«Il
mondo vive di scintille di purezza; quando sono disseminate nel mondo
e vengono poi raccolte, il mondo dell'impurità crolla su se stesso».
Jacob
Taubes, La teologia politica di San
Paolo, Adelphi, Milano 1997
(pagg. 31-32)
La
pressione sul plesso solare fu tremenda. Persi alcune facoltà
sensoriali. Anzi, subii l'effetto d'inversione di attese cinetiche.
Vedevo in movimento ciò che ordinariamente e logicamente doveva
restar fermo. Il pavimento, non so di cosa, girava e oscillava ad
altalena ed io avvertivo la gravità schiacciarmi verso un asse
ortogonale posto in fondo all'abisso. Poi un tavolaccio... ci stavo
sopra ed ero nudo come un verme. Un freddo boia mi costrinse ad
assumere la posizione fetale. Dove diavolo mi trovavo? Nella casa del
diavolo, appunto. Il castello dell'Ombra. Di nuovo. Perché? Mi sarei
dovuto dirigere verso la Luna. Perché? Cosa era successo? Un casino
temporale?
La
perversa cucina piena zeppa di laghi di sangue, era sempre la stessa.
Terrifica. Darest Sharma! Sembrava che ci dovessi comunque fare i
conti. In un modo o nell'altro. Mastro Fornari, Ranna, Scandurra,
dove eravate? Avrò un altra occasione?
L'odore
del sangue e il rumore degli insetti famelici, rappresentavano il
simbolo di questo posto. La nudità mi creava non pochi problemi.
Nella mia testa si agitava la speranza di risentire la voce
sghignazzante del maestro che mi avrebbe di nuovo salvato. Ma i
minuti passavano e non si vedeva via d'uscita. La luce che entrava
dalla finestra era quella del tramonto. Provai – povero illuso! - a
chiamare sottovoce Scandurra. Dall'esterno provenivano rumori di
passi e di trascinamenti di cose o... di spuntini umani. Uscii dalla
cucina e mi inoltrai con cautela lungo il corridoio. In punta di
piedi, muro muro, raggiunsi una svolta verso sinistra. Altro
corridoio e stessa situazione. Mi dovevo sbrigare: dicevo a me stesso
''pensa, Angelo, pensa''. Rammentai le regolette d'oro di Scandurra.
Se spando il lumen, esso mi avrebbe aiutato a trovar la via di fuga
innescando una serie di eventi utili a farmi uscire da questa
trappola mortale. Il lumen contrasta efficacemente il kaos. Mi venne,
però, l'ansia. Brutta cosa, l'ansia. La paura blocca ogni azione
sovrana. Ebbi una sorta di crisi isterica. Non avevo più il
controllo del respiro e della volontà. Lasciai andare il corpo verso
la parete e scivolai lentamente a terra. Ansimai a tal punto da
sentirmi soffocare. Il panico ebbe il sopravvento. Giocai male le
carte a mia disposizione. Eppure riuscivo abbastanza bene a modulare
il lumen, a direzionarlo, a metterlo nelle condizioni di evidenziare
inghippi magici, a smolecolare larve e assorbire latenze psichiche
mortali. Eppure, in quel momento fatidico, ero bloccato, un corpo
morto senza reazioni, prigioniero nel posto più malefico di quello
strano universo.
Lo
stato penoso in cui versavo derivante dal ritorno malaugurato a
Darest Sharma, pensai, forse era necessario per il mio percorso di
risveglio. Tornare all'inferno, quando sembrava, invece, che i miei
incontri-avventure-visioni fossero predominanti e liberatori della
mia fase; ecco, ritrovarmi nella casa del diavolo – senza enfasi –
riguardava una verifica, meglio, una prova da superare lunga la via
iniziatica. Affrontare i mostri interiori fino alla loro distruzione,
rappresenta il primo e decisivo passo dell'Opera al Nero. Già, ma
avrà un termine la Nigredo?
Eppure
l'esperienza sembrava interna/esterna. La paura mi paralizzava. Senza
l'aiuto di Scandurra come avrei mai potuto fuggire? La botola del GRA
interdimensionale, ma sarebbe bastata anche una di quelle
transitorie, chi diavolo le avrebbe aperte? A proposito del
diavolo...
-
Sei sul limitare di una porta spalancata sull'abisso. Darest Sharma
collega tutti gli inferni degli universi... ed è molto trafficata
come potrai constatare nel giro che faremo. Non sarò il tuo
Virgilio, eh eh, ma il padrone di casa in persona.
L'Ombra
era dietro di me. Mi voltai con lentezza involontaria. Rattrappito
come ero dal terrore non mi riuscì di fare più in fretta. Eccolo.
Da brividi. Alto più di me di due spanne, intabardato da quella
tunica argentea animata, sembrava sorridermi. Poi si girò e lo
seguii verso una porta poco distante.
Lì
troverai dei vestiti. Spero che siano adatti. Un attendente ti
aspetterà fuori dal vestibolo e quando sarai pronto ti condurrà
nella sala imperiale.
È
stato lei a dirottarmi nel suo castello?
Il
corpo umano... quest'ammasso di oscure energie e di proteine
facilmente sublimabili... ma c'è la custodia.
La
custodia? - ripetei sbalordito.
Sì,
l'uovo-anima e visto che il tempo è una ruota essa può agganciarlo
in ogni punto della circonferenza e viceversa. Ed ora sbrigati che
fa freddo.
Si
allontanò senza far rumore. Appena entrai trovai una stanza enorme
che si illuminò automaticamente. C'era, appoggiata ad una parete,
una panca e di fronte un guardaroba fornitissimo, funzionale e con un
certo qual stile, scarpiere e tutto il necessario: fazzoletti, acqua
di colonia, rasoi ecc.. Compresi dalla forma la funzione di questi
oggetti anche se la foggia era alquanto bizzarra. Trovai un'enorme
varietà di indumenti. Scelsi un paio di calzoni marroni di fustagno
e un maglione a collo alto color senape, morbido e leggero.
Stivaletti di pelle... di chi? Non ebbi problemi con le misure e
finalmente mi sentii meglio, comodo e più sicuro. Non mi avevano
mangiato, almeno.
Scandurra
in più di un'occasione mi ha assicurato che in caso di estremo
pericolo, avrebbero vegliato misteriose intelligenze soprannaturali.
In ciò confido. Ogni religione tradizionale asserisce tale verità,
ma se si escludono pochi fortunati o prescelti che ne hanno fatto
esperienza diretta, il resto dell'umanità alle soglie del duemila
deve ancora aggrapparsi alla fede. Leggo sul Giornale dei Misteri
dell'approssimarsi di un'Età dell'Acquario, di psicotematiche, di
messaggistica medianica che preannunciano grandi cambiamenti che
riguarderanno tutti. Non ho motivo di dubitarne. So dell'esistenza di
universi paralleli per esserci andato, di mondi abitati da esseri
come noi o quasi, dagli intenti diversi ma in buona parte positivi,
costruttivi, dotati di eccellenti qualità etico-morali. Tali
premesse fanno ben sperare in un possibile contatto tra i mondi, in
special modo noi di Madreterra con le altre civiltà stellari. Una
rinnovata visione cosmica è necessaria, anzi, di vitale importanza
per noi uomini del XX° secolo. Abbiamo dimenticata la nostra vera
origine, senza per questo sottovalutare la responsabilità di una
élite segreta che ha soppresso la conoscenza per dominare i popoli,
sta di fatto che non possiamo rimanere ciechi e sordi e continuare a
vivacchiare, senza orizzonti, privi di speranze e progetti. È tempo
di cambiare. Sento forte in me l'esigenza di gridare ai quattro venti
che esseri incredibili popolano i cieli, che da quando esiste il
mondo ci fanno visita, e per comunicare con loro non ci vogliono
requisiti speciali o raccomandazioni politiche. Sono disposto a
donare all'umanità gli strumenti per accedere all'arcana struttura
parallela: le botole scandurriane. La responsabilità già l'avverto.
Il peso forse mi schiaccerà. E se alcuni ne facessero un uso
improprio? Se i potenti che governano la Madreterra, prendessero con
la violenza gli accessi interdimensionali? La storia ci insegna a
dubitare di chi vuole decidere per gli altri. Tuttavia, certe
conoscenze non possono rimanere nascoste e sottratte agli uomini per
troppo tempo. L'energia dello spirito come un fiume carsico emerge
all'improvviso, si incarna e spariglia i rapporti di forza. Forse
l'era nuova porterà nuova libertà, lo spirito si riprenderà il
posto rubato dalla cultura del profitto. Forse.
Mentre
mi accingevo ad uscire dallo spogliatoio, una vibrazione sinistra
risalì dal coccige fin su il cervelletto. Perché quella visione
edulcorata dell'èra acquariana si scontra con una realtà complessa,
bipolare, manichea. A margine del visibile, vive un mondo pieno di
forze diaboliche, un mondo che possiede le proprie leggi e
interferisce nelle esistenze umane. Una dimensione oscura confina e
si mescola con la nostra e da essa provengono entità terrifiche,
distruttive, capaci di entrare nell'uovo-anima di soggetti
particolarmente predisposti, oppure di influenzare e indurre donne e
uomini a compiere i più spregevoli misfatti. La nuova èra se deve
giungere dovrà prima cimentarsi con un passato che non passa. Nulla
è scontato, niente è già deciso.
L'attendente
che mi aspettava non sembrava proprio un soldato. Aveva l'aspetto e
il fare da prete, con un abito talare rosso lungo fino alle caviglie,
il volto giovane da seminarista con un taglio di capelli
'all'Umberto'. Mi sorrise e arrossì, fece un cenno ad indicarmi di
seguirlo. Così feci. Il suo passo spedito, nervoso mi obbligò quasi
a correre. Attraversammo corridoi, pianerottoli, salimmo scale dai
gradini antichi fino ad arrivare ad un enorme salone di stile
medievale terrestre (forse il medioevo era uguale dappertutto?). Alle
pareti vi erano agganciati spadoni, appese picche, appoggiati al muro
scudi dai blasoni colorati con scene di guerra o con animali esotici.
Vi faceva bella figura pure una testa di bestia a metà tra un leone
e un cinghiale, forse trofeo di caccia. Un tavolo rettangolare 3 per
15 era posto al centro della sala ottagonale, dal soffitto altissimo.
Insomma, la scena era tutto meno che strana. Un castello,
semplicemente. Questa era la mia prima impressione. Il prete mi
indicò una grossa seggiola legnometallo a capotavola. Lui si
allontanò in tutta fretta. La luce filtrava attraverso il vetro
colorato e disegnato di un finestrone a forma di losanga. Appoggiai
le mani sul tavolo, era freddo e al tatto sembrava gommato. Intanto,
la mia mente cominciava a viaggiare con le ipotesi. Cosa mi sarei
dovuto aspettare? L'Ombra si sarebbe ricordato che ero un allievo del
suo amico/nemico Scandurra? Cosa voleva da me e cosa avrei potuto
dargli? Mi convinsi, comunque, che non mi avrebbe fatto del male. Mi
sembrava l'unico dato certo. E poi, il maestro non mi avrebbe
lasciato lì, in balia di persone ed eventi minacciosi. È un peccato
morire da giovani quando sembra che la vita e l'universo si
spalanchino davanti.
L'Ombra
si faceva attendere.
Era
dietro di me. Non riuscivo mai ad avvertirlo arrivare. Mi alzai e lo
guardai da vicino. Il suo volto era scavato come quello di Edoardo De
Filippo, ma con un ghigno persistente e dagli occhi piccoli, fessure
terribili che ti scrutavano dentro. L'esperienza di stargli di fronte
non era per niente salutare. Ricordai che Scandurra mi diceva di
mettermi leggermente di traverso quando incontravo un potenziale
nemico o uno sconosciuto.
Ottima
tattica. Sei proprio un buon allievo di Scandurra.
Non
deve offendersi, signore. Adotto semplici accorgimenti
automaticamente.
Da
tempo che non mi imbattevo in un inviato di quell'atlantideo. Per
giunta un terrestre. La forza, quella vera del tuo maestro, è di
non odiare nessuno, nemmeno i nemici più feroci e, ti assicuro, ce
li ha a iosa! Ha uno spirito direi unico. Sembra sempre che si trovi
per caso in ogni plaga degli universi, mangiando quelle cose oleose
e dagli odori pungenti e trangugiando bevande fermentate... poi che
fa? Risolve situazioni tra le più ingarbugliate ed evita pericoli
immani con la stessa facilità con la quale addenda il pane unto che
conserva sempre in quelle tasche infinite. È nato così. Un
miracolo in carne ed ossa. È impossibile ucciderlo o ingannarlo.
Forse solo se lo decide lui...
Lasciò
quella frase in sospeso. Che voleva dire? Devo sottolineare che
l'Ombra parlava un italiano con una inflessione mai sentita prima. È
banale ciò che dico, lo so. Non riesco a spiegarmi bene quando devo
descrivere fatti gente cose così estranee al nostro comune sentire.
A volte sembrava uno di noi, altre un essere così lontano dalla
nostra esperienza umana. Eppure, vi era qualcosa in lui che lo
rendeva comune alla razza da cui provengo. Chi era realmente l'Ombra?
Il diavolo così come è descritto dalle teologie? O un uomo che ha
tradito l'umanità?
Come
era il mondo prima delle tenebre? Lo sai, Angelo? La nostra schiatta
ha una grande nostalgia, malata, degenerante. Soffriamo della
mancanza di ciò che non abbiamo mai posseduto. Allora distruggiamo
tutti i nodi divini che vi collegano ai cieli e rendono la vostra
natura luminosa. Siamo malvagi? Oh no, questa è una categoria
banale. È qualcosa di più blasfemo. Si agita in noi la volontà di
far strage di ogni essere, creatura che abiti nei nove universi, per
rimanere soli, non per sostituirci al Dio che conosci, ma per essere
amati come unici figli rimasti, almeno per una unità di tempo. Non
potrebbe altresì condannarci, sarebbe contro la sua legge. Farebbe
risorgere ogni essere e creatura da noi uccisa, rendendo cento al
posto di uno per ogni sofferenza e dolore patito dai suoi. Facciamo
il male a fin di bene... Siamo in realtà costruttori di paradisi
nel momento in cui distruggiamo tutti. Attori consumati nel teatro
dell'infinito, a cui è toccato il ruolo più odiato ma pure
necessario. La genialità dell'errore sta in questo. Assumere una
identità contraria a tutto in modo da liberare dall'errore e dalla
tentazione i più fragili, portando il carico più pesante del
cosmo. Stiamo perdendo anima, gradualmente, inesorabilmente per
questa opera immane. La paghiamo con dignità, consapevoli della
fine.
Se
ho capito bene, in fondo lavorate per il Creatore in un compito
infame ma utile.
Gioco
al rapace che si trastulla con la preda impotente e per rendere più
interessante la caccia si traveste da suo simile. Seguimi che ti
faccio vedere come la mente inganna e come brucia l'inferno. Lo
promisi a Scandurra di trasmettere la conoscenza delle tenebre ad un
eventuale apprendista. Sul sentiero si incontrano ostacoli
inaspettati, ma solo in apparenza nuovi. Le forme cambiano spesso,
il fuoco che le anima è sempre lo stesso.
Ci
avvicinammo presso una porta rossa di ferro. Lui pronunciò
bisbigliando alcune parole. Nell'occasione non utilizzò il mio
idioma, ma una lingua lontana, dal suono arcaico.
Radenà
zaril nardùk … assal denda magalat
anedàr
liraz kudràn … lassa adned talagam
La
portà però non si aprì, come invece mi aspettavo. Fu il pavimento
a lastroni marroni ad allungarsi e tutto si fece più esteso. Le
mura, il soffitto, le cose, si dilatarono o forse noi ci stavamo
allontanando. Difficile a dirsi. Incominciai a preoccuparmi. L'Ombra
si chinò e colpì terra con un pugno. La scena rallentò
gradualmente fino a fermarsi. La porta rossa sembrò dischiudersi con
uno scatto, come da un comando elettrico. Mi precedette e io non
potei fare altro che seguirlo.
Per
troppi secoli il potere di una minoranza ha negato l'accesso alla
conoscenza; le chiese perdono terreno, la fede diviene un fatto
sentimentale e le montagne non si spostano più. Certi libri di magia
e occultismo, son giudicati fandonie per fessi e paranoici, ma anche
il più misero e cialtronesco di questi racchiude una verità
fondamentale, più di ogni testo di scienza accademica, più di ogni
trattato sociologico e studio psicologico. L'analogia, ossia l'azione
a distanza senza l'uso dei sensi e di mezzi ordinari, è la base
della magia. Simboli e figure mitologiche sono schemi d'energia,
porte che dischiudono saperi e cose di altri piani. Forze
cosmiche ci mantengono in vita e sottili rapporti sussistono fra
mondo corporeo e mondi incorporei. Se vogliamo riascoltare i cieli e
la terra dobbiamo farci sempre più sottili, perdendo i metalli che
compongono il nostro ego e fonderci con il soffio della vita, e
vibrare nell’eco dell'antico suono. Se il mio cuore vibra in
frequenze più alte ciò aziona un processo analogico nel cuore del
mio prossimo. Se vibro evoco forze superiori. Ogni manualetto di
magia pratica ci insegna queste semplici e decisive realtà. Ma
quanti gli danno retta? Chi si mette con pazienza e costanza a far
pratica?
Ho
letto un libro dal titolo 'Ciclomanzia' che promette poteri
paranormali attraverso gli esercizi di immaginazione guidata. Ho
illustrato il contenuto a Scandurra: mi ha confermato la bontà delle
tecniche ivi descritte, sebbene critica l'uso che l'autore indica.
Alcuni credono di intercettare la possibilità di acquisire poteri e
allora si impegnano fino allo spasimo per provare e riprovare
tecniche: se l'intento è quello del profitto, sarà un fallimento. A
nulla valgono le raccomandazioni di maghi e alchimisti. L'uomo
moderno è desideroso di potenza, di capacità extraumane onde
influenzare il prossimo per squallidi fini. Poco gliene verrà. Sarà
un portatore di larve e di mestizia.
Scandurra
invece mi esorta a evocare il lumen per meglio vedere e attingere
energia vitale. L'Ombra vuole ingannarmi o mi mette alla prova? Che
cosa devo fare? È una tattica? E poi di che mostro parla? È una
prova mentale?
Varcai
la porta rossa e storzai, sussultai perché mi trovai di fronte ad
una belva dal collo taurino e dalla testa di felino, il suo corpo
tozzo e grigio era senza peli. Grosso come un vitellone, l'animale si
trovava appollaiato su di un piedistallo cilindrico di roccia, posto
in una grotta verde smeraldo grande come un garage. Emetteva un
ringhio sfiatato, e si leccava il muso con una lingua rossastra. Ero
ad un bivio: scegliere se usare il lumen o seguire il consiglio
dell'Ombra, che tra l'altro era sparita. Optai per il lumen e la
bestiaccia mi ruggì contro con tutto il suo fiato. Un puzzo orribile
mi investì insieme alla saliva, che scoprii essere urticante. Il
viso, il collo e le mani erano piene di bolle, dopo pochi secondi.
Cercai di togliermela di dosso, invano. Mi bruciava tutto e mi
grattai spasmodicamente. Cavolo! Forse aveva ragione il padrone di
casa, non avrei dovuto esibire i documenti, cioè il mio potere
luminoso. La bestia si lanciò su di me. Tremavo così tanto da
dissociarmi. Era a pochi centimetri da me, ormai. Non riuscivo
nemmeno a scartare di lato, la paura mi paralizzava. Temevo di non
essere pronto di fronte ad un pericolo: attraiamo gli eventi secondo
la nostra natura.
Un
colpo a mano aperta colpì irrimediabilmente il bestione sul collo,
schiattò per terra a pochi centimetri dai miei piedi. Scandurra
allontanò con un calcione l'animale.
Non
rimpiangere di non aver dato ascolto all'Ombra. Quello lì, se gli
viene fatta bene, ti fotte. Tutto è prova dice lui... certo, ma ci
sono pure le fregature, i frutti velenosi. Ovunque tu spanda il
lumen, noi lo avvertiamo.
Abbracciai
con tutti i sentimenti quell'uomo incredibile. Quando c'è bisogno,
eccolo spuntare.
Allora
non era un inganno mentale quella specie di leone?
Macché,
era una bestia bastarda che se avesse potuto ti avrebbe
sgranocchiato come un croccantino. Angelo mio, 'sto posto è
diabolicamente satanico... non so se ti ho reso l'idea. Ora
andiamocene, è meglio. Sarà per un altra volta la gita turistica.
Uscimmo
dalla porta rossa verso il salone. Il mio maestro ruotò per alcuni
secondi le dita della mano sinistra in senso orario, emise uno strano
verso e poi corremmo via verso l'uscita. Ovviamente Scandurra aprì
una botola transitoria, quelle di passaggio breve, che si trovava non
so per quale magia accanto agli scudi poggiati al muro.
Vibrazione
ronzio nausea antigravità... eccoci in un boschetto lussureggiante
di piante fiori alberi dai più svariati colori. Scandurra mi
consigliò di abbandonare gli abiti, se non volevo rischiare di
essere seguito dall'Ombra.
Ha
un naso eccezionale quell'essere. Ti sente anche se stai su di un
altro pianeta. Dietro quel frattone ci sono degli abiti. Non sono
italiani, certo, ma comunque svolgono bene il loro compito.
Va
bene, vado e mi cambio.
Mi
svestii in tutta fretta e aprii il sacco dove c'erano i nuovi abiti.
Già, una calzamaglia verdastra e stretta, un giubbotto di pelle
marrone e un paio di stivaletti dello stesso colore, morbidi.
Sembravo un paesanotto medioevale vagante in un altra dimensione.
Pazienza. Uscii dalla fratta ma di Scandurra nemmeno l'ombra. Si
trovava penzolone sul ramo più grande di un albero vicino, tentava
di prendere un grappolo di bacche arancioni.
Le
staccò con forza e ridiscese con insolita agilità. Me le porse. In
effetti erano buonissime, assomigliavano alle amarene. Le mangiai
tutte con una certa ingordigia e come per incanto le bolle e il
prurito sparirono in pochi secondi. Poi Scandurra sbottò in una
risata senza freni.
Ma
ti sei visto? Sembri un ballerino con le palle al fresco.
Mi
hai rimediato una cosa assurda. E poi mi sfotti pure. Che devo fare.
Qui dove trovo dei negozi di abbigliamento? - feci io un po'
seccato.
Torniamo
a Deya e ti porto in uno spaccio fornitissimo, dove puoi trova' 'gni
cosa. Vestiti, cibarie, radioline, armi. Tutto quello che serve a
dei viaggiatori come noi. Mi fanno credito, sai, sono un eroe
nazionale. A Viterbo non conto una sega, in questo universo mi son
fatto una posizione. Eh eh.
Quanto
dista la città?
Se
camminiamo senza fermarci, impiegheremo due giorni. Se faremo delle
soste, meno di una giornata.
Come?
Ma perché non usiamo la benedetta botola?
Ti
perderesti il meglio. Non possiamo usare sempre la via breve,
camminare è un'arte, si impara molto passando su sentieri mal
frequentati. E poi, vuoi mettere i pericoli, i trabocchetti, gli
oscuri dietro ogni fratta o grotta, zingari felici che spargono
malinconia e ladri furbacchioni, pezzi di merda e abitanti dei regni
intermedi. Se vuoi accujarti prendiamo il sottopasso cosmico, ma
fidati, ci divertiremo per strada. Non temere, al limite sparisco e
poi ricomparo.