MARGINE
DUEMILADODICI
leggendo
le tracce del kaos
Su
facebook analizzo e commento da un po' e con toni amari, la cronaca
politica italiana. Brevi pensieri, acidi quanto basta, indignati il
giusto. Uso parole sferzanti nei confronti dei protagonisti, o
meglio, dei burattini che si agitano calpestando la nostra amata e
tanto bistrattata Patria. Le considerazioni che faccio andrebbero
sempre integrate. non si deve prescindere dalle ombre che nascondono
ben altri volti. Leggere la Storia è impresa assai gravosa, poiché
impegna l'intelligenza e l'intuito, ma soprattutto la conoscenza
della regia che agisce dietro le quinte, che rimane ovviamente
defilata e lontana dai riflettori degli analisti, i quali, quando non
sono prezzolati soldatini al servizio del Sistema, son privi di una
visione del mondo simbolico-tradizionale, ma si limitano a
fotografare ciò che appare, seguendo parametri che sfiorano soltanto
la superficie delle cose e degli eventi. Posso dirmi fortunato se ho
avuto in dote gli strumenti per vedere oltre le forme, per sentire
l'inudibile. Scandurra mi ha permesso di entrare dentro la Realtà
che è creta, si modella, si modifica, muta forma. Energie psichiche
vengono attratte da simboli ancestrali, poi canalizzate su cose e
persone. Schemi-catalizzatori sono periodicamente evocati da stregoni
in doppio petto che operano indisturbati, ai fini di soggiogare
popoli e destini.
Ma
non è solo di questo che vi voglio parlare. Ciò che leggo dalle
tracce del kaos è drammatico, certo, ma non senza via d'uscita. Il
Vivente agisce a molti livelli, tanti quanti sono i livelli di
coscienza. Ciò che si ritiene vero letteralmente, non è lo stesso
del vero degli artisti; la verità spirituale potrebbe essere
qualcosa di completamente diverso ancora. Per me, rimane difficile
non riconoscere che l'umanità si trovi sul limitare del cambiamento.
Si accumulano energie tali da far propendere per una rottura di
livelli, sia nella struttura dello spazio che in quella del tempo. Il
Varco è prossimo, dista da noi un centesimo di secondo dimensionale,
e attende una mossa decisiva sullo scacchiere cosmico del Creato.
Tutto funziona ad un doppio livello e a due velocità. Spinte e
controspinte tra Ordine e Kaos. Il meccanismo agisce anche sulle
nostre vite. C'è un tipo di karma, macrocosmico, sottile,
misterioso, che dà forma alla vita di ciascuno di noi in modalità
che spesso ci sfuggono. Poi c'è un altro tipo di karma, che leviga e
sedimenta all'infinito le vicende di coloro che sono in cammino, che
cercano la Verità, il senso di ogni cosa. Il karma del secondo tipo
agisce sui dettagli, sui piccoli avvenimenti apparentemente
secondari, ma che spingono verso la direzione necessaria. È l'angelo
quotidiano che si manifesta attraverso un incontro estemporaneo, un
incidente di percorso, una tentazione mai superata completamente, una
gioia inaspettata. Scandurra la chiamava, usando un lessico colto:
'na botta di culo.
Mi
diceva che “è vero che Dio abita dentro di noi, ma l'impiastro
del nostro 'io' e della nostra limitante capoccia lo copre e allora
c'è bisogno di uno scossone, 'na botta di culo che incasina tutto e
ci svuota e svuotandoci apre alla luce divina. Solo così possiamo
seguire la via giusta. I segni stanno lì, belli visibili. E non
possiamo più sbagliarci. Ammireremo cos'è veramente il cosmo che
attraverso il suo simbolo, la Natura, manifesta l'alchimia
trasformante, la Creazione che non si esaurisce mai. Prenderemo così,
al volo, i movimenti della Vita che ci conducono dove possiamo
svelarci sempre di più ”.
La
'botta di culo', però, non è mai casuale. Non appena comincio a
lavorare su qualcosa di più grande di me stesso le cose cominciano
ad accadere. Non basta ancora. Ogni santo giorno devo mantenere il
mio centro eterno, che risiede dentro di me, in un punto meraviglioso
dove la fisica confina con la metafisica. Ecco, se mi appoggio lì,
nulla potrà distrarmi od ostacolarmi, poiché mi sintonizzo alla
frequenza della Creazione, a quella possibilità immane di amare,
cioè di unire me col tutto. Quell'amore che vive nell'uomo ed emana
da lui. Allora la Natura, col suo potere alchemico, mi trasformerà
in un processo inarrestabile.
Scandurra
ci spiegava il concetto-chiave delle materie oscure: i Nove Mondi e
le sostanze che li compongono, incamerano potenze e caratteri
spirituali ordinati in gerarchie. Il saltafossi non solo manipola
questi poteri da fuori, ma li raggiunge intimamente, scopre la loro
identità/fratellanza con i valori umani, si assimila alle forze
interdimensionali e stabilisce con esse un rapporto. Lo scopo del
mago non è quello di trasformare piombo in oro per fini utilitari,
ma di giungere a capire il grande processo dinamico degli universi
interagenti, ai quali si accompagna il destino delle civiltà
stellari e di impadronirsi dei principi fondamentali dell'essere e di
pervenire ad una sorta di umanità cosmica sapiente. La schiatta
spirituale di cui faceva parte Scandurra, si era assunta un compito
immane, pazzesco per certi versi, ma esaltante e luminoso. Gli
Uranidi, le antichissime civiltà dei Nove Mondi sagge e potenti,
avevano iniziato tale impresa, certo, ma con curiosa riluttanza. Si
deve alle genti di Atlantide la nuova spinta, decisiva e progressiva,
per compiere l'Opera fin dal penultimo ciclo.
Svuotarsi,
rinunciare all'illusione dell'io è doloroso, ma necessario. Operare
un cambiamento, rischiare l'equilibrio psicofisico – è solo un
rischio calcolato se incontriamo un vero maestro che ci guida - è
la condizione per affrontare la verità su se stessi. Dalla
purificazione nasce la percezione reale. Distruzione e rigenerazione
rappresentano i fondamentali delle grandi religioni tradizionali, nel
microcosmo come nel macrocosmo. Per il Kali Yuga vedico e
l'Apocalisse cristiana, tumulto, annichilimento e sofferenza sono
preludio a un nuovo ordine di pace e di armonia. Morte e rinascita.
Dall'oscurità scaturirà la luce. Manipola la materia colpendola
ripetutamente nel mortaio, sottomettila ad un regime di cottura fino
alla fusione: comparirà una stella. Dall'oscurità la luce.
Un
pomeriggio dell'anno 1971, mi trovavo a bottega, ero come sopraffatto
da preoccupazioni più grandi di quanto potessi in effetti
sopportare. Un subbuglio mentale così forte mi procurava mal di
pancia terribili. Stavo per collassare. Scandurra era impegnato a
leggere i tracciati del kaos ad una coppia di sposini. Si accorse
finalmente del mio stato penoso – mi piegavo in due dalla
sofferenza - e così mi accompagnò nel retrobottega. Mi sedetti e
lui mi toccò all'altezza dello sterno. Vomitai pure i broccoli di
Natale, come suol dirsi e, come se non bastasse, defecai in
abbondanza. Mi sporcai camicia e calzoni. Una situazione
imbarazzante, davvero. Ero in una pozza di sostanze semiliquide verdi
e rosse, ma mi sentii libero. “Dovevo decomprimerti. Ora pulisci
per terra e cambiati i vestiti. Puzzi che 'accoleri'... eh, non ci
sono più gli allievi di una volta”. Mi trovavo in una di
quelle fasi dell'opera al Nero, tremendissime. Incubi notturni.
Nausee. Emicranie. Questo durava da alcune settimane. Un passo lungo
il cammino, uno dei tanti. Svuotarsi, era la parola d'ordine. Si
incominciava dal corpo e si scopriva che esso accumulava più del
fabbisogno, sia in termini fisici che psichici. In quel periodo
pesavo 60kg ed ero a dieta controllata, eppure quando mi svuotavo,
grazie al tocco scandurriano, buttavo fuori tanto di quel composto
psicofluido che rimaneva difficile credere che provenisse soltanto
dal mio stomaco. Il maestro diceva: “Una malattia è una crisi
salutare ad un certo punto del cammino”. Anzi, la si doveva a volte
creare per costringerci a prendere atto della realtà su noi stessi.
La crisi ha valore catartico se ben guidata, in quanto scombina le
strutture mentali che ci imprigionano. La sofferenza mi portava ad
aprirmi una strada in mezzo al bosco intrigato dell'esistenza. Oltre
le correnti samsariche.
Oggi,
maggio 2012, a che punto siamo? Madreterra è pronta a sortir fuori
dall'ultimo ciclo. Sommovimenti ad ampio spettro sono in procinto di
emergere dal pozzo senza fondo, fucina degli universi. E noi? Io e il
mio corpo siamo transitori, solo l'interno è permanente. Quindi
assisteremo a forti cambiamenti a livello identitario e somatico. Il
tutto si trasformerà in una frequenza veloce di proiezione. Scusate,
ma queste son formulette, lo so. Scandurra preferiva l'esperienza
alla dottrina. Brucia taglia e sfrega: ci mostrava/dimostrava. Le
parole sono approssimative, solo un poeta, un musicista, un pittore
potrebbero illustrare la fine e il nuovo inizio dell'universo... e
Scandurra, ovviamente, come ci fece vedere un giorno, da una radura
della Selva Cimina.