LA
CONOSCENZA E’ DIETRO L’ANGOLO. LA SFIDA E’ SAPERE DOVE SVOLTARE.
I misteri vivono in superficie. Dopo aver trascorso 10anni a fianco di Scandurra, ogni santo
giorno, sperimentando, trasmettendo, vivendo a pieno regime, certe strutture
mentali sono ormai plasmate, certe storie sono rimaste cablate nelle sinapsi.
Di quei formidabili anni ho appreso la capacità di varcare i mondi e la
tendenza a pensare sempre largo, larghissimo, e a non aver paura di tutto
quello spazio. Ho anche imparato a guardarmi le
spalle e, se permettete, vi dò un consiglio: attenti, un Adam Kadmon è già lì pronto ad imbonire e buttare in vacca la
potenza di un immaginario strepitoso. Non vi fate rubare l’immaginazione.
Cercate la verità senza mediatori. Ricordate che un’immagine fatta seguire da
una carica di energia emotiva, diventa una bomba. Magia pura. Tutto il resto è
noia.
Nell’esperienza
mitobiografica che facemmo noi dell’anonima, c’era un problema antropologico di
fondo: che il mito rappresenti un ordine egemonico del discorso va bene, ma che
quest’ordine, secondo gli intellettuali, rimandi unicamente alla
giustificazione del potere, risponde a un’interpretazione pan-politica della
cultura, che elimina ogni possibilità di fondazione che sia comunitaria e non
dispotica. È senz’altro vero che da parte nostra c’è una
presa di distanza dalla Tradizione come Reazione. Noi non vogliamo ri-fondare
nulla, ma ri-trasmettere il nucleo essenziale della conoscenza, libero da
tentazioni ideologiche e politiche.
Il
contenuto (all’osso) del blog è che certi saperi non vanno riservati ai
sapienti, non temo una loro eccessiva circolazione. Purtroppo c’è già, o si sta
sempre formando, una cricca di presunti saggi che lavorerà per noi, così
affermano, lavorerà per scongiurare una Hiroshima planetaria, e rendere
impossibili nuove Auschwitz.
Io
non dico al lettore, come nelle facili trappole acchiappagonzi: tu sarai “in”,
farai parte di coloro che sapranno, qui c’è la ricetta, qui ci sono le
istruzioni, sintonizzati sul mio canale. Sia chiaro che tu ed io siamo “out”,
nel senso che ben poco potremo cambiare in questo mondo. A meno che… Posso
aiutarti a cambiare te stesso se lo vuoi veramente, poi dovrai camminare senza
grucce. L’idea di incidere a livello globale, non solo è utopica ma pericolosa.
I rapporti di forza sono sbilanciati a favore di una cultura totalitaria che
conserva per sé conoscenze ed energie. Ci fanno credere di essere gli unici in
grado di custodirle, per il bene comune. In realtà il Sistema è perfettamente
conscio che mantenendoci in questa perenne posizione subordinata, ci obbliga a
delegare ogni scelta. Viviamo in libertà vigilata e lasciamo ad altri il
compito di gestire la nostra vita. Non ci sono più regimi politici, partiti di
destra o di sinistra; un unico blocco ermetico a prova di rivoluzione, governa
incontrastato. L’esoterico è emerso, la fantasia è al potere e a noi ci
inibiscono l’immaginazione.
Se
non dobbiamo guardare al passato, favoleggiando su impossibili recuperi
dell’originario nella forma del politico, come evoliani neopagani e guenoniani
vorrebbero fare, salviamoci comunque dall’accettazione acritica della
modernità.
Con
Il Grande Ignoto mi sono ripromesso due cose, ma non so quanto ci sia riuscito:
1) evitare il tono oracolare;
1) evitare il tono oracolare;
2)
divulgare, che contenuto e stile non siano in contraddizione; divulgare
sempre, perché il sapere va trasmesso senza distinzioni.
Sono
per la socializzazione dei saperi. E dico al lettore: io sono al tuo stesso
livello, ho soltanto avuto l’occasione fortunata di incontrare un
maestro-non-maestro e ricevere energia e sono uno a cui piace trovare
collegamenti tra cose apparentemente slegate. Discutiamone insieme.
SPIGOLATURE NEI CAMPI DELLA
CONOSCENZA
Le
pagine che seguono non hanno nessuna pretesa di formare un testo organico. Non
ne sarei nemmeno capace. Riflettono la frammentarietà che le ha ispirate. La
Vita di ognuno di noi può essere raccontata solo a stralci, episodi significativi
o ritenuti tali. Siamo fatti a capitoli e solo uno è a nostro appannaggio, il
resto è già scritto da qualcun altro. Ciò che conta è capire come riempirlo, o
meglio, accenderlo.
Ormai
chi mi segue con pazienza e determinazione, si sarà fatta un'idea di fondo sui
concetti principali del blog. Di seguito ce ne sono altri, alcuni noti e altri
nuovi.
CRONOENERGETICA
“Uscendo da un negozio nel quale si era
recato per acquistare un dopobarba, un signore di mezza età, serio e
tranquillo, si accorse che gli avevano rubato l’Universo. Al posto
dell’Universo c’era solo una polverina grigia, la città era scomparsa,
scomparso il sole, nessun rumore veniva da quella polvere apparentemente del
tutto abituata al proprio mestiere di polvere”. Centuria di Giorgio Manganelli
Qualunque
sia il percorso cognitivo che scegliamo di compiere, dobbiamo adattare i nostri
concetti all'esperienza. Il Tempo è l'oggetto del mio scritto, ma non mi
limiterò soltanto a parlarvene, mentre state leggendo lo sperimenterete. Beh,
intanto affronterò l’argomento non da filosofo, perché dovrei appartenere a
qualche corrente culturale e odio gli spifferi e poi, gli unici specialisti che
apprezzo non hanno scuole e non fanno testo (Luigi Podestà e Lorenzo Giusso), e
nemmeno da fisico, non ho fatto studi regolari, sono un irregolare per
principio e pure obiettore di patente. Lo farò alla mia maniera.
La
storia umana è avida di futuro, ma l'uomo è abisso di passato. Le zone di
confine le oltrepassiamo purché saremo in grado di rinunciare a ciò che ci lega
all'entroterra. I grandi cambiamenti, singoli e collettivi, richiedono tutta l'energia
a disposizione e, spesso, non è sufficiente. Siamo legati mani e piedi a
strutture mentali prefabbricate da una civiltà in declino, superba quanto
idiota, e per andare oltre, per avvicinarci alle zone di confine, dovremo
rivolgerci alle potenze ancestrali che dimorano, in esilio, dentro di noi. Ne
saremo capaci?
C’è una
regione non particolarmente grande nell’intersezione dei Nove Mondi, dove
staziona l’energia che produce il Tempo. Già, non c’è cosa che non derivi da
una forza. Il Tempo ci arriva, perciò, ed è aperiodico fino ad
esaurimento scorte. Non è un flusso costante, quindi, e l’ho potuto constatare
in tanti “momenti” della mia giornata: consumo meno tempo o addirittura niente,
se la mia mente trova una breccia nel presente, il mio stato di coscienza si
espande per una qualche ragione e copre lo spazio dove il tempo dilaga
ordinariamente. Ho potuto constatare alcune caratteristiche peculiari del Tempo
(in seguito anche solo T.). Esso non si diffonde come la luce, ma appare subito
ovunque. Sembrerebbe che il T. unisca noi con tutte le cose dell’universo.
Vado
per scatti, ripetizioni, digressioni, rientri, assoli, insomma uno jazzista
dell’anima alla John Coltrane.
Con lo
spazio e il tempo noi descriviamo il sensibile e l’azione della coscienza in
esso. Spazio e tempo sono prodotti psichici, che la mente relativizza in
situazioni di confine e annulla quando l’attenzione è volta in interiore.
A causa
della globalizzazione del pensiero, ci sentiamo sempre più soli e manchiamo di
integrazione con noi stessi. Abbiamo rimosso una porzione della nostra
totalità, quella più importante, e ne paghiamo le conseguenze sotto forma di
nevrosi e somatizzazioni di ogni genere. Lo spazio e il tempo diventano per
questo motivo sempre di più categorie “prigione”. Non riuscendo a vivere
totalmente, secondo le potenzialità magiche presenti, benché in esilio dentro
di noi, gli angusti limiti in cui gli oscuri ci hanno relegato non ci
consentono di vedere/sentire oltre i sensi. Viviamo col freno a mano tirato,
sempre in riserva, per cosa poi?
Dicevo
delle caratteristiche del T.. L’energia-T è più densa vicino al ricevente di
un’azione ed è più debole nei pressi del trasmittente. Se tiro una freccia
verso un bersaglio, consumo meno T.. Rarefatto, quindi, vicino alla causa e
denso vicino all’effetto. Ed ora veniamo al punto. Ho potuto verificare nel
corso degli anni che il pensiero ha un rapporto con la densità del Tempo. Se
aumenta la frequenza del mio stato mentale, in virtù di qualcosa che ha a che
fare con significati emotivi, animici, spirituali, se contemplo un quadro di
Caravaggio o un tramonto viterbese, o quando mi faccio sommergere dalle onde di
forma della cattedrale di Chartres, o ascolto Selling England By The Pound;
beh, si alza la frequenza e percepisco pure un mutamento della densità
temporale. Perfino a livello geografico posso constatare tale fenomeno. A Nord
il T. è più denso e le facoltà sopite della mente sono più libere di
manifestarsi. Più vivi in uno spazio libero, con poche cose, e più denso è il T..
Materia e gravitazione influiscono sulla densità del Tempo. Un consiglio:
liberate la vostra stanza da orpelli, da oggetti che non usate abitualmente,
siate spartani non vi fate infinocchiare da Ikea. Insomma, ogni energia genera
una corrente che interagisce a gradi diversi sulle cose e sul vivente.
Leggetevi Lettere dal deserto, di
Carlo Carretto, è un buon compendio sul recupero di uno stato interiore
altrimenti smarrito e del tempo completamente dilatato, quasi fermo che si
realizza in condizioni estreme. Interessante è pure il libro di Piero
Camporesi, La casa dell’eternità, sui territori perduti del mito contro
una modernità ubriaca di eccessi sensoriali.
Sempre
a proposito del Tempo. Esso si manifesta come una sequenza di eventi e di
pensieri che può essere però interrotta. Percepire il T. è prerogativa della
nostra mente perché vincolata da s/t. Se riuscissimo a togliere dalla nostra
mente la contrazione spazio/tempo, la consapevolezza si espanderebbe in
Coscienza: l’atomo infinito si fonderebbe con la sua Realtà universale.
Normalmente ciò che è inseparabile viene diviso dalla mente, quindi la nostra
stessa vita è condizionata in maniera determinante. Ma se vivo un momento
felice il T. si consuma velocemente – stato di intensità -, ma se il momento è
difficile, triste e doloroso il tempo è lunghissimo. Se mi annoio il tempo è
lungo, se mi diverto diventa corto. Il Tempo è elastico, io lo individualizzo a
secondo del mio stato interiore, lo contraggo o lo allungo. Dire che il T. sia
soggettivo, non rende bene: esso è consumabile, spendibile relativamente al mio
movimento interno e ne usufruiscono anche le persone che mi stanno vicino. Se
lo consumo vuol dire che sto bene, se lo attendo esso non trovando resistenza
mi sfianca e quindi vivo male. Se non sono attaccato alle cose, non vengo
consumato dal tempo, perché libero dai lacci del divenire, evito le onde delle
dissipazioni terrene.
“Il mio
Regno non è di questo mondo”, ci ricorda Gesù, è un luogo-nonluogo non soggetto
alla struttura limitante s/t e chi lo cerca entra nella casa dell’eternità.
Gesù ci ha dato una formidabile verità, né teologica né filosofica, ci ha
indicato una breccia, una coordinata fantastica per entrare nel Regno di Dio,
aggiungendo un ulteriore dritta: che esso è dentro di noi. Che significa? Beh,
non cerchiamo unicamente gerarchie umane e istituzioni, poiché il Regno ce lo
abbiamo vicino al cuore, in quella particella divina, quell’atomo infinito. Il
Vangelo è un manuale di cosmonautica interdimensionale, un libro di istruzioni
celeste, altro che trattatello moralistico e compendio di sermoncini ad uso e
consumo di bigotti e baciapile: Esso ha una forza rivoluzionaria mal recepita e
peggio attuata.
Il
tempo non è uniformemente distribuito nello spazio, ci giunge a marea e noi
abbiamo facoltà di uso a tal punto da limitarne la sua energia abrasiva.
SPIGOLATURE
NEI CAMPI DELLA CONOSCENZA 2
I nemici dell’uomo sanno che
distruggendo l’integrità dell’adolescente hanno in mano l’arma per il dominio
su ogni cosa. Think tank, pensatoi mondialisti, stanno realizzando l’asilo
psicanalitico dove i bambini soddisfano, sotto gli occhi divertiti delle
educatrici, i loro impulsi sessuali. Ci dicono i progressisti illuminati che
sprofondando nelle nebbie asfissianti dell’eros, nello sfogo orgiastico e nella
forsennata depravazione si raggiungerebbe la liberazione. Ma di cosa? Come se
non bastasse c’è chi teorizza (solo?) lo stupro per fini sacri. Uno sperduto
Zolla, tanto amato nei salotti tradizionalisti ma spesso frainteso, proponeva
di farsi possedere da un dio (quale?) come tecnica iniziatica possibile per
l’uomo moderno. Una nota scrittrice italiana considera l’incesto come
fondamento della civiltà. Violare i tabù è l’ultimo atto prima della fine.
La politica esplicita dei
leader è riconducibile a quell’azione petulante dei venditori di stoffe,
magliari indefessi che suonano mille volte alla porta dei potenziali clienti.
Noi cittadini siamo succubi ormai della propaganda e delle trombe della
retorica militante. Ergersi al di sopra del saṃsāra è dura assai, quasi impossibile.
Dobbiamo fare i conti con le correnti del divenire, non si scappa. Si fa presto
a dire, come sostengono gli epigoni di Evola, che bisogna saper cavalcare la
tigre. Quando i servizi pubblici latitano e diventano un intralcio per la vita
della gente, l’economia acefala ti stritola e i governicchi ti vessano con
tasse e prelievi forzosi dai tuoi miseri risparmi, il clima viene alterato
artificialmente e il cibo sulla nostra tavola è modificato contro natura, la
disoccupazione dilaga e ti rende un escluso (Scandurra mi diceva “per gli
uomini da poco è meglio puzzare che essere poveri”) la vita scivola senza meta,
la tecnica ti annichilisce, la malattia decisiva può assalirti senza pietà; a
nulla valgono i sermoncini zen di qualche guru convertito, inutile aderire alla
fisica dei quanti in salsa new age, né ci consola il catechismo socializzante e
orizzontale del papa che piace agli atei. “Risolvere” problemi è termine
sbagliato. Ciò che ci affligge silenziosamente è la tormentosa attesa del
futuro. Occupiamoci del presente. Il futuro non ci appartiene e tutto quanto –
soldi, potere, legami, sentimenti e persino la fede – viene inventato per
fronteggiarlo è un gioco demoniaco. C’è un modo: aggiungendo e straripando.
Apriamo i rubinetti mentali e nulla sarà più lo stesso. La rivolta sarà
invisibile ma devastante contro ogni forma politica tecnocratica. Ritorneremo
all’originario. Utopico? No, ci vuole coraggio e la voglia di rompere le
catene.
Noi, dominatori dell’Io,
siamo sopraffatti dalla tenacia organizzata dei mediocri. Gli incappucciati
adoratori dell’occhio malefico, sono in buona parte psicopatici senza forza
creativa, schiavi di ciò che temono, ma sono tanti e costruiscono reti. Li
troviamo ben inseriti nel Sistema – Stato Chiesa Finanza – e si aiutano più per
convenienza che per lealtà. Un cerchio interno li dirige, ma il 99% degli
affiliati non conosce chi gli sta sopra. Soltanto in Italia sono operative
mille logge, più cinque segrete. Ogni combriccola consta di 30 elementi.
Ebbene, questi illuminati ci governano, ci spiano, e noi fessi nemmeno ne
sospettiamo l’esistenza; quando ce lo ordinano andiamo a votare perché nulla
cambi, paghiamo tasse sempre più ingiuste, crepiamo ogni giorno senza sapere
perché. Siamo democraticamente tiranneggiati dai figli della Vedova, madre più
che nota… Beh, certo che avete capito di chi parlo, dei famigerati massoni, non
quelli che costruirono le cattedrali dedicate alla Vergine, intendo la loro
controfigura recente, la perversa, la mistificante, la blasfema, lucifuga
versione moderna. Sebbene non risiedano sulla punta della piramide (vorrebbero
farlo credere) i liberi muratori sono abbastanza potenti da guidare l’Europa
delle banche e indirizzare la politica degli yankee. Si salva per ora la Russia
di Putin ma non più l’India e la Cina non può permettersi di scontrarsi col
mondialismo massonico, pena l’esclusione dai mercati internazionali. La cosa
che più mi indigna è l’incoscienza di milioni di europei, di italiani in
primis, sulle mire dei reali padroni del mondo. Tale cecità è pari alla viltà
che donne e uomini mantengono nei confronti delle forze oscure all’opera da
almeno tre secoli. Sono dei poveri ignari oppure obbediscono al despota di
turno? Non è importante appartenere regolarmente alla Massoneria, conta la
forma mentis che una parte cospicua del mondo occidentale assume, la sudditanza
verso quei poteri che distruggono la libertà dei popoli, sostituiscono le
tradizioni col pensiero unico, minano l’intelligenza, la volontà e il sentimento
dell’individuo favorendo l’innesto di influenze del basso astrale. Il Nuovo
Ordine Mondiale è un fatto, la nostra libertà è un flebile ricordo.
I marinai ci suggeriscono
che il posto più sicuro sia l’occhio del ciclone, il centro immobile attorno al
quale girano tutti i vortici.
I nostri studi speciali
tentano di rivoluzionare l’attuale malato approccio scientifico e tecnologico
alla realtà della materia (energia rallentata), della Terra. Studiandola come
un essere vivo e come un organismo del Cosmo. Un sistema di movimenti
ondulatori. Di materia che vibra sotto forma di energia e di energia che si
plasma sotto forma di materia completando un ciclo ancora sconosciuto.
Finché ci si inoltra nella
realtà ordinaria imposta come tale, paure e difficoltà sono quelle ovvie,
prevedibili. Le cose si complicano quando si comincia a passare dalla
cosiddetta realtà all’Ignoto. Quando ciò che è invisibile avvolge e rende
confuso, come una nebbia, ciò che è visibile. Quando ci si deve aggrappare a
simboli e a segnali per avanzare. In quei momenti ci si sente come un bambino
smarrito in una grande casa buia. E quello è il vero habitat dell’uomo, che
l’uomo tenta di ignorare.
L’inconscio è un forziere
formidabile che contiene pure fatali sorprese. Il suo polo luminoso attende
ancora di essere scoperto e liberato.
Il metafisico francese
Guènon si è dimenticato di dirci che Agartha è mobile. Si ritrae
all’avvicinarsi del barbaro occidentale, che si impone e agisce nel mondo senza
possedere una proiezione sacra. Quel regno occulto si trova al margine del
Tempo… scorre via. Cercate i punti di confluenza, i collettori metafisici:
possono trovarsi ovunque. Anche dentro di noi. Tuttavia, deve prima
raggiungerci un segnale da quella terra alta, altrimenti tutto è vano.
Saper spostare la sessualità
fino ai centri dell’essere è la Via del Tantra, e ci vuole una condotta casta.
Il filo d’oro resiste. Non
ho perso la connessione col mio Io solare, con la mia autenticità, con la mia
missione. Oso perfino fingere di essere più debole di quello che sono. Ho dei
piani. Ma la febbre psichica scagliata dai goeti mi assale, feroce,
instancabile e mi fiacca, mi piega, fino a rendermi fragile, debole. Già.
Per me la vecchiaia non è
ancora incominciata, perché si incomincia ad essere vecchi quando non si è più
utili a nessuno.
Questo allenamento al
governo di sé, delle proprie parole e dei propri gesti, dell’essere consapevoli
dello spazio nel quale ci si colloca e dell’uso che si sta facendo del tempo,
proprio e altrui, porta a poco a poco a camminare su una sorta di crinale. Lì,
invisibile, corre il filo d’oro di ciò che è essenziale. A noi e agli altri.
Quando auspico la
rivoluzione non mi riferisco a quella con la ghigliottina come strumento
politico, né a quella bolscevica finita in un mare di sangue in nome del
proletariato. La rivoluzione come la intendo io è un processo uni-vivente che
dal baco da seta si giunge per metamorfosi animica alla farfalla e poi si vola.
Non si spara un sol colpo a nessuno, ma ci si trasforma: è la rivoluzione che fa
tremare gli arconti del mondo.
La società, organo del
Sistema, si fonda sulla corsa al primato e all’egemonia sugli altri. Una folle
gara tra topi: anche se vinci resti sempre un topo di fogna.
Proveniamo da un luogo più
reale della vita stessa. La deità in noi splende.
L’ACCESSO AL MONDO REALE
Abhinavagupta, maestro del
shivaismo del Cachemire del X secolo: “Basta parole. Ecco i canti della realtà.
Che ci portino verso il loro tesoro nascosto che altri non è che noi stessi”.
I
pensieri sono cose, dice Scandurra. L’atto del conoscere è incredibilmente
concreto. Il pensiero, prima di osservare e commentare il mondo, parla del
pensiero stesso che è più grande del mondo e lo contiene. Scandurra non ci
parla di concetti, ma opera con entità, mitiche, extracosmiche, trascendentali.
Un esempio del pensare per immagini. Le acque del cielo luminoso, che
ondeggiano al di sopra della volta celeste, sono le stesse che fluiscono
nell’oceano della nostra anima. Attribuiamo, così, valore umano, psichico, ai
processi cosmici e valore cosmico, universale, ai fatti psichici: un’unica
esperienza che fa coincidere le due sfere. La realtà è parallela, il mondo è
parallelo, e noi per aver accesso al mondo reale dobbiamo aprire la porta
stellare, le botole interdimensionali, stando al lessico scandurriano. Una
breccia. Con cosa possiamo dire: apriti sesamo? Espandendo una piccola,
infinitesima particella vivente, quella che ci dà la vita, e che è celata
appena sotto al cuore; essa non è percettibile al microscopio né sezionando il
nostro corpo. Eppure sta lì, da quando Dio ci ha pensato. I pensieri sono cose.
Un atomo infinito che anima, riscalda e illumina la materia che all’improvviso
può estendersi in uno spazio senza misura, avvolgerlo. Una ruga si forma nella
struttura spazio/tempo. Una breccia si apre e i due mondi tangenti si
compenetrano. L'accesso è possibile e comporta la visione del mondo Reale.
Appaiono cose stupefacenti mischiate a cose terribili, ma ciò che vedremo è più
vero di quanto gli scienziati e i filosofi possano mai concepire.
L’Orientalismo
spirituale, o meglio il mercato dello yoga a buon mercato, del buddhismo “fai
da te”, i corsi di illuminazione, dicevo la moda dell’oriente non è meno
problematica della crisi del cristianesimo. Le strade della California come
fuga-programmata-dalla-realtà secondo quanto insegnano all'Istituto Esalen a
Big Sur, ma anche la meta-cultura rock della west-coast degli alfieri Grateful
Dead con gli interminabili happening acidi, hanno contaminato quanto di
praticabile ci fosse per l’uomo occidentale delle antiche culture dell’India.
Ai neofiti nostrani manca quella profonda consolazione indiana consistente nel
sapere che ogni percezione è inganno, peggio, un inganno autoindotto. Un punto
di vista conservato nel concetto indù di Maya. Come risultato, troppi ingenui
fans prendono la mascherata per un fatto incontrovertibile. I guru, loro
padroni di casa e padri spirituali indiani, non li aiutano ad acquisire la
quiete che proviene dalla capacità tutta orientale di scorgere in una pletora
di contraddizioni l’affermazione capace, letteralmente, di sgomberare la mente.
Passare dalla monomania dell’Occidente alla multimania dell’Oriente è doloroso.
È come cambiare sesso. Troppi volenterosi scoprono che cambiare il proprio nome
non comporta cambiare i propri organi vitali. Gli scorbutici vecchi signori che
vivevano nelle giungle dell’India varie migliaia di anni fa e che produssero Le
Upanishad sapevano molto bene i pericoli insiti nel volersi aggrappare a ciò
che non si è in grado di sentire. Ecco perché costringevano i curiosi ad
attendere per anni prima di rivelare loro, quasi controvoglia, la saggezza, ed
ecco anche perché rifiutavano di scrivere tali conoscenze, insistendo affinché
fossero trasferite oralmente da maestro a discepolo. È esattamente la
differenza che c’è tra l’essere preso a calci nei denti e leggere una
descrizione di cosa significhi essere preso a calci nei denti. Taluni la
definiscono esistenziale. Ciò che vedi è ciò che sei.
La
percezione della totalità giunge improvvisa come una
schioppettata, e lo spirito barcolla pieno di invisibile. La visione di questa
realtà è talmente intensa da rischiare di bruciare la salute mentale del
predestinato, che passerà poi il resto della sua vita a cercare di dimostrare
con i miseri strumenti della logica la verità che ha percepito in modo assoluto
in un attimo. Vita che dopo quella incommensurabile visione potrebbe anche
diventare misera e inadeguata. Credo pure che l’adesione estrema ai principi
razionali, al rigore della logica possa in parte essere interpretato come un tentativo di autodifesa della nostra psiche per
cercare di esorcizzare le energie che
ribollono nel nostro inconscio ed illudersi di tenerle
sotto controllo.
NUOVE FORME DI VITA
A noi dell'anonima talenti,
consapevoli dei limiti della realtà cui apparteniamo, sin dai primi passi degli
anni Settanta, ci è stato richiesto grande discernimento e ancora un lungo
tempo di decantazione prima di procedere ad una compaginazione nella vita
cosmica. Da quando, il 1971, ho iniziato la vita nuova ho visto nascere diverse
comunità, spesso composte di due o tre neofiti, sia in Europa che in Italia:
almeno una decina di tentativi falliti e le loro fatiche, sovente
preziosissime, sono andate disperse. Non è questo il luogo di indagare su
motivi e vicende che non hanno consentito la prosecuzione di quelle esperienze,
ma vanno ricordate come richiamo rivolto a tutti: a stagioni di effervescenza e
di rigoglio di novità, segue sempre un tempo di purificazione. Ciò è
determinante per dare ordine e connessione a realtà così variegate e in
movimento. Già solo concepire la Vita oltre le apparenze, e poi, sperimentare
nuove dimensioni, comporta una fermezza esistenziale e una robustezza nervosa
fuori dall'ordinario. Ve lo garantisco. Dentro/fuori – cioè l'Immersione in
Varchi Interdimensionali - è una pratica impegnativa su più fronti, almeno agli
inizi, l'entusiasmo e il desiderio prevalgono sul resto, tuttavia sia l'astenia
(prima seria patologia rilevata) che l’ipertensione sono effetti collaterali
con i quali fare i conti. Nei miei racconti IUS, non ho rimarcato a sufficienza
le difficoltà di rientro su questo mondo. Di là è meno gravoso ambientarsi,
diciamo così, l'energia è uniformemente diffusa ed è intensissima, ti sorregge,
ti ossigena; qui è tutto rarefatto, debole, come se il Tempo avesse sgretolato
l'originaria potenza della Creazione. A Terranusi, per esempio, ti senti forte
e lucidissimo, ritorni sulla Terra e sei privo di forze e non perché le consumi
sull'altro piano come potrebbe credersi, ma ti rendi conto come effettivamente
stai. Il dentro/fuori mette a nudo la tua condizione reale su questo azzurro
pianeta, che è quella di uomo bloccato, limitato, piegato.
Un altro effetto rilevato dall'IVI,
è quello di sperimentare barlumi precognitivi che dimostrano, se ce ne fosse
bisogno, che il destino e la rigidità spazio/tempo non sono assoluti. Insomma,
ciò che dovrà accadere fra un secondo non è deciso a priori, almeno in parte.
Torna il concetto scandurriano che il pensiero è una cosa tangibile, è
costruttore di eventi, che dà energia e forma al nostro futuro. L'energia che
acquisiamo frequentando un’altra dimensione, è una sostanza sottile,
impalpabile, che mantiene le sue capacità anche al ritorno sul nostro mondo,
almeno per alcuni giorni. Di cosa è fatta la sostanza sottile di cui vado
parlando? È l'alamithal, la forma matrice del pensiero su cui viene
fatto il corpo fisico e la base strutturale per compiere le guarigioni
considerate miracolose, le percezioni extrasensoriali e altre facoltà
straordinarie. Ogni pensiero produce un'onda di alamithal. In altre dimensione
la sostanza sottilissima è diffusa ovunque e ad alta intensità, perché i popoli
sono veramente liberi, nel loro interno fluisce copiosamente il potere della
mente che inonda tutto; solo da noi la forma matrice è peregrina a causa della
distorsione mentale dell'umanità, ma ci sono eccezioni. La mia non è una
interpretazione, è un fatto: l'uomo attuale è contorto e limitato mentalmente.
I famigerati rubinetti mentali, nella migliore delle ipotesi sono interrotti e
quindi chiusi. La mente degli esseri di altre dimensioni – in gradi differenti
di intensità – funziona come un piccolo pozzo di pensiero, immerso nel grande
oceano dell'energia pensante, l'alamithal.
Eppure millenni fa, ci avevano
insegnato la retta condotta. Noi siamo ciò che pensiamo, nel senso letterale.
Tutto quello che siamo nasce dai nostri pensieri. Gesù ci dice ogni giorno:
chiedi e ti sarà dato; se hai fede, cioè se sei ben disposto, aperto, connesso,
nulla ti sarà impossibile. Purtroppo sofisti-preti–politici-mercanti ci hanno
impedito di essere quello che veramente siamo, dei creatori, in cambio di che cosa?
Di una vita effimera, precaria, piccoli banali automi che annaspano senza
bussola.
La sostanza intrinseca della nostra
mente, il pozzo nell'oceano, la parte che contiene il tutto, non è isolata, ma
partecipa alla realtà in maniera eminente, decisiva per la Vita di ogni essere.
Questo concetto non è nuovo, è lo stesso che troviamo espresso
nell'affermazione evangelica “il regno dei cieli è dentro di voi”. Per
conoscerlo dobbiamo lasciarci dietro il regno fatuo del mondo, riduzionista,
materialista, il vecchio regno dove viviamo come sudditi. Difficile a dirsi,
eh? Non è certo facile far tacere il rumore di fondo della mente, bloccare o
deviare il traffico di idee che arrivano ininterrotte attraverso la rete
stradale della psiche, e incominciare a viaggiare dentro di sé: complicato.
Eppure è alla portata di tutti. Questa è una mia battaglia concettuale. Il
pozzo oceanico, il Regno di Dio è presente in ognuno di noi e non è prerogativa
di pochi eletti, fortunati per chissà quale configurazione astrale. Tutti noi
possiamo attingervi grazie ai talenti, quelli sì variabili in numero e
qualificazione. I talenti sono doni, e per ragioni che noi uomini non possiamo
comprendere, sono elargiti in misura diversa; detto questo, non c’è motivo né
alibi per non perseguire il Risveglio, la capitalizzazione di questi doni
incommensurabili. I talenti sono strade, canali preferenziali che attraverso i
rubinetti, una volta aperti, formano correnti mentali che si allargano a
dismisura, permettendo così di connettersi al pozzo insondabile ove tutto è
conscio e tutto è Uno. Il primo passo per la grande avventura della coscienza,
è di compiere un profondo spostamento di attenzione. Siamo fra picchi e abissi,
cadute e ascese. Si tratta di svuotarci dalle consuetudini, rifiutando quel
processo serpentino di acculturazione che ci allontana progressivamente dalla
sorgente. Spostare l’attenzione: tra spirito e sensi si innesta un nuovo
equilibrio. Così i sensi confluiscono nel centro del puro pensiero, assorbendo
quell’etere sottile, l’alamithal, l’elisir che inconsciamente cerchiamo da
quando siamo nati, confinandolo ai giochi dell’immaginazione. Impariamo ad
usare i sensi dell’esistenza uniti ad un altro, la quintessenza, che li fonde
aumentando il livello. Si allargano le risultanze di antichi confini da
superare, come quello di pensare insieme agli altri. Cessano le ostilità. Ci
accorgiamo che per il vecchio Io, tutto era complicato e la razionalità
prepotente. Ora, ogni elemento si coagula nell’essenza. Sembra una favola,
invece è la realtà e noi ci siamo appena entrati. Ci vestiamo di chiarità e ci
svestiamo delle abitudini, ma soprattutto ci disincagliamo dall’Ombra che ci
impedisce di prendere il largo.
La mia esperienza? Rapsodica,
purtroppo, ma vivaddio, stupefacente. In quei frangenti incredibili, sento di
avere un senso unico che tutti gli altri ingloba, come uscire da un veicolo
spaziale e sentire di essere il fondo di ogni essenza pulsante. Emerge una
vibrazione che invade ogni fibra superstite e irrora la mente, pensiero per pensiero.
Ecco, mi sento investito da un’onda luminescente, vibrante, tiepida di
benessere. Emerge il ricordo dell’utero materno, ma senza la fretta di uscire.
La Vita finalmente comincia. Caspita, capisci che prima eri un dormiente. Ora
impari che tutto è Uno, per davvero.
TUTTO INIZIA DAL CORPO
“Il
lumen si prende, ma si dà anche – ribadisce Scandurra – nel momento in cui hai
la responsabilità, il privilegio e la gioia del dentro/fuori, si attiva
qualcosa di organico. Nell'affrontare quest’avventura si avvia una
trasformazione che ha un effetto diretto sulle cellule. Noi lavoriamo partendo
dal corpo, quindi da una sensazione che risveglia un’emozione destinata a
salire e diventare sentimento e pensiero. Lo sentiamo questo cambiamento, esso
è un brivido, siamo antenne che devono essere sempre captare: è un onore ma
pure una condanna. Lo capirai in seguito.”
Scandurra
mi ha aiutato a buttare giù i muri che mi ero costruito già a 13anni, perché
tra fare ed essere c’è un mondo. E la tecnica, nel peggiore dei casi, può
bloccarti. Nel migliore, liberarti dalla tecnica.
IL POTERE DEL PENSIERO
La
ragione per cui è così difficile cambiare dipende anche dalla fisiologia
cerebrale. Il cervello è composto di un network di 13 trillioni di
interconnessioni tra billioni di cellule nervose. Ogni volta che elaboriamo un
pensiero, creiamo un sentiero neurologico nel cervello. Più lo pensiamo e lo
ripensiamo, più il sentiero diventa profondo, e più facilmente ci accadrà di
tornare con la mente allo stesso pensiero, come una forza magnetica, questo ne
indurrà altri della stessa qualità vibratoria. La battaglia per la mente è la
battaglia per i contenuti delle sue immagini. Scandurra ci avvertiva che lo
sforzo per il controllo dei contenuti della mente non si deve manifestare solo
in sedute di meditazione, ma in ogni momento della giornata.
Ogni
volta che il rancore, uno dei maggiori responsabili delle tossine psicofisiche
che creano le malattie, insieme alla depressione e la paura, si fanno strada dal
nostro cuore alla nostra mente, possiamo usare la forza di volontà e lo stato
meditativo (quello continuo) per allontanarli, e precisi esercizi di
immaginazione per sostituirli: non sforzarti ad allontanare un pensiero molesto,
sostituiscilo con un pensiero rinforzante, elevato.
Le
nostre abitudini mentali rimangono a volte testardamente impresse in noi finché
non compiamo un atto coraggioso, che dimostra la nostra disponibilità (il vero
significato della fede) a cambiare: allora riceviamo aiuto copioso da Dio per
realizzare con successo l’intero processo di trasmutazione.
Come
un cabalista di vaglia, Scandurra ci invitava nel cammino verso il
risveglio, a sperimentare ogni giorno l’apertura
del Mar Rosso almeno 50 volte, per poter dire di combattere le tendenze mentali
distruttive.
O
ci angelizziamo o ci animalizziamo. Come evitare di essere attirati verso il
basso? Trasformando ogni cosa in ascesi. Allargando l’angolo della coscienza,
della consapevolezza che in ogni istante possiamo trasformare la materia e
portarla alla “sua” luce. Cos’è il bene? Solo ciò che allarga la mente. Che cos’è
il male? Ciò che la restringe, ciò che la chiude nel buio della negazione. Ogni
nostro gesto, quando usciamo dalla prigione dell’Io, è in grado di cambiare il
mondo, di guarirlo, di conquistare la purezza originaria. Viviamo in riserva
vitale, perché non stiamo usando l’energia degli avi. È la depressione del
mondo che passa attraverso di noi. Dobbiamo smetterla di personalizzare l’energia
della Vita - l’anima mundi degli
alchimisti - che altro non ci chiede se non di essere riconosciuta e quindi
innalzata. Risuoniamo con l’Universo. Smettiamola però di parlare con noi
stessi, di lamentarci, di dirci un sacco di cose inutili. Le parole che
diciamo, diventano, nel bene e nel male, chimica del cervello, carne della
nostra carne. Poche parole luminose possono accenderci.