Il passato sta ancora accadendo, mi avvertiva Scandurra. A quei tempi, leggevo narrativa d'anticipazione, fantascienza insomma, ma anche testi sulle presunte cospirazioni, gli intrighi dietro le quinte della storia. Il maestro a tale proposito era chiaro (traduco dal dialetto alcuni passi da 'Cronache di Atlantide',).
“Ogni fatto segue un modello, come fanno i sarti quando devono realizzare un abito, ma ad un livello più profondo di quanto noi che ci stiamo dentro possiamo sapere. Certo che esistono quei bastardi che comandano il mondo. Seguono il modello. Loro lo leggono, noi no. Ma sono visibili, non hanno bisogno di nascondersi, siamo noi così rincoglioniti da non vederli. Vedi la patatella, sta' sotto terra e noi vediamo le sue foglioline che fuoriescono appena, ma se facciamo attenzione diventa facile trovarla. Bisogna fare molta attenzione alle cose, anche se non sempre emergono chiaramente, abbiamo comunque sempre la possibilità di scorgere delle tracce disseminate qui e là. Il popolo ha tante preoccupazioni di lavoro e salute, perciò ha un certo timore reverenziale nei confronti del potere dei mercanti che ci comandano da tanti secoli. Prima regnavano re giusti e re bastardi, ma li scoprivi facilmente; dopo è avvenuto qualcosa di strano e si sono indebitati, hanno pensato solo a trarre vantaggio personale dalla loro posizione; sin troppo facile poi che qualcuno, sotto sotto, ha comprato tutte le cambiali dei re e li ha tenuti per i coglioni. In seguito i mercanti sono riusciti a indebitare il mondo intero e il gioco è fatto. Ma questo è solo il modello letto da sopra, quello di sotto è pure peggiore. Ti fregano l'anima. Ti avvelenano la terra sotto i piedi, l'aria si addensa. L'elettro orbita più veloce e girano all'inverso le particelle. Incasinano ogni cosa. Se può tornare utile alla loro causa, interviene Jack lo squartatore per rimediare qualche litro di sangue alla bestia; in ogni epoca c'è un esattore: il tempo si esaurisce più in fretta. Angiole', hanno messo la scadenza”.
Chiedevo spesso a Scandurra chi governava il mondo, i nomi. A me venivano in mente i massoni, o gli ebrei, i preti, oppure i banchieri.
“Non sono di queste parti”.
Scandurra, 168cm per 75kg di imprevedibilità, mostrava una pancia importante - “omo de panza, omo de sostanza” -; olivastro di carnagione, portava capelli nerissimi e un ciuffo a cascata attaccato sulla fronte, un 'emo' ante litteram. Occhi scuri vivaci da furetto. Pareva, anche fisicamente, uscito da quei romanzi sudamericani del realismo magico alla Allende, per intenderci. Non correva mai, camminava lentamente e poteva ricoprire pure grandi distanze, ma senza segni di fatica. Scandurra era un tessitore di reti e pessimo nelle scelte di abbigliamento. Era capace di non azzeccare nemmeno un colore quando sceglieva cosa indossare. Pantaloni a zompafosso, calzini rigorosamente corti, dai colori di volta in volta neri verdi gialli rossi, curiosamente possedeva però una serie di camice di pregevole fattura e costose, tutte uguali a righe blu e grige sempre portate fuori dai calzoni. In inverno indossava sovente un maglione a collo alto e scarponcini militari neri, se faceva freddo si metteva sulle spalle un cappotto tipo bulgaro sfollato, mai visto con cappello o sciarpa. Scandurra aveva una mente strategica e non sudava mai (non credo usasse botulino). Quando c'era un problema contingente che non riuscivo a risolvere, mi diceva di essere flessibile e di cambiar strategia. E quando applicavo la sua dritta e all'inizio non succedeva niente, oppure le cose peggioravano, incacchiato nero mi rivolgevo di nuovo a lui:
“Sìì flessibile e cambia strategia. - mi ripeteva stancamente - Tanto prima o poi il problema si risolve da solo e tu crederai pure di averlo risolto con la flessibilità e il cambio di strategia”.
Vi confesso che più di una volta pensavo fortemente che mi prendesse per i fondelli in maniera spudorata. Mi sembrava un bersaglio sempre mobile, non si riusciva mai a prevenirne le mosse. Lui diceva di non scoprire niente, ma di ricordare tutto.
Ero, e lo sono ancora, appassionato di rock e ambient, quanto di più lontano dai gusti di Scandurra. Amava ascoltare col suo magnetofono Phillips, le musicassette di Franco Califano, Charles Aznavur (si scrive così?), Claudio Villa, Adamo, Fausto Papetti. Bruciava bastoncini di incenso Auroville che si mischiavano all'odore di fave broccoletti melanzane cicorione, a seconda della stagione in un milieu magico-esoterico unico e irripetibile. Ed era amico di un antico abitante di Atlantide.
Le mattine dei mesi estivi, mi alzavo presto e mi fiondavo alla sua bottega. Lo trovavo chino sul giornale del giorno prima, se lo faceva mettere da parte dal barrista della via. Gli chiesi perché leggeva le notizie già accadute, lui alzava gli occhi al cielo e sbofonchiava:
“Le cose non accadono, si ripropongono come i peperoni”.
Rimanevo come un cedrone, tanto per stare in tema. Facevamo una capatina mattutina al 'baretto' come lo chiamava lui. Appena Scandurra entrava nel locale, al titolare gli si illuminavano gli occhi. 'Porta bene lo stregone', diceva. I suoi affari quella mattina sarebbero andati alla grande. Il maestro prendeva un caffettuccio corretto al mistrà, come gli ubriaconi diceva, con una bella bomba alla crema, io insieme ad un maritozzo con panna, una spuma. Verso le 10,30 appuntamento con la merendina mattutina, mi mandava dal pizzicagnolo a prendere uno sfilatino con la coppa e i sottaceti per me, per lui una rosetta con la mortadella e due peroncini freschi. Non l'ho mai visto approfittare dell'amicizia e dei favori che elargiva al prossimo. Pagava sempre quello che acquistava, ricordandomi di non fare mai debiti materiali e di pagare con moneta spirituale quelli invisibili.
Si avvicinavano alla sua bottega pure provocatori, cacadubbi, tanto per rompere. A me innervosivano molto. Scandurra quando riteneva colmo il vaso, quando si venivano a creare dissidi in seno al nostro cenacolo, in separata sede li dissuadeva a modo suo e loro non si facevano più vedere.
A volte capitava di chiudere bottega a mezza mattina, per andare a fare una capatina in chiesa. L'avevamo a due passi – cinquanta metri. Mi diceva che non c'era niente di più fresco in estate che entrare in una chiesa antica. Ovviamente la nostra non era una scelta di ristoro fisico soltanto. Facevamo un bel giro al suo interno da sinistra a destra, per poi sederci alla prima panca vicino l'ingresso, e osservavamo la volta altissima, gli affreschi, le statue, i candelabri, le immaginette votive. Mi caricavo. Quel profumo di incenso mi piaceva e mi faceva star bene. Di tanto in tanto capitava il parroco, arricciava il naso non appena scorgeva Scandurra e si dava, invece la vecchina recitato il rosario e prima di andarsene, gli chiedeva un appuntamento. Ritornando a bottega, gli si faceva incontro quel suo, per modo di dire, gatto spellacchiato chissà da quale birbonata. Lo chiamava in tanti modi come le sue nove vite. In realtà gli dava un nome per ogni occasione. Torzo, Panzanella, Coglilova, Fregnone, Puzzoloso, Fiatella, Gattomoretto, Guerro, Quelcoglione, erano alcuni dei nomignoli del micio. Mi assicurava che aveva più avventure di Mandrake. Il gatto, mi ripeteva spesso, è il primo cittadino dei due mondi, l'uomo sensitivo viene dopo, semmai.
sto seguendo con interesse il tuo racconto,ho deciso di coomentare qui per il riferimento ai gatti,animali che amo più delle persone.
RispondiEliminaGrazie per la condivisione di questa storia,di questo racconto....
Il gatto in particolare, rappresenta un amico fin da quando bambino ho iniziato ad amarlo. I felini sono creature magiche per antonomasia, loro sentono ed io sento loro che sentono. Ci sono sensitività comuni tra me e loro.
RispondiEliminaProprio l'alto ieri me ne sono nati 4 è stato un momento meraviglioso.
RispondiEliminaPurtroppo a novembre ho perso il gatto che più amavo.E' morto e per me è diventato tutto buio....
Vorrei rivederlo...chissà...forse...
Ancora una volta, un testo affascinante! mille domande si affacciano, ma preferisco evitare di postartele, per rispettare la tua scelta di procedere pre gradi nell'esposizione di questa tua esperienza.
RispondiEliminaSto salvando i tuoi file in pdf, perchè non ho sempre modo di poter star online, cosi' li riporto su cartaceo. se anzi ti interessa che te li inoltri, cosi' magari da renderli scaricabili, fammi sapere.
Grazie Alfa Canis Majoris, mi faresti un gran piacere e favore se mi inviassi in pdf la serie di Scandurra, questo il mio indirizzo
RispondiEliminaangelo.ciccarella@tele2.it
Grazie a tutti per il vostro affetto.
I gatti vedono, è vero. Le antiche tradizioni li hanno sempre venerati, basti pensare all' egitto. Ne ho 2, oltre a una capra, 2 oche, 2 conigli etc.. Quando sono a letto e loro sono sopra la mia pancia, seguono linee che per me sembrano immaginarie, fissano cose, forse persone, che posso sentire, ma che loro riescono addirittura a vedere. Mi è capitato per esempio, che i miei fossero andati via per il fine settimana, quindi avevo la zona notte tutta per me, non c' era nessuno. Premettendo che sono molto sensibile anch'io come i gatti al mondo invisibile, poichè riesco a sentire determinate cose e figure, quella notte ero a letto, ma non mi sentivo bene, avevo come l' impressione di essere osservato, quando in una frazione di secondo, mentre stavo elaborando quel pensiero, il gatto si girò di scatto a guardare la porta, e si lanciò verso essa. Potete immaginare che salto feci io!.ma ce ne sono altri mille di annedoti, come penso abbiate tutti voi. Ma avviene sempre tutto di notte, oppure quando ho poca luce attorno a me. Poi scatta l' allarme, coiè tutta pel d'oca in testa e tutto comincia a prendere l' aspetto per come veramente è..Ma forse ho scritto troppo, grazie Angelo, un bacio a tutti
RispondiEliminapdf scaricabile qui http://www.scribd.com/doc/34361378/Incontro-Con-Un-Uomo-Straordinario-11
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