Il nome di Atlantide - È il copto
che ce
ne svela il senso, giacché Aztlan si trascrive senza
sforzo in egiziano:
Asch
Quantus
Molto grande
Tel [tel]
Fluxus
Fluido
En;
Extrahere;
Trarre da (o produrre alla luce
del sole);
Atlantide: ciò che è stato
tratto alla luce del sole dall'Oceano.
È
giunta l'ultima era dell'oracolo di Cuma,
nasce di nuovo il grande ordine dei secoli.
Già ritorna la Vergine, ritornano i regni di Saturno,
già una nuova stirpe scende dall'alto del cielo.
nasce di nuovo il grande ordine dei secoli.
Già ritorna la Vergine, ritornano i regni di Saturno,
già una nuova stirpe scende dall'alto del cielo.
(Virgilio)
LA
TERRA SEGRETA
Ogni donna
veramente regale
possiede una terra segreta, più reale
per lei di questo pallido mondo.
A mezzanotte, quando la casa
è immersa nel silenzio, ella posa
ago o libro e se ne va
a visitarla non veduta.
Chiudendo gli occhi, improvvisa
un cancello fra alte betulle
cinque volte sbarrato, e scavalcandolo
prende possesso del suo regno.
Poi corre, o vola, o sale a cavallo
(c'è sempre un cavallo scalpitante
che viene a darle il benvenuto)
e viaggia in lungo e in largo;
può far crescere l'erba
indurre i gigli a spuntare
dal bocciolo col solo sguardo,
e i pesci le mangiano sulla mano.
Ha fondato villaggi, ha piantato
boschetti, e ha scavato valli per far scorrere
freschi ruscelli fino a una baia
che la terra chiude da ogni lato.
Io non ho mai osato fare alla mia musa
domande sul governo
del suo reame, né sulla sua geografia,
né mai l'ho seguita fra quelle betulle
né ho scavalcato il suo cancello
né mai ho spiato fra la nebbia.
Ma lei mi ha assicurato
per il giorno che morirò
un angolino del suo palazzo
in una piana radura del bosco
dove crescono le genziane
e le viole e dove ogni tanto
lei ed io potremo incontrarci
possiede una terra segreta, più reale
per lei di questo pallido mondo.
A mezzanotte, quando la casa
è immersa nel silenzio, ella posa
ago o libro e se ne va
a visitarla non veduta.
Chiudendo gli occhi, improvvisa
un cancello fra alte betulle
cinque volte sbarrato, e scavalcandolo
prende possesso del suo regno.
Poi corre, o vola, o sale a cavallo
(c'è sempre un cavallo scalpitante
che viene a darle il benvenuto)
e viaggia in lungo e in largo;
può far crescere l'erba
indurre i gigli a spuntare
dal bocciolo col solo sguardo,
e i pesci le mangiano sulla mano.
Ha fondato villaggi, ha piantato
boschetti, e ha scavato valli per far scorrere
freschi ruscelli fino a una baia
che la terra chiude da ogni lato.
Io non ho mai osato fare alla mia musa
domande sul governo
del suo reame, né sulla sua geografia,
né mai l'ho seguita fra quelle betulle
né ho scavalcato il suo cancello
né mai ho spiato fra la nebbia.
Ma lei mi ha assicurato
per il giorno che morirò
un angolino del suo palazzo
in una piana radura del bosco
dove crescono le genziane
e le viole e dove ogni tanto
lei ed io potremo incontrarci
(Robert
Graves da:
Lamento
per Pasifae, trad.
di Giovanni Galtieri, Guanda, Parma, 1991)
A
Carlo d’Asburgo, Imperatore santo.
Avvertiamo subito chiunque apra questo libro, che è stato scritto soltanto per chi cerca la Verità. Non pretendiamo affatto - sia ben chiaro - di dettare al mondo parole profetiche; solo teniamo anzitutto a dichiarare che abbiamo meditato e scritto seguendo esclusivamente la Tradizione e cercando in quella la misura d'ogni verità senza mai abbassarci per venire a patti o a compromessi con altre esigenze di ordine inferiore. E non abbiamo avuto nemmeno la pretesa di fare della storia, ma di servirci bensì dei dati che la storia stessa, quale scienza umana, ha posto a nostra disposizione per cercare di approfondire, in senso escatologico, la critica ai tempi moderni, e ciò nell'intento di scorgere, attraverso le linee generati della storia del Cristianesimo e della civiltà cristiana, il senso che i fatti rivestono sul piano della realtà trascendente.
D'altronde, se vogliamo dare un giudizio sereno sulla storia dell'occidente e fare il punto sulla condizione in cui versa la nostra civiltà, non dobbiamo lasciarci impaniare né da elementi più o meno affettivi, né da considerazioni sul benessere materiale delle genti, ma solo ci si deve attenere a misure trascendenti la stessa storia e il tempo. Giudicare è sempre confrontare, e senza termine di confronto, ogni giudizio è impossibile. Il giudizio è parola, è Verbo, e senza Verbo i fatti restano muti.
La
Chiesa sta beatificando Carlo d'Austria, l'ultimo Imperatore della
casa di Asburgo, morto in esilio a Madera il primo aprile del 1922.
La sua causa di beatificazione si fonda soprattutto sulla fermezza
con cui seppe sempre respingere ogni offerta di tornare sul trono per
non venire a patti proprio con quelle forze del basso che oggi hanno
il sopravvento ovunque e stanno trasformando il mondo in un chaos
universale.
La
risposta di Carlo d'Asburgo a chi osava porgli condizioni era
semplice e decisa, « Quanto a questo, io, come Principe cattolico,
non ho una parola da dire... Ora ogni mio tentativo avrà cattiva
riuscita... Tuttavia non sarà mai ch'io accetti da Satana ciò che
Dio m'ha dato ». E aggiungeva « Come sono vili tante volte i
cattolici! ».
E
ogni qualvolta ci volgiamo a cercare la verità senza tuttavia
recidere ogni legame che ci trattiene e ci vincola agli interessi
pratici e contingenti, ogni qualvolta ci diciamo amanti del vero
senza per questo porci sul sentiero dell'intransigenza più ferma,
verso noi stessi prima ancora che nei confronti del mondo, denunciamo
la nostra viltà; denunciamo di essere vili come lo sono « ...tante
volte i cattolici », vili come solo possono esserlo quanti hanno
conosciuto il Verbo di Dio e preferito gli interessi del mondo.
Oggi
è tempo di fermezza, è tempo di testimonianza e chi non sa romperla
con la tanto vantata praticità terrena, per amare solo la Verità e
riconoscerla ovunque essa si trovi e si manifesti, è già morto; non
legga queste pagine e continui a seppellire i suoi morti concittadini
nel benessere di questa pseudociviltà moderna e democratica. Da
parte nostra pregheremo Iddio, ché abbia pietà di lui.
(Attilio Mordini – Il Tempio del Cristianesimo – 1957)
ALLA
MIA NAZIONE
Non
popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.
Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.
(Pier Paolo Pasolini)
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.
Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.
(Pier Paolo Pasolini)
Non
tocca a noi dominare tutte le maree del mondo, il nostro compito è
di fare il possibile per la salvezza degli anni nei quali viviamo,
sradicando il male dai campi che conosciamo.
(John
Ronald Reuel Tolkien, Il Signore degli Anelli - Il Ritorno del Re)
IL
MONDO DOVE LA RAGIONE AVEVA TORTO E I LUMI MASSONICI RAGIONE / GLI
ATLANTIDI, I FIGLI DEGLI DÈI / REGNI SOTTERRANEI / SOLE NERO /
NAZISTI SOTTO IL MONTE / IL CENTRO NERVOSO DELLA NOSTRA POTENZIALE
DIVINITÀ
Lo
spirito assoluto si serve anche dei frammenti più infimi del finito
per realizzare il suo cammino. Raramente lo avvertiamo, soprattutto
quando una somma apparentemente casuale di elementi collassa in una
dimensione imprevista. La società fa crac. La politica implode.
Tutto ciò che è solido si scioglie in aria. Intere certezze
acquisite col tempo crollano sotto i colpi di oligarchie cieche e
folli. Tra di noi ci si guarda sconvolti, mentre avviene il veloce
passaggio dalle passioni agli interessi, dall'infelicità pubblica,
dopo la morte della storia e delle ideologie, all'infelicità
privata. Tutto questo non limiterà la reazione forte e travolgente
del popolo. O prima o presto. Si è giunti ad un punto di non
ritorno, per cui quel benessere, sia materiale che esistenziale,
tanto agognato dalle masse, quel minimo di sicurezza che ogni buon
cristiano avrebbe il diritto di pretendere dallo Stato, cessano
brutalmente. Tale situazione non è causata dalla fine delle risorse
o dallo sfruttamento incontrollato delle materie prime. Certo che no.
Il sonno della ragione non genera mostri, ma illuminati. Mi riferisco
ai massimi fautori della storia del mondo. I più elitari, fanatici,
distruttori della civiltà moderna. Sì che avete capito, i massoni,
chi altri? La Massoneria, già, che in maniera compatta avanza a suon
di carica, con le bandiere spiegate e il rombo del tuono come
compagno. Loro hanno un non so ché di filosofico, un'idea
all'apparenza altissima ma costitutivamente equivoca. Nella fine
cruenta dei modelli politici e ideologici, sono apparsi Loro, gli
autentici promotori della disfatta della civiltà occidentale, con
tutto l'armamentario gnostico, con i dilemmi esoterici, le ambiguità
spirituali mai risolte, volutamente indecifrabili. L'impresa
massonica consta di epos mesopotamici, misteri orfici, oracoli
delfici, divinità egizie provenienti da Sirio, iniziazioni deviate,
e tutto quell'arsenale di cerimoniali riti liturgie simbolismi segni.
Il denaro per Loro è solo un sottoprodotto: mirano alla potenza
nascosta e al dominio palese. Il sistema bankario internazionale è
solo una rete, che nasconde una noosfera utile per soggiogare le
povere e disperate genti. Sapete, gli dèi da Loro venerati, hanno
fame atavica.
Quando
Scandurra il 1971 mi aprì gli occhi, ebbi uno choc cognitivo. Il
mondo non era più quello di prima. Era come se si fosse trasformato
d'improvviso, in realtà il maestro mi aveva portato a vedere oltre
il velo, di là dall'orizzontalità del quotidiano. Fece in modo che
diventassi un argine nel fiume della convenzione. Non fu dolce il
cambiamento. Sulla via prima ti perdi poi ti ritrovi. La strada,
comunque, non era priva di ostacoli e predoni. Mi disse:
- Gli incappucciati credono in un dio di un universo limitato. Efficace e mai disattento.
La
gnosi spuria era la prigione in cui tutti ci trovavamo. Gli
incappucciati erano i massoni, emissari occulti del dio uno e
molteplice, il GAU. Distruggendo l'ordine, dal caos avrebbero
ricostruito un altro ordine, quello nero, profondo, abissale,
anticreaturale, fantasmatico, magmatico, un antimondo in pratica.
Cacchio! Mi dicevo. Allora tutti eravamo prigionieri senza
sospettarlo. Quale magia era così efficace?
Perché
quell'esoterismo dentro il mondo, affascinava così tanto? Chi
entrava in quella congrega pericolosa, poteva provare l'arrestarsi
del tempo, la voluttà, le verità parziali ma totalizzanti,
l'inattuale sempre moderno. Avvicinandosi a certi esoterismi derivati
dalla gnosi spuria, si rimane senza fiato, mentre la vita intorno si
cristallizza. Un salto di livello, solo non si capisce subito che è
in basso. Eppure all'inizio sembra così fantasmagorico. Le immense
epopee di antiche civiltà antidiluviane, le saghe di eroi e maghi,
la rinuncia e l'ascesi, l'esperienza sovrumana: ti danno un senso di
grandezza, di nobiltà, di vertigine. Scandurra ci avvertiva.
L'assoluto, l'ultravioletto, non sono merce in vendita. Appartenere a
Loro invece è già un negoziare, un commercio e spaccio di
stupefacenti spirituali, che dapprima ammiccano poi ti fottono.
A
dirla proprio tutta, dapprima ero affascinato dal mondo
gnosticheggiante delle confraternite ancora attive. Rosacrucianesimo,
templarismo, massoneria azzurra, scuole pitagoriche e kremmerziane,
martinismo, mi intrigavano assai. Grazie al Cielo incontrando
Scandurra ebbi subito la certezza che quell'ometto, falso venditore
di frutta e verdura, era il collettore tra questa e l'altra
dimensione, senza fronzoli né cerimoniali. La sua stessa condizione
di quasi indigente, fumatore incallito di sigarette senza filtro,
bevitore instancabile di vino col bisolfito, analfabeta per scelta e
sapiente per necessità, era la prova che qualcosa di incredibile, di
eccezionale mi era capitata. Lo sentivo a istinto, che dietro quel
grosso banco pieno di schemi astrologici mal disegnati e peggio
calcolati, una vecchia bilancia difettosa per negligenza, residui di
insalate mele uva e un bicchiere sempre colmo di bianchetto, si
sedeva un essere che se ne fregava dell'ordinario e del borghese,
delle belle maniere, di mode e dipendenze. Contro i luoghi comuni, ci
indicava i luoghi insoliti appartenenti ad altri mondi, universi,
dimensioni. Non ne faccio un santino. Amava non nascondere i suoi
difetti e ne aveva di atroci. Alla fine, lo si amava con tutto il
'cucuzzaro' karmico in dotazione.
*
* *
Ci
ha insegnato che la realtà può essere contemplata solo attraverso
un raggio che sfiora l'orlo delle cose e fa trascolorare il resto. La
visione che genera un eterno stupore e che fa emergere vibrazioni da
tutto ciò che ci circonda. La visione di luci coloratissime intorno
ai corpi dei risvegliati o fasci incolori di anime spente. Imparai
nuove parole-concetti, come confine, crinale, soglia, limite, punto
di inserimento. Scandurra non ci ha lasciato quasi nulla di scritto,
amava lasciarne il minimo possibile. Seppur illetterato, nei suoi
brevi appunti c'era del fuoco, dell'inusitato, ti scuoteva e ti
ossessionava finché diventava chiaro il senso, usava parole numeri
simboli come leve, formule di due termini che illustravano mondi
lontani e il modo per arrivarci. Alcuni amici dell'anonima, tuttora
son convinti di aver letto pure i libri non scritti del maestro.
Tutto ha il sapore di magico. Ci diceva, “se non capite è colpa
vostra” e ci sentivamo cretini, anche a causa del suo spiegare
laconico, fatto di sentenze, metafore, simbolismi, proverbi mai
sentiti, almeno inizialmente. Sembrava che desse tutto per scontato.
Noi avremmo dovuto comprendere cose mai viste come se facessero parte
del nostro conosciuto. Per fortuna che prima di spiegare qualcosa ce
la faceva vedere, e questo era un vantaggio, tuttavia non crediate
che andasse tutto così liscio. Io fingevo a volte di capire, poi
Scandurra mi coglieva in castagna e mi sputtanava di fronte a tutti,
poi, per un senso di vergogna e umana solidarietà, ammettevano anche
gli altri di non aver capito un granché: e lui si faceva una grassa
risata fino a piangere. Poi, in alto i calici a brindare col solito
bianchetto, che a volte cambiava di sapore però.
Le
materie oscure, già, quell'insieme di conoscenze antichissime e
sempre funzionanti. Per Scandurra contava che un concetto fosse
applicabile e funzionasse. Innanzitutto, sottolineava l'importanza
della capacità, da parte nostra, di visualizzare con chiarezza.
Fissavamo per un minuto un oggetto qualsiasi, di solito di piccole
dimensioni, poi chiudevamo gli occhi e quando si formava quasi
immediatamente la post-immagine, essa andava trattenuta con vividezza
il più a lungo possibile nella nostra camera interna mentale,
infine, aprivamo gli occhi e la proiettavamo su di una superficie
bianca, muro o telone. Potevamo esercitarci a piacere pure a casa.
Eravamo pronti quando, visualizzando qualunque cosa, potevamo
automaticamente incamerarla e proiettarla all'esterno. Questo era il
primo dei poteri da acquisire.
Quale
che fosse il nostro atteggiamento, dovevamo credere in quello che
stavamo facendo. La fiducia necessaria è in realtà una combinazione
di credenze a vari livelli. Sapere intellettualmente che la magia sia
possibile e capire qualche cosa di come e perché funzioni, non è
sufficiente. È necessario sentirlo nelle viscere, nella “panza”
diceva Scandurra, cosa molto diversa. E la testa e le viscere spesso
sono in disaccordo. L'intelletto può apprendere, ma le viscere
possono solo essere condizionate. Molte credenze viscerali,
specialmente quelle acquisite nei primi anni di vita, resistono
fortemente ai cambiamenti; esse ignorano le ragioni e le prove che la
testa trova così persuasive. Per nulla turbate dalla contraddizione,
le viscere possono conciliare benissimo qualsiasi numero di credenze
che l'intelletto trova in opposizione. Se credono fortemente in
qualche cosa, inoltre, un intelletto eretico viene di solito ridotto
al silenzio. Ad un certo punto del mio percorso, ero così liberato
dal mio bagaglio razionale da parte di credenze viscerali, che
ripudiavo decisamente la ragione, in maniera così drastica da
compiere gesti assurdi. Mi ripetevo: solo le viscere, mediante
decisioni espresse dal cuore o dalla bocca dello stomaco, giudicano
quello che è bene e quello che è male, quello che è reale o
irreale. Fino a quando il maestro non mi suggerì l'importanza
dell'equilibrio delle forze per non pendere verso le estreme.
Se
le viscere contengono le opinioni circa le attività umane, le
credenze emotive e intellettuali devono essere in accordo. Altrimenti
il trapezista cade e il mago vien meno. Se il mago trova che le sue
credenze viscerali oppongono resistenza, deve cambiarle o superarle.
L'intelletto e le viscere non sono gli unici arbitri della credenza;
anche la mente ancestrale ha qualche cosa da dire e sembra essere al
di là dell'apprendimento e del condizionamento. L'intelletto può
credere una cosa, le viscere un'altra, e la mente ancestrale qualche
cosa di totalmente diverso. Noi siamo direttamente consapevoli dei
primi due sistemi di credenza, ma il terzo deve essere presupposto
dai modi con cui dà forma al nostro comportamento. Tuttavia il terzo
è speciale perché la mente ancestrale è il campo in cui agisce la
magia: essa contiene i processi che il mago cerca di padroneggiare.
*
* *
- La scienza moderna ti dà molte informazioni, ma non le sa leggere. Così ogni scienziato spara un'opinione e se è bene pubblicizzata diventa opinione collettiva. Un tempo, si vedeva nella Natura l'impronta di Dio, poi si è creduto di poterla capire senza quella presenza. L'equilibrio del mondo e delle creature dipende dall'equilibrio tra noi e Dio. Prima di fare dobbiamo capire che cosa siamo. Per noi, la Natura non è solo naturale, ma è piena di significato sottile, religioso, insomma. Il Padre Celeste con fatica ha fatto con le sue mani il cosmo, e il sudore ci è rimasto attaccato. Il cosmo è ordine, la vita è ciclica, 7anni per l'uomo e 50anni per il terracqueo, ma se crediamo di poter rivedere tutto, interpretando la realtà solo come una serie di fatti, ogni nostra azione produce casino e immette nel Creato semi avvelenati. Oggi si pensa che ad essere scettici, a credere solo in ciò che si vede, si è più intelligenti: ma si vede solo ciò che si crede. Più crediamo più vediamo. I fenomeni, i fatti, sono anche simboli, c'è, quindi, un altro piano di lettura, un'altra vista oltre quella dei sensi. La scienza moderna non sa dove dorme il lepre. Madre natura si capisce come opera, osservandola, seguendo i suoi piccoli cambiamenti. Ci vuole molta attenzione, si annulla la distanza tra chi osserva e ciò che si osserva. 12mila anni fa tutto era a portata di mano, tutto risplendeva, ogni cosa era visibile. Gli uomini potevano generare in determinati periodi e le donne avevano le mestruazioni tutte lo stesso giorno ad ogni giro di Luna. Poi è accaduto qualcosa di tremendo: si è spezzata la trama del cosmo e son cominciate le divisioni tra livelli. La realtà come la conosciamo è poca, si è ridotta, perciò ci vuole un altro senso per giudicarla.
- In che senso è 'poca'? - feci io, tentando di tirar fuori da Scandurra più di quanto fosse disposto a concedere.
- Come diceva quel geniaccio di Scespire? [evidentemente intendeva riferirsi a Shakespeare] I segreti sono cose che competono il cuore, non alle parole. Se apri l'occhio del tuo cuore potrai vedere in tutta la sua bellezza e terribilità la Realtà, quella vera, tosta, totale. Oggi l'anima è morta. Non dà più segni di vita da tempo. Solo durante le guerre, le carestie, i cataclismi, l'anima si desta. Ti credo, l'uomo attuale ha bisogno ormai di essere frustato, atterrito, per tirar fuori l'autentico. Nel sadomasochismo mistico emergono elementi curiosi, inaspettati del nostro essere, una particella cosmica si produce nell'organismo. Non è ancora l'autentico, certo, ma si aprono stradine interessanti, sebbene per quei pochi abbastanza fulminati da sottoporsi a tali esperienze estreme. Le droghe chimiche, invece, ci fregano e basta. Beh, la mentuccia romana che vi metto nel sughetto è un'altra cosa, è veramente stupefacente, ma pochi conoscono i suoi segreti. Eh eh eh.
Le
passeggiate insieme a Scandurra per le vie di Viterbo al caldo sole
d'estate, quando non c'era traffico e sparivano pure i viterbesi per
ristorarsi al mare o in montagna, rappresentavano inusitati momenti
di crescita. Dirò di più: di gioia. Con lui potevo estinguere la
mia sete di conoscenza, sebbene non rispondeva sempre in modo diretto
alle mie continue domande.
- Sai cosa facciamo oggi pomeriggio, Angelino? Facciamo visita ad una antica installazione sotterranea Atlantidea dove venivano parcheggiati i loro incredibili vascelli fantasma. Sì, quelli che chiami dischi volanti. Dopo pranzo, prendiamo la strada P. e in 20minuti al massimo siamo arrivati. Una bella scampagnata salutare. Però portati un giubbino, un indumento pesante insomma, lì sotto fa freddo.
- Una base a pochi chilometri da Viterbo?
- Quando i nazisti si stavano ritirando verso il nord Italia, a guerra ormai persa, un manipolo di SS scortò una spedizione scientifica sotto le pendici del monte. Supervisionò la missione il feldmaresciallo Kesselring. Avevano il compito di trovare e requisire uno di quei vascelli.
- Come facevano a sapere di questo segreto?
- Sai, c'è sempre qualche infame che sbraca, che spiffera ogni cosa per trenta denari, stavolta però ci guadagnò molto di più. Il 1944 uno dell'anonima, un professore di filosofia, ex allievo del ministro Gentile, chiese e ottenne di conferire con Hitler, per svelare l'esistenza di un arma terribile che avrebbe reso invincibile la causa tedesca.
- Caspita, questo sui libri di storia non c'è scritto.
- La storia scritta è una stronzata. Si tace l'essenziale e si racconta la superficie.
Feldmaresciallo Kesserling |
I
Nazisti, in effetti, cercarono in Antartide oasi di acqua temperata,
primo segnale per entrare nelle terre ignote. In Asia tentarono di
trovare le porte sotto il Monte Kaylas per accedere al mitico regno
sotterraneo di Shamballa. In certi gruppi occulti tedeschi,
supportati dal III° Reich e in combutta con le SS, furono presi da
una strana febbre, quella della caccia alle reliquie cristiane ed
ebraiche, buddhiste e induiste. Certo, non erano ricerche per mera
archeologia o, diciamo, culturali, lo scopo era quello di sfruttare i
poteri intrinsechi delle reliquie, poteri di guarigione, talismanici
ma anche ad uso bellico per la vittoria finale dell'hitlerismo. La
meta più intrigante che smobilitò uomini e risorse, fu quella della
Città dei Re in Patagonia, che secondo il mito sarebbe stata
visibile solo alla fine del mondo. In questa città si custodirebbero
le scienze e le tecniche di una civiltà superiore, probabilmente
extraterrestre. Gli storici nel dopoguerra hanno sempre considerato
tali manie del nazionalsocialismo come eccentricità o, peggio,
follie da parte di un potere fondato sull'obiettivo di dominio
assoluto del genere umano, e che aveva bisogno di simboli, leggende,
ri-creazione del mito germanico per politica interna. Gli storici,
si sa, sono agnostici, non considerano l'occulto come reale, ma solo
come devianza, paranoia: le idee senza parole sono sempre
state irrise dal materialismo storico. La Realtà come ce la faceva
conoscere Scandurra era molto più sofisticata, complessa e tremenda
di quella deprivata e limitata dei professoroni.
A
casa per pranzo, mi limitai a mangiare un primo. In prospettiva,
volevo star leggero per ogni evenienza. Verso le 15,00 mi passò a
prendere Scandurra con la cinquecento e ci dirigemmo verso il posto
segreto a pochi chilometri dalla città. Terminato l'asfalto iniziava
una stradina bianca, dove parcheggiammo. Girammo intorno ad un
convento francescano per poi dirigerci verso le pendici del monte.
Scandurra
definiva gli Atlantidei esseri umani e sovrumani a un tempo,
depositari di sapienza e potenza. Per semplificare, ci diceva che
come in ogni famiglia che si rispetti c'è sempre la pecora nera,
così fu per la razza rossa. Una gilda, quella dei lunari, ribelli
superbi ed ebbri di volontà di potenza, volle riscrivere le regole
della civiltà, sconnettendosi dagli dèi per stabilire una
tecnocrazia dominante. Ciò provocò una guerra civile senza
precedenti, fratello contro fratello, senza limitazione di mezzi. Per
scongiurare la distruzione totale del continente con ripercussioni
devastanti sull'intero pianeta, i solari riuscirono a sradicare
dall'oceano l'intera Atlantide per collocarla nell'intercapedine del
cosmo, usando un potere che sarebbe difficile perfino oggi
descriverne soltanto gli effetti. La narrazione scandurriana deviava
e di molto da quelle conosciute, ma noi dell'anonima non dubitammo
mai di quanto il maestro ci andava insegnando: abbiamo visto e
vissuto il Grande Ignoto.
-
Da questa parte - mi indicò la direzione Scandurra.
Lo
seguii lungo uno stretto sentiero in mezzo agli alberi, sul fianco
destro del monte. Poi si accucciò e così feci io. L'afa, i versi
degli insetti, facevano da cornice ad una strana situazione.
Scandurra fece rotolare da un lato un masso di grosse dimensioni
senza apparente sforzo, come se non vi fosse gravità, rivelando così
un'apertura nella roccia, abbastanza grande perché un uomo di media
corporatura vi si potesse introdurre strisciando. Lui si intrufolò
nella tana senza esitazione, come se fosse di casa, io lo imitai con
riluttanza. Per un attimo mi incastrai a metà a causa dello
zainetto, ma qualcosa mi risucchiò dentro. Inizialmente si presentò
soltanto un compatto, denso muro di tenebre, nel quale l'alone
rossigno della torcia del maestro penetrava solo per un breve tratto,
senza violare, in realtà, quel misterioso manto di oscurità.
Scandurra continuava ad avanzare, strisciando, come un minatore
esperto. Dopo essere penetrati nella stretta buca, passammo in un
corridoio che s'inoltrava diritto nelle viscere del monte; era
quadrato e scarno, e le pareti di pietra erano levigate in maniera
eccezionale. Rialzandosi, lui si incamminò lungo quel corridoio,
inoltrandosi nella montagna, e io gli andai dietro. Il corridoio
sfociava in una grande camera. Anch'essa era quadrata, e, per quello
che potevo vedere, le sue pareti erano levigate e perfette come
quelle del corridoio. C'era un palco, a una estremità, con un altare
azzurro marmoreo sul quale era scolpito un serpente alato.
-
Antiche vestigia?
-
Gli Atlantidei hanno ricavato la loro base dalle rovine di una città
di un popolo antichissimo, i Martanda, antico più di quanto tu possa
immaginare, Angelo.
Facemmo
il giro della camera, quando notai che dietro l'altare si trovava una
porta. E proprio lì era diretto Scandurra. Vi entrammo. Oltre la
soglia c'era un breve passaggio, in fondo al quale si trovava
un'altra porta di metallo, piccola, e chiusa da pesanti sbarre. Sopra
lo stipide c'era un iscrizione: cunei, triangoli, coni spezzati,
trapezi, et similia.
-
Signori dello spazio e del tempo. Così è scritto, - il maestro usò
in questa circostanza un tono grave, di rispetto.
Scandurra
alzò le sbarre e spinse la porta senza produrre alcun rumore, e
varcò la soglia, oltre la quale si apriva una vasta camera di
pietra, uguale a quella che avevamo appena lasciato. Non c'era
niente. C'era soltanto una cosa: una grande bolla fluidica di
tenebre.