-1-
Il codice del samurai va cercato nella morte.
Si mediti quotidianamente sulla sua ineluttabilità.
Ogni giorno, quando qualcosa turba la nostra mente,
dobbiamo immaginarci squarciati da frecce,
fucili, lance, spade.
Travolti da onde impetuose,
avvolti dalle fiamme in immenso rogo,
folgorati da una saetta, scossi da un terremoto che non lascia scampo,
precipitati in un dirupo senza fine,
agonizzanti per una malattia
o pronti al suicidio per la morte del nostro signore.
E ogni giorno immancabilmente
dobbiamo considerarci morti.
È questa l'essenza del codice del samurai.
-2-
È male quando una convinzione diventa duplice.
Non si deve cercare altrove se si è scelta la Regola del samurai.
Questo vale per qualsiasi cosa venga definita "Regola".
Chi si attiene a questo principio dovrebbe essere in grado
di prestare orecchio a tante Regole diverse
essendo, tuttavia, sempre in armonia con la propria.
-3-
Se si dovesse esprimere in una parola il requisito essenziale del samurai,
la base di tutto è una incondizionata devozione al proprio signore, anima e corpo.
Mai dimenticare che quanto di più fondamentale esista per il servitore è il suo signore.
-4-
È un'utile prospettiva vedere il mondo alla stregua di un sogno.
Quando abbiamo un incubo, ci svegliamo e diciamo a noi stessi che abbiamo sognato.
Si dice che il mondo in cui viviamo non è affatto diverso.
-5-
Tra le massime scolpite sul muro del signore Naoshiga ce n'è una che diceva:
"le questioni di maggiore gravità vanno trattate con leggerezza"
Il maestro Ittai commentò: "le questioni di minore gravità vanno trattate seriamente".
-6-
Come diceva uno degli anziani, chi colpisce il nemico sul campo di battaglia è come
il falco che si avventa su un uccello. Sebbene nello stormo se ne contino migliaia,
il falco non presta attenzione ad alcun uccello se non a quello che ha puntato per primo.
-7-
Secondo gli antichi una decisione andrebbe presa nello spazio di sette respiri.
È necessario essere determinati e avere il coraggio di gettarsi al di là dello steccato.
-8-
È bene che il samurai anche quando è sul punto di
essere decapitato conservi l'abilità di compiere
un'ulteriore azione senza incertezze.
Se saprà tramutarsi in un fantasma vendicatore
e mostrare grande determinazione,
benché privato della testa,
egli non morirà.
-9-
È bene che si porti sempre nella manica un po' di terra rossa.
Può accadere che nel riaversi dopo l'ebbrezza,
o destandosi dal sonno, il samurai mostri un colorito esangue.
In tali occasioni è opportuno fare ricorso
alla terra rossa.
-10-
Quando si è presa la decisione di uccidere una persona,
anche se sarà difficile riuscire seguendo un percorso rettilineo,
indugiare in lunghi accerchiamenti non avrà alcuna efficacia.
La regola del samurai impone l'immediatezza,
dunque è meglio attaccare frontalmente.
-11-
I nostri corpi ricevono la vita dal profondo del nulla.
Esistere là dove non vi è nulla è il significato della frase:
" la Forma è il vuoto".
E il fatto che ogni cosa trae sostentamento
dal nulla, è il significato della frase:
" il Vuoto è forma".
Sarebbe errato pensare che si tratti di due concetti distinti.
-12-
Di certo non esiste altro che il particolare scopo del momento presente.
Tutta la vita di un uomo è fatta di momenti che si susseguono.
Chi sa comprendere pienamente il momento presente,
non dovrà fare altro né dovrà porsi altri scopi.
-13-
Si può imparare qualcosa da un temporale.
Quando ci sorprende un acquazzone
Cerchiamo di non bagnarci affrettando il cammino ma,
anche sforzandoci di passare sotto i cornicioni delle case,
ci bagniamo ugualmente.
Agendo con risolutezza fin dal principio,
eviteremo dunque ogni perplessità
e non per questo ci bagneremo di più.
Tale consapevolezza si applica a tutte le cose.
-14-
Si dice che ciò che siamo soliti definire "lo spirito di un'epoca"
sia una cosa alla quale non possiamo tornare.
Il fatto che questo spirito tenda gradualmente a dissiparsi
è dovuto all'approssimarsi della fine del mondo.
Pertanto, sebbene coltiviamo il desiderio di
riportare il mondo allo spirito di cento o più anni fa,
ciò non è possibile.
Dunque è importante che da ogni generazione si tragga il meglio.
-15-
Nella regione di Kamigata è diffusa una specie di
cestino da pranzo intrecciato che si usa
un solo giorno nelle
passeggiate campestri.
Al ritorno i gitanti se ne liberano calpestandolo.
La fine è importante in tutte le cose.
Il codice del samurai va cercato nella morte.
Si mediti quotidianamente sulla sua ineluttabilità.
Ogni giorno, quando qualcosa turba la nostra mente,
dobbiamo immaginarci squarciati da frecce,
fucili, lance, spade.
Travolti da onde impetuose,
avvolti dalle fiamme in immenso rogo,
folgorati da una saetta, scossi da un terremoto che non lascia scampo,
precipitati in un dirupo senza fine,
agonizzanti per una malattia
o pronti al suicidio per la morte del nostro signore.
E ogni giorno immancabilmente
dobbiamo considerarci morti.
È questa l'essenza del codice del samurai.
-2-
È male quando una convinzione diventa duplice.
Non si deve cercare altrove se si è scelta la Regola del samurai.
Questo vale per qualsiasi cosa venga definita "Regola".
Chi si attiene a questo principio dovrebbe essere in grado
di prestare orecchio a tante Regole diverse
essendo, tuttavia, sempre in armonia con la propria.
-3-
Se si dovesse esprimere in una parola il requisito essenziale del samurai,
la base di tutto è una incondizionata devozione al proprio signore, anima e corpo.
Mai dimenticare che quanto di più fondamentale esista per il servitore è il suo signore.
-4-
È un'utile prospettiva vedere il mondo alla stregua di un sogno.
Quando abbiamo un incubo, ci svegliamo e diciamo a noi stessi che abbiamo sognato.
Si dice che il mondo in cui viviamo non è affatto diverso.
-5-
Tra le massime scolpite sul muro del signore Naoshiga ce n'è una che diceva:
"le questioni di maggiore gravità vanno trattate con leggerezza"
Il maestro Ittai commentò: "le questioni di minore gravità vanno trattate seriamente".
-6-
Come diceva uno degli anziani, chi colpisce il nemico sul campo di battaglia è come
il falco che si avventa su un uccello. Sebbene nello stormo se ne contino migliaia,
il falco non presta attenzione ad alcun uccello se non a quello che ha puntato per primo.
-7-
Secondo gli antichi una decisione andrebbe presa nello spazio di sette respiri.
È necessario essere determinati e avere il coraggio di gettarsi al di là dello steccato.
-8-
È bene che il samurai anche quando è sul punto di
essere decapitato conservi l'abilità di compiere
un'ulteriore azione senza incertezze.
Se saprà tramutarsi in un fantasma vendicatore
e mostrare grande determinazione,
benché privato della testa,
egli non morirà.
-9-
È bene che si porti sempre nella manica un po' di terra rossa.
Può accadere che nel riaversi dopo l'ebbrezza,
o destandosi dal sonno, il samurai mostri un colorito esangue.
In tali occasioni è opportuno fare ricorso
alla terra rossa.
-10-
Quando si è presa la decisione di uccidere una persona,
anche se sarà difficile riuscire seguendo un percorso rettilineo,
indugiare in lunghi accerchiamenti non avrà alcuna efficacia.
La regola del samurai impone l'immediatezza,
dunque è meglio attaccare frontalmente.
-11-
I nostri corpi ricevono la vita dal profondo del nulla.
Esistere là dove non vi è nulla è il significato della frase:
" la Forma è il vuoto".
E il fatto che ogni cosa trae sostentamento
dal nulla, è il significato della frase:
" il Vuoto è forma".
Sarebbe errato pensare che si tratti di due concetti distinti.
-12-
Di certo non esiste altro che il particolare scopo del momento presente.
Tutta la vita di un uomo è fatta di momenti che si susseguono.
Chi sa comprendere pienamente il momento presente,
non dovrà fare altro né dovrà porsi altri scopi.
-13-
Si può imparare qualcosa da un temporale.
Quando ci sorprende un acquazzone
Cerchiamo di non bagnarci affrettando il cammino ma,
anche sforzandoci di passare sotto i cornicioni delle case,
ci bagniamo ugualmente.
Agendo con risolutezza fin dal principio,
eviteremo dunque ogni perplessità
e non per questo ci bagneremo di più.
Tale consapevolezza si applica a tutte le cose.
-14-
Si dice che ciò che siamo soliti definire "lo spirito di un'epoca"
sia una cosa alla quale non possiamo tornare.
Il fatto che questo spirito tenda gradualmente a dissiparsi
è dovuto all'approssimarsi della fine del mondo.
Pertanto, sebbene coltiviamo il desiderio di
riportare il mondo allo spirito di cento o più anni fa,
ciò non è possibile.
Dunque è importante che da ogni generazione si tragga il meglio.
-15-
Nella regione di Kamigata è diffusa una specie di
cestino da pranzo intrecciato che si usa
un solo giorno nelle
passeggiate campestri.
Al ritorno i gitanti se ne liberano calpestandolo.
La fine è importante in tutte le cose.
[
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure
(1659-1721)]
Splendessero
lanterne
Splendessero lanterne, il sacro volto,
Preso in un ottagono d’insolita luce,
Avvizzirebbe, e il giovane amoroso
Esiterebbe, prima di perdere la grazia.
I lineamenti, nel loro buio segreto,
Sono di carne, ma fate entrare il falso giorno
E dalle labbra le cadrà stinto pigmento,
La tela della mummia mostrerà un antico seno.
Mi fu detto: ragiona con il cuore;
Ma il cuore, come la testa, è un’inutile guida.
Mi fu detto: ragiona con il polso;
Ma, quando affretta, àltero il passo delle azioni
Finché il tetto ed i campi si livellano, uguali,
Così rapido fuggo, sfidando il tempo, calmo gentiluomo
Che dimena la barba al vento egiziano.
Ho udito molti anni di parole, e molti anni
Dovrebbero portare un mutamento.
La palla che lanciai giocando nel parco
Non è ancora scesa al suolo.
Splendessero lanterne, il sacro volto,
Preso in un ottagono d’insolita luce,
Avvizzirebbe, e il giovane amoroso
Esiterebbe, prima di perdere la grazia.
I lineamenti, nel loro buio segreto,
Sono di carne, ma fate entrare il falso giorno
E dalle labbra le cadrà stinto pigmento,
La tela della mummia mostrerà un antico seno.
Mi fu detto: ragiona con il cuore;
Ma il cuore, come la testa, è un’inutile guida.
Mi fu detto: ragiona con il polso;
Ma, quando affretta, àltero il passo delle azioni
Finché il tetto ed i campi si livellano, uguali,
Così rapido fuggo, sfidando il tempo, calmo gentiluomo
Che dimena la barba al vento egiziano.
Ho udito molti anni di parole, e molti anni
Dovrebbero portare un mutamento.
La palla che lanciai giocando nel parco
Non è ancora scesa al suolo.
[Dylan
Thomas]
Tu
già fosti ruscello
e poi quel fiume
che inondò la terra dei miei giorni.
Così la tua alluvione fosse alta
e tracimasse l'argine di fine
io m'abbandonerei lento per lune
bianco di bianco a l'acqua di morire.
[Ferdinando Tartaglia]
e poi quel fiume
che inondò la terra dei miei giorni.
Così la tua alluvione fosse alta
e tracimasse l'argine di fine
io m'abbandonerei lento per lune
bianco di bianco a l'acqua di morire.
[Ferdinando Tartaglia]
Quello
che veramente ami rimane,
il resto è scorie
Quello che veramente ami non ti sarà strappato
Quello che veramente ami è la tua vera eredità
Il mondo a chi appartiene, a me, a loro
o a nessuno?
Prima venne il visibile, quindi il palpabile
Elisio, sebbene fosse nelle dimore d’inferno,
Quello che veramente ami è la tua vera eredità
La formica è un centauro nel suo mondo di draghi.
Strappa da te la vanità, non fu l’uomo
A creare il coraggio, o l’ordine, o la grazia,
Strappa da te la vanità, ti dico strappala
Impara dal mondo verde quale sia il tuo luogo
Nella misura dell’invenzione, o nella vera abilità dell’artefice,
Strappa da te la vanità,
Paquin strappala!
Il casco verde ha vinto la tua eleganza.
“Dominati, e gli altri ti sopporteranno”
Strappa da te la vanità
Sei un cane bastonato sotto la grandine,
Una pica rigonfia in uno spasimo di sole,
Metà nero metà bianco
Né distingui un’ala da una coda
Strappa da te la vanità
Come son meschini i tuoi rancori
Nutriti di falsità.
Strappa da te la vanità,
Avido di distruggere, avaro di carità,
Strappa da te la vanità,
Ti dico strappala.
Ma avere fatto in luogo di non avere fatto
questa non è vanità. Avere, con discrezione, bussato
Perché un Blunt aprisse
Aver raccolto dal vento una tradizione viva
o da un bell’occhio antico la fiamma inviolata
Questa non è vanità.
Qui l’errore è in ciò che non si è fatto, nella diffidenza che fece esitare.
[Ezra Pound, Pisan Cantos (Canto
81)]il resto è scorie
Quello che veramente ami non ti sarà strappato
Quello che veramente ami è la tua vera eredità
Il mondo a chi appartiene, a me, a loro
o a nessuno?
Prima venne il visibile, quindi il palpabile
Elisio, sebbene fosse nelle dimore d’inferno,
Quello che veramente ami è la tua vera eredità
La formica è un centauro nel suo mondo di draghi.
Strappa da te la vanità, non fu l’uomo
A creare il coraggio, o l’ordine, o la grazia,
Strappa da te la vanità, ti dico strappala
Impara dal mondo verde quale sia il tuo luogo
Nella misura dell’invenzione, o nella vera abilità dell’artefice,
Strappa da te la vanità,
Paquin strappala!
Il casco verde ha vinto la tua eleganza.
“Dominati, e gli altri ti sopporteranno”
Strappa da te la vanità
Sei un cane bastonato sotto la grandine,
Una pica rigonfia in uno spasimo di sole,
Metà nero metà bianco
Né distingui un’ala da una coda
Strappa da te la vanità
Come son meschini i tuoi rancori
Nutriti di falsità.
Strappa da te la vanità,
Avido di distruggere, avaro di carità,
Strappa da te la vanità,
Ti dico strappala.
Ma avere fatto in luogo di non avere fatto
questa non è vanità. Avere, con discrezione, bussato
Perché un Blunt aprisse
Aver raccolto dal vento una tradizione viva
o da un bell’occhio antico la fiamma inviolata
Questa non è vanità.
Qui l’errore è in ciò che non si è fatto, nella diffidenza che fece esitare.
Di là dall’intelletto raziocinante, di là dalle credenze, di là dai sentimenti, di là da ciò che oggi vale in genere come cultura e come scienza, esiste un sapere superiore. In esso cessa l’angoscia dell’individuo, in esso si dissipa l’oscurità e la contingenza dello stato umano di esistenza, in esso si risolve il problema dell’essere. Questa conoscenza è trascendente, anche nel senso che essa presuppone un cambiamento di stato. Non la si consegue che trasformando un modo di essere in un altro modo di essere, mutando la propria coscienza. Trasformarsi – questa è la premessa della conoscenza superiore. La quale non sa di “problemi”, ma solo di compiti e di realizzazioni[…]La mutazione della propria struttura più profonda è ciò che solo conta ai fini della conoscenza superiore. Questa conoscenza – la quale è ad un tempo sapienza e potenza – è essenzialmente “non-umana” e ad essa si perviene per una via presupponente il superamento attivo ed effettivo, ontologico, della condizione umana.[…]La conoscenza superiore è in tutto e per tutto esperienza.
[Gruppo
di Ur, Introduzione
alla Magia
(Ed. Mediterranee)]
Io
ho sempre considerato le credenze umane — quelle che i padri ci
trasmettono con il sangue e che troviamo quasi solidificate nelle
opinioni comuni fino a che nuove idee, insinuandovisi, non le
sconvolgono — come una realtà invisibile, logicamente
indimostrabile eppure presente e viva assai più delle cose che si
toccano con mano: un’aura misteriosa che ci avvolge e nella quale
ci muoviamo e che ad andarci contro ci si sente quasi mozzare il
fiato, come succede a chi corra contro vento. Per la qual cosa,
dovunque mi trovi, cerco sempre di mettermi in sintonia con cotesta
atmosfera spirituale che io sento nuova e diversa, ma che mi investe
e poi mi trascina. Anche adesso debbo dimenticarmi di essere un
europeo, abituato a giudicare tutto al lume della logica e a
distillare concetti con l’alambicco dell’intelletto; debbo quasi
dissolvere la mia personalità nel subconscio collettivo di questo
popolo che mi ospita, come in un mare tranquillo sul quale ancora non
freme vento di opinioni nuove e ribelli. Prima di mettermi in camino
farò come fanno i Tibetani che, sul punto di intraprendere un
viaggio o, comunque, quando avvertono per misteriosi suggerimenti la
imminenza di forze ostili, ricorrono a una cerimonia propiziatoria ed
esorcistica che si chiama barcè selvà «eliminazione degli
ostacoli» (...). Certi riti non si capiscono con la
descrizione che ne puoi leggere sui libri; bisogna vederli. E poi,
chissà? Io per natura ho sempre creduto più alle cose che non vedo
che a quelle di cui la scienza mi vuole far certo e che oggi sono in
un modo e domani in un altro. Togli all’uomo l’imprevisto ed il
mistero ed il vivere si riduce a un noioso transito di cibo.
[Giuseppe
Tucci, A Lhasa e oltre.]
Egli
è convinto di credere al nulla, pensa di abbandonarsi al nulla, ma
sotto questa parola negativa, sotto questa parola approssimativa,
sotto questa parola limite c’è qualcosa che gli resta nascosto.
[Pierre
Drieu La Rochelle, Racconto
segreto, cit., p. 23]
Dio
ci concede la grazia del primo capitolo, poi tocca a noi scrivere il
secondo.
[Scandurra]
VOLERE
NON È POTERE
Malinconico
è lo spettacolo dell'indifferenza e dell'indolenza generale per il
piano invisibile, la cosa più importante della vita. Capisco bene
che chi è costretto a lavorare per guadagnarsi il pane oggi, non
abbia tempo di pensare al domani. Disperazione
e paura attanaglia l'animo della gente semplice e buona, che non ha
nulla a che vedere con coloro che si son macchiati delle peggiori
nefandezze per dominare il mondo. Si addensano sull'orizzonte
nuvoloni di tempesta da far spavento e
quella infame cricca di potenti a stelle e strisce continuano
imperterriti nella realizzazione di piani infausti per l'umanità,
come se niente
fosse, così, giù nell'abisso, con quel senso perverso di
autodistruzione. A nulla
servono le piroette
dialettiche di
quegli imbonitori da circo, affaristi
dell'anima, che via tivvù o
web, nei teatri o attraverso corsi costosi,
ci illudono
con le
tesi secondo le
quale basta credere in se stessi e
facendo un
mai
precisato salto quantistico
si è così arbitri
del proprio destino. Ma per
favore, ci vuole ben altro
che
formulette e
slogan pubblicitari per cambiare la propria vita. “Pensa
positivo” e il mondo si piegherà ai tuoi piedi, è un gran bel
sogno che
resterà tale. Ho imparato
che per spostare un millimetro la linea destinale della mia vita c'ho
impiegato dieci anni e con l'aiuto
decisivo di Scandurra, non so
se mi spiego. Case editrici pur
serie, continuano a stampare
libri coloratissimi e dai titoli roboanti sul segreto dell'universo a
portata di mano, sulle
dieci regole per far successo e guadagnare milioni, di
tecniche grazie
alle
quali potersi collegare alla
fonte dell'energia
dell'Universo per
compiere miracoli: brodetti
new age che promettono mari e monti in poche paginette di esercizi
pseudoyogici, con
aggiunta di fisica
quantistica da rotocalco ed
una spruzzatina di mentalismo
americano alla Mulford.
Mutare in corso d'opera la
propria vita, contrastare il riflesso della morte lenta e inesorabile
dell'Universo, sono battaglie titaniche per chiunque. E poi, ma
ci rendiamo conto dei reali rapporti di forza tra noi, poveri
disgraziati e i padroni del mondo? Che
nelle mani di pochi bastardi ci sono le risorse di tutto il pianeta,
che possiedono tecnologia e armi sofisticatissime, che fanno il bello
e il cattivo tempo, anche
in senso letterale? Entrano a
gamba tesa nella nostra coscienza per irretirla, adulterarla,
invaderla. Ci vuol ben altro per contrastare la marea nera della
narcoipnosi, della finanza avvelenata, della politica che puzza di
merda fumante, dell'ingiustizia sistematica. Ci attaccano da tutte le
parti, in una guerra soprattutto dell'anima, dove soltanto forze
tremende provenienti dal cosmo potrebbero cambiare le nostre sorti.
Ma arriverà qualcuno a salvarci? Io dico di sì, ma non basta
ancora, occorre un puro atto di conoscenza da parte nostra per vedere
il Varco, e decidere il da farsi. Ci rincuorerebbe assai
vedere l'invisibile e grazie
a ciò non perderemmo la
speranza in una vita migliore. Scandurra ci diceva che quei porci
bastardi che governano la Terra, un
domani prossimo
soccomberanno, ma ci vorrà
sempre una nostra spintarella
per gettarli nel fosso. Facciamo
a capirci.
INIZIO
DEL CAMMINO
Strana
scienza la sapienza arcana, l'unica che, per essere studiata,
richieda una trasformazione interiore, e poi, sul più bello, quando
già si pregustano i frutti, eccola sfuggire di nuovo. Allora ci
dobbiamo preparare a nuove fatiche, la nostra stessa costanza è
sotto esame, per vedere quanto vale la decisione presa di elevare se
stessi dal misero stato della vita ordinaria, in fondo tale anche per
chi è sorretto da un buon karma. Ero ragazzo a 13anni, quindi
giovanissimo per i criteri comuni, ma il ricordo di come avevo
vissuto e l'idea di quanto la mia vita era stata in balia delle
circostanze, allora diventava sempre più netta la sensazione che non
ero poi così giovane. Finita la scuola dell'obbligo con esiti
modesti, di estrazione sociale media, non ero legato ad alcun gruppo
politico perché mi resi conto che ben altro tipo di comprensione
occorreva allora come oggi per sanare le piaghe di questa società.
Data la mia situazione, forse non priva di un fattore
psicopatologico, fatta da un'idea di forza, di perfezione, ma anche
da una natura debole, decisi di orientarmi a ricercare i mezzi del
successo (o forse semplicemente per sopravvivere) nel misterioso e
nelle possibilità della mente. Dopo delle forti delusioni, dovute
anche al fatto di non essere mai riuscito a mettere in pratica quanto
letto sui vari libri, mi sono trovato diverso, più adattabile nella
forma e più sicuro nella sostanza; con una migliore conoscenza di me
stesso, dovuta al fatto di aver allargato la coscienza ad una
porzione di quello che prima era il subconscio. Diverso, sì, con una
esigenza nuova di equilibrio spirituale, connesso con la vita di ogni
giorno, ma senza esserne minimamente corrotto. Questa diversità tra
me ed i coetanei aveva creato qualche problema di socializzazione,
compensata in parte dalla mia natura solare. Il mio isolamento, non
tanto sociale quanto psicologico, più una fragilità nervosa
formavano il carico, il fardello di una personalità fallace, lungi
da essere realizzata. E come avrei potuto, del resto. Comunque, per
tornare a bomba, non avete idea di quanti mosconi accorrano quando
lanci idealmente un messaggio nella bottiglia? L'Occulto è una radio
cosmica in modulazione di frequenza: basta accenderla e ti ritrovi
con cento emittenti sfavillanti, fracassone, sobrie, enigmatiche,
parafiene, confusionarie, dai sapori forti o insipidi. Sul sentiero
incontrai alcuni presumibilmente più avanti di me, ognuno
sostenitore accanito delle più svariate dottrine, che valutai allora
tutte interessanti e in pochi mesi – correva l'anno 1971 – preso
da una frenesia insana le provai tutte. Non sempre però tali
“maestri” si rivelavano all'altezza. Spesso, si dimostravano di
basso livello, senza alcun fine spirituale. Scoprii, insomma, l'acqua
calda delle umane debolezze. Notai pure che l'una corrente
misteriosofica criticava l'altra – Dash lava più bianco – e non
riuscivo a comprendere se questo era un bene oppure no. Sapevo di
confraternite superiori, rosa+croce e templarismo su tutte, eppure
non mi capacitavo dove si nascondevano i loro epigoni regolari, tra
le tante offerte moderne di esoterismo riveduto e corretto. Mi
trovavo in mezzo al guado spirituale, senza bussola né
consapevolezza di cosa stavo cercando realmente.
Erano
emerse alcune questioni che reputavo capitali. Domande alle quali
ritenevo urgente delle risposte.
Qual'è
il limite tra vita ordinaria e vita occulta? Quali dovevano essere i
requisiti necessari del neofita? Gli esoteristi devono aver successo
nella vita mondana o devono nascondersi? Che atteggiamento avrei
dovuto prendere verso la Chiesa e la religione? Dovevo, prima di
dedicarmi anima e corpo alle cose occulte, sistemarmi sul piano
ordinario?
Vivevo
tra mille dubbi. Sconfortato dagli scarsi risultati, ero sull'orlo di
abbandonare ogni velleità esoterica. Poi incontrai Scandurra. Si
dice che quando il discepolo è pronto, il maestro arriva. Io non ero
pronto, ma siccome stavo affogando un soccorritore giunse al momento
giusto. Certo, rispetto alle biografie dei grandi iniziati del
passato, lui era un attimino diverso. Anzi, non sembrava proprio un
maestro di sapienza. Ma tant'è. Forse mi meritavo un “fruttarolo”
analfabeta, scurrile, dedito al fumo e all'alcol... Beh, ringrazio il
Cielo per avermelo fatto incontrare.
Molte
cose mi si schiarirono in pochi giorni, frequentando semplicemente la
sua bottega magica. Innanzitutto la mia natura propendeva verso la
conoscenza, anche concepita come acquisizione di poteri: Scandurra
fece in modo di mortificare tale aspetto della mia tendenza. Mi
insegnò ad operare simultaneamente sul mio mondo interno e nel mondo
profano. Dovevo tendere sempre e comunque a equilibrare, a temperare
tali componenti della mia vita. Aprirsi al mondo senza farsi
coinvolgere. Non aver paura a nascondere la propria natura quando
realizzata. Il segreto non va protetto, esso si protegge da solo: chi
ha cattive intenzioni non potrà mai usare la nostra conoscenza.
Scandurra dice che la cassaforte dove è depositato il tesoro è
sempre aperta, ma pochi sanno come è fatta.
I
requisiti ce li avevo, eccome, e, al contrario di quanto andavano
affermando negli ambienti iniziatici, il mio maestro sosteneva che li
avevano tutti gli uomini, in fondo, bastava tirarseli fuori. Caspita,
compresi che il cammino non era elitario, per pochi, ma soltanto per
chi desiderava farlo e chi lo desiderava trovava la strada. Tutto
qui. La religione andava rispettata. Nella sua liturgia, nella
preghiera, nei riti, si nascondevano verità, potenze, mezzi. Avevamo
dei doveri verso la società e verso noi stessi, dovendo ognuno
adempiere agli uni e agli altri con giusta proporzione, a seconda
quanto ci dettava la coscienza, fino a quando le istituzioni
rimanevano degne e rispettose della libertà e della giustizia: Re
finché ne è degno.
In
conclusione. L'importante è saper trarre un profitto spirituale da
tutto ciò che accade in noi e intorno a noi; e poi, cercare ciò che
è bello, perché possiede luci e dimensioni destinate a rinnovare
gli stati della nostra coscienza. Ammirare un tramonto sopra un
orizzonte collinare, non è romanticismo, è per la legge analogica
un percepire la linea cielo/terra dentro di noi e cogliere il punto
di congiunzione tra spirito e materia. Bello è un incipit di un
libro che casualmente sfogliamo in una libreria del centro, e che ci
prende per forza e messaggio. Bello è paralizzarsi di fronte ad una
cattedrale che punta i suoi pinnacoli verso l'universo e ascoltare la
musica delle pietre. Bello è entrare in un bosco per sentieri
interrotti e scoprire che esiste la pace e il ristoro dell'anima.
Bello e contemplare il volto di una donna senza desideri di possesso.
Bello è un goal di Cavani guidato nel puro gesto dagli dèi indi.
Bella è la sensazione che ci dà una voce umana, un canto, un quieto
parlare. Bello è farci bagnare i piedi dalla schiuma dell'onda
marina, quando l'acqua è un brodo. Un valico, una sorgente, un
albero solitario in mezzo ad una campagna autunnale: bellezza allo
stato puro. Bello è vivere, anche quando sembra tutto finito.
LA
MEMORIA DELL'ANTICA POTENZA
Oggi
la scienza e la cultura
dominante ci vorrebbero
far credere che la storia sia
progressiva e che un continuo
incremento di valore
contraddistingua l'essere e l'agire dell'uomo;
noi dell'anonima abbiamo
ragione di credere, e non solo noi, che l'umanità sia
in realtà in
uno
stato miserevole di regresso.
Le
facoltà extrasensoriali
che tuttora si manifestano in
una minoranza della popolazione mondiale,
non sono che forze
residuali salvate dalla memoria bio-storica,
tracce
di
profonde correnti di forza psico-animica
aggregatrice
che in una situazione primordiale, edenica
se volete,
mantenevano
armonici rapporti
fra gli uomini, fra questi e le forze cosmiche. La
telepatia, per
indicare una emblematica potenza dell'anima,
era allora una forza operante ed universale
che univa
gli uomini fra loro. Sentimenti
e pensieri erano
messi a disposizione in
ogni
comunità:
nessuno può far soffrire deliberatamente un altro, se avverte
le sofferenze di quello come proprie; nessuno è deficiente,
quando ha a propria disposizione le risorse intellettive
dell'intero gruppo. È il segreto di una società perfettamente
integrata. Le
grandi tradizioni religiose
e mitiche
narrano
di una caduta, di
un tragico strappo avvenuto tra gli uomini e il divino:
di un'età del ferro che succedette
a quella mitica dell'oro; di un peccato d'origine che valse a
scatenare gli appetiti e gli sfoghi di un ego separatista,
aggressivo, sopraffattore. Ora
non ci rimane di far altro che restaurare lo stato edenico perduto.
Solo se riusciremo a sentire l'antica fiamma crepitare sotto millenni
di sovrastrutture ideologiche e restrizioni goetiche,
potremo di nuovo, per l'ultima volta, far rinascere l'uomo solare.
Nel
frattempo, Atlantide
risorgerà
dall'oblio.
UOMINI-FIAMMA
- Era un'idea folle – raccontava Scandurra – e grazie al cielo la presero in considerazione e l'attuarono. Durante il grande esodo, dopo la dipartita di Atlantide verso lidi interdimensionali, alcuni gruppi usciti dai sopravvissuti, sono partiti per formare mondi coloniali secondo specialissimi criteri. Uno fra questi gruppi, un culto eccentrico, aveva lo scopo dichiarato di ripristinare quei sensi che l'uomo avrebbe lasciato atrofizzare nel proprio organismo. Gli uomini-fiamma, così erano soprannominati, risvegliarono la potenza, altrimenti in esilio dopo la fine di Atlantide. Grazie ad una rigida applicazione della loro conoscenza sono riusciti a tirar fuori alcuni individui dotati di talenti spettacolari, sì, proprio incredibili se valutati rispetto ai normali standard umani. All'inizio neppure gli uomini-fiamma avevano idea dell'effettiva estensione dei campi sensoriali che stavano facendo emergere. Sono nati talenti in grado di affrontare situazioni di cui neppure loro concepivano l'esistenza. Dopo Atlantide, è tutto un mondo che prende vita.
L'anonima
talenti che iniziò a formarsi dal 1968 circa, fu la continuazione
con risultati alterni ma non meno eccezionali, di quelle comunità
cultuali della fiamma che si propagarono nei Nove Mondi. Scandurra fu
fortunato – come asseriva di frequente – a trovare elementi come
noi disposti a tutto: intenzionati a rinunciare a carriere, profitti,
successi mondani, a tranquille esistenze, per dedicarci unicamente
all'addestramento. Mentre ci insegnava a risvegliare la potenza,
sperimentavano la stessa in mille modi.
Dobbiamo
entrare dentro alle cose, per capire la realtà che ci circonda.
Sentirla, fino a inghiottirla e scomparire in essa. La linea di
demarcazione tra ciò che percepiamo e ciò che si situa oltre i
sensi ordinari, è sottilissima, facile a passare se ci abituiamo a
sentire il mondo dentro, facendo a meno dei pensieri e sostituendoli
con le figure, le immagini, i segni stellari (gli archetipi). Questo
lavoro di sostituzione della forma-pensiero con le immagini, non è
frutto di un procedimento meccanico né concettuale, bensì un lento
ma progressivo lasciarsi andare verso l'essenza delle cose, del loro
interno, entrare in risonanza con oggetti e persone, con le forze
della Natura e i suoi abitanti sottili. La materia ci risponde se noi
la sollecitiamo, se le lanciamo un messaggio ad alta frequenza.
Scopriamo che tutto è vivo e ci chiama, perciò dobbiamo affinare i
sensi, o meglio, scuotere l'anima, ricondurla alla sua reale
dimensione, che tutto infonde e con tutto è fusa. Emerge così una
nuova vibrazione, che ci permette di entrare in sintonia d'onda col
Creato. Si infrangono le paratie stagne della condizione umana
terrena e prendiamo contatto con le dinamiche cosmiche.
UN
MONDO DENTRO UN MONDO
Scandurra
benché conosciuto in certi ambienti iniziatici – le voci viaggiano
così come le energie – faceva di tutto per rimanere un
insignificante “fruttarolo”, un po' strano, certo, ma confuso tra
i tanti operatori dell'occulto presenti in provincia. Chi però
entrava casualmente in quella bottega, scarsamente illuminata e dove
gli odori di verdura e di frutta si mischiavano al puzzo perenne di
sigaretta, non rimaneva indifferente. Una mattina, un cliente del
quartiere entrò trafelato e balbettando si rivolse al maestro:
- Mio figlio è stato arrestato dalla polizia per detenzione e spaccio. Gli venisse un colpo. Quel cojone s'è messo a fare il delinquente per guadagnare soldi facili. Gli ho trovato lavoro come muratore. Non ha voluto studiare, pazienza, vorrà dire che come me avrebbe lavorato da subito, e allora cosa dovevo fare? Dai e dai un posto glielo ho trovato. E lui che fa? Lo stronzo. Non so a quale santo raccomannamme.
Scandurra
gli offrì un bicchiere di bianco e lo fece sedere su una cassetta
vicino al bancone.
- Tuo figlio non c'entra. Lo conosco. L'hanno incastrato. Qualche suo amico, fijo de bbona donna l'ha messo in mezzo per parasse il culo. Vedrai che tutto s'aggiusta. Ora telefono al capo della squadra mobile e gli dico le cose come stanno.
- Ma Scandù, quelli nun te vedono e nun te sentono. Devo trovargli un ca*** di avvocato...
- Ma hai capito che ti ho detto? Ma che cacchio dichi? Adesso vo al bar e telefono in questura. Tu stai bbono, ti calmi un attimino e poi ti dico.
Uscì
in fretta e furia. Dopo un decina di minuti tornò con un vassoio con
bitter e tramezzini.
- Tutto a posto. Il dottore è stato bravo. Ha capito subito e, tempo 24 ore, tuo figlio è fuori.
- Ma come è possibile? - fece il padre, tra l'incredulo e lo speranzoso.
- Mi deve dei favori. Ogni tanto l'aiuto e sa che non sbaglio quando posso. Ora magna e bevi. Ripigliate. Eh, 'sti padri c'hanno 'na stima pè li figli... appena c'è un casino, giù botte bestemmioni e capocciate addosso al muro.
Il
poveraccio non riuscì a mandar giù niente e se ne andò a testa
bassa. Non compresi se si fosse veramente fidato di Scandurra o meno.
La sera stessa il ragazzo fu scagionato e liberato. Un miracolo per
davvero, visto come andavano le cose in Italia. Non era l'unica volta
che lui sbrigava affari come questo. Piccoli e grandi drammi della
vita si abbattevano come macigni sulla gente. Se poi eri un
poveraccio, un disgraziato, non contavi un cavolo e nessuno ti
filava. Tranne Scandurra. Ebbe pure dei guai dalla malavita locale.
Le sue soffiate alle autorità per districare casi come quello sopra
accennato, comportavano reazioni uguali e contrarie – in realtà
vedeva dove altri nemmeno immaginavano e le sue informazioni
riservate provenivano in realtà da forze extraumane, che
convergevano con insistenza sull'intima attività della sua psiche.
Una sera uscimmo dalla bottega verso le 21.00, più tardi del solito.
A Viterbo a quell'ora c'era il coprifuoco.
Manco i fantasmi si facevano vedere in giro, ma i delinquenti sì.
Chiusi la saracinesca quando due tizi ci affrontarono, minacciando di
tirar fuori il coltello se avessimo strillato. Dovevamo seguirli in
macchina.
- Chi siete e che volete? - fece Scandurra con tono fermo.
- Senti stronzone infame, vieni con noi con le buone senza fare resistenza, altrimenti ti spanzamo qui, in mezzo alla strada – parlò il più grosso dei due.
- Non penso proprio. Ora accompagno il mio amico a casa e poi verrò con voi. Questo è quanto – il suo parlare aveva un incedere particolare, rituale.
Curiosamente
i due ceffi accettarono. Mentre Scandurra mi portava a casa, non
riuscii a spiccicar parola. Ero atterrito, eppure non avrei dovuto
temere, visto e considerato che col mio mentore avevamo affrontato
ben altri guai. Non so, ma uno strano sentore mi turbava. Appena
giunti sotto la palazzina dove abitavo, con un filo di voce salutai
il maestro:
- Ci vediamo domani, non è vero?
- Ma sì, dai... - mi rispose.
La
mattina seguente, corsi letteralmente a bottega, dall'altra parte
della città. Il negozio era aperto, grazie a Dio. Entrai di slancio
e vidi Scandurra con un'amica a cazzeggiare.
- Maestro, tutto bene?
- Oh sì. Ci tenevano tanto quelli lì a rivedere i loro cari defunti che glieli ho fatti incontrare. Bisogna che certa gente sappia cosa si provi a morire, così camperà meglio e non romperà i cojoni al prossimo.
Ad
onor del vero, devo anche dire che Scandurra non si interessava a
tutti i casi che gli capitavano. Non vi era giornata in cui qualcuno
non aveva bisogno delle arti del maestro. Ogni santo giorno, entrava
nella sua bottega almeno un uomo o una donna, giovane vecchio maturo,
talvolta disperati che necessitavano di aiuto, un ultima speranza
spesso: lui diceva 'non posso per ora, la situazione è bloccata' ad
uno su tre. Questo non significa che li abbandonava al loro destino.
Voleva dire che in quel preciso momento non poteva/doveva far nulla.
Su sentieri sconosciuti il maestro li seguiva e nei modi e nei tempi
giusti, una mano la dava a tutti. Alcuni casi erano irrisolvibili,
almeno secondo i desideri degli interessati, ma statene certi,
qualcosa cambiava sempre nella storia di ognuno quando incontrava un
uomo come Scandurra.
Nel
nostro ambiente esoterico si parla spesso di iniziati, a torto o a
ragione, che guardano con occhi distaccati il mondo che gli passa
davanti. Non muovono un dito per gli altri, miseri ignoranti. Siccome
viaggiano per stati dell'essere irraggiungibili per i comuni mortali,
non si mischiano alle beghe umane. A volte penso che certi percorsi
esoterici siano alienanti e sterili. Chi non mette a disposizione del
prossimo le proprie presunte capacità o i conquistati poteri, o è
un volgare cialtrone oppure non ha raggiunto l'illuminazione e non
concepisce che sostenere il peso a chi non è dotato non solo è cosa
buona e bella, ma è necessario per la legge della Bilancia cosmica.
Pure la regina ebbe bisogno della stracciona. Chiuso in una torre di
cartapesta, il c.d. iniziato non si accorge che la sua vita sta
scemando senza amore. Ci sono scuole di saggezza (sic) che insegnano
ad abbandonare passioni e sentimenti, a bruciare ogni forma di
desiderio per non esserne schiavi. In realtà, soltanto penetrando
dentro le cose ed esplorando l'anima dell'uomo ci si avvicina a Dio.
Tormenti, lacrime, malattie, morti sono pur sempre aperture, tragiche
certo, che tuttavia ci appartengono e ci permettono di proiettarci
verso quel mondo interiore più vasto dell'universo, l'originario,
dove la felicità non è un sogno.