. Una versione veltroniana del cospirazionismo da discount.
Caro amico, l'elaborato che poni alla nostra attenzione, non si allontana dallo schemino suddetto. Notizie probabili si mescolano ad americanate sci-fi. Come discernere? I poteri forti non ammettono fughe di notizie, a meno ché non ci sia la loro regia dietro. Confondere le acque, impedire a gente come noi di attingere o soltanto di tentare di scoprire la verità.
Scandurra mi ha insegnato a cercarmela da solo. Mi ha indicato dove cercarla, ma il dito non è l'oggetto indicato.
Le parole sono approssimazioni, la realtà ne è la rappresentazione. L'intuito, il contatto diretto con la cosa, l'esperienza dovranno essere le guide del nostro conoscere.
Angelo grazie della risposta. Condivido perfettamente la tua analisi, ma, tentando di leggere fra le righe, questo continuo tamtam pseudocontroinformativo unito al frittomisto di accadimenti dell'ultimo periodo sembra sintomatico di una certa 'tensione d'attesa' da parte dei signori dell'ombra... me li immagino assai cagati nell'intento di un ultimo disperato colpo di coda all'approssimarsi del grande varco... sbaglio di molto??
RispondiElimina@q
RispondiEliminaHai centrato la questione. Noto anche io da qualche tempo a questa parte, una certa preoccupazione da parte dell'establishment mondialista. Si susseguono esternazioni di addotti, indotti, edotti, giornalisti, ex della Cia Fbi Us Army. Insomma, un battaglione di chiacchieroni che denuncia colpi di stato, invasioni alieni, omicidi eccellenti, senza rischiare un acca. Noi non ci faremo infinocchiare come certi ufologi nostrani e cacciatori di misteri stranieri.
stanne certo. sono con te.
RispondiEliminaCiao Angelo...
RispondiEliminaQueste tracce magnetiche le lasciamo tutti, o solo chi si ribella?
Ci sono anche tracce positive?
I gusci rotti in che modo possono contaminarci?
Ricordare un proprio caro, non solo attraverso i ricordi e l'immaginazione, ma anche attraverso una preghiera, un oggetto, una foto, puo' essere considerato quindi un richiamo verso il basso? O lo e' solo se questa energia e' ancora imprigionata tra noi?
Se puoi rispondermi te ne sarei grato
Un saluto a tutti
@Max68
RispondiEliminaLe tracce magnetiche, come già descritto nel post, vengono lasciate dalle anime in occasione di forti passioni e morti improvvise, nonché da un certo attaccamento alle cose terrene. Tracce positive, rare, riguardano pensieri e sentimenti elevati derivati da vite elevate. I gusci rotti ci deprivano dell'energia vitale, possono pure farci ammalare, soprattutto sul piano psicomentale. Il ricordo, la preghiera nei confronti di un nostro caro defunto, può aiutare ad equilibrare, armonizzare eventuali residui latenti. E comunque sia, avere un contatto con chi vogliamo bene ma ha cambiato dimora-stato, ci porta a creare un ponte invisibile con la dimensione altra. Una qualche percezione da parte dell'Anima disincarnata dell'amore dei suoi cari, è possibile.
Ciao Angelo, mi rendo conto che la questione è molto complicata ma vorrei chiederti ancora una cosa sul processo vita-morte:
RispondiEliminaRispondendo a Max68 hai scritto che "avere un contatto con chi vogliamo bene ma ha cambiato dimora-stato, ci porta a creare un ponte invisibile con la dimensione altra."
Dal post, invece, mi ero fatto un'idea diversa.
Provo a spiegarmi sperando che questa mia possa essere di un qualche aiuto anche ad altri amici.
Mi sono chiesto, leggendo il tuo post, quale fosse la relazione fra la mia anima e me, e per me intendo questa, diciamo così, particolare configurazione terrena del momento.
Avevo capito che non ci doveva essere una gran relazione se non nei termini in cui l'anima prende dimora in questo mio corpo attuale per compiere un'esperienza o una missione su questo piano.
Avevo inteso anche che, alla morte, l'anima migra verso altre dimensioni, il resto (che io ho interpretato come il guscio rotto) o rimane qui sotto forma di energia oppure non so che fine faccia nelle migliori delle ipotesi.
Insomma, non sono riuscito a trovare una relazione diretta fra l'anima e me (come dicevo su), questo me che ti scrive che ha vissuto esperienze ecc.
Nella risposta che ho citato sopra, la persona a cui rivolgiamo la preghiera in quale forma a cambiato stato-dimora?
Vorrei capire se noi ci rivolgiamo ad essa lo facciamo alla sua (o ex sua?) anima o al guscio rotto?
In sostanza non ho capito che ne rimane del noi "ora".
E, se non rimane su questo piano per i casi da te citati, dove va il guscio rotto?
Perdona tutte queste domande, che mi rendo conto essere al limite delle nostre conoscenze "ufficiali".
Oltre a scusarmi spero di esser stato chiaro nell'esposizione.
Grazie
P.S.: ma il vecchio barbone un po' matto che entrò nel mulino chi era?
@Giusparsifal
RispondiEliminaPiù che risponderti nel dettaglio, anche perché Scandurra ci insegnava a non usare la logica, la scomposizione concettuale per avvicinarsi ai Misteri; vorrei dare a te e agli amici alcuni riferimenti-guida per meglio navigare sul fiume della Vita.
Legge della Vita è la metamorfosi.
L'ora della morte è l'ora della verità. V'è una verità nascosta in ogni esistenza umana ed essa si manifesta dopo la morte: prima non la vediamo.
L'Anima dopo l'esperienza terrena ci invia continuamente messaggi telepatici. Sarebbe però errato credere che la telepatia possa spiegarsi con le onde, con le correnti, con le radiazioni. Per ogni comunicazione verbale, l'uomo deve imparare un codice di suoni, un linguaggio con una sua grammatica, sintassi. La telepatia, invece, è metafisica. È la trasmissione diretta da coscienza a coscienza di un'idea, un sentimento, un pensiero. La telepatia è l'idioma delle anime, spontaneo come quello del sogno: lo conosciamo senza doverlo imparare.
Il guscio rotto, è il residuo, il resto psichico che permane qui, sul nostro piano. Un fascio di emozioni, ricordi, che si attaccano ai luoghi che l'essere umano aveva frequentato durante il suo passaggio terreno. L'Anima vola via, si libra per altri stati. Trasmigra. All'inizio essa vive come in un sogno, priva dei sensi, poi si adatta risvegliandosi dal torpore dell'esilio in terra.
Quindi distingui l'Anima dai suoi resti psichici, che altro non sono che RVM della psiche che col tempo - a volte secoli - si esauriscono.
Ti prego di rileggere più volte i post. Credo che siano sufficientemente esaustivi.
praticamente le definizioni di rol.scandurra ha mai incontrato rol?
RispondiEliminaGrazie Angelo.
RispondiElimina@silke
RispondiEliminaScandurra non ha incontrato Rol, non fisicamente almeno. Sì, certe realtà, se non addirittura la Realtà, quella vera, globale, è presentita da quanti come Rol appartengono ai due mondi. Scandurra quello che sapeva dipendeva da quanto vedeva dalle esperienze dirette. La dottrina per lui era sempre secondaria. Non partiva da teorie, per quanto affascinanti e ben formulate. Diceva: la Verità è sperimentale.
che io sappia l unica dottrina di rol era il vangelo e la bibbia e diceva anche lui che la verità è sperimentale aggiungendo che la stessa lo è per tutti.diceva che nel giro di 10 anni una persona qualsiasi applicandosi ai suoi insegnamenti avrebbe fatto le stesse cose che faceva lui.questo è quello che ho sentito dalle sue parole.
RispondiEliminaper guscio rotto intendi i residui dell'ego e dell'io inferiore?
RispondiElimina@silke
RispondiEliminaRol era ottimista circa la possibilità che in dieci anni si possano raggiungere certi risultati. Spesso non basta una vita, a volte invece è un attimo, una illuminazione e tutto cambia.
@Luca
Intendo un coagulo psichico fatto di scariche emozionali particolarmente significative.
Alcuni scienziati svedesi affermano di aver “catturato” fotoni vaganti nel “vuoto”.
RispondiEliminahttp://www.chalmers.se/en/news/Pages/Chalmers-scientists-create-light-from-vacuum.aspx
oppure
http://www.opednews.com/populum/linkframe.php?linkid=141558
Escludo siano eredi dei mitici iperborei, anzi chi voglia catturare (sic) i fotoni entra di diritto nella schiera degli oscurati.
Dopo aver creato l'incubo atomico, dopo aver giocato a far scontrare particelle subatomiche in buchi neri sotterranei, dopo aver organizzato gare di velocità tra neutrini e fotoni, adesso gli “scienziati” si specializzano nella “creazione della luce”!!!
Sembra proprio che si stiano impegnando al massimo nel profanare e svilire e materializzare le intuizioni metafisiche tradizionali.
Grazie a te, Angelo, per rammentarci gli insegnamenti e la vita di questo maestro di innocenza che è Scandurra.
Ciao.
Ciao Angelo. Mi sembra di capire che Scandurra abbia avuto un destino diverso da quello del guardiano Meco, per quanto riguarda la continuità, diciamo ontologica. Ti confesso che il quadro (pneumatico) che hai prospettato, è un pò scoraggiante...meglio sarebbe non essere; tuttavia, visto che siamo, dispiacerebbe veder buttare via mente, e quant'altro di ''mediano'', con tutta la fatica fatta....fa male pensare che scadranno come yogurt, con un lenzuolo bianco come vestito con 2 fori per gli occhi....Che dici? Grazie, ciao.
RispondiElimina@yesterday:
RispondiEliminaForse, dipende dall'ottica con cui si guarda la questione.
Se si imparasse a considerare il corpo al pari di una tuta da astronauta, senza della quale non avremmo possibilità alcuna di muoverci in questo spazio, ci si potrebbe rendere conto dell'assurdità (o morbosità) di identificare l'astronauta con la tuta stessa, nonostante la quotidianità e la dis-istruzione istituzionale ci porti a credere in questo modo.
@ Alpha: hai messo il dito nella piaga. La mia angoscia nasce dal fatto che non riesco a trovare l'astronauta, a ritagliarlo, a identificarmici.
RispondiEliminaNel leggervi i miei timori si intensificano.
RispondiEliminaLa mia paura più recente (qualche anno intendo) sembra essere o l'assoluta ipersignificatività o, al contrario, mancanza di significatività della vita stessa.
Per usare la metafora di ACM sembra che io non riesca a vedere altrimenti che la tuta dell'astronauta o, sempre al contrario, l'identificarmi totalmente con essa.
Nel primo caso, questa esistenza umana mi appare prima di significato alcuno, anzi, una costrizione che non capisco.
Nel secondo sono totalmente immerso nel mondo, ma è un'esperienza che faccio a tratti, perchè quello che mi accade nel primo caso tende a strapparmi via dalla tuta.
Grazie a voi, comunque, scrivendo mi sono venuti alla mente un paio di spunti utili da meditare, sempre che serva a qualcosa.
A TUTTI GLI AMICI
RispondiEliminaNon cercate risposte immediate a domande antiche quanto l'uomo. Ho penato alquanto con Scandurra - Dio lo benedica sempre - a comprendere il nesso esistente fra lo spirito e la materia. Un flash, un colpo sordo dentro la capoccia, una illuminazione se preferite così definirla e poi, da quel momento, non ebbi più dubbi su come unire ascesi e azione mondana.
Non mi fregò più niente del mondo, delle stronzate borghesi, delle prese per il culo che subivo. Se rinunci a te stesso c'hai tutto.
@ Alpha: ho scoperto tuo interessante blog, e ho estrapolato alcuni post sulla mia bacheca facebook. Grazie.
RispondiElimina@ ye8sterday: il post in realtà apparterrebbe a tutti quei savi ai quali ho "sottratto" un po' di saggezza per riportarla a disposizione mia (ho effettivamente pessima memoria) e di chi possa esserne interessato... comunque grazie...
RispondiEliminaAngelo, scusa l'offtopic.
Bellissimo.
RispondiEliminaUn saluto!