A
screaming comes across the sky.
(Un
urlo viene attraversando il cielo).
Thomas
Pynchon,
L'arcobaleno della gravità
Noi
non siamo uomini d'oggi
Siamo nati in un tempo sbagliato,
Ma siamo nati per davvero!
Noi leggiamo ciò che è scritto nel cielo
Noi conosciamo il linguaggio della terra
Eppure nessuno ha mai voluto parlare con noi!
Siamo nati in un tempo sbagliato,
Ma siamo nati per davvero!
Noi leggiamo ciò che è scritto nel cielo
Noi conosciamo il linguaggio della terra
Eppure nessuno ha mai voluto parlare con noi!
Massimo
Morsello
Due
polarità [caldo
e freddo, elio e idrogeno]
danno il via al tutto. Nascono i Giganti. Dal loro smembramento nasce
il cosmo.
Scandurra
Bigghe
banghe? È una storiella
inventata dai capoccioni che non ricordano
nemmeno come nasce una vita. L'universo non inizia
da una cannonata
sparata
nel
vuoto
e
a casaccio.
No, amici miei, c'è
un luogo di creazione per ogni cosa, un utero, dentro
il quale
due
particelle
primordiali
si
aggregano per poi prendere
forma dalla
Luce.
Allora
ha inizio la manifestazione.
Scandurra
L’entrata
alle
nove
dimensioni
è
possibile grazie ad
uno scontro misterioso tra le particelle che disgregandosi all’urto
lasciano le
porte
aperte
sugli
altri piani.
Le
spolette a questo servono: smuovono le particelle così
vanno tutte in buca come su di un tavolo
da biliardo.
Scandurra
Pregava con queste parole e teneva le are,
La profetessa, quando così cominciò a parlare: “Divino per discendenza di sangue,
Troiano figlio di Anchise, la discesa nell'Averno [è] facile:
La porta del nero Dite è aperta giorno e notte;
Ma percorrere il cammino all'indietro e uscir fuori nelle arie superiori,
Questa è l'operazione, questo è il lavoro. Pochi, generati da dei, l'hanno potuto [fare]:
Quelli che il giusto Giove ha amato, o che l'ardente virtù
Ha innalzato fino agli eteri. Le selve [de]tengono ogni mezzo,
E il Cocito fluisce attorno lambendo[le] con nero meandro.
Se poi nella mente vi è tanto amore, tanta brama,
Di nuotare due volte nei laghi Stigi, di vedere due volte i neri
Tartari; e [ti] aggrada indulgere in un lavoro pazzesco:
Ascolta ciò che bisogna innanzitutto eseguire. Nell'ombra
Di un albero si nasconde un ramo d'oro nelle foglie e nel flessibile stelo,
Ritenuto sacro a Giunone inferna: lo protegge tutto il bosco,
E le ombre [lo] chiudono in oscure depressioni.
Ma non è dato scendere nelle latebre della terra,
Se non a chi prima abbia divelto dall'albero il germoglio dalla chioma d'oro.
La bella Proserpina ha stabilito che lo si rechi quale suo tributo.
Appena strappato il primo, non ne viene a mancare [subito] un altro d'oro;
E il virgulto fa fronde dello stesso metallo.
Perciò rivolgi gli occhi in alto e trovatolo secondo il rito,
Prendilo con mano: infatti esso stesso [ti] seguirà di sua volontà e senza sforzo,
Se i fati ti chiamano; altrimenti non potrai vincerlo con alcuna forza,
Né strapparlo col duro ferro.
Pregava con queste parole e teneva le are,
La profetessa, quando così cominciò a parlare: “Divino per discendenza di sangue,
Troiano figlio di Anchise, la discesa nell'Averno [è] facile:
La porta del nero Dite è aperta giorno e notte;
Ma percorrere il cammino all'indietro e uscir fuori nelle arie superiori,
Questa è l'operazione, questo è il lavoro. Pochi, generati da dei, l'hanno potuto [fare]:
Quelli che il giusto Giove ha amato, o che l'ardente virtù
Ha innalzato fino agli eteri. Le selve [de]tengono ogni mezzo,
E il Cocito fluisce attorno lambendo[le] con nero meandro.
Se poi nella mente vi è tanto amore, tanta brama,
Di nuotare due volte nei laghi Stigi, di vedere due volte i neri
Tartari; e [ti] aggrada indulgere in un lavoro pazzesco:
Ascolta ciò che bisogna innanzitutto eseguire. Nell'ombra
Di un albero si nasconde un ramo d'oro nelle foglie e nel flessibile stelo,
Ritenuto sacro a Giunone inferna: lo protegge tutto il bosco,
E le ombre [lo] chiudono in oscure depressioni.
Ma non è dato scendere nelle latebre della terra,
Se non a chi prima abbia divelto dall'albero il germoglio dalla chioma d'oro.
La bella Proserpina ha stabilito che lo si rechi quale suo tributo.
Appena strappato il primo, non ne viene a mancare [subito] un altro d'oro;
E il virgulto fa fronde dello stesso metallo.
Perciò rivolgi gli occhi in alto e trovatolo secondo il rito,
Prendilo con mano: infatti esso stesso [ti] seguirà di sua volontà e senza sforzo,
Se i fati ti chiamano; altrimenti non potrai vincerlo con alcuna forza,
Né strapparlo col duro ferro.
Virgilio,
Eneide,
Lib. VI, 124-148.
Tutti
i moti dell’universo, dall’infinitamente piccolo
all’infinitamente grande, nascono da un etere universale in perenne
moto vorticoso, in grado di influenzare sia la materia che tutti gli
esseri viventi e il loro spirito.
Marco
Todeschini
Turbinando
nel cerchio che si allarga
Il falcone non può sentire il falconiere
Le cose cadono a pezzi, il centro non può tenere.
Pura anarchia dilaga nel mondo
La marea insanguinata s'innalza e dovunque
La cerimonia dell'innocenza è annegata.
I migliori mancano di ogni convinzione mentre i peggiori
Sono pieni di intensità appassionata.
Certo è imminente una rivelazione
Certo è imminente la seconda venuta
La seconda venuta! Difficile pronunciare queste parole
Un ampio squarcio fuor dallo Spiritus Mundi
Tormenta la mia visione;
Da qualche parte nelle sabbie del deserto
Una forma con il corpo di leone e la testa di uomo
Bianco lo sguardo e senza pietà come il sole
Muove le sue cosce lente. Tutto intorno
Spirali fosche di uccelli del deserto.
La tenebra discende: adesso intendo
Che venti secoli di granitico sonno
Erano condannati all'incubo da una culla ondeggiante
E quale bestia orrenda, ora che alfine è venuta la sua ora
Striscia verso Betlemme per venire al mondo?
Il falcone non può sentire il falconiere
Le cose cadono a pezzi, il centro non può tenere.
Pura anarchia dilaga nel mondo
La marea insanguinata s'innalza e dovunque
La cerimonia dell'innocenza è annegata.
I migliori mancano di ogni convinzione mentre i peggiori
Sono pieni di intensità appassionata.
Certo è imminente una rivelazione
Certo è imminente la seconda venuta
La seconda venuta! Difficile pronunciare queste parole
Un ampio squarcio fuor dallo Spiritus Mundi
Tormenta la mia visione;
Da qualche parte nelle sabbie del deserto
Una forma con il corpo di leone e la testa di uomo
Bianco lo sguardo e senza pietà come il sole
Muove le sue cosce lente. Tutto intorno
Spirali fosche di uccelli del deserto.
La tenebra discende: adesso intendo
Che venti secoli di granitico sonno
Erano condannati all'incubo da una culla ondeggiante
E quale bestia orrenda, ora che alfine è venuta la sua ora
Striscia verso Betlemme per venire al mondo?
William
Butler Yeats,
La
seconda venuta
Da
ogni parte si può trovare il codice di entrata.
Però, bisogna saper bussare. La mappa delle botole
sparse per il mondo è ben custodita perché è scritta
in cielo.
Scandurra
I
luoghi
in cui risiedono e vivono gli ‘Dei’ si trovano nelle
“… nere,
cupe regioni immerse nell’oscurità, tra i sistemi dei mondi, dove
non può arrivare la potente e maestosa luce del nostro Sole e della
Luna”.
Budda,
Acchariyābbhūtadhamma
Sutta
All'inizio
e alla fine abbiamo il mistero. Potremmo dire che abbiamo il disegno
di Dio. A questo mistero la matematica si avvicina, senza penetrarlo.
Ennio
De Giorgi
(1928-1996)
Ci sono soltanto due possibili conclusioni: se il risultato conferma le ipotesi, allora hai appena fatto una misura. Se il risultato è contrario alle ipotesi, allora hai fatto una scoperta.
Enrico
Fermi (1901-1954)
L'universo
comincia a sembrare più simile ad un grande pensiero che non a una
grande macchina.
James
Hopwood Jeans (1877-1946)
Signore,
un'equazione non ha alcun significato per me, a meno che non esprima
un pensiero divino.
Srinivasa
Aiyangar Ramanujan (1887-1920)
Nell'universo cristallino della matematica vengono tese alla ragione le stesse trappole che nel mondo reale.
Simone
Weil
(1909-1943)
Per
tre cose vale la pena di vivere: la matematica, la musica e l'amore.
Renato
Caccioppoli
(1904-1959)
La
fede è un modo di possedere già ciò che si spera; un mezzo per
conoscere delle realtà che non si vedono.
San
Paolo
La
teoria non impedisce ai fatti di verificarsi.
Sigmund
Freud
Il
mondo è parallelo.
Scandurra
Il
viaggio verso l'ignoto richiede marinai forti ed esperti, non
sognatori o utopisti: l'illusione può permetterci di immaginare la
fine del viaggio, difficilmente di giungervi realmente. Similmente,
solo una mente ben razionale può sopportare la vista
dell'irrazionale fino in fondo, ovvero dove l'irrazionale non è più
tale.
Gilbert
Keith Chesterton,
L'Uomo
Che Fu Giovedì
Anche
un'epoca di oppressione è degna di rispetto, perché essa è opera
non degli uomini ma dell'umanità, dunque della natura creatrice, che
può essere dura, ma non è mai assurda. Se l'epoca che noi viviamo è
dura, abbiamo tanto più il dovere di amarla, di penetrarla con il
nostro amore, fino a quando non avremo spostato le pesanti masse di
materia che nascondono la luce che risplende dall'altra parte.
Walter
Rathenau, Dove va
il Mondo?
Imbattersi
in un altro mondo è possibile. Talvolta i confini si spostano o si
intrecciano: basta essere lì in quel momento.
Scandurra
Nel
diciottesimo secolo, e poi da allora in avanti, Newton prese ad
essere considerato come il primo e il più grande degli scienziati
dell’età moderna: un razionalista, uno che ci insegnò a pensare
seguendo i principi del ragionamento freddo e imparziale. Io non lo
vedo in questa luce. Credo che nessuno di coloro che hanno meditato
sui materiali contenuti in quella cassa, da lui stesso riempita
quando lasciò Cambridge nel 1696 – materiali che, sebbene in parte
dispersi, sono giunti fino a noi – possa considerarlo in quel modo.
Newton non fu il primo scienziato dell’età della ragione.
Piuttosto fu l’ultimo dei maghi, l’ultimo dei babilonesi e dei
sumeri, l’ultima grande mente soffermatasi sul mondo del pensiero e
del visibile con gli stessi occhi di coloro che cominciarono a
costruire il nostro patrimonio intellettuale poco meno di diecimila
anni fa.
John
Maynard Keynes
nel
1942, in occasione di una conferenza al Royal Society Club
...Ci consideriamo persone moderne, intelligenti e sofisticate. Psicologi e sociologi pensano che l'astrologia sia una sciocchezza. Dipartimenti accademici che si occupano di comportamento umano la considerano uno svago controproducente privo di qualsiasi utilità. E non è che non ne abbiano mai sentito parlare, senno bene che tutti i giornali quotidiani del mondo hanno una rubrica di oroscopi e che milioni di persone la seguono. Il motivo per cui non se ne occupano è che si sentirebbero in imbarazzo nei confronti dei loro colleghi. Le scienze sociali non dispongono di prove concrete che escludano un legame tra il comportamento umano e le posizioni dei pianeti al momento della nascita. Ma gli esperti di scienze sociali hanno l'arroganza di dare semplicemente per scontato che le tradizioni popolari, come l'astrologia, siano roba per creduloni. Negli ultimi due secoli gli psicologi hanno completamente ignorato l'astrologia, senza nemmeno fare qualche semplice esperimento per metterne alla prova i principi. Molti di loro sono erroneamente convinti che si tratti di un argomento estraneo alla scienza e quindi che non sia adatto a una ricerca seria. Sbagliano di grosso. Il fatto che chi pratica oggi l'astrologia utilizzi o no metodi scientifici non ha niente a che vedere con la validità delle conoscenze che utilizzano. Il fatto che le abbiamo ignorate senza sottoporle a una valutazione sperimentale, etichettandole come inutili chiacchiere per le masse, dice molto su fatto che quelli che si occupano di salute mentale ragionano col "cuXX", e che di solito hanno bisogno di più aiuto che quello che possono offrire. Sappiamo poco sulle origini dell'astrologia, a parte il fatto che cinquemila anni fa civiltà che andavano da Babilonia alla Cina, indipendentemente le une dalle altre, studiavano i cieli per cercare di capire meglio la vita sulla terra. Nel XVII secolo, quando uomini come Galileo, Keplero e Newton stavano ponendo i fondamenti dell'astronomia, tenevano conto anche del valore astrologico delle loro osservazioni e delle loro predizioni. A un certo punto, però, la precisione dei loro calcoli e delle predizioni matematiche da loro formulate deve aver acquisito maggiore importanza rispetto alle riflessioni che sarebbe stato possibile utilizzare per le teorizzazioni, decisamente più vaghe, richieste dall'astrologia. Individui che stanno alzati tutta la notte a guardare attraverso lunghi tubi neri, memorizzando numeri a quattro o cinque cifre e inventando schemi di calcolo, non sono necessariamente esperti di comportamento umano, e non è molto probabile che trovino interessanti le complesse interazioni tra gli individui e le stelle. Hanno già abbastanza da fare per cercare di calcolare perché l'orbita di Marte è ellittica anziché circolare. Così l'astronomia si è separata dall'astrologia, ma questo non è successo perché l'una funzionava, e l'altra no. Nessuno ha fatto un'approfondita valutazione empirica dei dati astrologici, per poi concludere che nessuno di essi poteva essere utilizzato per fare predizioni, semplicemente gli astronomi hanno preferito continuare a occuparsi dei moti ciclici dei pianeti, anziché di quelli degli esseri umani.
Kary Mullishttp://www.karymullis.com/
È il
28 giugno 1988 e la rivista britannica Nature,
tra le più influenti riveste scientifiche al mondo (insieme alla
concorrente americana Science)
pubblica un articolo dal titolo: «Degranulazione dei basofili umani,
indotta da alte diluizioni di un anti-siero anti-IgE».
Malgrado
il titolo risulti assolutamente oscuro al grande pubblico, la
redazione di Nature
si premura di diffondere il testo ai principali mezzi di informazione
del pianeta, esattamente come accade ogni qual volta un articolo
importante viene pubblicato sulla rivista.
In
tutti i Paesi, la stampa dà un risalto senza precedenti all’articolo
e traduce il suo contenuto in questi termini: «L’acqua
potrebbe conservare un ricordo, ovvero una traccia delle sostanze che
vi hanno transitato».
Una vera e propria rivoluzione scientifica in nome della quale mi
ritrovo subito sotto inchiesta. Alcune settimane dopo, in seguito a
una “controinchiesta” condotta nel mio laboratorio da una équipe
di Nature,
in condizioni particolarmente sconcertanti, la rivista decide che i
risultati dei miei esperimenti sono privi di fondamento. Da quel
momento, ha inizio un processo di emarginazione che mi porterà dalla
direzione di una delle unità di ricerche dell’Inserm1, in cui
lavorano diverse decine di persone a quella di un laboratorio
indipendente per il quale non sono previsti fondi di ricerca e per il
cui funzionamento sono costretto io stesso a cercare finanziamenti.
Il laboratorio era un vecchio prefabbricato situato nel parcheggio
del centro che dirigevo.
Circa
nove anni dopo, esattamente il 21, 22 e 23 gennaio 1997 il
quotidiano Le Monde
ritorna sulla questione. Per tre giorni consecutivi e in sei fitte
pagine, il giornalista Éric Fottorino descrive quello che è ormai
divenuto tra gli scienziati un “feuilleton”. L’inchiesta,
accurata e onesta, è eccellente. Tuttavia la lettura mi provoca un
insieme contrastante di impressioni e sensazioni: in parte positive,
ma per lo più negative e dolorose. Impressioni e sensazioni di cui
ho profondamente risentito negli ultimi otto anni e che mi hanno
procurato un certo malessere e una certa oppressione. Un malessere
provocato non tanto dalle parole di Éric Fattorino bensì dalle
insulsaggini proferite dalla gran parte degli “scienziati” che il
giornalista ha intervistato nel corso della sua inchiesta e dei
quali si è limitato a trascriverne le dichiarazioni.
Presunti
scienziati, nonché pseudoricercatori, che hanno espresso il loro
giudizio sui miei lavori di ricerca sulle alte diluizioni (memoria
dell’acqua) senza avere assistito agli esperimenti e senza averne
confutato i risultati;
alcuni sono arrivati ad accusarmi di frode scientifica senza lo
stralcio di una prova. Ho ritenuto pertanto che fosse arrivato il
momento di parlare in dettaglio della mia verità sulla “memoria
dell’acqua”, di raccontare delle manovre, dei colpi bassi, delle
vigliaccate e degli insulti di cui sono stato bersaglio, da
dieci anni a questa parte. Non ho alcuna intenzione di fare del
vittimismo, né tanto meno il mio intento è quello di pareggiare i
conti.
Per
quindici anni ho vissuto un’avventura appassionante: se non
soffrissi di mal di mare, la paragonerei a un giro del mondo in
solitario per l’eccitamento costante e i sussulti improvvisi!
Soprattutto perché nella ricerca (volendo essere onesto con me
stesso), devo ammetterlo, io ho sempre amato la competizione, il
confronto e lo scontro scientifico e intellettuale, nel rispetto
delle regole deontologiche. «A morte gli imbecilli!», mi ha scritto
uno scienziato a me amico abbandonando con disgusto una posizione
ufficiale (senza che la cosa gli abbia impedito di continuare a
occupare, e non sto scherzando, il suo posto all’Académie des
sciences). Condivido questo monito e mi trovo d’accordo con il
principio di fondo. Ma questa parola d’ordine, presa alla lettera,
comporterebbe un genocidio scientifico. Una simile affermazione è
forse indice della mia arroganza, della mia paranoia?
La
paralisi dei progressi nella fisica teorica a partire dagli anni ’30,
nonché la stasi della scienza in generale e in particolare della
biologia, se si escludono rari exploit tecnologici, sono in grado di
offrire, da soli, una parziale giustificazione a questo massacro
intellettuale programmato.
Ma quali le ragioni di questo letargo?
Ma quali le ragioni di questo letargo?
Secondo
il mio modo di vedere, il fenomeno ha almeno tre possibili
spiegazioni:1)
Il predominio di Big Science/ Big Business / Big Organization. La
subordinazione in ultima istanza, della ricerca al potere economico
risale al Progetto Manhattan (produzione della bomba A) che ha
portato all’ingerenza e all’intromissione del governo americano
nella ricerca, all’immissione di immensi capitali e alla creazione
di strutture economico-scientifiche mastodontiche. Il predominio del
business può spiegare l’accoglienza tributata ai lavori sulle alte
diluizioni, in grado di far traballare i grandi equilibri
dell’industria farmaceutica. La libertà di pensiero è peraltro
compromessa dalla politica attuata dalle grandi riviste scientifiche
che si spingono oltre la loro principale e necessaria funzione di
diffusione delle conoscenze, operando una censura delle idee scomode
o un’azione di destabilizzazione dei loro autori. D’altra parte,
se potessimo contare sulla stampa per fare le rivoluzioni
(scientifiche e non), tutto questo sarebbe noto.
2)
La psicologia della sudditanza ai maestri e alle verità intangibili
di una Scienza trionfante. Ne
deriva una selezione operata mediante la sottomissione: per
garantirsi una carriera nei grandi organismi è necessario essere
allineati, giurare fedeltà al vassallo. I maestri della Scienza
(professori “apparatchik”, vincitori del premio Nobel) vivono
solo per le proprie idee. E queste idee, e non le loro ricerche o ciò
che essi realizzano concretamente, costituiscono la loro stessa
essenza. Poco importa se i lavori che avrebbero dovuto portare a
termine non saranno mai conclusi.
3)
La reificazione e strumentalizzazione della Scienza, dea
secolarizzata, unica speranza di un’umanità inquieta dinanzi agli
enormi problemi e alle grandi sfide in materia di ambiente e di
salute. Come
conseguenza si ha che in un sistema in cui tutto ciò che è
propagandato dai mezzi di comunicazione e ha grande risalto mediatico
ha un peso di gran lunga superiore rispetto alla nascosta azione
quotidiana, un vincitore di premio Nobel può arrogarsi il diritto di
affermare, impunemente e impudentemente, qualsiasi cosa in qualsiasi
campo, anche se agli antipodi della propria specializzazione e delle
proprie competenze.
A
prescindere dalla mia vicenda personale, i fattori appena citati
spiegano il Grande Freddo che è calato sulla scienza francese negli
anni che precedono la Seconda Guerra Mondiale. Per questo motivo,
anche se in questa sede intendo parlare della mia vicenda (la mia
carriera di ricercatore è stata paralizzata e bloccata dalla
questione della memoria dell’acqua), il mio intento si fa
obbligatoriamente più ampio.
Mi
sono scontrato e mi scontro tuttora con le istituzioni poste come
guardiani e custodi di una Scienza ufficiale al di là della quale
c’è il nulla.
Le
mie ricerche e i loro sviluppi in campi affini sono vittime di un
sistema di valutazione concepito per difendere i dogmi e i paradigmi
imposti dallo stato attuale delle conoscenze scientifiche. Il mio
scopo è quindi descrivere e denunciare le procedure di inibizione,
di censura e di imbavagliamento perché è in gioco il futuro stesso
di tutta la ricerca biologica (e di conseguenza della biomedicina, e
questo coinvolge direttamente ciascuno di noi). Ed è proprio la
ricerca biologica a conoscere un momento di crisi che è evidente a
livello mondiale, ma che è ancor più marcato nel nostro Paese, per
il vecchiume delle istituzioni e il modo di pensare francese.
Sono convinto che saremo in grado di uscire da questa situazione soltanto se saremo capaci di liberare il pensiero scientifico omologato e uniformato (e dunque iniquo) che attualmente ci governa, dalla gogna che lo attanaglia.
Sono convinto che saremo in grado di uscire da questa situazione soltanto se saremo capaci di liberare il pensiero scientifico omologato e uniformato (e dunque iniquo) che attualmente ci governa, dalla gogna che lo attanaglia.
Jacques
Benveniste,
La
mia verità sulla memoria dell'acqua.
Ho
incontrato Jacques Benveniste per la prima volta in occasione di una
conferenza che si tenne alle Bermuda, nei mesi che precedettero la
pubblicazione del suo controverso articolo apparso su Nature nel
1988, quando ero ben lontano dall'immaginare la piega che avrebbero
preso gli eventi. In seguito, siamo rimasti sempre in contatto e
Jacques mi ha tenuto costantemente informato sui progressi delle sue
ricerche. Nel marzo del 1999, su mio espresso invito, ha tenuto una
conferenza a Cambridge nell'ambito di un convegno di interesse
generale organizzato dal dipartimento di fisica. Lo avevamo convinto
a parlare delle sue ricerche, consapevoli del loro interesse
scientifico e delle potenziali conseguenze legate ai risultati
ottenuti. Le sue ultime scoperte non era-no meno sorprendenti. Ma non
per il laboratorio di Cavendish di Cambridge che è stato
palcoscenico di numerose e stupefacenti scoperte, nel corso degli
ultimi centoventicinque anni. E per questo, benché i suoi lavori
facessero discutere, suscitando controversie, avevamo deciso di non
allinearci alle opinioni dominanti nella comunità scientifica e
pertanto di non ignorare né censurare tali ricerche. Durante il suo
intervento, Jacques Benveniste presentò alcuni esperimenti nel corso
dei quali, un segnale biologico registrato sul disco rigido di un
computer veniva trasmesso, via internet, a un altro laboratorio
sperimentale dove gli effetti specifici della molecola d'origine
venivano trasferiti a un sistema biologico. Con la strumentazione che
aveva portato con sé, Benveniste riprodusse, davanti ai nostri
occhi, gli esperimenti più recenti che aveva compiuto, che si
rivelarono assolutamente convincenti, tenuto conto del limitato tempo
a nostra disposizione. La conferenza è documentata da un filmato
realizzato nel nostro laboratorio che ci proponevamo di rendere noto
nel futuro, non appena fosse stato consegnato il premio Nobel a
Jacques Benveniste "per aver chiarito i meccanismi biologici
relativi alla struttura dell'acqua". Ed è veramente un peccato
che tale onorificenza sia riservata soltanto agli scienziati ancora
viventi. Sono convinto che il contributo scientifico del dottor
Benveniste sarà un giorno riconosciuto come giustamente merita.
Che cosa ci dice la scienza sulla possibilità dell'esistenza di una
"memoria dell'acqua"? Gli scienziati hanno poche conoscenze
sull'argomento "acqua" e ne possiedono una visione
tendenzialmente ingenua: un liquido composto da molecole di H20 più
o meno isolate, in movimento. In realtà l'acqua è un fenomeno di
gran lunga più complesso, con molecole singole che si raggruppano
temporaneamente a formare una struttura reticolare; che tali molecole
possano interagire dando luogo a un meccanismo che consenta all'acqua
di avere una "memoria" non ha nulla di sorprendente. Ma
questo vale per scienziati ben informati sull'argomento che non
sottovalutano la possibilità della sua esistenza. Anche in campo
biologico l'importanza di tale struttura è riconosciuta soltanto da
scienziati aggiornati. Per finire, desidero sottolineare le qualità
personali di Jacques Benveniste, la determinazione nel portare avanti
le sue ricerche malgrado tutti gli ostacoli incontrati, senza mai
perdere il senso dell'umorismo. Quanti si ostinano a credere che
Benveniste avesse inevitabilmente firmato la sua condanna al declino
e all'oblio, nel momento stesso in cui si era avventurato al di là
dei campi convenzionali di ricerca, nei quali aveva ottenuto tanta
approvazione e successo, si sbagliano totalmente e commettono, senza
ombra di dubbio, un grave errore.
Brian
D. Josephson - Il
professore Brian Josephson è stato insignito del premio Nobel per la
fisica nel 1973 per i suoi lavori sui superconduttori accoppiati,
definiti anche "effetto Josephson". Josephson lavora presso
il prestigioso laboratorio Cavendish dell'Università di Cambridge.
NEW
YORK (WSI) - La navicella Voyager
continua imperterrita la sua missione, cercando di spingersi il più
lontano possibile. Lanciata nel lontano 1977, la sonda ha emesso
segnali diversi da quelli che si prevedevano nel caso di ingresso
nello spazio interstellare. Due dei tre segnali chiave sono cambiati
rapidamente come non accadeva da 7 anni. I due segnali inviati -
scrive The Atlantic - hanno sorpreso gli scienziati del centro della
Nasa: la presenza delle particelle
del Sole si è
affievolita improvvisamente e i raggi cosmici provenienti
dall'esterno del nostro sistema solare sono invece d'un tratto
aumentati di intensita'. Il problema però riguarda il terzo segnale,
ovvero i dati sul campo
magnetico, che ancora non
sono del tutto cambiati. Pertanto non si può ancora dare per certo
il fatto che Voyager abbia effettivamente lasciato il sistema solare.
Gli scienziati americani hanno comunque deciso di dare un nuovo nome
all'attuale "casa" che sta ospitando Voyager: la regione,
prima sconosciuta, e' stata ribattezzata Heliosheath.
Dopo un viaggio di quasi 36 anni ad una velocità di 17,035 km al
secondo la sonda è entrata in un'"autostrada magnetica"
che collega il sistema solare allo spazio interstellare. Questa
"autostrada" sembra essere un mezzo di collegamento fra il
campo magnetico del sole ed il campo
magnetico interstellare.
Gi scienziati ora non hanno idea di cosa aspettarsi: "È la
prima volta che qualcosa raggiunge una tale distanza" ha
dichiarato Ed Stone, una dei costruttori della navetta, "non
conoscevamo questa regione, la heliosheath, e non potevamo sapere che
Voyager ci sarebbe mai finita, ma questa è la cosa affascinante e
ora che lo sappiamo possiamo almeno dargli un nome, grazie a
Voyager". Jun 27/2013
Il
futuro è adesso – e noi l’abbiamo già vissuto.
Steve
McQueen,
Bullit
*
* *
Torna
a casa Voyager. Prendo spunto da questa notizia, da me anticipata
tempo fa e appresa da canali riservati, per riflettere sui massimi
sistemi, che poi riguardano non solo filosofi e scienziati, ma ognuno
di noi, poiché chi siamo e
quale terra ci sostiene son quesiti
fondamentali, le cui risposte hanno da sempre condizionato la nostra
vita. Avevo già in un altra occasione accennato al fatto che lo
spazio extraterrestre, così come ce lo descrivono gli astronomi, sia
solo una mera ipotesi confortata da eleganti formule. Chi sono io per
confutare secoli di ricerca scientifica? Un farneticante inventore di
miti? Scandurra ci diceva che non dovevamo dimostrare niente a
nessuno, semmai “mostrare” ai degni, essere, non convincere. Il
mio atteggiamento non deriva da un delirio di onnipotenza, né da una
rivelazione celeste. Ho sperimentato, semplicemente, quanto vado
affermando. Potrei aver le traveggole, si obietterà. Allora migliaia
di persone prima di me le hanno avute, evidentemente. Sciamani
alchimisti santi santoni guru medium sensitivi, viaggiatori
interdimensionali: tutti pazzi? Il maestro ci faceva vedere che “il
mondo opera su un'altra dimensione, galleggia nell'eterno, è sospeso
nell'infinito; spostarci nelle sue dimensioni incantate è il più
prezioso risultato della conoscenza”.
Per
l'Orfismo, come per le concezioni cinesi ed egizie di tradizione
atlantidea, all'inizio vi è l'Uovo (la forma dell'anima dell'uomo),
e quando inizia la creazione, il Fuoco-Luce compare in esso. Con
questo atto si creano il Cielo e la Terra ed iniziano a roteare i
mondi. Tale concezione cosmogonica sarà fatta propria nei centri
iniziatici, nel Templarismo (il segreto dell'Ordine si riferiva
proprio a questa visione) e nelle scuole posteriori. Oggi, si accetta
un universo ove il vuoto è la regola, contro il nequam vacuum
alchimista, e dove la Terra è un perduto scoglio che naviga
nell'infinito. L'attuale concezione cosmogonica ci rende oltretutto
dei nomadi abbandonati in un vuoto esistenziale, senza certa origine
e privi di scopo. Noi dell'anonima sappiamo che la nostra amata Terra
è il reale confine dell'Universo, palpitante di energie ed il Cosmo
appare come un Vivente, nel senso reale del termine ed in senso
neoplatonico, in cui le forze sono le vere reggitrici del sistema.
Gli odierni scienziati teorizzano uno scenario pessimistico del
mondo, con punte di nichilismo nemmeno troppo mascherato, teoria che
diluisce nel nulla il tutto. La nostra concezione, invece, è quella
di un universo vivo e ridondante. Le energie circolano senza nessuna
dispersione, e in ogni sistema solare esse operano in modo da
mantenere tutto in perfetto equilibrio. Grazie alla concatenazione
dei sistemi, inoltre, si recuperano le forze in eccesso per
dirottarle dove c'è bisogno. Per la scienza moderna, ma sarebbe
meglio definirla profana, esiste una sola realtà, quella osservata e
sottoposta a verifica. Realtà che vorrebbe essere obiettiva perché
sostituisce all'osservazione intuitiva dei primi studiosi, macchine
sempre più sofisticate che spaccano il capello in due ma perdono di
vista la testa. Affinché una proposizione abbia significato
(validità) scientifico è indispensabile che risulti verificabile:
di fronte a tale presunzione, rimane ai nuovi gnostici un set
matematico-strumentale gigantesco, ma ignorano l'unica verità
determinante, quella della trascendentalità divina dietro ad ogni
filo d'erba.
La
Terra centro dell'Universo. Ritorniamo a Tolomeo? I nomi non contano.
Le masse fisiche non prevalgono, ma solo lo spirito è capace di
modificare, in ogni momento, le norme esistenziali di ogni corpo
conosciuto. Sono le leggi ad obbedire alla Natura, o meglio,
all'Anima Mundi, non viceversa. Si obietterà che qui voglio far
entrare per la porta di servizio Paracelso e tutta la compagnia di
alchimisti e maghi. E allora? Credete veramente che gli antichi
fossero dei fessi sempliciotti e noi moderni, invece, delle cime di
sapienza perché abbiamo costruito ordigni tecnologicamente avanzati?
Spaccare l'atomo e dividere la cellula, non è una grande impresa per
noi che sappiamo delle visite degli antichi alieni e delle
superciviltà antidiluviane.
Quando
Scandurra mi trasportò in un altra dimensione tramite una spoletta
che conteneva l'onda rivelativa tratta dalla materia pura
primordiale, fu come essere colpito da folgore. E allora compresi che
le abituali rappresentazioni terrestri non sono più valide
oltrepassato il limite. Ciò che vediamo sono soltanto segnali
luminosi, ciò che capiamo sono simboli di noi stessi. E allora
compresi che in ogni epoca si vede la Realtà con gli occhi legati
alla filosofia dominante del tempo.
La
sonda Voyager sta rallentando dal Novembre 2004 ai confini del
sistema solare, contraddicendo le leggi di natura sin qui note ed
escludendo, viste le verifiche, un mal funzionamento nella
strumentazione di bordo. Cosa dimostra tutto questo? La sonda e tutte
le sue apparecchiature non sono più valide in un “Altro” mondo,
quello dello spazio iperbolico pietrificato. I nostri ordigni volanti
– aerei missili satelliti - e i rispettivi strumenti son costruiti
secondo criteri euclidei, tarati secondo le nostre concezioni della
natura, dello spazio extraterrestre, e così via. Si vede ciò che si
conosce. Lo sconosciuto è alieno ai sensi ordinari. Perciò oltre il
nostro naso non sappiamo.
L'Universo
(uno tra i nove conosciuti)
è il luogo dove esistono intelligenze di vari livelli
(saturniani e uranidi, secondo la nostra classificazione arbitraria)
che ciclicamente visitano la Terra, lasciandoci qualche semenza e
memoria. Ciò che io chiamo Spazio è la ripetizione di sistemi
solari come il nostro separati da intercapedini siderali munite di
portali, abitati da esseri viventi analoghi a quelli che conosciamo,
ossia materializzazioni de novo di proteine uguali a quelle
terrestri secondo forme marziane. Questo è il modello tolemaico,
solo moltiplicato per un numero imprecisato di volte. Madre Natura
ama la varietà ed è nostra camerata (a volte), ossia prodiga e
leale. In questa visione, il Sole gira intorno alla Terra, e questa
possibilità è nascosta dietro la nozione che tutto dipende dal
punto di vista dove si mette l’osservatore, che sta sempre sulla
Terra. Il sistema tolemaico era quello dei primi astrologi cabalisti,
i quali mettevano la Terra al centro di tutto, e usavano il cielo
stellato come Firmamento (= fondamento) di tutte le cose. Lo
chiamavano Zodiaco e pensavano che la magia (=l’esistenza, il
vivente), venisse da lì. Loro possedevano i segreti
dell’interpretazione, e il sottoscritto e voi, spero, li
consultiamo ancora oggi perché delusi dalla ragione ufficiale. A
causa del Velo d'Iside la maggioranza delle persone non riesce più a
vedere cosa è effettivamente il Cielo, ciò comporta un
ridimensionamento delle percezioni sensoriali e la chiusura dei
cosiddetti rubinetti mentali: un ulteriore effetto nefasto del kali
yuga. Noi apparteniamo ad una minoranza esente dall'obnubilamento
isiaco, vediamo-sentiamo-viviamo diversamente dagli altri e per tale
motivo siamo considerati strani o peggio, mentalmente disturbati. Noi
facciamo capolino oltre il velo quando è necessario, tuttavia
risentiamo per certi versi della prigione necromantica in cui
l'umanità si trova a vivere. La gravitazione esistenziale a volte ci
schiaccia, soffriamo, ma inutile lamentarsi per questo, perché ci
rendiamo conto di essere comunque dei privilegiati... insomma.
Poi,
gli Illuminati
presero
le redini del mondo e
decisero
che certe verità andavano confutate con l'ausilio di una nuova
visione della realtà – chiodo schiaccia chiodo - , gli
vennero in soccorso fior
di scienziati, i quali
sostennero che il Firmamento non poteva essere come diceva Tolomeo,
ossia la Terra al centro e la sfera delle stelle fisse intorno, con i
pianeti e il Sole che levitavano in mezzo. I telescopi permettevano
di vedere che il Firmamento era molto più grande di come lo
immaginavano gli astrologi. Nuovi corpi celesti apparivano con lenti
più potenti, e soprattutto un cambiamento decisivo nelle valutazioni
del numero delle stelle fu causato dall’arrivo della fotografia. Le
lastre fotografiche su vetro furono inventate per favorire
l’astronomia, professionisti e dilettanti dedicarono le notti
limpide a scrutare e fotografare lo spazio. Nelle enciclopedie di
fine Ottocento si legge che fu l’astronomo dilettante Rosse quello
che mandò di corsa Herschel e Laplace a rivedere le loro teorie
sulle nebulose e sul firmamento, ma il primo sobbalzo a casa degli
astrologi lo causò certamente la prima lastra sensibile esposta per
tutta una notte all’oculare di un telescopio. Dopo questo episodio,
in cui la fotografia decretava la morte scientifica dello Zodiaco e
della teoria di Tolomeo, nonché della ghettizzazione culturale dei
cabalisti, l’astrologia con i suoi oroscopi diventava innocuo
passatempo per distratti lettori di quotidiani. Le stelle fisse erano
diventate di colpo infinite. Dagli avvenimenti successivi la scienza
si divise dalla religione e il Buon Dio non fu più considerarto
l'artefice del cielo e della terra. Il popolo aveva bisogno di
credere – secondo quei sapientoni griffati occhio di horus - in un
altra forma di sapere, la scienza appunto, che non prometteva
paradisi o inferni, ma che decretava la fine della superstizione
magico-religiosa; il progresso era la nuova parola d'ordine, l'uomo
ormai doveva tendere con tutte le sue forze verso un domani radioso.
La scienza rendeva plausibile un futuro in cui le malattie sarebbero
state debellate, la vita prolungata e la tecnica avrebbe permesso di
faticar di meno. La Terra non avrebbe goduto più delle particolari
attenzione del Padreterno, così come ritenevano i preti: un semplice
corpo celeste fra tanti, ecco cos'era in realtà. L'uomo, finalmente
padrone del suo destino, poteva tirarsi su le maniche e intraprendere
la strada segnata dell'evoluzione, senza appoggiarsi più alle
stampelle della magia e dei testi sacri. Che bello: non facevamo più
parte di un piano divino, non dovevamo più credere all'immortalità
dell'anima e alla trasmigrazione dell'essere, in compenso ci
aspettavano tempi succulenti di rivoluzione industriale, vita
domestica confortevole, sindacati, ideologie politiche, guerre per la
libertà, era atomica e informatica, mele mozzicate e banke tutte
intorno a noi. Per finire così: crepiamo di fame per aver prodotto
troppi beni di consumo, i politici fanno da garzoni ai banchieri,
cioè ai manipolatori di capitali, possessori di tutto il sistema di
produzione, che mediante il cosiddetto debito decidono della vita di
famiglie e stati interi, potendoli rovinare come in Argentina, Grecia
e fra poco l'Italia... e tutto ciò che è bello non ci meraviglia
più, perché siamo sempre più alienati e non più presenti a noi
stessi. Evviva, non siamo più figli delle stelle, ma degli stronzi
galattici. Quando si dice il progresso...
(continua)