Chi legge "esamini tutto, ma ritenga solo ciò che è giusto".
La mente non è un vessillo da riempire, ma un fuoco da accendere.
venerdì 16 aprile 2010
INCONTRO CON UN UOMO STRAORDINARIO - 8
Scandurra mi diceva che l'umanità è sulla Terra per essere felice e non per subire torture fisiche e psicologiche, conseguenti a squinternate credenze che hanno finito per diventare leggi. Ribattevo che la realtà poi ci faceva penare e malgrado le religioni, la scienza, le ideologie, le cose andavano sempre peggio. E lui di rimando: “ Per secoli alcuni grandissimi stronzi hanno generato una fede cieca verso ciò che non si vede e non c'è e una drammatica disattenzione verso ciò che si sentirebbe, solo rimanendo un secondo in silenzio. I preti ci dicono che Dio c'è ma non si vede, che il Regno di Dio c'è ma lo si vedrà dopo nell'aldilà, contraddicendo quanto invece indicato da Cristo. Tutto è sottoposto al giudizio della vista. In realtà si vede ciò che si conosce. Se non conosco Dio come posso vederlo? Basterebbe mettersi in uno stato di vero silenzio, ascoltare prima e sentire poi. Così facendo si incomincia ad apprendere e a conoscere. Se sto zitto, dopo un po' di rumore di fondo come quello del nastrino magnetico non inciso, qualcosa incomincerai a sentire. Un suono profondo, esteso. È l'inizio. Quando tutto è incominciato”. Il maestro mi diventava pure cosmologo.
“Il pensiero non è l'effetto del cervello, come dite voi che avete studiato? Il nerone?”. In questi casi lo correggevo non per fare il maestrino, ma perché mi divertivo un mondo quando interpretava lo zuccarone. “Neurone, Scandurra, alcuni scienziati ritengono che il pensiero sia una proprietà del neurone”. E lui, ridacchiando, terminava col dire: “ Il pensiero non è una proprietà del neurone, ma dello spazio dove si accende. Un suono quindi, sempre una vibrazione iniziale”.
I primi tempi che bazzicavo la bottega magica, chiedevo insistentemente a Scandurra lumi sulla religione, sullo spirito. Mi rispondeva che per fare esperienza di ciò che i professoroni chiamavano il sacro, tutto ciò che bisogna fare era guardare nel cielo notturno: la Via Lattea si estendeva come un lenzuolo sopra i templi della terra, squarciato da stelle cadenti. E mi lasciava così sospeso mentre pronunciava Via Lattea, con un tono di nostalgia infinita. Se non cerchi il potere, mi diceva, allora conoscerai l'universo e vi potrai andare. Ogni uomo è dotato della grande energia vivente, la luce, che è parte stessa della densità multidimensionale del cosmo. Potrai viaggiare in istantaneo se muovi il meccanismo scatenante che lega l'energia pura alla forma materiale. Basta estrarre luce dalle cose, da qualunque cosa.
A due metri dalla mia postazione di fortuna, un cespuglio, di fronte a Scandurra c'era l'uomo proveniente da Atlantide. No, non è l'incipit di un fantasy anni 40, ma è quanto mi è accaduto in un pomeriggio di Agosto, sopra un poggio-stargate a pochi chilometri da Viterbo. Il mio maestro era in grado di comunicare attraverso un sistema psicotecnico – ulteriori dettagli in seguito - con un altra dimensione inserita in un flusso temporale dissimile da quello in cui ci stavamo muovendo. L'uomo, lo avrei saputo poi, aveva un nome, Agur-Ntà, il cui suono lo avvertivo all'altezza del mio sterno.
Agur-Ntà era più antico dei Fenici, degli Egiziani di Ramsete, prima ancora dei testi Veda indù. E me lo trovavo di fronte, imponente, luminoso come forse 12mila anni fa lo erano gli antichi uomini della Terra, fatti di materia ed energia radiosa.
Ad un certo momento Scandurra si girò verso la mia direzione e mi fece cenno di avvicinarmi. A quel punto sentii le mie gambe molli, feci una fatica spropositata per dirigermi verso di loro. Non avevo più un corpo. Avevo la testa leggera. Gli fui davanti e notai che non respiravo, avevo difficoltà, ansimavo ma non riuscivo ad immettere aria nei polmoni. Credevo di svenire. Agur-Ntà mi sorrise e mi toccò la spalla destra. Un calore buono, fortificante mi investì. Ripresi completo possesso delle mie facoltà, ma la cosa incredibile è che mi trovai nel suo campo di forza – direi oggi – in una condizione di sospensione, di stasi: questa era la descrizione idonea. Si rivolse a me, come se fosse la cosa più naturale del mondo e il bello, è che lo capivo perfettamente.
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La Via Lattea, il Gange celeste!! Oggi purtroppo costantemente e tristemente oscurata da operazioni di aerosol di gruppi scientifico-militari prevaricanti, quindi invisibile sulla maggior parte del territorio e per la maggior parte dell'anno.Tuttavia per chi ne abbia un ricordo visivo,anche la sola immaginazione delle costellazioni della Via Lattea,con un minimo di intento unitivo,ne vivifica le energie.Grazie ,Angelo,di queste pagine.
RispondiEliminaGià, quelle poche volte in un anno che riesco a vedere un cielo stellato mi commuovo.
RispondiEliminaComunque, caro Angelo, incredibili esperienze le tue. Comincio a provare una sana invidia....
Caro Osva, non invidiarmi, perché la via è sempre aperta. Certi incontri fatidici, è vero, segnano la vita, o nel bene o nel male; con Scandurra sono stato sia fortunato, ho avuto a disposizione strumenti, dottrine di prima mano, non libresche. Ma credimi, nel mio piccolo le metterò a disposizione, gratuitamente come gratis le ho ricevute, a tutti voi che seguite il blog. Non devo farmi né un ashram né un loggia, ma trasmettere a quanti lo desiderano una conoscenza, un'energia.
RispondiEliminaChon, caro, la Via Lattea è la nostra patria e niente e nessuno potrà mai oscurarla. Il Gange celeste, sì, carissimo, è il fiume sacro per tutti noi.
Bellissima pagina, Angelo, ed un'altra straordinaria esperienza.
RispondiEliminaSi, Gange celeste oppure -se si preferisce - Nilo celeste e - perchè no, visto che siamo italiani - Eridano celeste?
A me è noto solamente... l'Eridano terrestre sulla cui sponda abito. A quando quello celeste?
complimenti Angelo come sempre .. anche io mi commuovo e sto le ora a guardare il cielo .. quando si vedono..molto di rado dove sto io.. ma se chiudo gli occhi ..posso vedere l'infinito...Chiara M.A.
RispondiEliminapdf scaricabile qui http://www.scribd.com/doc/34360915/Incontro-Con-Un-Uomo-Straordinario-8
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