«Si
dice che una volta toccato il fondo non puoi che risalire.
A
me capita di cominciare a scavare».
Freak
Antoni, leader degli Skiantos
Scava
il pozzo nella terra prima che ti venga sete, così ci consiglia
Scandurra, una raccomandazione buona per tutte le stagioni. Ad
esempio, è la necessaria preparazione prima di ogni missione, sia
essa “ordinaria”, ammesso che ve ne siano, sia quelle che
comportino attenzioni particolari. Preparazione soprattutto di ordine
mentale, ma senza trascurare il fisico. Difatti, in vista di una
immersione in varchi interdimensionali è
utile aver già digerito
il pranzo o la cena, come per
il bagno a mare, far passare
in pratica almeno 3-4h
prima di affrontare l'impegno, evitando
di mangiare carne, latticini
e dolciumi. Scavare
il pozzo, vuole
dire soprattutto convogliare, canalizzare le energie emotive e
potenziare quelle nervose
verso l'obiettivo, come chi,
dovendo superare un fosso, prenderà
una
rincorsa adeguata per
spiccare il salto oltre il vuoto che
gli permetterà di giungere
sull'altra sponda.
Scavare
il pozzo è innestare nella
struttura spazio/tempo della realtà, un nuovo
segmento (attraverso la
materia eterica di raccordo),
una derivata che renda possibile, direi fattibile, un diverso corso
degli eventi. Certo, va da sé
che cambiare il proprio destino sia opera eccezionale, specialissima
e alla portata di poche e particolari persone, del tipo di
illuminati, asceti, santi. Ciò
non toglie in assoluto la possibilità di alterare, anche se per un
piccolo tratto,
la linea della Vita di ognuno
di noi. Le arti mantiche,
infatti, non determinano bensì disegnano in maniera generale una
mappa mitobiografica nell'esistenza di ciascuno di noi, mappa
includente sia l'innato che l'acquisito che condizionano, e non poco,
il nostro vivere. Tuttavia, lo ripeto, una piccola ma non ininfluente
occasione potrebbe orientare diversamente la Linea della Vita per
chiunque. Già l'incontro con un uomo risvegliato, o l'avvicinarsi ad
un luogo a
forte densità eterica, rappresentano l'occasione di veder mutata la
propria vita. I pellegrinaggi verso mete sacre in
uso presso
tutte le grandi religioni tradizionali, hanno questo scopo:
purificazione e metanoia. Non
dimentichiamoci di
un altro lato della realtà, altrettanto decisivo, quello
dell'Ombra. Certe occasioni
di matrice però negativa, hanno il potere di alterare il corso degli
eventi. Imbattersi in uomini oscuri, bassi
come direbbe Dickens, diventarne
addirittura amici e sodali, anche se ignari del pericolo, comporterà
nella vita del malcapitato
pieghe disastrose, di
difficile neutralizzazione. Frequentare
luoghi altrettanto oscuri, carichi di influenze nefaste
cristallizzate, produrrà spiacevoli conseguenze. Una buona
conoscenza di cose occulte, può farci evitare tante grane. Ignorare
che esista
un piano sottile ove si manifestino forze ed entità ostili, non ci
salverà da esse. Anzi. La
Vita non ammette ignoranza.
In
virtù delle esperienze fatte e della conoscenza acquisita, sono
giunto – ma di strada ce ne è ancora tanta da fare – al
presupposto della inesistenza del presente e dell'esistenza reale di
un universo che si estende indefinitamente nel passato e nel futuro:
schema di esistenza totale.
Scandurra
non di rado aiutava - e lo fa tuttora anche se da un diverso
piano
- molte persone ad uscire dai nodi della vita, spesso inestricabili.
La mente del maestro si affacciava e spaziava in un livello superiore
della realtà, dava
un'occhiata sul davanti,
ossia in direzione del futuro, e
vedeva una situazione che c'è già,
anche se la nostra mente cosciente, che dipende dai sensi ordinari,
non è giunta ancora a viverla. Dov'è la causa? Dov'è l'effetto? Se
mi affaccio dal finestrino del treno lanciato a gran velocità e
guardo davanti, verso un punto del paesaggio che non ho ancora
raggiunto, mi stupisco forse di poterlo vedere “prima del tempo”?
La mente è come uno sguardo e la precognizione dipende dalle sue
iniziative: è in quelle iniziative che risiede la causa. Il fatto di
vedere ciò che c'è già è
soltanto un effetto. È quanto dire: nella dimensione senza tempo, a
cui può accedere soltanto la mente profonda, tutto è già
avvenuto.
Se
muori, così da vivere pienamente questa ora, scoprirai che
c’è un’enorme vitalità, un’attenzione
tremenda
a ogni cosa perché questa è la sola ora in cui vivi. Guarderai a
questa fonte di vita perché non la vedrai mai più. Vedrai il
sorriso, le lacrime, sentirai la terra, la qualità di un albero,
sentirai l’amore che non ha continuità né oggetto. E scoprirai
allora che in questa attenzione totale il me è assente e che la
mente, essendo vuota, può rinnovare se stessa. Allora la mente è
fresca, innocente ed è questa mente che vive eternamente oltre il
tempo. (Talks
by Krishnamurti in India 1956-57)
Volendo
fare un discorso più completo – ma non ho gli strumenti del fisico
né del filosofo, quindi mi arrangio come tutti i praticoni –
basato sulla struttura dell'universo e sulle dimensioni in numero
crescente (nove, secondo la nostra esperienza) che possono essere
percepite in rapporto a un progressivo dilatarsi della coscienza (e
per entrare nelle botole, la mente deve essere estesa ed espansa), si
può fare il paragone del treno e dell'elicottero. Stando in un treno
in corsa, un viaggiatore vede il mondo esterno come un paesaggio che
fugge sempre all'indietro; ma se si trasferisce in un elicottero che
abbia uguale velocità e s'innalzi abbastanza, non avrà quella
sensazione di “fuga” e vedrà aspetti già superati del
paesaggio, altri di là da venire. Come mai? Perché ha guadagnato
un'altra dimensione, quella dell'altezza. Lo stesso accade alla
mente: non però a quella cosciente, che nel suo mobile schermo
rispecchia soltanto il mondo a tre dimensioni, ma a quella parte in
ombra della stessa mente che può muoversi nella quarta dimensione
temporale.
Quanto
alla pretesa di dedurre l'inesistenza del libero arbitrio dalla certa
esistenza di un futuro, la trovo sbagliata. Se la mia mente riesce a
farsi un viaggetto nel futuro, e così facendo diventa capace di
registrare ciò che liberamente – diciamo pure per capriccio – io
farò o deciderò, sono per questo autorizzato a dedurne come
conseguenza che non potevo agire in altra maniera, e che tutto era
predestinato? Non mi pare. La predestinazione implica obbligo,
fatalità, impossibilità di sottrarsi a un certo gioco di forze, ed
è quanto dire che cosa sottintende l'introduzione arbitraria di un
parametro deterministico assolutamente non necessario a interpretare
la realtà. Che il futuro debba avere un solo e univoco sviluppo, è
indiscutibile; ma non ne consegue che si tratti di uno sviluppo
obbligato. E quanto alla possibilità di conoscerne alcuni aspetti in
anticipo, tutto dipende dalla posizione dell'osservatore, vale a dire
dal fatto che la sua coscienza riesca o no a dilatarsi fino a quella
dimensione dell'universo dove ogni futuro è già noto. Resta
da dire – per concludere, ammesso che si possa farlo in via
definitiva – che in ognuno di noi convivono, per così dire, due
personaggi: un osservatore di superficie il quale è dotato per sua
natura di limitate possibilità di osservazione, ossia l'io
cosciente; e un altro – la mente profonda, che usiamo anche
chiamare, alquanto arbitrariamente, l'inconscio – che si
avvantaggia del fatto di poter accedere ai livelli superiori della
coscienza, tanto da poter spaziare in orizzonti cosmici.
Tutto
è già avvenuto, dicevo. Ecco, vorrei portare il concetto di destino
su di un piano un po' più ampio, e
come mi consigliava il maestro: sforzati a dire tutto in due parole.
Chi può dire in quale modo
il nostro universo si annullerà alla fine del ciclo cosmico? Che
debba avere una fine è certo in quanto, essendo di per sé cosa
finita, non può essere eterno e poi, concedetemelo, quando Scandurra
mi diede della polvere di galassia estinta, i suoi resti insomma,
dentro una bustina di plastica, ebbi la netta sensazione che tutta la
materia fosse
transitoria. Per gli indù l'universo è mentale e la sua sostanza è
semplicemente movimento della mente. Se
tutto è mentale e avendo, quindi, dentro di noi le leve di comando,
pure il nostro destino sarebbe nelle nostre mani. Se però non
conosciamo tale immane potenza celata – una minoranza di uomini ne
è a conoscenza - quale destino già scritto ci guiderebbe? Saremmo
in balia di una trama preconfezionata? Oppure attraverso la
trasmigrazione – altra cosa dal concetto errato della
reincarnazione – potremmo acquisire esperienza sufficiente da
trovare la strada vera? Il
fuoco brucia per chi si fa bruciare. È
proprio destino conoscere il nostro destino tramite la sofferenza.
I
Maestri dei tempi antichi erano liberi, chiaroveggenti, misteriosi
intuitivi. Nella vastità delle forze del loro spirito non sapevano
di un Io. Questa incoscienza della forza interiore dava grandezza al
loro aspetto. A caratterizzarli con immagini: Erano prudenti come chi
attraversi un corso d'acqua gelato d'inverno; vigili come chi sa
intorno a sé il nemico; freddi come un estraneo; svanenti come
ghiaccio che fonde; rudi come legno non dirozzato; vasti come le
grandi valli; impenetrabili come l'acqua torbida. Chi, oggi, con la
grandezza della sua luce potrebbe schiarire le tenebre interiori?
Chi, oggi, con la grandezza della sua vita potrebbe rianimare la
morte interiore?. In quelli era la Via. Erano individui e signori
dell'Io. E il loro non-essere, in loro era perfezione. (
Lao Tzu )
Dal
generale al particolare, di nuovo. I più si identificano con una
certa posizione raggiunta, altri – tra i quali il sottoscritto -
vogliono essere più che sembrare qualcosa, e cercano se stessi oltre
le loro opere. La svolta decisiva che ho fatto verso il mondo delle
antiche tradizioni spirituali, delle tecniche ascetiche, il mondo dei
misteri e delle iniziazioni si compie per quell'aspirazione ad una
libertà più che umana che si è manifestata in me fin da ragazzino.
Non la considero una forma di evasione, come la riterrebbe uno
psichiatra, ma un modo di manifestarsi di quell'impulso al cosciente
dominio del corpo e dell'animo che mi aveva dettato Scandurra. Fare
destino, appunto. Attenzione:
nulla è già dato. Tutto è conquista. Nulla a che vedere con certe
posizioni di alcuni
esoteristi, secondo i quali
si deve star lì fermi a braccia incrociate e aspettare che l'età
oscura finisca. Il destino del mondo non ci è alieno, anzi,
dovremo agire senza farci travolgere dalla corrente, ma mettendoci in
gioco. Nessuno può tirarsi fuori, o credere di giungere a chissà
quali mete dell'essere senza combattere.
Troppe
volte ho sentito antichi
segnali provenire da lontane
sorgenti, per credere davvero che la realtà sia soltanto quella
sottoposta all'analisi dei nostri cinque sensi. Fine dell'uomo è
perseguire la totalità, il resto è niente.
Scava
e troverai ciò che hai dimenticato.