Chi legge "esamini tutto, ma ritenga solo ciò che è giusto".

La mente non è un vessillo da riempire, ma un fuoco da accendere.

giovedì 16 aprile 2009

RACCONTO DEL COMPIANTO COLONNELLO PHILIP J. CORSO – [L‘ALBA DI UNA NUOVA ERA – EDIZ. MONDI PROIBITI] - PAG. 135\136

“Era il 1957. La mattina avevo sorvolato la zona. Presa la macchina, ero arrivato nei pressi del punto segnato sulla mappa. In quella zona del New Mexico non c'era altro che deserto.
Rimasi seduto nell'abitacolo e presi a scrutare intorno con il binocolo, fin quando notai qualcosa che tremolava come per un'onda di calore. Potevo vedere attraverso il tremolio luccicante.
D'un tratto, si materializzò. Sembrava un oggetto metallico simile a un disco volante, come quello che il vostro scienziato Victor Schauberger aveva costruito per la Germania.
I secondi passavano veloci. Poi l'oggetto, bruscamente, scomparve. Mi feci più vicino. Mi fermai, in attesa. Una decina di minuti dopo, nuovamente, si materializzò, sempre con quella sagoma tremolante, poi svanì rapidamente. Cronometrai la sua apparizione (circa 48 sec.). Dopo una dozzina di minuti apparve di nuovo. Raccolsi una pietra del deserto e la lanciai contro l'oggetto, che ora sembrava di solido metallo. La pietra rimbalzò, ma non produsse alcun suono. L'oggetto scomparve di nuovo. Allora, in quel punto, piazzai una grossa pietra e dei ramoscelli di salvia selvatica, che l'oggetto schiacciò, quando riapparve. Calcolando gli intervalli fra un'apparizione e l'altra, in tutto avevo avuto modo di osservare l'oggetto allo stato solido per circa cinque minuti. Ed eccolo lì nuovamente. Facendomi coraggio, mi avvicinai e posai la mano sulla sua superficie. Era fresca, nonostante il bruciante sole del deserto, e liscia e al tatto sembrava il piano di un tavolo accuratamente laccato. Non aveva spigoli, né giunzioni, né chiodi o bulloni. Quando scomparve, tornai alla macchina, mi sedetti, pronto a seguire ancora la sequenza di apparizioni e sparizioni. Ogni volta l'oggetto sembrava vacillare, come percorso da un fremito, o da un tremolio.
Improvvisamente, durante l'apparizione successiva, l'ago della mia bussola d'ordinanza iniziò a ruotare su se stesso e il mio contatore geiger prese a fluttuare. Pensai: `La discrezione è il lato migliore del coraggio. Accesi il motore, girai il muso dell'auto e schiacciai a tavoletta. Fatti 3-400 metri, il motore si fermò. L'oggetto si alzò lentamente, si girò su di un fianco e svanì, lasciando una scia. Sembrò come se una gigantesca bolla si fosse richiusa intorno a un tunnel. Poi, solo il cielo e il deserto. La brillante scia colorata rimase impressa per sempre nella mia memoria.
Riaccesi il motore e feci quattro o cinque giri, sempre più stretti, intorno al posto. Mi fermai e scesi, pensando di aver visto delle orme sul terreno. Sembravano lasciate da soffici mocassini. Ne paragonai la grandezza con il mio piede. Io porto i139, misuravano più o meno la metà. Appoggiai i sensori del contatore geiger su un'impronta. Nessuna reazione. Vi posai la bussola. Puntava verso est, in direzione delle rampe lanciamissili, a circa 16 km di distanza".
Fissavo negli occhi i miei amici, gente seria, intelligente e disciplinata. Dissi: "Mi fa piacere constatare, dalla vostra espressione, che nessuno pensa che io sia pazzo".
Hans parlò francamente: "Al contrario, è una storia stupenda e la ringrazio per essersi confidato con noi". Sorrisi e aggiunsi: "Benvenuti a bordo, adesso anche voi fate parte di una razza speciale, quella dei creduloni. Ma ora, signori, parlando seriamente, ditemi: cosa ho visto e in cosa mi sono imbattuto? Mi fido del vostro giudizio".
Hans prese la parola: "Per me, lei ha visto una macchina che viaggia nel tempo. Non ne so il motivo, ma il suo meccanismo spazio-temporale doveva essere in avaria e stava autoriparandosi. Ciò spiegherebbe le apparizioni e sparizioni. Stava entrando e uscendo dalla nostra griglia temporale. Lei è stato testimone di un fenomeno straordinario. Mi elettrizza il solo pensare che una cosa del genere è possibile".
Poi parlò Max: "L'oggetto era sottoposto - e in questo modo volava - a campi gravitazionali artificiali, il che spiegherebbe la luminosità emessa al decollo. Inoltre, spiegherebbe i forti campi elettrici e magnetici rilevati dalla sua bussola e dal contatore geiger. Questi campi possono produrre velocità prossime e anche superiori alla velocità della luce, rendendo possibile viaggiare nel tempo".
Mi alzai e dissi: "Grazie, signori. Continueremo queste nostre conversazioni. Possiamo fare un buon lavoro, anche se non comprendiamo tutto quello che vediamo e sentiamo. Un vostro collega, il dottor Herman Oberth, lo ha detto chiaramente: `Siamo stati aiutati"'.
Il generale Arthur G. Trudeau una volta mi disse: "Se è possibile farlo, noi lo faremo".

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