Chi legge "esamini tutto, ma ritenga solo ciò che è giusto".

La mente non è un vessillo da riempire, ma un fuoco da accendere.

giovedì 22 ottobre 2009

CODICE LOVECRAFT





Ognuno ha la sua postazione da cui sbirciare il mondo. A me è toccata l'Alta Tuscia, terra di etruschi, catari in incognito, massoni, democristiani e...occultisti di antico pelo.
Ero alquanto curioso di vivere un'esperienza di magia cerimoniale, sulla base di un testo dichiaratamente inventato da quel timidone svalvolato, geniale scrittore americano. Il Necronomicon è un libro che non c' è, un libro che non ha mai occupato spazio fisico in una libreria, ma solo spazio virtuale nella mente d' uno scrittore, può incarnarsi in un oggetto reale, chiamato all' esistenza dal desiderio dei lettori e degli aspiranti maghi?
Era quasi mezzanotte. Ci avvicinammo al paesino intorno al lago. Passammo piazzette, vicoli e archetti abbarbicati sui precipizi che si affacciano sul lago di Bolsena. E laggiù, spalmata di foschia, c’è l'isola Bisentina, pressoché disabitata. Accettando l'invito di quella congrega di simpaticoni all'arsenico, con un amico di mille avventure, Rutilio, arrivammo all'appuntamento su una duecavalli scarburata color carta da zucchero, come la giacca a vento che portavo stiracchiata sulla tuta – vestiario che usavo in queste occasioni - a proteggere da un improvviso contropiede dell’inverno. Rutilio era un esperto radiotecnico e appassionato di metapsichica. Il suo approccio non era riduzionista, ciononostante si muniva di registratore portatile, cinepresa super 8 e strumentazione varia, che utilizzava nelle occasioni come questa. I sette erano già lì, pronti e attrezzati di tutto punto per il rituale. Avevano, come noi, parcheggiato le automobili in prossimità di una piazzetta del paese. Quindi a piedi raggiungemmo il luogo X: praticamente sulla riva del lago, distante tre chilometri dal centro abitato. Il cielo era coperto e minacciava pioggia. Si schierarono fianco a fianco con le spalle all'isola, noi un po' distanti, dieci metri circa, guardavamo però in direzione del lago. C'era proprio il silenzio necessario per quello che dovevamo fare. L'ingegnere ci aveva chiesto di sostenere energeticamente il campo magico che avrebbero di lì a breve costruito.
Cosa cercavano i magisti venuti da Roma? Non la speranza nella ierofania, quanto l'ottenimento del potere, per rafforzare l'Io. Lo cercavano da alcuni anni e se qualcosa avevano raccolto, non gli bastava. Non sottilizzavano certo da quale sfera dell'invisibile venissero gli aiuti. Procurarsi i poteri così, solo anni dopo compresi quanto fosse nefasto per l'anima. Nulla di spirituale può venire dall'infracoscienza. Nulla. Ero attratto comunque in quell'epoca dalla conoscenza e dai poteri che ne derivavano, non era mera curiosità, ma desiderio ossessivo.
I sette recitavano a memoria una formula, in inglese, la ripeterono per diverse volte, come una litania, sempre più velocemente, fino a formarne un mantra indistinto. Rutilio teneva sotto il cappottone il mitico registratore portatile Philips, malgrado lo avessi pregato di non portarlo. Non volevo che gli altri potessero indispettirsi, ma soprattutto era una intromissione profana. Ma tant'è. Passarono trenta minuti almeno, senza che nulla accadesse. Eravamo tutti intirizziti, malgrado fossimo intabardati. Gli stinchi mi dolevano e Rutilio dava già segni di problemi psicomotori per la posizione e le condizioni atmosferiche. Loro invece impassibili. Abituati evidentemente ad aspettare, al contrario nostro. Non avevo preclusioni di sorta verso nuove modalità del magico, come in quel caso. Il Necronomicon era un testo quantomeno suggestivo, come i formidabili racconti di Lovecraft. Aspettavo con fede, conscio di una vecchia legge magica: l'importante è programmare il proprio viaggio sciamanico manipolando sequenze appropriate di parole, suoni, immagini ed energia emozionale. Ebbene ancora una volta questa legge fu confermata dai fatti. Sì, amici, fatti...
(continua)

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