Esiste
una divinità trifronte, conosciuta sin dalla più remota
antichità. Originaria dell’Asia centrale (per quanto mi è dato conoscere), si
era diffusa in seguito in Europa. I Celti l’adoravano come dio ctonio. Gli
Etruschi ci hanno tramandato l’immagine tricefala del mostro Gerione in un
affresco della Tomba dell’Orco a Tarquinia. Fra i balto slavi, principalmente
nella città di Stettino, si venerava un idolo d’argento, simulacro del dio
tricipite Triglav che, secondo la casta sacerdotale, era signore dei tre regni:
cielo, terra ed inferi.
Sotto
la finestra a destra del rosone che orna la facciata
della chiesa di San Pietro, costruita sull’acropoli dell’etrusca Tuscania, è
effigiata l’immagine trifronte di Lucifero che tiene sul petto un serpente,
simbolo delle energie che salgono dalla terra. Dalle sue bocche laterali escono
strani festoni di grossi fiori, che vanno a raggiungere un altro dio infero
dalle tre fronti incoronate di foglie lanceolate, come quella del dio tibetano
Sang Dui. Non solo a Tuscania, ma anche nella basilica di San Paolo a Roma, nel
Camposanto di Pisa e nella Divina Commedia il re degli inferi è rappresentato
con triplice volto, riflesso e inversione della Santa Trinità.
Il
culto di questa divinità ctonia era particolarmente
diffuso nel Sud Tirolo, nella valle dell’Isarco, e, malgrado i ricorrenti
divieti dei papi, si protrasse fino al XX° secolo. Gli abitanti di Bressanone
(prov. Bolzano), l’antica Brixina fondata dai celti, la veneravano ancora pochi
decenni fa; poi la devozione decadde, quando il vescovo della città diede
ordine di distruggere le immagini dell’idolo.
Il
Baphomet, la famigerata statua di significato magico-alchemico
dei Templari, veniva raffigurata con una o con tre teste. Il B. con tre teste,
come Dante lo effigiò nella Divina Commedia, simboleggia i tre gradi della
Grande Opera, raggiunti i quali l’iniziato viene insignito del “triregno”, per
certi versi assimilabile alla tiara dei pontefici cattolici, costruttori di
ponti nell’antica accezione romanica, ma anche la triplice corona dell’egiziano
Ermete Trismegisto, signore dei tre Magisteri.
Su
alcuni sigilli che appartenevano alla gerarchia
occulta del cerchio interno dell’Ordine del Tempio, uno dei quali reca incise
le parole SECRETUM TEMPLI, il Baphomet viene raffigurato con una sola testa,
sormontata da una cresta di gallo e con le gambe anguiformi come gli idoli
gnostici, gli abraxas. Il gallo simboleggia l’attività virile, cioè la fase
rossa dell’Opera, durante la quale viene prodotta la Pietra Filosofale; le
altre due fasi, la nera (nigredo) e la bianca (albedo), sono pressoché passive.
Ritroviamo
lo stesso idolo dalle gambe anguiformi in molte chiese
medioevali: per citarne alcune, a San Flaviano di Montefiascone (prov.
Viterbo), a San Michele di Pavia, nella cattedrale di Otranto e, prima ancora,
in uno stucco della Tomba dei Rilievi a Cerveteri e in una scultura greco
arcaica o etrusca, trovata in Francia all’inizio del ‘900. Si tratta
rispettivamente di Tifone che, in compagnia del tricipite Cerbero, fa la
guardia ad una tomba, e di Poseidone, re di Atlantide, che addomestica il
cavallo Pegaso, effigiato con le ali e con la coda di pesce.
Il
ricordo del periodo atlantideo è stato associato
secondo alcuni esoteristi a quello dell’età dell’Oro (io propendo per un’era
successiva), in cui l’uomo, vivendo a contatto con le energie naturali – le
Acque Madri – ne veniva vivificato e potenziato. Questa comunione fra l’Uomo e
il Cosmo, Ponte di Luce fra la Terra e il Cielo, si spezzò quando la Materia
prese il sopravvento sullo Spirito e contaminò le Acque Madri, che nella loro
forma materializzata si rivoltarono contro i corruttori e punirono Atlantide,
proiettandola in un interregno. Poche migliaia di superstiti puntarono verso
est, tentando in seguito di ri-trasmettere a pochi uomini, ritenuti degni, le
conoscenze eccezionali del loro grande popolo.
Per
reintegrarsi col divino, all’alchimista non restava da
percorrere che la Via Umida, quella che passa attraverso le Acque Madri,
essendo la Via Secca interdetta ai corpi corruttibili, perché sbarrata da un
muro di fuoco. Occorreva ricostruire il Ponte, ma perché avesse solidità anche
sul piano temporale, doveva avere delle radici molto profonde. I Templari
idearono il Baphomet, ponte trinitario di Luce fra l’immanente e il
trascendente, le cui fondamenta raggiungevano il centro della terra (forse non
è solo un modo di dire).
Secondo
una tradizione, il termine Baphomet è racchiuso nelle
parole AB OPHibus TEMplum, cioè “il
Tempio deriva il suo potere dai serpenti”, simboleggianti le correnti
sotterranee che salgono ai piani superiori. Le gambe anguiformi dell’idolo
templare rappresentano i due serpenti d’oro (solare) e di bronzo (lunare) che,
come quelli nel caduceo di Hermes-Mercurio, simboleggiano la dimensione binaria
delle forze di aggregazione e di disgregazione, che nell’iniziazione alchemica
corrisponde alla fase Nera. Quando i due serpenti si fondono, formando l’unità
del corpo bafometico e l’energia ctonia comincia a salire, inizia la fase
Bianca. Segue la fase Rossa quando l’energia raggiunge le tre teste – nera,
bianca e rossa – del Baphomet. Terminate le tre fasi della Grande Opera, il
Ponte è ricostruito.
L’incontro
di Dante con Beatrice sul Ponte di Santa Trinità –
tralasciando di accennare alla numerologia – non è un avvenimento storico, ma
adombra il mistero del Ponte bafometico, il Secretum Templi. L’eros, sebbene
angelicato per non incorrere in persecuzioni clericali, è qui pure alluso come
strumento-potenza onde giungere al compimento della Grande Opera; ci troviamo
di fronte ad un’altra valenza esoterica riferita all’idolo templare.
Anche
le cattedrali gotiche erano e sono (per chi sa udire e
vedere) dei Ponti di Luce che affondano le loro radici nei dolmen megalitici
sovraccarichi di energie telluriche, e che con il loro verticalismo si
slanciano verso il cielo. In esse l’uomo medioevale si sentiva elevare ed
entrava in contatto col Trascendente. I tre rosoni delle cattedrali possono
essere paragonati alle tre teste del Baphomet: quello della fiancata sinistra,
a Nord, rappresenta la notte, cioè il Nero; quello della fiancata destra, a
Sud, è il giorno, cioè il Bianco, e il rosone sopra il portale centrale della
facciata, a Ponente, è il tramonto, il Rosso dell’Opera.
I
Templari con l’edificazione del Ponte della Santa Trinità
ristabilirono l’equilibrio fra Cielo e Terra e assunsero il compito di
guardiani della Terrasanta. Più tardi, quando degenerarono (è il pericolo
tremendo che incorre chi opera con potenze di tale calibro e devia su versanti
luciferini) in banchieri dell’oro dei re, dei vassalli e dei mercanti,
l’energia del Serpente, salita alle tre teste del Baphomet, ridiscese
attraverso il tronco e le gambe, e il Ponte si infranse, travolgendo i
cavalieri rossocrociati sul piano terrestre. Ma la sopravvivenza del tempio a
livello spirituale permetterà, quando i tempi saranno maturi ed esausti, di
ricostruire un nuovo Ponte di Luce che, cementato con l’acqua-di-vita degli
antichi cavalieri, verrà innestato alle fondamenta dell’altro, per ristabilire
la connessione dell’umano col divino.
Re-bis |
Se sale illumina |
Sconfitti ma imperituri |
Si. È così .
RispondiEliminaperché l'immagine del rosone (Cattedrale di San Vigilio - Duomo di Trento) ha un pentacolo con la punta verso il basso?
RispondiEliminaOppure il centro del rosone é da intendersi come il centro dell'emanazione e quindi l'alto?
non m'ero accorto che ce ne sta un'altro dritto... saranno solo decorativi?
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaIn merito alla figura ctonia del Tirolo, credo Lei faccia riferimento al Salvan (per gli autoctoni Wilde Mann), ancor'oggi raffigurato in una statua lignea nella città di Bressanone (le due teste laterali pare non fossero originali ma aggiunte alla statua in eopca successiva)...
RispondiEliminaWilde Mann significa Uomo Selvaggio, da cui deriva l'etimologia del Salvan, o Homselvareg ecc.. di evidente origine celtica, come da Lei suggerito. E' dunque giusto e verosimile associarlo alla figura tricefala luciferina (quindi con la connotazione tremendamente negativa che il cristianesimo attribui' a tutti gli idoli e divinità appartenenti ai culti che soppiantò nelle regioni "evangelizzate"), o sarebbe piuttosto meglio riferirlo alla figura del Greenman (volto di uomo coperto di foglie, scolpito anche su molti capitelli di chiese cristiane soprattutto di epoca medievale), figura archetipica richiamante l'uomo nel pieno legame con la natura e dispensatore di fertilità per il suolo e gli uomini?
E' corretto associare una divinità pre-cristiana, in quanto tricefala, con Lucifero attribuendogli il significato di "riflesso e inversione della Santa Trinità" quando la cosa è anacronisticamente accettabile visto che il culto della suddetta nasceva di gran lunga precedentemente alla venuta del concetto di trintà cristiana?