Chi legge "esamini tutto, ma ritenga solo ciò che è giusto".

La mente non è un vessillo da riempire, ma un fuoco da accendere.

sabato 19 settembre 2009

L'ARALDO DELL'OSCURO SIGNORE



Tesi sui tempi ultimi di un innamorato di cristo

San Francesco, è secondo la lectio agiografica bonaventuriana della Legenda Major, non solo l' Alter Christus, ma anche l'Angelo del sesto sigillo, con veste di diaspro e d'oro, come appunto viene perfettamente rappresentato – forse per mano di Giotto - nell'allegoria delle vele dell'altar maggiore della Basilica inferiore ad Assisi, romanica chiesa della sofferenza, rimasta indenne dal terremoto che colpì la cittadina umbra il 25 ed il 26 settembre del 1997. Il "Paracleto" (letteralmente "colui che chiamo a me vicino", e per estensione colui che è chiamato per difendere, cioè il difensore o l'intercessore), nel Nuovo Testamento ha due significati: il primo indica lo Spirito Santo nella specifica funzione di sostenitore e di difensore dei popoli nel mondo (Gv. 14, 16-17; 15,26; 16, 7-11; e 13-15) ; nel secondo significato, lo si ritrova nella prima epistola di San Giovanni (2, 1), per indicare Gesù Cristo, intercessore o avvocato (così traduce la Vulgata latina) tra Dio e gli uomini. All'Anticristo accennano con vari appellativi S. Paolo (II Tess. 2,1-12) e S. Giovanni nelle Lettere (I,18-22) e nell'Apocalisse (11 e segg.), oltre che gli antichi profeti in vari luoghi. La tradizione giudaica ce lo presenta in genere come una potenza politica persecutrice dei fedeli: così il Gog e Magog di Ezechiele, le quattro bestie di Daniele, il tiranno del libro di Esdra, fino al Nerone redivivo degli oracoli sibillini. L'opinione dei Padri della Chiesa e in generale degli esegeti, se pure è concorde nella descrizione delle caratteristiche dell'Anticristo, ne dà interpretazioni diverse. Si tratterebbe, secondo alcuni, della raffigurazione simbolica in cui si nasconderebbero i tanti avversari della fede e della chiesa. Secondo altri si tratterebbe di un potentissimo e malvagio eresiarca, destinato a comparire verso la fine dei tempi per tentare di sedurre il genere umano, perseguitando chi gli resisterà. San Paolo predice che l'Anticristo sarà vinto da Gesù nel suo glorioso ritorno alla fine dell'epoca presente, nella parusia. La Chiesa non ha definito nulla su questa misteriosa figura, il cui numero è "666", e che continua ad incombere. Io non avendo titoli, accademie, nè obblighi di obbedienza se non alla mia coscienza e a Cristo, sento credo leggo che siamo per davvero al tramonto di un mondo. I tempi ultimi (pur confusi nelle diverse versioni temporali, ma non quanto ai modi) non possono certo risultare schiacciati sull'asse delle ascisse, poiché possiedono la formidabile ordinata spirituale della resurrezione.
Oggi si riduce l'etica a costume, si confonde la morale col prodotto storico della società e dei suoi rapporti di produzione, ignorando di sana pianta ad esempio il discorso della montagna, in cui Cristo, con un argomento, questo sì rivoluzionario, rovesciando ogni prospettiva della vana ragione, benedice letteralmente gli ultimi in tutti i sensi. Il chicco di grano destinato a risorgere in spiga, deve macerare sotto terra. Tra la morte e la speranza della resurrezione, corre l'abissale distanza del "regno". Nel Protovangelo di Tommaso, si legge: "Se qualcuno vi dirà, ecco il Regno è nell'aria, Io vi dico che gli uccelli vi precederanno. Se qualcuno vi dirà, ecco il Regno è nei mari, i pesci vi precederanno. In verità Io vi dico che il Regno è in voi e fuori di voi". La dissoluzione è il sovvertimento del vero. È la menzogna, il nemico. I dissolutori sono nel senso gnostico, gli stregoni della politica dell'uomo, Il Gruppo, che trascurando la pietra filosofale dell'etica di Luce, trasmutano l'oro della vita in piombo. Ad essi darebbero mano uno stuolo di adepti, costruiti in laboratori alieni, che inneggiano tempestosi e scomposti ad Arconti stellati per una illusoria liberazione. Rammento la maledizione di Isaia (5,19): "Guai a coloro che dicono: "Si affretti, si acceleri l'opera sua/ affinché possiamo vederla; / si avvicini, si realizzi il progetto del Santo d'Israele / e lo riconosceremo". / Guai a coloro che chiamano il male bene e bene il male/ che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre"". È questa la traccia che ripercorro. La traccia della dissoluzione.
Su questa oscura figura, mi sono formato leggendo Padre Giuseppe Ricciotti, il fondatore dell'Enciclopedia Cattolica. Si dirà: roba superata, libri da prete. Ma che c'è di più e di meglio dopo? "Dio esiste" di Hans Küng, o la teologia del "Dio è morto"? Oppure dovrei inchinarmi alle tesi antitradizionali dei tecnofuturisti anglofoni alla Hancock?
Quella che segue è una mia rozza sinossi degli studi del Ricciotti, senza però alterarne i significati. (Cfr. Lettere di San Paolo ai Tessalonicesi 2, 6 e seguenti)
Il male si traveste. Il menzognero combatte per una unità o identità cui non potrà mai pervenire. Il suo dramma è l'impossibilità di essere se stesso, diversamente dalla dolce colomba, simbolo del paraclito (e di cui lo stesso nome di Jahweh sarebbe un acronimo). Sulla "parusia" non c'è alcun accordo tra le fonti. Paolo respinge l'opinione che sia imminente il giorno del Signore, per la ragione che ancora non sono avvenuti i fatti che devono precederlo come segni precursori. Questi fatti sono l'apostasia, certamente religiosa e non politica, e la comparsa dell'uomo del peccato. Quest'ultimo è il figlio della perdizione: è anche colui cui fa resistenza il "katéchon", ma questi, secondo la "profezia", sarà, negli ultimi tempi, "tolto di mezzo" (II Tess. 2,6). Egli si sta insediando nel santuario spacciandosi per vero Dio. L'uomo del peccato ancora non può rivelarsi perché esiste ciò che (al neutro) lo trattiene dal rivelarsi. Esiste colui che (al maschile) "trattiene adesso". Verrà un giorno che questo ostacolo verrà tolto di mezzo. Al mistero dell'iniquità corrisponde il mistero opposto, ossia quello dell'equità e della giustizia (idem nei manoscritti del Qumran). Ma frattanto il mistero dell'iniquità, sebbene ostacolato, opera internamente per preparare la rivelazione dell'uomo del peccato. Quando sarà tolto di mezzo l'ostacolo, allora si rivelerà l'iniquo, e avverrà la "parusia" di colui che rappresenta l'iniquità. Ma all'iniquo e alla sua parusia si contrapporrà Gesù con la manifestazione della sua parusia. Gesù ucciderà l'iniquo con un semplice soffio della sua bocca e distruggerà la parusia di lui mediante la propria. La parusia dell'iniquo è conforme all'operazione interna di Satana con ogni possanza, in quanto l'iniquo si manifesterà fra ogni sorta di prodigi menzogneri. La parusia dell'iniquo guadagnerà a costui tutti coloro che si perdono, ed essi otterranno tal sorte perché non possedevano l'unico mezzo per salvarsi, cioè l'amore per la verità.

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