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Gli analfabeti possono essere straordinariamente intelligenti. È presso di loro che è nato il mio gusto per l’osservazione della realtà più profonda. Quando ero molto piccolo, un pauperillo in quel di Stimigliano (Rieti), accompagnavo i miei amici contadini nelle loro fatiche quotidiane, come governare le bestie, seminare, zappettare l'orto e così via. Mi meravigliavo della loro saggezza pratica. Mi insegnavano i versi degli uccelli, quando cogliere un frutto maturo e quello beccato da un uccellino era più saporito, il mistero del tempo sia meterologico che filosofico. Sì, erano dei filosofi della natura, grazie alla loro eccezionale capacità di ascolto e di osservazione. Custodi del creato. Non sapevano sicuramente declinare: rosa, la rosa, ma conoscevano le diverse specie di grano, d’orzo, d’avena, conoscevano l'erba buona e cattiva. Avevano per indicarle bei nomi, quei nomi che trasformiamo in poemi nelle nostre civiltà libresche. Mi piaceva osservarne l'andatura caracollante, il passo sicuro e sapiente. I contadini non cadono mai. Posseggono il segreto della terra, passano senza difficoltà apparente tra solchi, marane, fossi e senza mai perdere l'equilibrio. Ho così imparato a camminare senza stancarmi e senza far rumore. Ricordo, avevo cinque anni, che rivolgevo spesso ad un contadino di nome Pietro, domande strane su fantasmi, mostri, cose strane nei cieli e lui, si fermava, prendeva un fazzolettone dalla saccoccia e si asciugava il collo dal sudore e incominciava a raccontarmi storie incredibili, mano a mano si faceva più serio, perché le storie diventavano paurose, terribili a volte. Una storia in particolare mi sorprese e mi impaurì alquanto, quella del serpente con le orecchie che lo aveva sorpreso e fatto fuggire più volte. Aveva la testa grossa come quella di un cane, orecchie sporgenti, e il corpo tozzo e squamoso, due metri di carne puteolente. NatGeo e Piero Angela inorridirebbero, ritenendo inattendibili tali fatti, ma a me poco me ne cale. Era, quel mitico serpentone, il mio peggior incubo notturno, fino a quando... Tutto questo vive in seno alla terra, nella sua linfa, nel vento e sotto il cielo. Questo costituisce la vera pedagogia dell’uomo vivo e concreto, a contatto con le cose e con il mistero.
Oggi abbiamo dimenticato chi eravamo per un imbecille ipod. Conoscevamo il segreto dei fulmini e vi abbiamo rinunciato per rincorrere un quark scadente. Eppure in quei campi di grano, una antica potenza ci ricorda ancora ciò che abbiamo dimenticato.
Ma che vuoi,Angelo,chi potrebbe enumerare tutto quello che è andato perduto?
RispondiEliminaAd esempio, sere fa mi erano tornati in mente dei pomeriggi di un radioso maggio del 1957, pomeriggi nei quali mi portavano in bicicletta a prendere lezioni onde affrontare l'esamino che mi avrebbe permesso di accedere alla seconda elementare - avevo allora 5 anni e mi si presentava la possibilità di scavalcare la prima, essendo nato ai primi di gennaio -, ebbene io dico di non aver mai più rivisto simili glorie del mese di maggio quanto a bellezza del cielo e della vegetazione e quanto all'aura particolare di tutto l'insieme.
Tali momenti magici non si sono mai più ripresentati negli anni successivi. E non si trattava solamente di uno stato d'animo mio particolare.
Altro esempio. Nei tempi andati, nella via umida dell'Alchimia operativa si impiegava una strana mucillaggine - il nostoc - che si poteva ritrovare nelle mattine di primavera nei viottoli dei giardini o sugli stradoni sterrati di campagna. Allora di pioggia ne cadeva parecchia e tutto l'ambiente era intriso di una umidità naturale.
Chi l'ha mai più rivista quella misteriosa ed evanescente sostanza?
Domanda finale: il buon Dio darà la possibilità a qualcuno di noi di recuperare tutto ciò che s'è perso per strada lungo i secoli ed i millenni?
Grazie per avermi raccontato alcuni bei momenti della tua vita. Sembreremo passatisti ai più. Eppure tutto quello che è elfico al mondo non può morire. Si nasconde. Sento che presto tornerà a splendere l'aurora.
RispondiEliminaGrazie, Angelo, per questo amarcord. Il mio sogno è un po' quello di Petrarca che vagheggiava un mondo in cui le gioie terrene fossero trasfigurate e spiritualizzate.
RispondiEliminaP.S. Si nota che Paolo è un Capricorno.