Chi legge "esamini tutto, ma ritenga solo ciò che è giusto".

La mente non è un vessillo da riempire, ma un fuoco da accendere.

mercoledì 25 luglio 2012

IUS 52



"Sei sicuro che il meccanismo che vi annullerà non sia già partito? ” K.K.Fargo

"Bianco e nero, freddo e caldo, riflesso e assorbimento, sono le coordinate della Vita. Quando tutto sarà finito e il mondo assomiglierà ad una poltiglia di cenere e merda, ritorneremo per mettere le cose a posto. Bianco e nero...” Scandurra

Mi fece cenno di entrare e mi accomodai su di una poltrona vecchio stile. Il salone era completamente di legno: pareti, pavimento, mobilia. Un camino acceso, dava l'idea di un tipico ambiente della provincia americana, con un particolare insolito però: una piramide di travertino scolpita sullo stipide sinistro. Il marziano – li riconoscevo ormai, esuli da secoli e trascinati su altri universi – possedeva tratti somatici a metà tra il pellerossa e … il marziano. Non saprei come dire. Non spiccicò parola, ma aveva una tristezza dipinta in volto, come di un condannato a morte (si dice così di solito) che valeva più di mille parole. Indossava una tuta argentea da pilota d'aereo ed era alto 180/185cm.. Uscì dal salotto con un andatura sofferta, quasi si trascinava. Evidentemente si trovava in una condizione forzata a fare il maggiordomo di... già, di chi? Dalle stelle a lui tanto care, simboli di potenza e grazia, aveva finito per chiudere il suo viaggio in un altro mondo, la Terra, come prigioniero. Sentivo il suo dramma, la sua sofferenza. Viveva di (e nel) passato. Stagnava. Agonizzava. Ed è ingiusto piantarsi sui ricordi, sulle lacrime. Siamo nati liberi. La libertà è un principio fondatore in tutte le dimensioni. Ma io mi preoccupavo per quel marziano, dimenticando il mio stato. Cosa mi dovevo aspettare? Forse la mia posizione non era così diversa da quella del marziano. Il “Sogno nel sogno" di Poe e il “Teatro nel teatro" shakespeariano, ben rappresentavano in quel momento il mio mondo interiore.
A quella detenzione sostanziale in cui mi trovavo, si opposero inaspettati suoni/percezioni che venivano da un altrove lontano, galleggianti a distanze astronomiche che il mio occhio trasformava, non so nemmeno io in che modo, in enormi sorgenti di energia. Mi si presentava fuori/dentro un mare calmissimo attraversato a velocità folle, a pelo d'acqua, da uno sciame di asteroidi multicolore: l'essenza magica del lumen che inonda e ti fa sentire non più solo, ma collegato all'oceano cosmico. Ecco il simbolo iniziatico del pesce con due gambe: navighiamo e camminiamo su più piani, cittadini di due mondi.

Mentre viaggiavo nel mio firmamento e trasportavo all'esterno il lumen che illumina e anima la materia tutta; ecco, mentre facevo il mio lavoro magico di richiamo, entrò un uomo anziano, stempiato e un po' curvo. Indossava una giacca da camera color corallo e un paio di pantofole chiuse con la zip. Un nonnino. Un tipo inoffensivo, insomma.

  • Ben contento di fare la tua conoscenza. Mi risulta che sei tra i migliori della nidiata. Quell'uomo sa selezionare, non c'è dubbio. Mi presento... K.K.Fargo e medio tra la Terra e i Nove Mondi, per conto dell'Ombra. L'Ombra è un nome melodrammatico, sì, ma ci sta tutto, credimi. - senza por tempo in mezzo e con voce pacata e buona pronuncia della lingua italiana, si rivolse a me.
  • Che cosa vuole? - feci io senza timore, per una volta.
  • Vai subito al dunque... un altro insegnamento di Scandurra, vero? Giusto, nemmeno a me piacciono i convenevoli. Voglio, anzi, vogliamo una spoletta, una qualsiasi, ma la vogliamo. Se ti rifiuti, faremo una visita ai tuoi familiari... Siete ovunque circondati da Titani, senza volto e della consistenza dell'aria. Tali forze sono figlie del caos, dell'incontrollato e del disordine. Non ci sarà scampo per nessuno. Lo sai e non puoi sottrarti. Cedi prima che tutto sia crollato. Non ti chiedo di tradire ma di affrettare la fine dell'agonia dei tuoi amici. Ovunque c'è la nostra impronta. Coloro che appartengono al sistema del potere sono corrotti non soltanto a causa delle opportunità insite nei loro incarichi, ma anche per necessità. Non v'è possibilità di cambiare le cose.
  • Bastardi. Cascate male, però. Siamo protetti, soprattutto da possibili ricatti. Non ho paura e non mi terrete al guinzaglio come quel poveraccio di marziano.
  • Rhiah... oh, è tenero e fedele. Alla fine tutti crollano dopo una tortura ben assestata... Sei sicuro che il meccanismo che vi annullerà non sia già partito?

Quel vecchio stronzo si congedò e uscì. Intanto il fuoco del camino scoppiettava. Mi venne l'idea di fuggire via, senza indugi o tattiche di sorta. La finestra era grande, come tutte quelle delle case americane. Un tuffo a pesce coprendomi gli occhi e non mi avrebbero preso. Un vecchio e un povero marziano rincoglionito, non sarebbero stati grossi inseguitori. Non avvertivo altri in quella casa, perciò mi decisi e con breve rincorsa mi lanciai verso la finestra. Sfasciai vetro e infissi e ruzzolai per le terre. Via, più veloce della luce. Ero un discreto quattrocentista con buona resistenza. Mi allontanai a lunghe falcate, inoltrandomi in un boschetto. L'istinto mi diceva che attraversandolo avrei messo tra me e loro parecchi centinaia di metri da subito. Chissà perché? Il cielo era scuro, ormai. Nel mezzo della vegetazione mi bloccai. Non vedevo un bel niente. Cercai invano di accendere il lumen. Erano cacchi acidi. Ora, la mia sicumera si affievoliva con la velocità del lampo. Un odore acre non so di cosa mi ferì le narici. Scartai di lato e intravidi una sagoma gigantesca, alta due volte una porta da calcio. Una statua? Macché. Quell'essere enorme si mosse e verso di me. Io ero spento come la Pallanzana (ex vulcano vicino Viterbo) e mi sentivo piccolo come un sorcio. Una voce bassa e profonda quasi meccanica, proveniente da quel gigante, mi investì.
    "Il tuo viaggio finisce qui.”

Si avvicinò con un sol passo. Come se avesse inseriti tubi al neon, gli si illuminò la corazza di rosso porpora, marcandone la sagoma. Un essere titanico a mò di cavaliere antico o d'extraterrestre origine, mi si piazzò di fronte e dovetti alzare più che potei la testa per tentare di vederne il volto. Un casco squadrato di ferro gli copriva la faccia. Dalla fessura orizzontale all'altezza degli occhi, intravidi due fori oblunghi violacei, senza pupille. Chi diavolo era? Ne sentivo la presenza elettrica. Emetteva pure un campo di forza, esteso, denso. Forse un robot che proteggeva Fargo. Il lumen si era bloccato. Avevo perduto la mia sicurezza e tutto si faceva scuro...

Scandurra lo risucchiò dentro chissà quale pozzo senza fondo. In un secondo vidi quel bestione inghiottito da un gorgo gialloverde. Un tremolio del terreno e poi silenzio. Il maestro si appoggiò ad un albero. Lo vidi stanco, col fiatone.

  • Son sempre delle bestiacce 'sti titani. Porcazozzaladra che fiacca. Eh, Angelino, t'accendi e ti spegni come un albero di Natale e non sempre quando serve. Comunque, è tutta esperienza. Arriverà il giorno in cui terrai botta di fronte a qualsiasi nemico o rogna. Ma io non campo sempre, perciò sbrigate.
Lo abbracciai. Gli chiesi se dovevamo sistemare anche quel vecchio bastardo.

  • C'è tempo. Lasciamoli crepare lentamente. Le forze all'opera hanno tempi diversi. Mi serve che faccia ancora le sue mosse. Si allungherà la catena sempre di più e così li legheremo tutti insieme in un bel fascetto.

Scandurra spesso si fermava ad un passo dal bersaglio, prima di chiudere certe questioni. Le linee della storia, quella occulta non raccontata sui giornali, erano intrecciate assai. Passato presente e futuro si potevano manipolare, a patto di conoscere le tracce che il kaos lasciava lungo il grande fiume eterico, a patto di saper modificare impercettibilmente le cariche montanti. Senza dimenticare le relazioni tra dimensioni. Insomma, pane per i denti di Scandurra. Che il Padre celeste ce lo conservi sempre.

- È un pezzo di carne essiccata, mangiala, è buona, soprattutto quando si ha fame. A Deya ci faremo una bella cenetta con gli amici e ci sbornieremo con birra rossa e vino. Vai tranquillo, sanculo ti ha protetto ancora.


domenica 8 luglio 2012

SGOCCIOLI DI KALI YUGA


Viviamo sgoccioli di Kali Yuga, una stagione che nell’immaginario cosmico indù sta a indicare l’età della terribile dèa Kali, l’ultimo momento ciclico prima di un nuovo Satya. È il declino appena prima della fine: caduta di ideali, estetica, assenza di stile. Mancano i sogni. Eppure noi, io, tu, nei momenti più disperati dell’esistenza si guarda al sogno come a qualcosa di vivo che è lì davanti a te, lo puoi andare a cogliere con le tue mani. Mi rivolgo ai non dormienti, ricordando che la verità non è quella che appare. Sono un uomo per il quale la vita è libertà di svelarsi. Non credo che esistano uomini del passato bensì che esistano e sono sempre di meno, uomini con un passato. Perciò queste riflessioni sono dedicate ai vivi, perché riassaporino la curiosità del mondo, ma anche ai morti: nessuno dica loro che su quei vessilli di un tempo che sono costati una vita e infinito dolore, ora ci stanno seduti gli squallidi figuri che vorrebbero guidare il mondo.

  • La lotta dell'uomo contro il potere è la lotta della memoria contro la dimenticanza". Milan Kundera
  • La chiave, ancora una volta, è in un passo di René Guénon, che sembra prendere le distanze dalla politica, ma solo per rifondarla a un altro, piú profondo livello: “L'esoterismo autentico deve porsi al di là delle opposizioni che si affermano nei movimenti esteriori che agitano il mondo profano, e, se tali movimenti sono a volta suscitati o diretti in modo invisibile da potenti organizzazioni iniziatiche, si può dire che queste ultime li governano senza mescolarvisi, cosí da esercitare in egual modo la loro influenza su ciascuna delle parti avverse".
  • Gli anni Settanta per me hanno rappresentato la cronaca di anni difficili ed entusiasmanti, nei quali ha fatto sempre da sfondo una terra – il mio viterbese – che è madre in ogni occasione, perché, come ci diceva Scandurra “dove c’è la terra non si muore di fame e neanche lo spirito conosce tramonto tra quelle radici”.
  • Zecchineno, vecchio amico di Scandurra, lo incontravi a sera con un sorriso tra l’ironico e il caustico, appoggiato al bancone del bar col suo stravecchio in mano. Quel bancone rappresentava il suo punto di equilibrio cosmico. Di un’umanità straordinaria e di una lucidità paurosa anche quando era sbronzo (te ne accorgevi soltanto perché parlava più lentamente). Se c’era una cosa che Zecchineno davvero insegnava era la bellezza della differenza, che è appartenenza e scelta di vita. Questa unione di amici e di spiriti liberi – l'anonima talenti – aveva e ha un simbolo: il Grande Albero, una secolare pianta di alloro nascosta tra i due laghi. Su quella terra rimane il fascino di un incontro che vale la pena portare a sera: sta e cade l’umanità di uno stare insieme vicino al fuoco, il cantare e bere, ventresca, salsiccia, bistecca di maiale alla griglia, il vino rosso frizzantino, il fare festa. Sono le dimensioni umane e vere, che nascono da un pensiero, un sorriso, una lacrima. La stessa fonte da cui sgorga la parola filosofica, che è penultima e ha tutto da domandare ancora.
  • Dai maestri, pur se grandi, non farti schiacciare – mi ammoniva Scandurra - rimani sempre libero, perché dovrai scegliere ad ogni crocicchio.
  • Ad ogni uomo è data una sola anima, una sola piccola immane potenza, - la potenza di superarsi in certi momenti e di assorbir le stelle.
  • Accadrà qualcosa che romperà il sistema, questo egoismo da illuminati, questo colpevole isolamento di miliardi di persone. Qualche cosa distruggerà fatalmente il mondo conosciuto. Chi custodirà reliquie, perirà mummificato. Chi conserverà cose, le perderà. Chi si nasconderà, sarà scoperto. Chi speculerà sulla fame e il bisogno, verrà murato vivo nei suoi caveaux. Ma costoro non moriranno completamente, cambieranno di stato in un universo parallelo al nostro, sinistro, tenebroso, le cui leggi e strutture sono radicalmente diverse.
  • Dio è luce. Ciascuna creatura partecipa a questa luce iniziale, non-creata e creatrice. Ciascuna creatura riceve e trasmette l’illuminazione divina in accordo con la sua capacità, cioè a dire, secondo l’ordine in cui è collocata nella scala degli esseri…scaturito da un irraggiamento, l’universo è uno zampillio luminoso che discende a cascata…Un legame d’amore bagna tutto il mondo, visibile ed invisibile” (Georges Duby, de La Roncière & Attard-Maraninchi, 2001, p. 55)
  • Per Scandurra il mondo fisico è un dizionario di simboli. Bisogna imparare l'abilità di cogliere all’interno della percezione sensoriale degli oggetti, la realtà invisibile dell’intellegibile che sta dietro di essi.
  • I suoi discepoli dissero, "Quando ci apparirai, e quando tornerai a visitarci?" Gesù disse, "Quando vi spoglierete senza vergognarvi, e metterete i vostri abiti sotto i piedi come bambini e li distruggerete, allora vedrete il figlio di colui che vive e non avrete timore." Vangelo di Tommaso, 37
  • Gesú gli rispose e disse: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio». Nicodemo gli disse: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?». Gesú rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Giovanni 3, 3-5.
  • [L’alchimista] accede a esperienze iniziatiche che, man mano che l’opus progredisce, gli forgiano un’altra personalità, simile a quella che si ottiene dopo aver superato vittoriosamente le prove di un’iniziazione. La sua partecipazione alle varie fasi dell’opus è tale che, per esempio, la nigredo gli procura esperienze analoghe a quella del neofita nelle cerimonie di iniziazione, quando si sente inghiottito nel ventre del mostro, o sotterrato, o simbolicamente ucciso dalle Maschere e dai Maestri di iniziazione. […]. La fase che segue la nigredo, cioè l’opera bianca (albedo), corrisponde verosimilmente, sul piano spirituale, a una “risurrezione” che si traduce nell’appropriazione di alcuni stati di coscienza inaccessibili alla condizione profana. Mircea Eliade
  • Quanto a noi, la nostra cittadinanza è ne’ cieli, d’onde anche aspettiamo come Salvatore il Signor Gesù Cristo, il quale trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria, in virtù della potenza per la quale egli può anche sottoporsi ogni cosa” (Filippesi 3:20-21).
  • Il Graal è una vibrazione sacra avvertibile simultaneamente dietro la nuca e intorno all'ombelico.
  • Venite dietro a me, e vi farò pescatori d’uomini” (Matteo 4:19). E ancora: “Il regno de’ cieli è anche simile ad una rete che, gettata in mare, ha raccolto ogni sorta di pesci; quando è piena, i pescatori la traggono a riva; e, postisi a sedere, raccolgono il buono in vasi, e buttano via quel che non val nulla. Così avverrà alla fine dell’età presente” (Matteo 13: 47-49).
  • La trasformazione dei corpi in luce e della luce in corpi è pienamente conforme alle leggi della natura, perché la natura sembra affascinata dalla trasmutazione. Isaac Newton
  • È scritto che la vita si rifugi in un sol luogo, apprendiamo cioè che esiste un paese nel quale la morte non toccherà gli uomini, quando sarà il terribile momento del duplice cataclisma. Tocca a noi cercare, poi, la posizione geografica di questa terra promessa, dalla quale gli eletti potranno assistere al ritorno dell’età d’oro. Perché gli eletti, figli di Elia, secondo le parole della Scrittura, saranno salvati. Perché la loro fede profonda, la loro instancabile perseveranza nella fatica avrà fatto meritare loro d’essere elevati al rango di discepoli del Cristo-Luce. Essi porteranno il suo segno e riceveranno da lui la missione di ricollegare all’umanità rigenerata la catena delle tradizioni dell’umanità scomparsa. Fulcanelli, Il Mistero delle Cattedrali


sabato 7 luglio 2012

IL CIELO


Tenetevi lontani dai luoghi comuni, prendete le strade meno battute e levate lo sguardo al cielo, a cercare angoli di firmamento dalle insolite fattezze e colorazioni.