“Esponiamo sì la sapienza ai perfetti [i perfetti sono gli uomini spirituali, quelli che hanno ricevuto l’iniziazione segreta cioè il Battesimo di Fuoco; nota mia]…ma non una sapienza di questo mondo… esponiamo una sapienza velata di mistero. [….]. L’uomo psichico [psychòs] non accoglie le cose dello Spirito: per lui sono follia e non le può intendere… L’uomo spirituale giudica ogni cosa ma da nessuno egli è giudicato”. Paolo, Corinzi 2, 11-15
La
sapienza
è accostarsi con tremore all'Albero della conoscenza del Bene e del
Male, l'amore è salire sull'Albero della Vita.
Ho
vissuto il sacrificio della messa nel mio cuore, perché non ho
trovato posto altrove. Il cuore è il più luminoso fra gli altari.
Infatti ho scoperto che qui dentro, Dio si manifesta. Così,
semplicemente e senza essere necessariamente mistico, profeta, santo
e manco papa. Qui dentro c'è il fuoco universale al di là dello
spazio e al di là del tempo. Solo in questo modo sono libero
dall'ego, quella cosa sozza che provoca tale sofferenza da
annichilire il mondo. Cristo non è venuto per sconfiggere
l'ingiustizia o per sostenere le rivendicazioni sindacali del
proletariato. Cristo ci ha indicato come liberarci dall'Io per
liberare dentro di noi il Divino. Cristo è sceso perché tutto
salga. Attraverso il Cuore - Graal, il giardino segreto, il punto
d'incontro tra l'uomo e Dio, tutto diventa possibile, a patto di
rinunciare al mondo; ma non per via ascetica o fuggendo,
semplicemente tralasciando l'accessorio per l'essenziale.
Per
incontrare Dio, l'uomo non ha bisogno di chiesa, sebbene riti simboli
e liturgie aiutano a passare dallo stato profano allo stato sacro.
Devo riverberare la Luce custodita nel mio cuore, così aggancio
l'Onda di Vita celeste.
Tutto
ciò non è complicato, non richiede chissà quale tecnica
realizzativa. Captare lo spirito universale, mettersi in stato di
ricezione. È vero che gli uomini stentano a cominciare questo
percorso, eppure sono assediati da Dio, anche quando scioccamente si
definiscono atei o cinici o agnostici: temono di fallire, temono che
non esista il traguardo, temono di trovare altro da ciò che
aspirano.
Occorre
non l'estensione ma la profondità per accedere al Graal. Piedi ben
saldi sulla terra e la testa in cielo, il baricentro lo troveremo nel
cuore, questo è l'equilibrio perfetto. Imperfetto invece è lo stato
in cui ci troviamo un po' tutti. Il lavoro interiore, ma sarebbe
meglio chiamarlo percorso, inizia facendo sloggiare le piccole
gelosie, le vigliaccherie, le aggressività dovute alla frustrazione;
da qui poi procedere verso l'opera al nero: sciogliere i nodi
psichici, rompere gli stati d'animo cronicizzati, assorbire le paure
stagnanti.
C'è
un significato da trovare e se Dio esiste finirà col farmelo
conoscere. Tutto ha radici nel Cielo. Basta entrare nel Regno di Dio
e scopriamo la Luce, là dove si risolvono tutte le contraddizioni,
là dove si trovano le soluzioni. Ho scoperto che la Verità non si
lascia possedere, possiamo però amarla all'infinito.
Ma
per unire l'uomo all'universo, la funzione del corpo è decisiva.
Certi movimenti hanno soprattutto lo scopo di permettere il
radicamento al suolo. Seguono alcuni esercizi che liberano la
circolazione dell'energia, poi un lungo rilassamento dove l'accento è
posto sull'approfondita presa di coscienza del corpo. Mattina e sera
ripeteremo quegli esercizi, ma la sera il rilassamento sarà
sostituito da una seduta di respirazione. L'essenziale, perché tutti
quegli esercizi servano a qualcosa, è prima di tutto sedersi bene.
Si possono tenere le gambe incrociate o star seduti su piccole
panche, ma occorre a ogni costo che le ginocchia siano più basse del
bacino e che ci si senta sistemati come in una coppa, tra cielo e
terra, con la testa “radicata nel cielo”, la spina dorsale
dritta, tesa senza rigidezza. La potenza sta nel basso ventre che si
rilassa e si dilata. La verticale parte di là. Bisogna sapere che le
tensioni stanno nella nuca, nelle spalle. Non per nulla la Bibbia
dice che siamo “un popolo dal collo duro”. Bisogna dunque
smettere di afferrarsi all'io, bisogna lasciarsi andare verso l'alto,
trovare la profondità della terra, vincere la forza di gravità che
schiaccia l'esistenza.
La
respirazione ci darà un valido aiuto per riuscirci. Comprende
quattro fasi, tre per l'espirazione e una per l'inspirazione:
lasciarsi andare, abbandonarsi... rinascere. Ci si lascia andare
nella nuca e nelle spalle, poi il soffio scende ancora e ci si dà
nel tronco; ci si abbandona infine nel ventre-radice. Con
l'inspirazione si rinasce. È la vita che si riceve come un regalo.
Bisogna
ricordarsi della Genesi: Dio ha soffiato sull'uomo per dargli la vita
ed è proprio vero che il soffio è la vita. Quindi, la nostra
inspirazione corrisponde all'espirazione di Dio in noi. Noi riceviamo
la vita a ogni istante. Essere cosciente di questo vuol dire cessare
di colpo di considerarsi colui che agisce. È abbandonarsi veramente.
La meditazione nasce in quell'abbandono.
Non
è una riflessione sul tema, una ricerca di tipo razionale. Qui,
meditazione è intesa nel senso di itinerario di trasfigurazione, che
presuppone una maturazione di tutto l'uomo. Nel rapporto che ha con
se stesso, nel rapporto con gli altri e col mondo, nel suo rapporto
con Dio. Nulla deve sfuggire alla trasfigurazione, neppure la cellula
più piccola del nostro corpo. Tutto deve essere in cantiere per la
trasparenza dell'Essere. Morire ogni giorno per rinascere ogni
mattina.
Tutto
comincia dal corpo che sono io, dal mio modo di esserci. Tutto ciò
che sta in piedi nella nostra vita di uomini è radicato
nell'esperienza corporea. In questo senso, colpisce il fatto che la
Bibbia (oggi così sottovalutata dal clero) non abbia parole che
indichino il corpo separato dal resto. L'unità è tale che non c'è
modifica del corpo senza modifica dello spirito e, viceversa, non c'è
cambiamento dello spirito senza effetti sul corpo. Le funzioni che
permettono al corpo questa realizzazione dell'unità sono: la
posizione giusta, la tensione buona e la respirazione. È per mezzo
di queste che noi entriamo nello stato meditativo. La nozione del
tempo svanisce. Ci si abbandona alla gioia e all'onnipotenza della
Creazione. È inutile parlare di Dio, sperimentiamolo. Con che cosa
ci presenteremo davanti a Dio? Con le mani vuote.
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