Non
posso continuare a nutrire speranze
per il Giappone futuro.
Ogni giorno si acuisce in me la certezza che,
se nulla cambierà, il “Giappone”
è destinato a scomparire.
Al suo posto rimarrà,
in un lembo dell’Asia estremo-orientale,
un grande Paese produttore, inorganico,
vuoto, neutrale e neutro, prospero e cauto.
Con quanti ritengono che questo sia tollerabile,
Io non intendo parlare.Yukio Mishima
per il Giappone futuro.
Ogni giorno si acuisce in me la certezza che,
se nulla cambierà, il “Giappone”
è destinato a scomparire.
Al suo posto rimarrà,
in un lembo dell’Asia estremo-orientale,
un grande Paese produttore, inorganico,
vuoto, neutrale e neutro, prospero e cauto.
Con quanti ritengono che questo sia tollerabile,
Io non intendo parlare.Yukio Mishima
Quando
sento la mano del potere appesantirsi sulla mia fronte […] non sono
maggiormente disposto a infilare la testa sotto il giogo solo perché
un milione di braccia me lo porge.
Alexis
de Tocqueville
Partecipava
dei poteri e della conoscenza di tutti gli altri Valar, ma li volse a
scopi malvagi, e sperperò la propria forza in atti di violenza e di
tirannide. Egli, infatti, bramò Arda e tutto quanto vi si trovava,
agognando il trono di Manwë e la potestà sui dominii dei suoi pari.
Per arroganza, dallo splendore decadde al disprezzo di tutte le cose
salvo se stesso, spirito funesto e impietoso. Trasformò
l‘intellezione in sottigliezza pervertendo alla propria buona
volontà quanto poteva servirgli, fino a che divenne un bugiardo
privo di qualsiasi vergogna. Cominciò con il desiderio della Luce,
ma quando non riuscì a possederla esclusivamente per sé, calò, tra
fuoco e ira, dentro un incendio, giù nell’Oscurità. E soprattutto
dell’oscurità si servì per le sue opere malvagie su Arda, e la
colmò di terrore per tutte le creature viventi.
Melkor
in Silmarillion
Trovare
in sé il punto in cui si comincia finalmente a essere, a superare la
psiche, a creare; passare decisamente all’azione facendo scattare
l’elemento immediato dell’azione cosciente; superare le
illusorie, anche se dialetticamente smaglianti, vie allo Spirituale,
pervenire ad una reale sincerità con se stessi, che dia modo di
ritrovare in sé il principio della Forza: tale è la proposta del
discorso sull’uomo interiore.
Massimo
Scaligero
Nell’incontro
del pensiero con il sensibile (il mondo dei sensi ndr), con il
molteplice, con il finito, del quale l’Oriente tradizionale non
poteva concepire la possibilità di una scienza, è presente l’Io,
con la sua interna trascendenza: nell’ a n t e c e d e n t e
s i m u l t a n e o e non cosciente della percezione, agisce il
pensiero di profondità dell’Io: perciò la sua correlazione con il
segreto del Cosmo. Tale possibilità, oggi comune a quasi tutta
l’umanità, ha avuto inizio come esperienza tipica del pensiero
occidentale, grazie ai pionieri del pensiero cosciente e del metodo
sperimentale. Senza la presenza dell’Io spirituale nel pensiero,
non si sarebbero avuti l’elettricità, il telefono, i
transatlantici, la radiofonia, i missili, la ricerca nucleare, ecc.:
le espressioni più elementari e primitive di tale presenza, che
tuttavia permane per l’indagatore che se ne giova, la presenza
ignorata. Grazie ad essa, il pensare è la donazione profonda di sé
nel percepire, da cui sorge la coscienza dell’Io. Il discepolo può
constatare che la forza radiante dell’Io, come donazione di sé
illimitata, è presente nel percepire sensorio. Nella sensazione e
nella rappresentazione, essa subisce ogni volta uno smorzamento del
suo potere di vita: è l’arresto di forza provocato dalla
mediazione cerebrale, necessaria all’assunzione cosciente dei
contenuti: il pensiero riflesso, in fatti, non accoglie i contenuti,
ma la forma conseguente allo smorzamento vitale, il valore astratto.
Lo scienziato tuttavia crede assumere l’oggetto nella sua
concretezza e procede di conseguenza, validando come realtà il
riflesso astratto del sensibile: assolutezza di una relazione
incompiuta epperò inanimata, da cui trae come produzione reale il
mondo meccanico, tecnologico, ignorandone la provvisorietà, ossia la
contingente strumentalità rispetto all’assunto da cui inizialmente
muove. Mediante la più semplice contemplazione, la coscienza ha
la possibilità di congiungersi con le forze profonde dell’Io nella
percezione sensoria, ma l’uomo occidentale, che ha avuto tale
iniziale dono come la massima possibilità di penetrazione dello
Spirito nella terrestrità, dell’immediato percepire assume la
forma riflessa come valore sul quale modella il pensiero. Nel
percepire ha l’immediato moto dell’Io come moto di puro pensiero,
ma lo ignora, perché è preso dal percepito, dalla mera tangenza
sensoria: in realtà non afferra il percepito, non lo contempla, non
lo fronteggia, non vi incontra il momento della coscienza che si
unisce con il mondo. Si tratta di p e r c e p i r e
la forza fluente in questo momento vivo: la sua correlazione con le
Gerarchie cosmiche. In realtà l’uomo non percepisce il pensiero,
manca del tipo di percezione più elevato a cui possa accedere
mediante la coscienza di sé: perciò è privo del reale contenuto
della esperienza sensoria. Egli non realizza il potere di donazione
soprasensibile del pensiero a cui ogni momento ricorre: ignora la
presenza dell’Atman nel moto di profondità con cui si unisce alla
terrestrità nel percepire. La concentrazione conduce lo
sperimentatore alla obbiettivazione del pensiero, ma non ancora alla
sua percezione, essendo ancora il percepire minimamente consapevole
al livello dei sensi. La percezione sensoria è un processo ignoto
all’indagatore di questo tempo, perché il potere extraumano che
incanta il percepire nella forma riflessa, ogni volta invade la zona
della coscienza in cui dovrebbe essere presente l’Io quale
penetratore ed elaboratore di tale forma. Nella zona in cui l’uomo
dovrebbe essere sveglio rispetto la vita dei sensi, si lascia
sopraffare dal risuonare della loro tangenza formale: rispetto ad
essi è immerso in stato di sonno. Ma i meccanismi logico-dialettici
gli danno l’illusione di essere sveglio. Il discepolo deve
conquistarsi lo stato di veglia rispetto alla normale vita dei sensi:
egli deve poter avvertire che, privo di tale stato di veglia, opera
nella quotidiana vita come un sonnambulo, malgrado le discipline
interiori. Dovunque è percezione, è la presenza dell’Io
originario, con l’assoluta incondizionatezza che gli è propria e
la sua correlazione con le Potenze sorreggenti l’Universo.
La
tradizione solare di Massimo Scaligero - Editrice Teseo Roma.
"Essere
cima"
Non
basta salire
una montagna
bisogna essere la
montagna che si sale.
Avere valli ed esere cima.
Bisogna essere gelidi come il Bianco
affilati come il Cervino, tempestosi come il Rosa
lontani come l'Aconcagua, placidi come il Cevedale.
Bisogna sapere unire restandosene isolati. Essere cima.
basta salire
una montagna
bisogna essere la
montagna che si sale.
Avere valli ed esere cima.
Bisogna essere gelidi come il Bianco
affilati come il Cervino, tempestosi come il Rosa
lontani come l'Aconcagua, placidi come il Cevedale.
Bisogna sapere unire restandosene isolati. Essere cima.
Omar
Vecchio
L'occhio
delle Tenebre vede in più dimensioni e,
così facendo impone, per induzione ipnotica, sistemi,
organizzazioni, regimi, che hanno in sé la struttura che connette,
il marchio di fabbrica, la matrice unica che condiziona la società e
le coscienze degli individui.
Ogni
tipo di organizzazione
tende
fisiologicamente
all’oligarchia. L’organizzazione
e la seguente degenerazione oligarchica causano veri e propri
mutamenti genetici nei partiti libertari
che
dovrebbero assicurare pluralismo ideologico:
le masse non possono più interferire con le decisioni, i capi non
sono più gli organi esecutivi della volontà della massa ma si
emancipano completamente dalla massa stessa. Tanto più grande
diventerà il partito, tanto di più si riempiranno le sue casse e la
tendenza oligarchica si farà strada con maggior vigore; la base non
potrà più controllare in alcun modo i vertici del partito. Il
regime democratico non è molto confacente ai bisogni tattici dei
partiti politici: il partito politico, così come si deve organizzare
per competere con gli altri partiti, è qualcosa di distante dalla
comune idea di democrazia. Il principio della democrazia è ideale e
legale (perché comunque si va a votare) ma non è reale in quanto,
in realtà, la base non può scegliere nulla. Votando non diventiamo
compartecipi del potere. Sulla
base democratica si innalza, nascondendola, la struttura oligarchica
dell’edificio.
Analizzando
alcuni brani tratti da "I sistemi socialisti"
si
possono trarre alcune considerazioni sull'impianto teorico di
Vilfredo
Pareto:
*
Chi è al potere è anche, necessariamente, il più ricco: chi sta in
alto non gode solo di potere politico, ma di tutta una serie di
privilegi,
*
L'elite svetta per le sue qualità, che possono essere sia buone che
cattive,
*
Le elites sono tutte colpite da una decadenza piuttosto rapida,
*
Una elite che non si rigenera è destinata a perire brevemente
(traspaiono, qui, retaggi tipici del darwinismo sociale),
*
Elementi di ricambio per le elites possono provenire dalle classi
rurali, le quali subiscono una selezione più forte rispetto alle
classi agiate; le classi agiate tendono a salvare tutti i loro figli,
facendo si che rimangano in vita anche elementi deboli e non adatti.
Questo significa che l'elite al potere avrà in sé anche gli
elementi peggiori e ciò la destina a peggiorare,
*
Ricorso alla metafora del fiore: l'elite è come un fiore,
appassisce, ma se la pianta, cioè la società, è sana, essa farà
subito nascere un altro fiore.
L'unico occhio di Polifemo ben simbolizza gli psicopatici, che vedono il mondo a due dimensioni e non sono in grado di prevedere le conseguenze delle loro azioni. Obama è il campione dell'ottusità americanomorfa, dell'ipocrisia spudorata, del delirio di onnipotenza. L'Occidente, ormai, è rappresentato dagli yankee, genìa mercantile e incolta, che gioca facile con l'Europa, larva ignobile, infame, fedifraga, schiava del denaro. La fine di quella che fu la civiltà greco-romana, non poteva che piegarsi alle tenebre della ragione, al kaos dello spirito. Tuttavia, percepisco un ritorno di segnale, poiché le radici profonde non gelano. Ciò potrebbe risultare sufficiente per creare quella specifica condizione utile per l'emersione, come fiume carsico, della linfa vitale, eco dell’identità ancestrale della Tradizione che si farà strada tra le fogne di un'epoca ormai alla fine.
Quanti
conservano il
lumen,
l'Oro
Alchimico secondo
gli alchimisti,
nella propria miniera potranno ripararsi
dai miasmi del morbo nero. Questo status
comporterà
una conversione del molteplice nell’Unità, alla conquista
spagirica di quella Forza che
informa l’intero Universo.
Il
morbo della modernità è multiforme e si nasconde dietro
l'omologazione; la schiavitù prodotta dalla propaganda del farci
credere di essere liberi perché svincolati dalla Tradizione; il
sonnambulismo dell'anima causato da droghe e feticci culturali. E ci
inducono a pensare che questa sia la modernità del migliore dei
mondi possibili. Il culmine della progressione umana è stato già
raggiunto in epoche lontanissime, oggi viviamo, invece, nel
crepuscolo di un mondo.
un pó di essenza é rimasta per fortuna
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=uF-F67OUEAw
RispondiEliminal'avete visto?