Il Libro delle Generazioni dell’Uomo
Traduzione
di Ralph Anzarouth
E quando Avràm [Abramo] figlio di Terach ebbe 50 anni,
uscì dalla casa di Noach1 e tornò a casa di suo padre. E Avràm
riconosceva Dio e seguiva la Sua morale e le Sue vie, e Dio era con lui. E in
quel periodo suo padre Terach era ancora comandante nell’esercito del re Nimrod
e adorava gli idoli fatti di legno e di pietra. E Avram arrivò a casa di
suo padre e vide i suoi 12 idoli ritti nelle loro nicchie. E Avram si adirò
vedendo quelle icone dentro la casa di suo padre. E disse Avram: “Per
la vita di Dio, giammai quelle icone rimarranno così in casa di mio padre. Che
Iddio che mi ha creato mi faccia questo e ancor di più, se non li rompo tutti
entro tre giorni!” E Avram uscì pieno di rabbia lasciandoli [dietro di
sé].
E Avram uscì in fretta da quella stanza verso il
cortile di suo padre, dove lo trovò seduto e attorniato dai suoi servitori;
Avram si diresse [verse suo padre] e si sedette davanti a lui. E Avram chiese a
suo padre: Dimmi, padre mio, dov’è il Signore che ha creato il cielo e
la terra e che ha creato anche te e me su [questa] terra?” E Terach
rispose a suo figlio Avram, dicendogli: “Ecco, chi ha creato tutto ciò
è con noi, a casa.” E Avram rispose a suo padre: “Per piacere,
mostrameli, mio signore.” E Terach condusse suo figlio Avram verso la
corte interna e verso la stanza. E Avram vide, ed ecco tutta la stanza piena di
idoli di legno e di pietra, dodici grandi icone e altre più piccole accanto a
loro, innumerevoli. E Terach disse a suo figlio: “Ecco, questi sono
coloro che hanno fatto tutto ciò che hai visto in tutta la terra; ed essi sono
coloro che hanno creato me e te e tutti gli uomini della terra.” E si
prosternò Terach davanti a tutti i suoi idoli e uscì di lì, e con lui uscì
[anche] Avram.
E dopo essere uscito di lì, Avràm andò a sedersi di
fronte a sua madre. E disse a sua madre: “Ecco, mio padre mi ha
mostrato coloro che hanno creato il cielo e la terra e tutti gli uomini. E
adesso prendi in fretta per me un capretto dal gregge, e fanne un pasto
prelibato. E porterò questa squisitezza come offerta agli idoli di mio padre
affinché la mangino, forse susciterò la loro benevolenza.” E sua madre
fece così. Prese un capretto e ne fece un pasto sopraffino e lo portò ad Avràm.
E Avràm prese quelle pietanze dalla mano di sua madre e le portò davanti agli
idoli di suo padre. E offrì loro da mangiare, senza che suo padre Terach lo sapesse.
E quel giorno Avràm restò seduto con loro e li osservò, e vide che non avevano
voce, non si muovevano: nessuno tendeva la mano per mangiare. E Avràm si prese
gioco di loro dicendo “Forse ora le squisitezze che vi ho preparato non
vi piacciono, o forse sono troppo scarse ed è per questo che non mangiate!
Domani ve ne farò altre più gustose e abbondanti, e vedrò cosa ne sarà di
loro.”
E l’indomani chiese a sua madre di preparare un
[altro] pasto prelibato. E [infatti] sua madre si alzò, prese dal gregge tre capretti
di buona qualità e ne fece un manicaretto gustoso come piace a suo figlio. E
diede le vivande a suo figlio Avràm all’insaputa del padre, Terach. E Avràm
prese le vivande da sua madre e le portò nella stanza, davanti agli idoli di
suo padre. E porse loro da mangiare, e ne offrì a tutti, e durante tutta quella
giornata Avràm restò seduto davanti a loro, nell’eventualità che si mettessero
a mangiare. E Avràm li vide, ed eccoli privi di voce e di coscienza, nessuno di
loro porse la mano verso le vivande per mangiare.
E più tardi, quella sera, lo spirito del Signore
ricoperse Avràm dentro a quella casa. E [Avràm] invocò e disse: “Che
guaio, per mio padre e per tutta questa generazione malvagia, il cui cuore si è
fuorviato verso le [credenze] insensate. Ed essi servono idoli come quelli lì,
fatti di legno e di pietra, che non mangiano, non sentono odori, non odono e
non parlano. Hanno una bocca, ma non parlano; hanno occhi, ma non vedono; hanno
orecchie, ma non sentono; hanno mani, senza avere tatto; hanno gambe, ma non
camminano. Coloro che li hanno fabbricati saranno come loro, e così tutti
coloro che ripongono la loro certezza in loro, che li servono e che si
prosternano a loro.”
E quando vide Avràm tutte queste cose e tutti gli atti
malvagi, si adirò fortemente nei confronti di suo padre. E andò, prese in mano
l’ascia, entrò nella stanza e distrusse tutti gli idoli di suo padre. E poi,
quando ebbe finito di sfasciare le icone, mise l’ascia in mano al più grande
degli idoli che era lì davanti agli altri, e uscì. E suo padre Terach tornò a
casa, sentì dall’ingresso il rumore dei colpi dell’ascia ed entrò in casa per
constatare di cosa si trattasse. E Terach sentì il rumore dell’ascia nella
stanza delle icone e corse in quella stanza e s’imbatté in suo figlio Avràm che
ne stava uscendo. E Terach entrò nella stanza e trovò tutti gli idoli infranti,
con le pietanze preparate da Avràm ancora davanti a loro.
E Terach vide questo fatto e si adirò molto e uscì in
fretta dalla stanza in direzione di Avràm. E trovò Avràm ancora seduto in casa
e gli chiese: “Cosa hai fatto a tutti i miei idoli?” E Avràm
rispose a suo padre Terach dicendo: “No, mio signore, ho solo portato
loro delle vivande. E quando le porsi loro affinché le mangiassero, tutti
tesero la loro mano prima che il più grande di essi si fosse servito. Ed il
grande [idolo] vide ciò che gli avevano fatto e si adirò molto contro di loro.
Andò, prese l’ascia che era in casa. Si gettò contro di loro e li distrusse
tutti: ecco, l’ascia è ancora in mano sua, come hai visto.”
E Terach si adirò con Avràm per aver pronunciato
quelle parole, e nella sua rabbia disse Terach ad Avràm suo figlio: “Ma
che discorsi stai facendo? Mi stai dicendo delle bugie! Forse che quegli idoli
hanno spirito, anima e capacità di compiere tutti quegli atti che mi hai
raccontato? Forse che non sono fatti di legno e di pietra, e non sono io stesso
ad averli fabbricati? E come puoi quindi raccontarmi fandonie, dicendo che
l’idolo più grande tra di loro li ha colpiti? Sei tu che hai messo l’ascia in
mano sua per potermi dire che è stato lui a colpirli tutti!” E Avràm
rispose a suo padre dicendo: “E come puoi tu servire quegli idoli, che
non hanno potere di compiere alcunché? Possono forse salvarti, questi idoli in
cui riponi la tua certezza? Forse che essi odono la tua preghiera, quando ti
rivolgi a loro? Se tu servi il legno e la pietra che non parlano e non
ascoltano, potranno essi salvarti dai tuoi nemici, quando verranno a combattere
contro di te? E adesso, non è bene che tu e tutte le persone malvagie che
frequenti vi comportiate in questo modo. Siete forse folli o sciocchi, e non
avete discernimento, [al punto di] servire il legno e la pietra in questo modo?
E [invece voi] dimenticate il Signore Iddio che ha creato il cielo e la terra e
che vi ha creati sulla terra, e gravate la vostra anima di una colpa così
grave, adorando il legno e la pietra. Forse che i nostri antenati, nei tempi
antichi, non avevano già commesso questo peccato e Iddio il Signore di tutta la
terra li punì con il diluvio e annientò tutta la terra? E perché voi continuate
a compiere questi atti e adorare altre divinità di legno e di pietra che non
odono, non parlano e non potranno salvarvi dai guai e sottrarvi alla collera
del Signore della terra nei vostri confronti? E ora, padre mio, interrompi
questa pratica e non macchierai così la tua anima e l’anima dei tuoi familiari
con una colpa.” E Avràm si affrettò, passò oltre suo padre, prese
l’ascia dalla mano del più grande idolo di suo padre, lo frantumò e fuggì.
Nota del traduttore:
[1] La casa di studi di Noè, dove da 39 anni
il nostro patriarca Abramo studiava la morale di Dio e le Sue vie.