Chi legge "esamini tutto, ma ritenga solo ciò che è giusto".

La mente non è un vessillo da riempire, ma un fuoco da accendere.

giovedì 4 novembre 2010

IUS 32

 Gli uomini-ombra
 Le due nature: pensiero e uovo-anima


Un diamante spezzato

1.
Non è facile saper ascoltare. Occorre cedere al silenzio. Occorre lasciar parlare la realtà. Trattieni il respiro per cogliere l'essenza delle cose. Perché il silenzio parla un linguaggio misterioso. (Scandurra)

2.
L’amore è qualcosa di incandescente e dà vita a un cerchio ardente. Guidato da un desiderio indomabile, sono precipitato in un cerchio di fuoco. (Johnny Cash)

3.
Spesso gli artisti più illuminati sono anche spiriti fragili, anime che sanguinano e si lasciano travolgere da una fiamma che arde troppo velocemente. A volte ne vengono amplificate le gesta, le pose, o gli eccessi, non di rado anche oltre gli effettivi meriti. Altre volte invece il caso decide di accantonarli, ed essi vengono lasciati a decantare in una sorta di limbo mediatico, fino a quando le loro opere non ritornano a galla nella propria prepotente ed autentica bellezza.

4.
L'Odissea non può che essere stellare. Oltre le Colonne, verso l'Infinito, l'Odissea continua.
(Peter Kolosimo > Odissea stellare, SugarCo, Milano – 1974)

5.
Esiste, e si propaga contro corrente attraverso l’’Entropia , una deriva cosmica della materia verso strati di asservimento sempre più complicati (in direzione – o all’interno – di un “terzo infinito”, l’”infinito di Complessità”, tanto reale quanto l’Infinito e l’Immenso)  E la coscienza si presenta sperimentalmente come l’effetto, o proprietà specifica, di questa Complessità spinta a valori estremi. (Teilhard de Chardin, Pierre s.j. New York 14 gennaio 1954. Pubblicato sulla Rivista “Les Etudes philosophiques nel numero di ottobre-dicembre 1955)

6.
C’era la cattiveria dei tempi anche sotto i Romani, ma Gesù non se ne va affatto. Non si rifugia affatto dietro alla cattiveria di tempi. Non impiegò i suoi anni a gemere e lamentare la cattiveria dei tempi. Egli taglia corto. Oh in modo molto semplice! Facendo il cristianesimo. Non si mise ad incriminare, ad accusare qualcuno. Egli salvò. Non incriminò il mondo: salvò il mondo. Questi altri invece vituperano, raziocinando, incriminano. Medici che ingiuriano, che se la prendono con il malato. Essi accusano l’arida sabbia del secolo; ma al tempo di Gesù c’erano anche allora il secolo e le sabbie del secolo. Ma sulla sabbia arida, una sorgente, una sorgente di grazia, inesauribile, cominciò a zampillare. (C. Peguy)

7. 
Enigmatico il gatto è affine a quelle strane cose che l'uomo non può vedere. È lo spirito dell'antico Egitto , depositario dei racconti a noi giunti dalle città dimenticate delle terre di Meroe e Ophir. È parente dei signori della giungla , erede dell'Africa oscura e feroce. La sfinge è sua cugina, e lui parla la sua lingua; ma il gatto è più vecchio della sfinge, e ricorda ciò che lei ha dimenticato..
(H.P.L.)
8.
Superiorità dell’Italia
 
La nostra Italia, a paragone dei paesi grossi e grassi e degli imperi potenti e prepotenti, è forse piccola, povera, misera, sciupata, decaduta, e l’abita un popolo inquieto, volubile, riottoso, scettico eppur portato alla violenza. Ma, a dispetto di tutte queste inferiorità, vere o esagerate che siano, il popolo italiano è superiore a tutti i popoli della terra almeno in una cosa la quale non dipende dalla bellezza della natura, dalla dolcezza del clima, dalla grandezza della tradizione e dell’arte e neanche dall’acuta vivezza dell’intelligenza. È una superiorità che gli italiani debbono prima di tutto alla loro saggezza umana e alla loro anima naturalmente cristiana.
Nel nostro paese non si vedono mai cadere teste sanguinolenti, spiccate dal busto da una mannaia calante giù da un sinistro arco color sangue, rotolare in un paniere pieno di segatura. non si vedono mai creature umane col viso bendato, col collo stretto da un cappio di corda che ad un tratto, allo spalancarsi d’una botola, precipitano nel buio del vuoto e dell’orrida morte, alla presenza di sacerdoti impassibili, di magistrati burocrati, e di testimoni gelidi e anonimi.
Non si vedono mai, nelle nostre prigioni, le orribili celle della morte dove son condotti i criminali per essere fulminati dall’elettricità o uccisi dai gas avvelenanti.
Non si vedono mai, nel fossato di una fortezza o dirimpetto ad un muro bianco e nudo, dieci armati che sparano tutti insieme contro il dorso di un uomo solo legato ad una sedia, con le mani dietro la schiena.
Né questi né consimili atroci e assurdi spettacoli, che gridano vendetta al cospetto del Dio del Sinai e del Golgota, si vedono mai in Italia, mentre  sono faccende ordinarie e quasi quotidiane nei paesi che si credono o son creduti più civili e progrediti del nostro.
In Italia soltanto gli assassini assassinano, soltanto gli omicidi ammazzano i loro simili, soltanto i frenetici, i dementi e i bruti tolgono la vita i loro fratelli. La legge italiana non conosce e non ammette il diritto, da parte dei rappresentanti della ragione e della giustizia, di strangolare, decapitare, avvelenare, fulminare e fucilare gli esseri umani, anche se hanno commesso i peggiori delitti. In Italia, ringraziando il gran Dio Creatore, non esiste un pubblico ufficiale chiamato boia o carnefice. In Italia si contano ottocentomila cacciatori e parecchie centinaia di malfattori sanguinari ma non esiste un uomo che riceva dallo Stato un salario in compenso della prestazione d’opera per troncare la vita di altri uomini.
Il popolo italiano, a dispetto di tante sue tare e colpe, è superiore per molti versi agli altri popoli ma di nessuna superiorità può andare orgoglioso, secondo me, quanto di questo suo rifiuto del terribile diritto di vita e di morte sopra le creature fatte a immagine e somiglianza di Dio.
(Giovanni Papini, Le felicità dell’infelice, Vallecchi, Firenze, 1956, pagg. 189-191)
9.
Automi contro deserti
  
È probabile che nelle guerre future si vedano apparecchi senza piloti, cioè radiocomandati da lontano con cervelli elettronici che andranno a bombardare città abbandonate dalla popolazione, città deserte, cioè armi senza combattenti contro città senza abitanti, macchine vuote contro muraglie vuote.
Gli uomini viventi saranno tutti nascosti sotto terra e dal cielo pioveranno turbini di fuoco per distruggere tutto ciò che il genio e il lavoro creò sulla superficie della terra.
Ecco una profezia molto facile, oggi, ma talmente assurda e apocalittica che non balenò neppure alla fertile fantasia scientifica del mio vecchio amico Wells.
(Giovanni Papini, La spia del mondo, Vallecchi, Firenze, 1955, pagg. 269-270)

10.
HISTRION
Nessuno mai osò scrivere questo,
ma io so come le anime dei grandi
talvolta dimorano in noi,
e in esse fusi non siamo che
il riflesso di queste anime.
Così son Dante per un po' e sono
un certo Francois Villon, ladro poeta
o sono chi per santità nominare
farebbe blasfemo il mio nome;
un attimo e la fiamma muore.
Come nel centro nostro ardesse una sfera
trasparente oro fuso, il nostro "Io"
e in questa qualche forma s'infonde:
Cristo o Giovanni o il Fiorentino;
e poi che ogni forma imposta
radia il chiaro della sfera,
noi cessiamo dall'essere allora
e i maestri delle nostre anime perdurano.
(Ezra Pound)
11.
Effervescing Elephant
Un elefante effervescente
Coi piccoli occhi ed il grande grosso tronco
Una volta parlò a bassa voce ad un piccolo orecchio
L'orecchio di uno inferiore
Che nel prossimo giugno lui vorrebbe morire oh sì!
Perché la tigre vorrebbe errare.
Il piccolo disse:''Oh santo cielo, devo stare a casa!
Ed ogni volta sento un ringhio
Saprò che la tigre è in cerca di preda
E sarò veramente sicuro, tu sai
L'elefante mi ha detto così."
Tutti erano nervosi, oh sì!
E il messaggio fù sparso
A zebra, mangusta,e l'ippopotamo sporco
Che sguazzò nel fango e masticò
Il suo cibo di ippo-plancton drogato
E tese ad ignorare la parola
Preferendo osservare una mandria
Di stupidi bisonti d'acqua, oh sì!
E tutta la giungla prese paura,
E corse circa per tutto il giorno e la notte
Ma del tutto invano, perché, tu vedi,
La tigre venne e disse: "Chi io?!
Tu sai, io non farei male a nessuno di voi.
Io preferirei molto qualche cosa per masticare
E tu sei tutto da rimpicciolire."oh sì!
Si mangiò l'elefante.
(Syd Barrett)
12.
Splendi Diamante Pazzo (parts I-v)

Ricordi quando eri giovane, splendevi come il sole.
Splendi diamante pazzo.
Ora c’è un’espressione nei tuoi occhi simile ai buchi neri nel cielo.
Splendi diamante pazzo.
Catturato nel fuoco incrociato di infanzia e notorietà
Travolto della fama. (2)
Vieni oggetto di risate lontane, vieni sconosciuto,
leggenda, martire, e splendi!

Hai raggiunto il segreto troppo presto, hai pianto per la luna.(3)
Splendi diamante pazzo.
Minacciato dalle ombre durante la notte, ed esposto alla luce.(4)
Splendi diamante pazzo.
Bene, hai esaurito il tuo benvenuto con precisione casuale
Hai cavalcato la fama
Vieni farneticante, visionario, vieni pittore,
pifferaio, prigioniero, e splendi!
(Pink Floyd)
Note :
1) Questa canzone è dedicata (come tutto l’album Wish You Were Here) all’ex chitarrista del gruppo Roger Keith Barrett, meglio conosciuto come Syd Barrett.
2) Letteralmente: dal vento di acciaio.
3) Richiami agli album Saucerful of Secrets e Dark Side Of The Moon.
4) A causa dell’utilizzo di droghe nella notte, o in generale nei periodi bui, non era in grado di suonare e comporre di giorno.

13.
Dice l’Edda poetica islandese (1200 circa):
Io so che pendetti dall’albero esposto ai venti per nove notti intere da lancia ferito e consacrato a Odino, io stesso a me stesso, su quell’albero che nessuno conosce da quali radici cresca.
Nessuno mi dette pane, nessuno il corno per bere. Guardai verso il basso; raccolsi le rune, urlando le presi. E caddi da lì. Nove carmi giganteschi, carmi magici, io appresi da quel glorioso figlio di Spina-di-Male (BOLBORN). E bevvi un sorso di quel prezioso idromele attinto da ODRERIR”
.
14.
SONO UN FIGLIO D’UOMO
Da anni conservo in me una nostalgia di cui non parlo mai senza una grande discrezione, che è divenuta tuttavia uno stato d’animo permanente: la nostalgia degli anni in cui i cristiani non sapevano di essere cristiani. La prima volta che si cominciò ad usare questo appellativo fu nel 43 d.C. in Antiochia (Atti 11,26). In tutti questi primi anni dopo la risurrezione, i discepoli di Gesù non si dicevano cristiani, essi erano paghi di chiamarsi fratelli, sorelle, discepoli, credenti. Non furono essi che inventarono il nome e già questo mi consola. E non furono nemmeno gli ebrei che, meno di tutti al mondo, non ritenevano affatto Gesù come il Cristo (Messia) e che per disprezzo chiamavano i suoi discepoli Nazareni. L’opinione più fondata è che coloro che utilizzarono questo termine per la prima volta fossero gli impiegati o i militari romani che, per motivi di ordine pubblico, consideravano i discepoli di Gesù come i membri di un partito politico con retroterra giudaico. Fu insomma il potere ad inventare questo nome! Ciò mi basta perché possa sentirmi libero di coltivare la nostalgia dei giorni durante i quali i cristiani non lo erano affatto, in attesa di un tempo in cui i cristiani non lo saranno più.
[...]
Nella nostra epoca, la crisi della nostra identità di cristiani si iscrive nella crisi del cristianesimo che dobbiamo comprendere ormai nel senso più radicale e dunque come morte del cristianesimo. Per il sociologo agnostico, questa morte è una lenta e definitiva scomparsa, per me, credente, è l’entrata del cristianesimo con tutta la sua identità, nelle tenebre del venerdì santo in cui, come in un oscuro crogiuolo, si consumano le teologie, le istituzioni giuridiche, i patrimoni culturali. La mia stessa identità dì cristiano si dissolve nella Croce, io non voglio restare cristiano se questo significa rimanere chiuso nella determinazione che un tale nome esprime per l’utopista poeta, per il marxista, per l’agnostico, per il commissario di polizia e forse anche per l’impiegato della Curia. No, io non sono un cristiano, sono soltanto un uomo, come diceva Pietro a Cornelio. Io sono un uomo che considera tutti gli uomini come suoi fratelli e che vuole essere considerato da tutti come fratello perché, come spiega Martin Hillairet, è in questo atmosfera fraterna il luogo del cristianesimo. Il cuore del cristianesimo non è costituito da “nuovi riti religiosi” ma semplicemente da un uomo chiamato Gesù che ha vissuto la realtà banale della condizione umana .
[...] LA MIA UMANITÀ E AL FUTURO
Ecco cosa mi dico: il Cristo viene a te sotto le specie sacramentali del diverso: la donna, l’operaio, il nero, il musulmano, il buddista ecc. Il Dio di Gesù Cristo è nascosto in ogni diversità, egli è il Santo. Ma la sua diversità ha disteso veli tra noi e ci viene incontro attraverso gli uomini differenti da noi. Il viso di Dio è il viso dell’uomo che io non arrivo a comprendere. Mio compito non è far diventare cristiani gli altri, bensì quello di entrare nella identità degli altri e di comprenderli o, almeno, di prenderla come misura delle possibilità del Regno. La vera via della Trascendenza è nel passaggio verso l’altro, è nel fatto dì accogliere la provocazione dell’altro conservandola nel mio cuore come faceva Maria mentre ascoltava lo parola del Figlio, il Diverso per eccellenza.
È su questa premessa che baso la mia risposta alla domanda: Perché rimango cristiano? Resto cristiano per essere totalmente uomo. Quando dico totalmente non faccio allusione alle dimensioni di tipo esistenziale contenute nella totalità dell’umanità; l ‘uomo vero è la realizzazione delle possibilità che giacciono come una semenza nelle profondità dell’uomo “homo absconditus”. Diciamo che siamo figli di Dio ma non sappiamo propriamente chi siamo noi. Lo sapremo quando vedremo Dio faccia a faccia. La mia identità è quindi al futuro e sarà esprimibile soltanto nel momento in cui l’umanità raggiungerà la sua pienezza. Questa pienezza è il Regno di Dio. lo non vivo per la Chiesa, non vivo per dilatare la comunità dei cristiani. Vivo perché venga il Regno. La Chiesa alla quale appartengo è un segno ed uno strumento di questo futuro, ma questo futuro la oltrepassa, io stesso la oltrepasso pur restando fedele.
Ieri come prete portavo abiti, segni distintivi dell’istituzione di cui ero il rappresentante. Due anni or sono, in un dibattito a Milano, una pia signora mi chiese perché non portavo l’abito da prete . “È bene che si sappia con chi si ha a che fare, un agente di polizia porta l’uniforme, se ne ho bisogno so a chi devo rivolgermi”. Ebbene, io non sono affatto l’agente di polizia di Dio. Vorrei essere come il Cristo, semplicemente un figlio d’uomo, qualcuno che difende l’uomo per l’uomo.
Come dicevo all’inizio, la mia identità è di non averne alcuna o, meglio, di averne una che è situata nel futuro, una che riscopro soltanto quando dico: “Venga il tuo regno, sulla terra come nel cielo”.
Per esporre in maniera riassuntiva Dio, la Chiesa, il mondo: ieri, credevo che Dio amasse la Chiesa e la inviasse al mondo per salvarlo; oggi, credo che Dio ami il mondo e che la Chiesa sia un segno ed uno strumento di questo amore che la precede e la oltrepassa. Ieri, mi definivo collocandomi dentro la Chiesa e guardando il mondo come una realtà da conquistare per la Chiesa; oggi, mi colloco nel mondo e vivo entro la Chiesa quel tanto che anticipa simbolicamente l’avvenire del mondo.
Ma mentre ieri guardavo il mondo a partire dalla Chiesa, oggi guardo la Chiesa a partire dal mondo e mi siedo alla tavola della Chiesa, la tavola eucaristica, precisamente perché là si ascoltano le parole che rivelano i segreti nascosti fin dalla creazione del mondo, perché là si elaborano le speranze di cui tutti gli uomini hanno bisogno.
È vero, esiste ancora, e quanto è ingombrante, una Chiesa che si esprime col linguaggio della prudenza politica, che riveste di sacro la morale dominante. Questa chiesa non mi interessa, è quella di cui contemplo il declino con cuore gioioso. In me essa è già quasi morta. Ma questo declino è direttamente proporzionale all’emergenza della Chiesa come assemblea di coloro che non si curano di sapere chi essi sono, ma sanno di non avere, quaggiù, una città permanente (e dunque non è affatto necessario esservi registrati) e che cercano la città futura, la città verso la quale vanno tutti gli uomini, ciascuno con lo sua diversità. Si narra che durante l’età post-apostolica, si dava ai cristiani che partivano in viaggio, un frammento di vaso di terracotta. Al ritorno sarebbero stati riconosciuti per il fatto che il loro frammento poteva combinarsi perfettamente con gli altri. Sì, io so che la verità di cui vivo è appena un frammento. La mia identità è appunto il pezzo di un tutto. Quando tutti i frammenti saranno riuniti, allora io saprò veramente chi sono. La mia presunzione di ieri era di voler concentrare il tutto negli stretti limiti del mio frammento. Allora dicevo “noi cristiani ” con gran fierezza.
Vorrei essere fedele al mio frammento nell’attesa che si compia la totalità. La via verso questo futuro è la stessa via che mi conduce verso il fratello per unirmi a lui, non in quello che egli è (poiché la suo verità è solo un altro frammento) ma in ciò che egli cerca. E’ così che io mi sento a casa mia in tutti i luoghi di questo mondo. Io sono finalmente cattolico, e precisamente perché non lo sono più, perché sono un figlio dell’uomo.
Padre Ernesto Balducci  (tratta dalla postfazione  al libro di Paul Gauthier, “Vangeli del terzo millennio”, ed. Qualevita 1992)

DEYA: IL PIANETA LABIRINTICO 4

Darest Sharma, un nome che mi risuonava dentro la testa e incominciava a produrre echi, forse immagini, ma era ancora come una sensazione sbiadita. Intanto, mastro Fornari si diresse nel retrobottega e ne uscì poco dopo, imbacuccato da un cappottone grigiastro munito di mantella. Un vestiario fine ottocento, ma del resto mi trovavo in un altro universo e tutto era possibile e concesso e se dico 'tutto'...

Darrell Zelio, le distanze su Deya si misurano in unitempo, poiché i luoghi sono fatti dal sonno del Grande Tempo. Le strade, i palazzi, le cose e un po' anche gli abitanti son tutti impregnati. Molti unitempo ci separano da quel funesto posto. Tuttavia, in certi momenti puoi percorrere lo spazio in minor unitempo. Il problema sorge non tanto perché ci sono emissari sparsi dappertutto, ma qui le case ascoltano registrano e poi, segnalano la nostra presenza e direzione a Darest Sharma. Devi provare ad accendere il Bagliore così ché la luce ti renda invisibile.”

La luce ci nasconderebbe; bella questa.

Ricordi cosa ti diceva Scandurra a proposito del Bagliore? C'è un luogo nel tuo corpo dove tutto si unisce, lì è il nesso esistente fra lo spirito e la materia. Visita quel punto meraviglioso e scaturirà il Bagliore.”

Ricordavo certo il punto meraviglioso. Quanti tentativi, delusioni, fino all'accensione che sprigionò il Bagliore. Inondò la mia cameretta. Un'esperienza psichedelica, anzi, illuminante. Mi resi conto della conoscenza di Scandurra: incredibile. Ne sapeva più di ogni altro, scienziato filosofo intellettuale del mondo. In quel piccolo uomo, illetterato, semplice di modi, modesto, senza pretese ordinarie; in quel piccolo uomo era celato un potere immenso e tuttavia a disposizione di tutti. Non ci volevano chissà quali capacità, intelligenza, furbizia, cultura; lui ci chiedeva ardore, quella spinta formidabile verso le cose segrete della Vita.

Attendiamo ora che faccia buio, così il nostro Bagliore ci nasconderà al meglio.”

Mastro Fornari, in questo universo valgono sempre certi principii, certe leggi che Scandurra mi ha illustrato sin dall'inizio del lavoro interno? Insomma, quel poco che ho imparato potrà essermi utile, sufficiente per non essere di intoppo? Devo sapere qualcosa?”.

Fornari si sistemò i capelli – teoricamente, visto il cespuglio arruffato che si ritrovava.

Discettare di materie oscure e perché no? È una buona disciplina... noi viviamo in uno spazio che per contenere il tutto, è uno spazio tenue. È una tenuità dove col pensiero non ce la facciamo ad intenderci, non c'è distanza non c'è tempo, non c'è centro, non c'è periferia. È tutto un compenetrarsi di ciò che si muove in questo spazio dove appaiono le forme, tante forme, sempre diverse: non solo pietre piante animali esseri, ma pure aurore meriggi tramonti e stelle e galassie. Tutto ciò che è forma diventa condensazione di questa unica energia cosmica, il lumen, che genera vibrando variamente, che tutto condensa e tutto attenua e grazie al lumen noi vibriamo e quindi percepiamo. Cosa siamo noi in questo mondo? Siamo tutti galleggianti vaganti, in questa tenuità dello spazio che non ha un centro-origine, non ha estremi: pullula, ed è in moto, ma non in un moto direzionale, con distanza tempo velocità. Invece chi usa il pensiero stabilisce confini, misure, confronti, dominii. È il pensiero che crea un centro, l'ego, che non ha umiltà non ha amore, né innocenza, ma è violenza per emergere, per accentrare e quindi prendere, dando origine a sforzi a conflitti senza fine. E l'io si associa poi al pensiero che lo crea e lo sostiene e lo collega alle sensazioni al solo scopo di procurarsi piacere, quel piacere che copra e ci illuda l'inquietitudine del domani. Catturare piacere perché si è soli, perché c'è il pungolo del sentirsi disperatamente soli, del sentirsi d'essere un vuoto, senza appoggi. Buttarsi, identificarsi, fuggire da questo vuoto che ci fa terrore, per ricevere ricompense. Ci si sbatacchia in ricerca del più.”

Ascoltavo raccolto, ammaliato dalla sua stringente chiarezza.

Qui ci muoviamo cauti e sciolti, coi piedi saldi sul terreno mentre tutto il resto è immerso nel cielo: e cielo è mistero. E chiederci: cosa siamo, perché siamo qui come uomini? È ben chiaro che le superfici sono fatte di particelle come l'aria avvolgente, campi di energie vibranti che sono non separati ma in relazione totale, fusi fra loro. Tutto ciò che è, che appare ai sensi, immagini e sogni e concetti formulati dai pensieri, dinamismi corporali o sottili, tutto è di natura energetica. Noi viviamo immersi in un mondo che facciamo coi pensieri. Dunque noi siamo creature operanti nel mondo che è energia, mondo denso e sottile. Così infatti ci comportiamo: sempre avidi per prendere possedere oltre il necessario, febbrili per l'insicurezza del domani. Le cellule per vivere respirano cioè bruciano e quindi devono essere avide di cibo per non soccombere, ma non assumono nulla di più del proprio fabbisogno, hanno un contegno. Gli uomini che pensano, quelli dell'ombra, non hanno contegno, prendono più di quanto gli necessita, perché il pensiero è vorace e mai sazio. Vegetali animali seguono leggi che regolano e le loro forme e le loro funzioni. Abitano nell'ordine di natura. La forma umana è l'unica, l'unico ricettacolo di un uovo-anima che non è inerente alla natura: è il lumen che genera e sostiene tutto ciò che è natura; e dentro e fuori questo nostro corpo c'è l'uovo-anima che ci può liberare da ogni funzione materiale e mentale, farci ricettacolo pieno del mistero, di cui l'intelligenza e la volontà e l'amore e l'innocenza la bontà sono le manifestazioni.
In questa tenuità che è assenza di io, che è tutta energia cosmica del sacrale, energia che si muove in un pullulio, energia che non ha vibrazioni in onde di varia frequenza, che ha un potenziale illimitato, è in questa tenuità, che è la nostra essenza, è qui che in noi si raccolgono pure tutte le energie corporali psicologiche, che invece vibrano con tantissime frequenze e nelle cellule e nella mente. Tutte queste varie forme di energie corporali, brame e passioni, tormenti e paure, incertezze ed illusioni, è qui in questa tenuità che queste energie non più sperperate in vane attività logoranti, è qui in questa tenuità che insieme si raccolgono tutte per darci un reale senso di pienezza, di consapevolezza, di attenzione, di vera intelligenza esplosiva, con intuizioni ed azioni istantanee precise, sane. È qui, in questa tenuità, che noi veramente si consiste, uomo che è umanità: c'è pace gioia amore. Gli uomini dell'ombra hanno rinunciato all'uovo-anima, perciò sono spenti e perseguono l'oscurità universale. Gli uomini dell'ombra mettono al centro della vita il pensiero che tutto divide e spacca e limita. Inventano macchine senza anima, non come le nostre. Inventano le macchine del caos fatte di pensiero fluttuante. Il pensiero è acqua stagnante, luce riflessa. L'uovo-anima è fiume e bagliore.”

Un forte colpo alla porta della bottega, mi fece trasalire.

16 commenti:

  1. Scrivo questo mio commento prima di leggere di DEYA.
    Perdonami Angelo, imparerò ancora qualcosa e resterò sempre di più affascinato dalle tue cronache ma in questo momento penso a tutto quel che hai citato prima.
    In questo momento mi sento un fiume in piena, non so se scriverò un commento-fiume o mi fermerò, mi perdonino i miei cari compagni di viaggio.
    Non posso non iniziare da quanto scritto da Padre Ernesto Balducci, ha toccato corde bellissime e mi ha emozionato.
    Grazie per averlo riportato.
    Io ho un "problema" con te Angelo, mi è già capitato tempo fa leggendo quel che hai scritto.
    Il mio "problema" è quando tu parli di Gesù e di Cristo.
    Mi irrigidisco e tendo a prendere le distanze.
    Sono nato e cresciuto col culto di Gesù e di Cristo ma nessuno mi ha mai davvero insegnato ad amarLo.
    Sono stato "semplicemente" indottrinato, riempito e quasi mi vien da dire "costretto" a credere.
    Ma nessuno, nessuno, pur con le migliori intenzioni ed in assoluta buona fede, nessuno mi ha insegnato ad amarLo.
    Eppure ho pregato, quanto ho pregato e quante volte mi son sentito rinfrancato.
    Poi, una notte, in libro, in una frase, tutto è caduto.
    E mi sono reso conto che non c'era più nessuno.
    Nessun D-o, nessun Cristo, nessuno.
    E quando ho tentato, con la ragione, di recuperarlo beh... allora non l'ho trovato proprio più.
    Questo è il mio problema.
    Eppure, le parole di Padre Ernesto Balducci mi ha toccato dentro, mi han bagnato gli occhi.
    Mistero.
    Continuo a pensare che Gesù sia stato un Uomo, l'Uomo che verrà.
    E se per la mia trascorsa vicinanza con l'Ebraismo ancora scrivo D-o in questa maniera, essi non c'entrano con la mia difficoltà di associarlo al Cristo.
    A meno che io non debba associare al Cristo tutta una serie di Uomini e, per non so quale motivo, ogni volta che penso di associare al Cristo un uomo mi viene in mente Salvo D'Acquisto, un altro mistero, per me.
    Diventando un attimo più "lucido" vorrei ringraziarti anche per altre due cose, lo scritto del Papini (perdonami ma non ho potuto fare a meno di postare ciò che hai scritto su un luogo effimero come Facebook, citando anche questa pagina, ma in questo momento storico l'Italia e gli italiani hanno bisogno di capire chi sono, secondo me) e la citazione di Barrett, di cui vorrei, sperando di non darti troppo fastidio, citare un suo vecchio brano, che da ragazzino mi affascinò ma mi fece anche venire un gran mal di testa.

    Capitolo 24 (Chapter 24)

    Un movimento si porta a termine in sei fasi
    e il settimo riporta all’inizio.
    Il sette è il numero della luce giovane,
    si realizza quando si aggiunge uno all'oscurità.
    Il mutamento restituisce successo,
    andando e tornando senza errore.
    L'azione porta buona fortuna.
    Tramonto.

    Il tempo è con il mese del solstizio invernale,
    quando il mutamento deve avvenire.
    Tuono nell’altro corso del Paradiso,
    le cose non possono essere distrutte una volta per tutte.
    Il mutamento restituisce successo,
    andando e tornando senza errore.
    L'azione porta buona fortuna.
    Tramonto, alba.

    Un movimento si porta a termine in sei fasi
    e il settimo riporta all’inizio.
    Il sette è il numero della luce giovane,
    si realizza quando si aggiunge uno all'oscurità.
    Il mutamento restituisce successo,
    andando e tornando senza errore.
    L'azione porta buona fortuna.
    Tramonto, alba.

    Perdonami Angelo, se mi son preso tutto questo spazio e, come e più di sempre, Grazie.

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  3. @Giusparsifal
    Cristo è un incontro e tu e io lo abbiamo incontrato, nelle modalità consentite dal nostro essere e sentire. Vedi, quando percorrevo strade chiuse e oscure; quando fui ebbro di superbia e mi stavo perdendo; ebbene, Lui mi aiutò senza che io Lo cercassi. Da allora, tutto quello che ho fatto e faccio e farò, sarà in Suo nome.
    Grazie per il tuo bellissimo commento.

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  4. E' bellissimo questo pezzo che hai scritto. E' pieno..di essenza, di voglia di amare tutto. nn so come spiegare. Forse nn serve neanche, ridurre a parole tutto quando puoi sentire dentro di te cosa si prova. la lettera di Balducci, vera con il cuore. La luce trovata dentro di te, il percorso , nn so..mi apre il cuore, sempre di più. Il concetto del pensare, che blocca, quando invece si dovrebbe solo agire spinti dall' Amore che pervade tutto, è questo che bisogna fare, amare tutto, chiunque, qualsiasi cosa, tutto.

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  5. Per quanto carico di emozioni e positivi sentimenti, a mio avviso il testo pubblicato da Giovanni Papini pecca tremendamente di una mancanza di visione storica ... se è vero che ATTUALMENTE in Italia mancano tribunali per "somministrare" morte a delinquenti, assassini, bruti della società, tantomeno và dimenticato il sangue di cui ancora la terra d'Italia è intriso e grondante, sangue di vittime innocenti di violenze tipiche dell'italica infamia, quella dell'approfittatore, quello dell'accoltellatore alle spalle, quella del vicino che per invidia ti denuncia al tribunale dell'inquisizione [ leggere per credere http://www.cristianesimo.it/inquisizione.htm ], senza dimenticare la "giustizia" sommaria applicata dalle camice nere E dalle ronde di partigiani (Papini scrive nel 1956, sono sicuro che la memoria storica del post bellico non poteva essere che freschissima)... L'Italia, possiamo dire che ha già dato, e che ha vissuto un'accelerazione storica che, in altri paesi, è ancora in atto, In quanto culla della civiltà europea, ha vissuto già tutto, nel bene e nel male ... ma a mio avviso non affatto è esente di macchie indelebili sulla coscienza ...

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  6. @Alpha Canis Majoris
    Carissimo, amo l'Italia per i suoi vizi - degenerescenza delle sue virtù - non per complicità, ma per amore che non chiede. Millenni dietro le spalle, piena di estremi, luminosi e tenebrosi. Spesso ci fa, mi fa, indignare, soprattutto per quanti saettoni tamarri bruti la violentano, per la mancanza di dignità, di rispetto, di memoria, che colgo un po' ognidove. Tuttavia, siccome sento le voci di miriadi di italiani che nei secoli hanno amato l'Italia e si son fatti ammazzare per essa, pur ingannati a volte dai potenti di turno, la amo, perché l'Italia è un'idea innanzitutto, uno stile, uno spirito unici al mondo. Il male peggiore di cui soffre l'Italia da troppo tempo, è l'ideologia: materialista, capitalista, collettivista, nichilista.
    Da questo male non so se mai si riprenderà. Spetta agli uomini di buona volontà tenere accesa la fiamma.

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  7. Concordo con te, Angelo ... amare, nonostante tutto, amare ...
    quello che non tollero sono quei figuri che si fanno forza di questo amore incondizionato che muove sinceramente gli animi di molti italiani, e lo sfruttano per i loro comodi ... insabbiano le verità in stile italiota, nascondono le loro porcherie e malefatte nei pilastri di cemento dei loro edifici, negano e manipolano la storia a proprio piacimento ... perchè c'è differenza tra l'amar consciamente, sapendo cosa si ama (accettando vizi e pregi di cui tu parlavi), piuttosto che l'invitare e spingere la massa in becero abbraccio collettivo, in un carnevalesco "Volemose bbene" in stile Barilla ...
    Dire, con le parole di Papini "...ma non esiste un uomo che riceva dallo Stato un salario in compenso della prestazione d’opera per troncare la vita di altri uomini" è una bestemmia ... sicuramente non sarà un salario LEGALE, ma di prezzolati spaccagambe e sicari l'italia ne fa grande uso.... la testa sotto la sabbia non và messa, perchè c'è sempre chi approfitta del tuo deretano (altro motivo per cui siamo tanto famosi all'estero) ... con massimo rispetto ed onore a chi per l'Italia e sul suolo Italico ha rinunciato anche alla vita ...
    Con questo chiudo l'OffTopic...
    Torniamo a Deya!!!

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  8. Ciao ACM, io penso che il discorso, infatti, sia di Principio: in questo l'Italia si distingue.
    Delle cose losche l'Italia ne è piena, alla pari di qualunque altra nazione del mondo, purtroppo...

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  9. Ciao Angelo, cosa bisogna fare per entrare nel nucleo del bagliore che è in noi?
    probabilmente qualche tecnica c'è, ovvio ci deve essere anche un livello interiore dhe ti permetta di accedervi, ma magari dando un po' di gas...si vola

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  10. Una notte del dicembre 2007, in un periodo di intense meditazioni , mi capito' di vedere un bagliore emanare dal mio corpo. Ero disteso ed una forte luce bianca che illuminava la mia stanza mi sveglio'. Non riuscivo a capire da dove provenisse finche', guardando sul muro alla mia destra, capii che la luce proveniva dal mio corpo, la luce riflessa era piu' forte in corrispondenza delle mie spalle e della testa, guardai giu' ed era esattamente la stessa cosa, il bagliore si rifletteva sulla parete in maniera piu' forte parallelamente all'altezza del corpo (ero ancora disteso), e' un fenomeno che e' durato diversi minuti ed ero sveglio al 100%.
    La camera da letto era letteralmente inondata di luce.

    La mia cockerina che dormiva nella stanza si sveglio' e non riusciva a tenere gli occhi aperti.
    Questo fenomeno non mi e' piu' capitato, ne l'ho piu' cercato, forse in questo ho sbagliato!
    Non so se ha a che fare con il punto meraviglioso, fatto sta che in quel periodo particolare della mia vita mi sentivo particolarmente connesso con il Cosmo .

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  11. Ciao Angelo,
    se tu potessi consigliare dei romanzi cavallereschi, quali consiglieresti?

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  12. Angelo, c'è una domanda che vorrei farti, ma credo sin dagli inizi, solo che sta prendendo forma ora, per questo motivo spero di esporla compiutamente:
    nell'ambito della ricerca spirituale, esoterica nel senso di esigenza interiore, qual'è obiettivo e lo scopo?
    Lascia che ti faccia un esempio di quel che voglio dire: l'Agente Smith della trilogia di Matrix spiega qual'è l'obiettivo e lo scopo di un software (che lui ha perso) e si potrebbe concordare, dal mio punto di vista, che quella spiegazione andrebbe bene anche per gli esseri umani.
    Dando per scontato che si trovi lo scopo e si conosca l'obiettivo (percorso e "arrivo" della ricerca spirituale) e convinti che questo sia il destino di ogni essere umano, a cosa può servirmi di sapere di altre dimensioni, esseri e così via?
    E in più, sapendo che la morte non esiste ma è un passaggio ad altre dimensioni o livelli, cosa rende importante questa battaglia a livello cosmico?
    D'altronde, se la vita fosse anche solo quella fisica su questo piano, la sua brevità non giustificherebbe quasi nessuno sforzo.

    La domanda vera che vorrei farti, perciò, è questa:
    dove sto sbagliando in tutto questo ragionamento?

    Grazie per la pazienza...

    Smith & Neo: "lo scopo"

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  13. @Manuel
    La spada spezzata, di P.Anderson, ed.Fanucci o altre, con l'introduzione di de Turris/Fusco, i migliori studiosi italiani di fantasy.
    La saga graalica medievale.
    Il Signore degli Anelli, di Tolkien.
    Il ciclo della Tavola Rotonda.
    L'Orlando innamorato, di Matteo Maria Boiardo.
    La Gerusalemme liberata, di Torquato Tasso.
    Don Chisciotte della Mancia, di de Cervantes.
    Le opere di W.Morris, Lord Dunsany, J.B.Cabell.
    La trilogia sul mondo fantastico di Gormenghast, di Mervyn Peake, che potrai trovare per i tipi Adelphi.
    David Eddings con la saga di Belgariad e il ciclo di Mallorean.
    David Gemmell con la saga dei Drenai.
    La trilogia di Mary Stewart.
    È una lista non esauriente, ma indicativa della presenza di romanzi di varie epoche che in un modo o nell'altro si rifanno all'antico codice, alle gesta di cavalieri senza paura, ad una cerca che esula da mire materiali, ma va' dritta allo scopo (e qui rispondo pure a Giusparsifal): è redenzione della luce sepolta e incantata dalla terra tenebrosa. Ma non in una vita dopo la morte, qui e ora.

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  14. Divino e' lo spirito eterno.
    Incontro gli andiamo,strumento di Esso
    ed immagine ;a questo aspiriamo nell'intimo;
    diventare com' Esso , brillare della sua luce. H. Hesse
    questa e' la prima parte di una meravigliosa poesia...un caro saluto a tutti..

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  15. Grazie Angelo, un caro saluto a te e a tutti i visitatori di questo blog.

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