Chi legge "esamini tutto, ma ritenga solo ciò che è giusto".

La mente non è un vessillo da riempire, ma un fuoco da accendere.

mercoledì 16 dicembre 2015

Il Sacro interrotto


Ho ragione di ritenere che la Chiesa di Roma abbia rinunciato alla gestione del sacro. Dio è mistero, e la religione dovrebbe essere canto, gesti, liturgia, simboli. Il papa parla di etica, non di Dio se non in modo derivato. Il sacro si esprime nella distanza e se tutto si avvicina è la fine. La scena del mondo è troppo frequentata dai preti, dal papa, tutto è in esposizione. Il “Buonasera” di papa Francesco la sera della sua elezione al Soglio di Pietro, non è un mezzo per avvicinarsi al mondo, è banale, è il linguaggio sciatto dell'intrattenitore, è il carlocontismo usato per ruffianeria. È il linguaggio che gli uomini si scambiano mediamente fra loro. “Buon pranzo” fa parte del quotidiano, ma non ci avvicina di un millimetro al sacro. La liturgia è canto ma anche poesia, è il mezzo per interloquire, insieme all'estasi su un piano ulteriore, con Dio; il papa insieme ai consacrati debbono usare, è vero, una parola comprensibile ma che sia allo stesso tempo distante dal linguaggio ordinario del mondo. Parola cantata, vocalizzata, liturgizzata, più estetica, perché liturgia è bellezza e non deve diventare una pratica esortativa, una nenia in cui non si ha né la percezione del sacro né della serietà. Lo dico io che praticando il pensiero risonante – la magia – so cosa voglia dire pronunciare una parola significativa, una parola di potenza. Ascoltando i preti mi viene il latte alle ginocchia, ufficiano messa con lo stesso impeto di un ragioniere mentre legge la dichiarazione dei redditi. Non sento vibrare niente quando i facitori di Parola, dall'altare, parlano di Dio: forse non credono più in un cacchio di niente, forse hanno perso la fede, forse la crisi dell'umano ha contagiato lo spirito.
Per la mia esperienza iniziatica ho compreso, dopo molta pena e disillusione, che bisogna esser capaci di dire il taciuto, diventare come la porta che accede al mondo straordinario e terribile del sacro. Il magico così come il religioso, è produzione-ideazione -immaginazione. La tecnica col tempo mi ha consentito l'accesso all'impianto immaginativo. E la fede cos'è se non fede nelle cose invisibili e le cose invisibili, amici miei, me le devo in qualche modo figurare. Credere per vedere. Non mi sono assestato nel visibile e nel razionale, dove generalmente si soffoca e ci si angoscia, ma ho incominciato a produrre l'immaginazione, perché solo in uno spazio immaginativo io posso avere speranza e fede. La speranza è in ciò che non mi accade sul momento e la fede è in ciò che non vedo sul momento. Senza potenza immaginativa io tutto questo non lo posso fare. Un incremento immaginativo mi fa supporre le facciate che non vedo di quella casa. La struttura che connette, quella dell'immaginazione è già iscritta nella nostra modalità di percepire. La trascendenza, prima ancora di essere una dimensione della religione, è una dimensione intrinseca alla stessa percezione. Vedo ovunque simboli intorno a me: una stradina di montagna, un ruscello, un albero, una rosa. Per riuscire a vedere oltre, ho abbandonato il frammentario, il riduzionismo. Lavoro tutt'altro che agevole. Si rischiano dissociazioni, nevrosi, allucinazioni. Non è vero che io vedo le cose che percepisco. Le vedo solo se aggiungo a ciò che percepisco ciò che non percepisco, eppure c'è. La trascendenza è inscritta nella materia, altrimenti non potrei vedere simboli, nessi, energie. Si tratta di estrarre l'anima alle cose che mi rinviano ai significati. Gli archetipi sono i pulsanti dell'invisibile, se solo ci apriamo ad essi, prefigurandoli, essi rispondono. Il simbolo è una schema d'energia che mette assieme ciò che vedo con ciò di cui ho bisogno affinché ciò che vedo abbia un senso.
Ritornando alla religione, voglio dire questo. Critico la Chiesa di Roma perché ha ridotto il cristianesimo ad etica. Il Vangelo non legifera in senso morale, perché non c'è commensurabilità tra il sapere umano e il sapere divino, quindi non si può costringere il Giudizio di Dio nelle regole con cui gli uomini hanno organizzato la loro ragione e confezionato le loro morali. Noto l'imbarazzo dei preti allorché domando ragioni sull'operato di Dio così come è descritto nell'Antico Testamento raffrontandolo con la predicazione di Gesù. Dio sbagliava prima poi si è corretto dopo? Si è rabbonito col passar del tempo? Fesserie, ovviamente. Poiché so che il Sacro è anche terribile e incomprensibile... Cristo non corregge Geova. C'è continuità, ma essa ci sfugge il più delle volte. Dio è vicinissimo ma è pure distante oltre ogni dimensione. Gesù, come vorrebbero farci credere i preti e il papa, non è un assistente sociale; e il cristianesimo non è certo una onlus di cooperazione internazionale. Sacro è il punto dove la Terra si avvicina al Cielo. Sacro vuol dire a un tempo benedetto e maledetto.
Allora, siccome il sacro è tremendissimo, siccome è ambivalente, siccome mi trova nello sconcerto, siccome lo stesso Jahvé dice a Mosè: tu in faccia non mi puoi vedere ma solo quando me ne sarò andato, e ti dovranno bastare le mie tracce... ecco, siccome il sacro è tutto ciò, e non si tratta di un paparino buonista democratico progressista e liberale, allora o la religione si incarica di tutelare le anime da questo tremendissimo e grandissimo che esiste, oppure di fronte a questo tremendum ciascuna persona se la deve vedere singolarmente da sé. Il problema qual è? È che noi siamo troppo deboli per reggere le potenze del Sacro, il più delle volte soccombiamo e veniamo disarmati. Penso sia ai pazzi, ma anche a quei ragazzi che ammazzano i genitori e li fanno a pezzi: questo sono eventi sacrali di segno nero, gesti che oltrepassano la razionalità: sono invasioni di demoni. Non c'è civiltà dove non succedono omicidi, non esplode una sessualità selvaggia, non accade lo sfrenamento di tutto quello che noi oggi chiamiamo pulsioni, ma che un tempo si definiva come l'irruzione del satanico. I sacerdoti, gli sciamani, i maghi, erano coloro che custodivano il recinto del sacro, e questa sarebbe la funzione che dovrebbero assolvere continuamente. Oggi il prete agisce nel sociale, è attivo in politica, è scienziato, ma non sa niente del notturno, la faccia oscura del tremendum; al massimo ti invita ad andare da uno psichiatra se gli confidi certe tue preoccupazioni d'ordine spirituale.
Se ci avviciniamo al punto di arrivo del Sacro, l'orizzonte che divide-unisce la terra e il cielo (un posto magico in una radura del bosco, nei pressi di un megalite, di una cattedrale, un ponte antico, una grotta, una sorgente, una persona dotata di aura brillante); esso animerà la profondità del nostro essere, permettendoci così di ritrovare Dio in un centro dal quale non si era mai mosso.

1 commento:

  1. Con Costantino e poi col concilio di Trento,la chiesa è divenuta istituzione formale, sacrale solo in se, vuota dentro quanto ampollosa all'esterno... regge il paragone coi sepolcri imbiancati, con le invettive contro il clero ebraico.

    Ma il messaggio di Cristo bussa sempre con forza, e spero stavolta si sia deciso a irrompere nella nostra epoca. Magari perchè ormai possiamo distruggere facilmente tutto, non solo poche migliaia di vite per volta, e il peso del male diventa irrimediabile e insostenibile.
    Credo che Francesco stia facendo un lavoro "preliminare" alla riedificazione dell'edificio... come un umile aiuto restauratore, ripulisce dallo sporco e ripara le crepe. Poi arriverà un Mastro dal tocco sapiente per ripristinare la Bellezza.... solo allora penso che la Chiesa sarà capace di assumere il ruolo che tu esponi.
    Questa è la mia speranza e quello per cui prego.
    Cordiali e fraterni saluti

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