Chi legge "esamini tutto, ma ritenga solo ciò che è giusto".

La mente non è un vessillo da riempire, ma un fuoco da accendere.

mercoledì 26 agosto 2009

RIDARE PESO ALLA VITA




La collina si corica ai piedi di una verde spianata. Una casa di pietra con le travi che spuntano dal tetto sfondato, i coppi sparsi intorno al muro fratturato quasi la decorano. Il vecchio che ci viveva, in questa contrada sperduta dell'alta Tuscia, non se ne lamenta. Seduto, guarda dall'alto le arnie sotto le robinie, e si industria affinché il muretto non cada sopra quelle casse d'api. Accomoda e snoda i fili di ferro; ricorda la guerra, la moglie paralizzata. Le sue mani sono rozze, tutte rovinate e tuttavia hanno una delicatezza da orafo quando, naturalmente silenzioso, si occupa delle sue arnie.
Christian Rosenkreuz, personaggio misterioso nel suo altrettanto misterioso libro, Le Nozze Chimiche, vi descrive una bilancia dove si pesano gli uomini, il loro pregio eterno. Come Cristo e l'Arcangelo faranno in cielo. Così questo vecchio semplice e mite diventa una pesa, un modo per comparare gli uomini e gli eventi. Chi mai potrebbe stargli accanto senza diminuirsi, senza svelare immediatamente il proprio vero peso? Penso alla soubrette artificialmente formosa che dice ciao al telefono e si commuove per i canzonettisti che cantano, isterici davanti al papa che applaude meccanicamente, mentre il livoroso recita col bolso creativo l'ennesima puntata delle avventure di Gianni e Pinotto, insieme agli altri politicastri di destra o di sinistra, liftati, a recitare come comparse da filodrammatica. E me li penso qui, adesso, fermi accanto alle arnie, senza il carisma ipnotico che deriva dal denaro o dai mass media. Tutti assieme non credo pesino quanto le api che questo silente vegliardo si cura di accudire.
Qui è gran pace. Il vecchio non vuole andare a vivere altrove, e se ne rimane col cappello in testa, seduto, a badare alla collina e alle api. Tocca per terra. Non parla di Euro, di sol dell'avvenire, di mondialismo o mercati finanziari. Non uno degli argomenti per cui siamo tormentati e pedagogizzati nella vita consueta ha qui, o per lui, senso. Un mondo di visioni televisive, di procedure informatiche, di Pil e mercati plasma in ognuno incubi ad aria condizionata. È l'esistere senza piedi per terra, astratto nel brusio continuo di pensieri che plastificano i cuori, in un universo sempre più finto, nel quale le mansuete mucche impazziscono e la finzione tv sostituisce la vita. Un cartone animato di calcoli continui, e improperi. Ma se questa è, ahimè, l'oppiata percezione del mondo adesso, allora il vecchio è uno dei pochi a possedere ancora un suo pregio. Ridà peso. Fa risentire la terra, fa capire che gli incubi venali o retorici dentro i cervelli sono un niente.

1 commento:

  1. Sì, una vita che non è l'alienante esistenza della massa acritica, ridotta a gregge gregario. Lo scotto è la solitudine, ma beata solitudo, sola beatitudo.

    La psicostasia comincia già qui, prima della fine terrena.

    Un testo pregnante scritto in modo superbo.

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