Natività di Rubens |
C'è bisogno di farsi
avanti ora.
C'è qualcosa che si
sta muovendo là fuori.
Scuoteremo
le cose.
La
nostra è
una visione laterale del mondo, con la coda dell’occhio vediamo
dove lo sguardo dritto non riesce a posarsi. E
per questo, tipico
delle generazioni precarie, la nostra
conflittualità è ben rappresentata dal pessimo
rapporto
con “i sistemi”.
Camminiamo
sull’orlo di un abisso profondo, e non abbiamo idea cosa ci attenda
laggiù. Cassandra
cercò di avvertire i troiani del pericolo che la città correva; ma
non fu creduta. Anche
oggi preferiamo le bugie rassicuranti alle verità scomode. E
intanto, dal
grande ignoto, degli esuli
ritornano.
LA
CHIESA O È SOPRANNATURALE O NON È NIENTE
Passati
indenni (così pare) dalla fatidica e famigerata data del 2012,
sembriamo
destinati
a ridurre
la qualità
della
vita e
a dimenticare
la nostra
natura divina. Insomma,
orizzonti ingloriosi ci attendono. Per fortuna che ci sono i
sermoncini cotti-e-mangiati del papa buonista e finto sempliciotto,
dove emerge un relativismo adeguato alle basse aspettative di tutti.
Sembra volerci dire: la Chiesa povera sì, Cristo un po' meno, quello
che conta è l'equità sociale, meno ricchi e più coscienze libere
di scegliere in nome del pluralismo.
Il Cristianesimo
politicamente
corretto,
diviene espressione dell’amore fraterno, della non violenza e
dell’assistenza. Il
suo nuovo
catechismo
diventa
un corollario al programma di
sviluppo mondiale
Onu+Fao. Risultati? Liturgia
morente, priva del sacro, del canto, svuotata
di bellezza, di grandezza. La novella Chiesa mette il “noi” al
posto dell' “io”. Comunitarismo rivoluzionario e
terzomondismo.
Pare di
tornare
ai moti del '68. Ma il rapporto col divino è composto da me-e-Dio.
La ricerca del sacro è un fatto individuale, non collettivo. Va
oltre la morale e i buoni sentimenti. Oltre lo stato sociale e il
lavoro che nobilita l'uomo.
Oltre la coscienza volterriana che salva. Oltre il
tutto.
Si
dovrebbe tornare al centro. Una sana filosofia (base solida, occhio
per l’invisibile, insomma la tradizionale metafisica); una visione
spirituale della storia; un occhio all’onda montante di antinomismo
cosmico (rivoluzionari, progressisti, radicali); e attaccarsi a Gesù
(incarnato, morto e risorto). Una ricetta semplice semplice. Tra
le ultime uscite di papa Francesco, c'è da segnalare la sua tirata
d'orecchi ai cattolici “sprovveduti” che seguono veggenti e
santoni. "La curiosità ci spinge a voler sentire che il
Signore è qua oppure è là; o ci fa dire: “Ma io conosco un
veggente, una veggente, che riceve lettere della Madonna, messaggi
dalla Madonna”. “Ma, guardi, la Madonna è Madre! E ci ama a
tutti noi. Ma non
è un capoufficio della Posta, per inviare messaggi tutti i giorni”.
“Queste novità – afferma il Papa – allontanano
dal Vangelo,
allontanano dallo Spirito Santo, allontanano
dalla pace e dalla sapienza,
dalla gloria di Dio, dalla bellezza di Dio”. Perché “Gesù dice
che il Regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione:
viene nella saggezza”. Ora, non credo di mancare di rispetto
alla
più alta autorità spirituale di Santa Romana Chiesa, se dico: chi
può
decidere come dove e quando la Madre Celeste si manifesta?
Credo, tra l'altro, che sia assai raro che il divino si presenti
a papi vescovi e cardinali, e questo la dice lunga sui criteri del
Cielo. Se qualcuno, anche di biancovestito, volesse mettere i
paletti
a Dio, commetterebbe
un tragico, funesto
errore.
Le commissioni vaticane istituite
per valutare la genuinità di miracoli e apparizioni, hanno una loro
utilità, ma son composte da esseri umani, seppure esperti. Quando
il sacro irrompe non ci sono protocolli che tengano.
«Duecento
anni prima di noi e delle nostre domande e controversie, nel Tibet
del XVIII secolo, sotto il quinto Dalai Lama, avvenne un fatto degno
di nota. Un giorno Sua Santità vide, da una finestra di Patala, il
suo palazzo-tempio-monastero, qualcosa di straordinario:
la dea Tara, secondo il rito buddista, girava intorno al muro che
circonda l’edificio. Il giorno dopo, alla stessa ora, si ripeté il
fenomeno e così tutti i giorni. Dopo una settimana di vedetta, il
Dalai Lama e i suoi monaci scoprirono che, ogni giorno, proprio
nell’ora in cui appariva la dea, anche un povero vecchio girava
intorno al muro recitando le sue preghiere. Interrogarono l’anziano:
la preghiera che recitava era un poema-orazione a Tara che, a sua
volta, era una traduzione da un testo sanscrito in onore di
Prajna-paramita. Queste due parole significano la Perfetta Sapienza,
espressione che designa la Vacuità. È un concetto che il buddismo
Mahayana ha personificato in una divinità femminile di indicibile
bellezza. I teologi fecero recitare il testo al vecchio.
Immediatamente scoprirono che il pover’uomo ripeteva una traduzione
difettosa e lo obbligarono a imparare la traduzione corretta. Da quel
giorno, Tara non apparve più» Octavio
Paz, Passione e lettura,
tr. it. di M. Finassi, Garzanti, Milano 1990, pp.69-70.
"Per
quanto riguarda il cristianesimo delle società industriali, [..]
esso ha ormai perduto i valori cosmici che possedeva ancora nel Medio
Evo. Benché il cristianesimo urbano non sia necessariamente
"degradato" o "inferiore", la sensibilità
religiosa delle popolazioni urbane ne è gravemente depauperata. La
loro esperienza religiosa non ha più alcuna "apertura"
verso il Cosmo. È un'esperienza strettamente privata;
la salvezza è un problema tra l'uomo e il suo Dio; [..] in questi
rapporti: uomo-Dio-Storia, il Cosmo non trova alcun posto. Ciò fa
ritenere che, anche per un cristiano autentico, il Mondo non è più
considerato opera di Dio." Mircea Eliade, Sacro e profano
FINE
DELLA CIVILTÀ ITALICA
L'Italia
sta morendo
e insorge il
caos a
passo di corsa.
Non
faccio il menagramo di mestiere, ma chi abbia ancora l'intelletto
sano converrà con me che la festa (se ci fosse mai stata) è finita,
gli alleati tolgono
la maschera
e a noi resta solo da sparecchiare.
Il
livello
di tassazione sulle imprese è
il
più
alto dell’UE e uno dei più alti al mondo,
osserviamo
e subiamo l’inefficienza
istituzionale, l’incapacità di porre un freno all’invasione di
prodotti industriali a basso costo dell’Asia e del vuoto
che la vera politica ci lascia,
investiti
da menzognere affermazioni di “ripresa”. Per
tutti questi motivi e
per altri ancora,
in
meno di una generazione non resterà più nulla dell’Italia come
moderna nazione industriale e,
soprattutto, come officina di civiltà.
Lo
stellone questa volta non ci salverà e a nulla varranno piagnistei e
tardive rivolte. Siamo falliti. Fallito lo Stato per ingordigia e
avidya e noi, beh, falliti
per non aver alzato la testa prima di esser condotti al mattatoio.
L'alta
finanza internazionale ha già decretato la nostra rovina, scritto
nero su bianco e
controfirmato
dalla
cricca infame che ci governa. Loro uccidono i popoli, sgrassandoli
fino all'osso. Eppure 'sti tiranni hanno volti e nomi, a volte
compaiono in tivvù, ma nemmeno il papa ha il fegato di puntare il
dito su di loro: troppi interessi, troppi intrallazzi, troppa merda.
Sento
in giro l'aria che tira ed è pesante, stagnante. Ci balocchiamo
ancora con giocattoli elettronici per attaccarci a qualcosa, consci
che morte le ideologie, sotterrati da tempo gli ideali, cosa ci
rimane? Più buche che strade, più banke che luoghi santi, più
nevrosi che passioni, più viagra che amore, più sesso che eros: e
come se non bastasse, i mass media ci tormentano con la
normalizzazione, con grafici di Borsa e mille cazzate sparate a
raffica. Intanto Madrenatura si vendica ferocemente su tutto ciò che
incontra, memore delle porcate dello inner circle dei
sinceri democratici yankee, illuso di manipolare
il clima a fini bellici senza pagar pegno.
Auspico
un paese che abbia dell’umano una percezione celeste. Perché è
dall’uomo, dall’idea dell’uomo che bisogna partire non
certamente dall’Imu. Credo
che l'ideale sarebbe un
cristianesimo cosmico, privo
di apparati e banke,
ma
ricco di riti simboli miti.
Auspico uno
stato minimo che si occupi
dei beni ineludibili come acqua
luce e gas, onde evitare speculazioni da parte dei privati.
Fondazioni per la cultura e sanità che
garantiscano a tutti l'accesso e tutelino i meritevoli e i meno
fortunati. Imprese solidali per
l’economia. La lezione di Dumezil. Che fu anche di Steiner e di
Adriano Olivetti. Forse più
che un sogno, è una predizione per
dopo il Diluvio.
La
mia analisi dello stato delle cose sarà pure grossolana, uno
zibaldone di idee e di polemiche, ma provate a smentirla se ci
riuscite. Ci chiediamo, mi chiedo: dove andremo a finire? C'è una
fine per tutto questo? Ha un senso quanto ci accade? Quanto di tutto
ciò è attribuibile al nostro agire e quanto è indipendente dalla
nostra volontà?
Non
tocca a noi dominare tutte le maree del mondo, il nostro compito è
di fare il possibile per la salvezza degli anni nei quali viviamo,
sradicando il male dai campi che conosciamo. (John Ronald Reuel
Tolkien, Il Signore degli Anelli - Il Ritorno del Re)
Durante
le mie lunghe passeggiate ho capito che il valore della civiltà del
mio impero non riposa sulla qualità dei cibi ma sulla qualità delle
esigenze e sul fervore del lavoro. Questo valore non è dato dal
possesso, ma dal dono di sé. E' civilizzato innanzi tutto
quell'artigiano che si ricrea nell'oggetto; in compenso egli diviene
eterno, in quanto non teme più di morire. Ma quest'altro che si
circonda di oggetti di lusso comperati dai mercanti, non ne trae
alcun vantaggio se non ha creato nulla, anche se nutre il suo sguardo
di cose perfette. Conosco quelle razze imbastardite che non scrivono
più i loro poemi ma li leggono, che non coltivano più la loro terra
ma si fondano anzitutto sugli schiavi. Contro di loro le sabbie del
Sud preparano incessantemente nella loro miseria creatrice le tribù
vive che saliranno alla conquista delle loro provviste morte. Non amo
chi è sedentario nel cuore. Quelli che non offrono nulla non
divengono nulla. La vita non servirà a maturarli, e il tempo per
loro fluisce come una manciata di sabbia disperdendoli. che cosa
offrirò a Dio in loro nome?
Antoine de Saint-Exupéry,
Cittadella
L'Italia
crolla? La Patria l'abbiamo dentro il nostro cuore e non può morire.
Nel nostro profondo arde un fuoco che è più forte e più grande di
quanto noi possiamo immaginare, non ci resta che far ardere queste
fiamme in noi e diventare “lanterna nella notte”.