Chi legge "esamini tutto, ma ritenga solo ciò che è giusto".

La mente non è un vessillo da riempire, ma un fuoco da accendere.

lunedì 2 settembre 2013

L'OCCHIO DI SAURON



Non posso continuare a nutrire speranze
per il Giappone futuro.
Ogni giorno si acuisce in me la certezza che,
se nulla cambierà, il “Giappone”
è destinato a scomparire.
Al suo posto rimarrà,
in un lembo dell’Asia estremo-orientale,
un grande Paese produttore, inorganico,
vuoto, neutrale e neutro, prospero e cauto.
Con quanti ritengono che questo sia tollerabile,
Io non intendo parlare.
Yukio Mishima

Quando sento la mano del potere appesantirsi sulla mia fronte […] non sono maggiormente disposto a infilare la testa sotto il giogo solo perché un milione di braccia me lo porge.
Alexis de Tocqueville

Partecipava dei poteri e della conoscenza di tutti gli altri Valar, ma li volse a scopi malvagi, e sperperò la propria forza in atti di violenza e di tirannide. Egli, infatti, bramò Arda e tutto quanto vi si trovava, agognando il trono di Manwë e la potestà sui dominii dei suoi pari. Per arroganza, dallo splendore decadde al disprezzo di tutte le cose salvo se stesso, spirito funesto e impietoso. Trasformò l‘intellezione in sottigliezza pervertendo alla propria buona volontà quanto poteva servirgli, fino a che divenne un bugiardo privo di qualsiasi vergogna. Cominciò con il desiderio della Luce, ma quando non riuscì a possederla esclusivamente per sé, calò, tra fuoco e ira, dentro un incendio, giù nell’Oscurità. E soprattutto dell’oscurità si servì per le sue opere malvagie su Arda, e la colmò di terrore per tutte le creature viventi.
Melkor in Silmarillion

Trovare in sé il punto in cui si comincia finalmente a essere, a superare la psiche, a creare; passare decisamente all’azione facendo scattare l’elemento immediato dell’azione cosciente; superare le illusorie, anche se dialetticamente smaglianti, vie allo Spirituale, pervenire ad una reale sincerità con se stessi, che dia modo di ritrovare in sé il principio della Forza: tale è la proposta del discorso sull’uomo interiore.
Massimo Scaligero

Nell’incontro del pensiero con il sensibile (il mondo dei sensi ndr), con il molteplice, con il finito, del quale l’Oriente tradizionale non poteva concepire la possibilità di una scienza, è presente l’Io, con la sua interna trascendenza: nell’ a n t e c e d e n t e  s i m u l t a n e o  e non cosciente della percezione, agisce il pensiero di profondità dell’Io: perciò la sua correlazione con il segreto del Cosmo. Tale possibilità, oggi comune a quasi tutta l’umanità, ha avuto inizio come esperienza tipica del pensiero occidentale, grazie ai pionieri del pensiero cosciente e del metodo sperimentale. Senza la presenza dell’Io spirituale nel pensiero, non si sarebbero avuti l’elettricità, il telefono, i transatlantici, la radiofonia, i missili, la ricerca nucleare, ecc.: le espressioni più elementari e primitive di tale presenza, che tuttavia permane per l’indagatore che se ne giova, la presenza ignorata. Grazie ad essa, il pensare è la donazione profonda di sé nel percepire, da cui sorge la coscienza dell’Io. Il discepolo può constatare che la forza radiante dell’Io, come donazione di sé illimitata, è presente nel percepire sensorio. Nella sensazione e nella rappresentazione, essa subisce ogni volta uno smorzamento del suo potere di vita: è l’arresto di forza provocato dalla mediazione cerebrale, necessaria all’assunzione cosciente dei contenuti: il pensiero riflesso, in fatti, non accoglie i contenuti, ma la forma conseguente allo smorzamento vitale, il valore astratto. Lo scienziato tuttavia crede assumere l’oggetto nella sua concretezza e procede di conseguenza, validando come realtà il riflesso astratto del sensibile: assolutezza di una relazione incompiuta epperò inanimata, da cui trae come produzione reale il mondo meccanico, tecnologico, ignorandone la provvisorietà, ossia la contingente strumentalità rispetto all’assunto da cui inizialmente muove. Mediante la più semplice contemplazione, la coscienza ha la possibilità di congiungersi con le forze profonde dell’Io nella percezione sensoria, ma l’uomo occidentale, che ha avuto tale iniziale dono come la massima possibilità di penetrazione dello Spirito nella terrestrità, dell’immediato percepire assume la forma riflessa come valore sul quale modella il pensiero. Nel percepire ha l’immediato moto dell’Io come moto di puro pensiero, ma lo ignora, perché è preso dal percepito, dalla mera tangenza sensoria: in realtà non afferra il percepito, non lo contempla, non lo fronteggia, non vi incontra il momento della coscienza che si unisce con il mondo. Si tratta di  p e r c e p i r e  la forza fluente in questo momento vivo: la sua correlazione con le Gerarchie cosmiche. In realtà l’uomo non percepisce il pensiero, manca del tipo di percezione più elevato a cui possa accedere mediante la coscienza di sé: perciò è privo del reale contenuto della esperienza sensoria. Egli non realizza il potere di donazione soprasensibile del pensiero a cui ogni momento ricorre: ignora la presenza dell’Atman nel moto di profondità con cui si unisce alla terrestrità nel percepire. La concentrazione conduce lo sperimentatore alla obbiettivazione del pensiero, ma non ancora alla sua percezione, essendo ancora il percepire minimamente consapevole al livello dei sensi. La percezione sensoria è un processo ignoto all’indagatore di questo tempo, perché il potere extraumano che incanta il percepire nella forma riflessa, ogni volta invade la zona della coscienza in cui dovrebbe essere presente l’Io quale penetratore ed elaboratore di tale forma. Nella zona in cui l’uomo dovrebbe essere sveglio rispetto la vita dei sensi, si lascia sopraffare dal risuonare della loro tangenza formale: rispetto ad essi è immerso in stato di sonno. Ma i meccanismi logico-dialettici gli danno l’illusione di essere sveglio. Il discepolo deve conquistarsi lo stato di veglia rispetto alla normale vita dei sensi: egli deve poter avvertire che, privo di tale stato di veglia, opera nella quotidiana vita come un sonnambulo, malgrado le discipline interiori. Dovunque è percezione, è la presenza dell’Io originario, con l’assoluta incondizionatezza che gli è propria e la sua correlazione con le Potenze sorreggenti l’Universo.
La tradizione solare di Massimo Scaligero - Editrice Teseo Roma.

"Essere cima"
Non
basta salire
una montagna
bisogna essere la
montagna che si sale.
Avere valli ed esere cima.
Bisogna essere gelidi come il Bianco
affilati come il Cervino, tempestosi come il Rosa
lontani come l'Aconcagua, placidi come il Cevedale.
Bisogna sapere unire restandosene isolati. Essere cima.

Omar Vecchio




L'occhio delle Tenebre vede in più dimensioni e, così facendo impone, per induzione ipnotica, sistemi, organizzazioni, regimi, che hanno in sé la struttura che connette, il marchio di fabbrica, la matrice unica che condiziona la società e le coscienze degli individui. Ogni tipo di organizzazione tende fisiologicamente all’oligarchia. L’organizzazione e la seguente degenerazione oligarchica causano veri e propri mutamenti genetici nei partiti libertari che dovrebbero assicurare pluralismo ideologico: le masse non possono più interferire con le decisioni, i capi non sono più gli organi esecutivi della volontà della massa ma si emancipano completamente dalla massa stessa. Tanto più grande diventerà il partito, tanto di più si riempiranno le sue casse e la tendenza oligarchica si farà strada con maggior vigore; la base non potrà più controllare in alcun modo i vertici del partito. Il regime democratico non è molto confacente ai bisogni tattici dei partiti politici: il partito politico, così come si deve organizzare per competere con gli altri partiti, è qualcosa di distante dalla comune idea di democrazia. Il principio della democrazia è ideale e legale (perché comunque si va a votare) ma non è reale in quanto, in realtà, la base non può scegliere nulla. Votando non diventiamo compartecipi del potere. Sulla base democratica si innalza, nascondendola, la struttura oligarchica dell’edificio.

Analizzando alcuni brani tratti da "I sistemi socialisti" si possono trarre alcune considerazioni sull'impianto teorico di Vilfredo Pareto:

* Chi è al potere è anche, necessariamente, il più ricco: chi sta in alto non gode solo di potere politico, ma di tutta una serie di privilegi,

* L'elite svetta per le sue qualità, che possono essere sia buone che cattive,

* Le elites sono tutte colpite da una decadenza piuttosto rapida,

* Una elite che non si rigenera è destinata a perire brevemente (traspaiono, qui, retaggi tipici del darwinismo sociale),

* Elementi di ricambio per le elites possono provenire dalle classi rurali, le quali subiscono una selezione più forte rispetto alle classi agiate; le classi agiate tendono a salvare tutti i loro figli, facendo si che rimangano in vita anche elementi deboli e non adatti. Questo significa che l'elite al potere avrà in sé anche gli elementi peggiori e ciò la destina a peggiorare,

* Ricorso alla metafora del fiore: l'elite è come un fiore, appassisce, ma se la pianta, cioè la società, è sana, essa farà subito nascere un altro fiore.

L'unico occhio di Polifemo ben simbolizza gli psicopatici, che vedono il mondo a due dimensioni e non sono in grado di prevedere le conseguenze delle loro azioni. Obama è il campione dell'ottusità americanomorfa, dell'ipocrisia spudorata, del delirio di onnipotenza. L'Occidente, ormai, è rappresentato dagli yankee, genìa mercantile e incolta, che gioca facile con l'Europa, larva ignobile, infame, fedifraga, schiava del denaro. La fine di quella che fu la civiltà greco-romana, non poteva che piegarsi alle tenebre della ragione, al kaos dello spirito. Tuttavia, percepisco un ritorno di segnale, poiché le radici profonde non gelano. Ciò potrebbe risultare sufficiente per creare quella specifica condizione utile per l'emersione, come fiume carsico, della linfa vitale, eco dell’identità ancestrale della Tradizione che si farà strada tra le fogne di un'epoca ormai alla fine.

Quanti conservano il lumen, l'Oro Alchimico secondo gli alchimisti, nella propria miniera potranno ripararsi dai miasmi del morbo nero. Questo status comporterà una conversione del molteplice nell’Unità, alla conquista spagirica di quella Forza che informa l’intero Universo.

Il morbo della modernità è multiforme e si nasconde dietro l'omologazione; la schiavitù prodotta dalla propaganda del farci credere di essere liberi perché svincolati dalla Tradizione; il sonnambulismo dell'anima causato da droghe e feticci culturali. E ci inducono a pensare che questa sia la modernità del migliore dei mondi possibili. Il culmine della progressione umana è stato già raggiunto in epoche lontanissime, oggi viviamo, invece, nel crepuscolo di un mondo.



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