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giovedì 6 agosto 2009

È MORTO JOHN KEEL. L'ANTIPINOTTI





UNA GRANDE ANIMA MISCONOSCIUTA E AVVERSATA

Nel silenzio totale dei media italiani, il 3 luglio scorso è morto John Alva Keel, l’autore di The Mothman Prophecies, in totale povertà nel suo appartamento alla periferia di New York, tra lo sporco e il degrado, dopo aver passato gli ultimi anni in auto-esilio dal mondo.
Oltre che autore del libro che ha ispirato l’omonimo film con Richard Gere, John Keel è stato un giornalista, un grande scrittore e indagatore dell’occulto, anche se lui amava definirsi demonologo, o meglio ancora forteano, dal nome del suo mentore Charles Fort (1874-1932), anch’egli sconosciuto nel nostro paese. Il lascito di Keel è costituito da numerosi e seminali libri sull’ufologia, tutti per lo più avvolti dalla leggenda.
Col suo testo più famoso, The Mothman Prophecies (edito in Italia da Fazi), Keel ha raccontato i fatti avvenuti nel biennio 1966-67 a Point Pleasant, West Virginia, e segnatamente le apparizioni di Mothman, creatura alata e antropomorfa avvistata da innumerevoli testimoni, e di misteriosi “uomini in nero” (men in black), che tanto hanno influenzato l’immaginario collettivo mondiale. Di Mothman John Keel ha parlato anche in Creature dall’ignoto (tradotto dall’editore Fanucci, che speriamo lo ristampi presto), raccogliendo ben ventisei diverse testimonianze oculari.
Negli anni settanta, all'inizio del mio cammino cognitivo ed esperenziale sulle tematiche misteriosofiche, mi imbattei negli studi di Keel. Allora non compresi subito la portata delle implicazioni teoretiche che l'autore americano apportava al dibattito ufologico ed ermeneutico dell'ufologia mondiale. Si sosteneva in quegli anni la tesi extraterrestri a spiegazione del fenomeno ovni. Facevano appena capolino altre vedute, come quella parafisica. Con l'andar del tempo, mi resi conto che le sue ipotesi onnicomprensive dei misteri dell'uomo e del cosmo, delineavano una griglia interpretativa della realtà come poche altre. Le feci mie con aggiunte filosofiche e mitologiche funzionali alla mia equazione personale. Devo a John Keel e a pochi altri se mi si sono aperti varchi inusitati verso dimensioni sconosciute ma non inconoscibili della vita e del suo intimo significato. L'approccio di Keel, diciamo così, metapsichico alla fenomenologia ufo, la connessione tra tutti i livelli della realtà in un tutto significativo, il punto fondamentale secondo il quale miti, leggende e credenze dell'umanità, in tutti i tempi e luoghi siano legati da un unico comun denominatore, in forme diversificate a seconda della particolare fase storica in cui essi si manifestano, rappresentano il substrato conoscitivo del mio studio da trenta anni, la chiave ermeneutica per aprire le porte di ciò che chiamiamo reale. Un profondo dolore provo per il ricercatore statunitense, per la sua fine diciamo così miseranda, in parte da lui voluta e in parte indotta dalla cricca imperante. Ha preferito eclissarsi così, lontano da facili clamori mediatici in tempi di ubriacatura new age e di becero sensazionalismo dell'insolito (vedi il programma televisivo “Mistero” condotto da quel tale cantante), defilato dalle luci finte dei riflettori della notorietà. Forse i demoni che da tempo rincorreva per stanarli, lo abbiano però raggiunto loro e...
Credo con forza che ora, John, possa correre liberamente sui pascoli dell'infinito, per continuare a scoprire i misteri che ci attorniano.

5 commenti:

  1. è morto. e sti cazzi? te credevi che sti poveri pazzi fanno a bella vita o sono mmortali? tutti voi che ve fate e pippe sull'ecstraterestrialità de tu nonna morirete poveri e malati de testa. pensate a cose più serie, ve possino.

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    1. Ma sei serio?...se non ti interessa l'argomento perchè ha commentato?

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  2. Signor John, a parte il fatto che ho superato il tempo della masturbazione sia fisica che mentale, non è mio costume idolatrare gli uomini, nemmeno il papa, figurati. Stimo chi si differenzia dall'uomo comune. Chi cerca delle risposte nella vita, a costo di esser deriso come fa lei, incontra sempre il mio apprezzamento e Keel era uno di questi. Non ha sfruttato le mode ne i salotti buoni. Se poi lei crede che le cose serie siano che so, l'impegno politico comunemente inteso, o rimorchiar le donne, o sballarsi, o correre da pazzi su auto fuoriserie o su moto 1000cc, bè, sinceramente credo che c'è dell'altro: stanare chi fotte me e te. La differenza tra te e me? Tu non ti sei accorto che ti fottono. Sveglia!

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  3. Quello che noi sappiamo proviene da una conoscenza che seguita a crescere da quando Galileo fu perseguitato per aver dato una dimensione al cielo sopra di noi. Ma la scienza "ufficiale" procede solo per linee di plausibilita', le uniche che portino finanziamenti, e non ha mai partorito "innovazioni": basta pensare a Meucci o a Marconi.
    Come al tempo dell'Inquisizione, oggi il coraggio e' scrivere quello che si pensa, lasciando ai lettori l'interpretazione o anche il dileggo - come nel caso del post di John Maravedi: il mio amico Omero dice che "la gallina la fa il passo che la pole..." - perche' la probabilita' di scoprire qualcosa e' ancora piu' rara del 6 al Superenalotto.
    Leggere, leggere qualsiasi cosa anche ipotesi apparentemente assurde, e' estremamente importante invece.
    Non farlo sarebbe come sognare di vincere ma non giocare...

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  4. Salve ... quasi sempre i più CORAGGIOSI restano e muoiono da soli !!! ma la loro LUCE è FOLGORANTE e rimane per sempre in quello che hanno lasciato anche fosse ad un solo UOMO!!! altri non lasciano NIENTE ...Buon ritorno a casa John e Grazie

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