Chi legge "esamini tutto, ma ritenga solo ciò che è giusto".

La mente non è un vessillo da riempire, ma un fuoco da accendere.

domenica 9 ottobre 2016

Presagi dalla fine del mondo



Il povero di spirito è uno che non ha nulla tranne che una cosa per cui e di cui è fatto, cioè un'aspirazione senza fine, un'attesa senza confine. Io non aspettavo nessuno, eppure Gesù è da sempre lì che mi aspetta. Che qualcuno si innamori di ciò che ha innamorato me. Il desiderio è che quello che uno ama diventi per tutti, che anche gli altri possano essere presi da Cristo che mi ha preso. Ma per questo, perché sia così, noi dobbiamo ardere, letteralmente ardere di passione per l’uomo, perché Lui lo raggiunga. Il fuoco ha da ardere. È testimonianza, è esperienza provata, penetrata, vissuta, sentita, inevitabile, inesorabile, sovrabbondantemente evidente.

Esiste un nesso reale tra le cose più inaspettate e peggio assortite. Le stranezze hanno legami troppo subdoli per venire percepiti. Ma se vogliamo vedere dobbiamo esser disposti a pagare un prezzo altissimo: la vigilanza incessante. Ma attenti, dal punto di vista giornalistico (sia esso scientifico che cronachistico), la verità esiste per venire violentata. L’unica volta in cui si rispettano i fatti è quando fa comodo pubblicarli. Altrimenti, è meglio rifilare al pubblico un mucchio di bugie. Per il gazzettiere è piacevole: gli dà un senso di superiorità sui gonzi che gli credono, oltre ad assolvere il compito per cui è pagato dal padrone.

Ci sono tantissime cose che accadono intorno a questo pianeta e di cui la scienza non sa nulla, ma ce ne sono di ancor più numerose che succedono nelle anime degli uomini, di rado avvertibili. C’è una costante di struttura fine che collega l’uomo antico a noi, se solo riuscissimo a risvegliarla, vedremmo cose raccapriccianti e immagini sublimi. 

Un antico racconto narra di una lotta epocale che avverrà negli ultimi tempi quaggiù sulla Terra: lo scontro tra Cristo e il suo diabolico oppositore più irriducibile. Combatteranno sul più alto minareto sud-occidentale della moschea degli Ommayadi di Damasco. Gesù da lì farà precipitare l’anticristo. Damasco è la capitale della Siria, e come suggerisce il suo nome, è la Terra della Stella. Un aspetto eminentemente metapolitico, oggi, la pone al centro di una guerra apparentemente più prosaica del mito da cui prendo spunto. Eppure al di là di valutazioni profane, si scontrano comunque due visioni del mondo. Essenzialmente c’è la Russia santa (pur con tutti gli interessi di parte, almeno è sorretta da forze cristiane) contro la Nuova Babilonia, gli Stati Uniti d’America, che opera mascherata da terroristi. Le bombe non sono mai sante, direbbe papa Bergoglio, anche se in altri tempi la Chiesa benedisse guerre e san Bernardo istituì un ordine armato d’eccellenza, quello dei Templari, che condusse per un secolo una formidabile missione sia bellica che spirituale: oggi, però, siam tutti pacifisti, aborriamo la guerra malgrado la vendita delle armi è in crescita, siamo contro la pena di morte e, coerentemente, ammazziamo milioni e milioni di feti umani in nome della libertà della donna. 

Chi è il dajjal, l’impostore anticristico? Un essere nato da madre umana e come padre satana? Un’ideologia? Cosa? È la manifestazione diabolica di una potenza, con poteri così formidabili da sembrare Dio. Conta soprattutto in questo caso valutare i semi che tale essere iniquo ha sparso nelle anime della gente. Conta sapere l’entità del danno che ha apportato alle nostre gerarchie interiori – l’intelligenza, la volontà, il sentimento. Dove si è, infatti, annidato il suo virus devastante, sovversivo del Bene e della Bellezza. 

Va fatto un breve accenno ad un’altra storia. Mi riferisco alla Torre di Babele, non distante dalla Siria. Nimrod, il costruttore di tale orgoglio tecnico, salì su di essa e scagliò una freccia verso il Cielo. Fu un atto di superbia e di sfida a Dio, riverberante ancora oggi. Scienza e tecnica sono quella freccia che punta dritta al cuore dell’uomo, sì, perché è lì ove dimora Dio. Nimrod credeva di offendere l’Assoluto, in una tenzone blasfema, ma ignorava di colpire sé stesso fatto ad immagine del Padre. 

Nella moschea di Damasco si dice che sia conservata la testa di S. Giovanni Battista che è stato il precursore di Gesù. Un’altra figura centrale nella Storia Santa è S. Giovanni, autore del quarto Vangelo e dell’Apocalisse. Se il Battista annunciò la venuta di Cristo, San Giovanni Evangelista è in una certa misura il continuatore, perché è colui a cui viene affidata la Madre Celeste dal Figlio morente sulla Croce. I due santi sono l’Alfa e l’Omega messianico, avendo poi lo stesso nome e non a caso, rappresentano il ciclo divino, che come il cerchio non ha inizio e neppure fine. Tutto induce a credere che questi dati tradizionali fanno pensare che un altro ciclo di segno contrario possa essere collegato ai due Giovanni e con ciò, perché opposto, iniziare ad Efeso, ultima dimora di S. Giovanni Evangelista e concludersi così proprio nella moschea di Damasco. 

Trovo un altro legame forte tra i due Giovanni e due eccelse figure bibliche, il patriarca Enoch ed il profeta Elia. Di loro è detto che non sono mai morti. Infatti, Enoch “disparve perché Dio lo prese”, mentre Elia venne trasportato in Cielo su un carro di fuoco. In tal caso gli alieni non c’entrano. Il Libro della Rivelazione ci dice che queste due figure, i Testimoni, torneranno sulla Terra inviati dall’Altissimo, per dar vita alla lotta contro l’esercito di Satana e il suo generale.
Con la fine, certa, dell’oppositore del Figlio di Dio, e con l’esaurimento di ogni potenzialità umana negativa, anche questo certo, finirà il presente ciclo. Si può discutere in che termini avverrà l’ultima battaglia, quella dei due stendardi così descritti da Agostino d’Ippona, ma son convinto che avverrà con tutti i crismi, fisici e spirituali, palese, terribile, da squassare le fondamenta del mondo. Non vi fate ingannare dagli esegeti odierni, che mettono tutto sotto la griglia interpretativa riduzionista, fatta di semantica e antropologia. La vanagloria e la paura paralizzano chierici e scribi, in un mondo in cui l’antica sapienza è dimenticata. Chi ha vissuto più vicino all’origine ha visto con più esattezza la realtà. E ora siam così lontani dall’inizio che poco o niente capiamo della fine, perché poco o niente più vediamo.

Ogni Tradizione, per quanto concerne gli eventi della Fine, indica alcuni eventi caratteristici, tra simboli e fenomeni reali, sostanzialmente uguali. Eppure molti saranno ciechi di fronte a questi segni. Ed è la iattura più tremenda non voler vedere. Un evento su tutti, non lascerà dubbi: un Segno nel Cielo. Ultimo e di grandezza astronomica. Corpi spuri provenienti dal cosmo, arcontici emissari, entreranno di soppiatto nella nostra orbita, mutando l’assetto planetario. Cambierà la faccia della nostra mai abbastanza amata Terra e pure cambieranno il corso delle stelle nel Cielo. Niente sarà più come prima, per usare un’espressione abusata, ma questa volta pertinente come mai prima d’ora.
 
Ciò che ho maldestramente descritto, è quanto avverrà, secondo la Tradizione sacra. Quanto invece siamo distratti oggigiorno da tante cose effimere, dal chiacchiericcio stupido e volgare. Le massime autorità spirituali, si fa per dire, di che cianciano? Fame nel mondo, salari bassi, disoccupazione, corruzione. Tutto si riduce a questioni sociali, anzi, socialistoidi. Come se la missione principale delle Chiese fosse quella di stabilire la pace in terra attraverso un governo transnazionale e un reddito garantito per tutti. Che tristezza. Più che mai abbiamo bisogno di assoluti, di fondamentali, di spiritualità, di scelta di percorsi decisivi. Più che mai, oggi, vorremmo risposte a domande antiche. Ma chi è più in grado di pensare oltre il pensiero discorsivo? Chi oggi è capace di leggere oltre la parola scritta? Di indicare una meta con forza e conoscenza? 

Siamo alla vigilia di eventi cosmici, inusitati, portentosi e terrificanti, almeno per chi sa leggere i segni dei tempi, ma l’ipnosi di massa non dà scampo. Altro segno del Nemico è quello di distrarre le moltitudini dalle cose di vitale importanza.

Sembrano aprirsi voragini nel tempo. Reminiscenze di fatti lontani che affiorano in chi non li ha mai vissuti. Si affollano larve del basso astrale pronte ad apparecchiarsi la mensa. Fate attenzione ad un fenomeno sensibile, non rilevabile ancora dagli strumenti: ciò che esiste si sta ritraendo, dapprima impercettibilmente, poi sarà sempre più evidente il nulla. Come quando c’è la nebbia e nessuno vede più niente, tranne che la nebbia.

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