“Possiamo
conoscere il mondo quanto vogliamo; presenterà sempre un lato
d'ombra e uno di luce.” Johann Wolfgang Goethe, Massime e
riflessioni – TEA ed.
I
pellegrini dell'Assoluto devono battersi da soli per aspirare al
passaggio della Soglia. Aiuti? Se ci fossero, non vi sarebbe alcun
conflitto. E l'essenza dell'iniziazione è proprio questo scontro,
banco di prova nel quale il metallo della personalità del pellegrino
deve sopravvivere agli incalzanti colpi del destino man mano che il
karma viene ad affermarsi; deve far fronte agli allettamenti delle
gratificazioni interne in rapida manifestazione; deve resistere
all'adescamento di lusinghe proiettive.
Solo
la personalità completamente integrata è in grado di resistere.
Solo colui che si è rivelato malleabile, temperato e messo alla
prova dalla molteplicità delle esperienze, è pronto per la prova
definitiva iniziatica.
Se
non avete mai conosciuto il brivido sconvolgente di un'improvvisa
vampa di rossore; se non vi siete mai fermati, oppressi da un senso
di colpa, nel rancido sudore di un letto, se non vi siete mai portati
le mani alle orecchie per tacitare le urla strazianti delle anime del
Purgatorio; o, ancora peggio, se non avete mai domato la nausea di
organi contorti sotto lo spasimo del dolore acuto; o, senza amici,
nell'immensa solitudine, non avete mai sentito il vento parlare o la
terra muoversi; oppure, ossessionati da una forza misteriosa, non vi
siete mai gettati in una pozza d'acqua per poi venirne fuori ogni
volta urlando, “Non questo! Non questo!”, allora queste parole
non fanno per voi.
La
Terra che scotta non fa per voi, non ancora; non finché avrete
risposto ad ogni richiamo della carne; non finché vi sarà rimasta
attaccata anche la più piccola particella di materia. Ma quando vi
sarete arricchiti d'esperienza... un'esperienza che va al di là dei
vostri sogni più arditi... e quando vi sarete pressoché staccati
dal mondo, solo allora potrete affrontare la Terra che scotta. Il
morso della vipera, allora, non si rimarginerà più, e sarete spinti
inesorabilmente verso le strade alte.
Allora
Paolo di Tarso, accecato dalla lama di Luce per tre giorni; allora
Hiram Abiff vacillante sotto il colpo; allora Arjuna sul campo di
battaglia, allora Agostino d'Ippona annaspante dinnanzi alla Città
di Dio; allora Tommaso Moro accanto alla forca, allora la follia di
Swedenborg e il tradimento di Bacone; allora tutto avrà un
significato. Per te, pellegrino, ci sarà la fine del tuo urlo “Non
questo!” e con gioia riscenderai lungo i fianchi della montagna e
assoggetterai al tuo giogo la tua essenza, ben sapendo perché la
trascini, cosa trascini e dove la trascini.
Ciò
succede a tutti. E quando meno lo si aspetta. Si verifica in una vita
prescelta per tale avvenimento, dopodiché si ripete anche oltre il
muro della morte come un diritto acquisito. Ci coglie quando il peso
di tutte le nostre esperienze ci ha ridotto in ginocchio. Rafforzati
dalla fiducia in noi stessi e dall'integrazione della personalità,
apportateci dalle nostre ampie, svariate, comprese ed intense
esperienze, potremo sopravvivere alla Terra che brucia.
Non
esiste altro criterio che lasciarsi coinvolgere nella totalità delle
esperienze che il mondo ha da offrirci in una vita; nulla, neppure lo
spirito, può liberarsi senza di esse. Vi domanderete che tipo di
esperienze servono per liberarsi. Tutto quello che ci accade quando
cerchiamo Dio, pure quando non lo riconosciamo. Nell'amore, nel
dolore, nella gioia, così breve. Per giungere nell'ambito della
Terra che brucia, bisogna essere innamorati, poeti, folli di Dio,
ecco, tutti fervidi d'immaginazione, quella facoltà che rompe il
velo di Maya. Qui entrano in gioco le crisi dell'uomo, il corto
circuito, e non il suo senso sociale.
Siete
timidi? Ricercate la fiducia in voi stessi nell'esperienza, come
primo passo verso l'auto-affermazione. Sia lo scontento che
l'insicurezza e la paura derivano tutti dalla mancanza d'esperienza e
indicano l'estremo bisogno di fiducia in se stessi. Il mondo chiama
colui che, dopo aver combattuto contro la natura, alla fine ha
imparato a lavorare in armonia con le sue leggi. Scrollatevi di dosso
il timore di sbagliare, di non essere adeguati: vivete pienamente,
buttatevi in un'avventura che tanto avete desiderato. Cadete? Vi
rialzate e vivete più forte la vita. Il Cielo è di chi lo assalta.
Qualche
furbo si propone di rinunciare a vizi e ad abbellirsi delle qualità
di una vita virtuosa senza aver mai sperimentato, superandoli, le
tentazioni dei vizi suddetti. Non si può rimanere tutta la vita in
panchina, per evitare di giocar male. Bisogna mettersi alla prova per
conoscersi, per crescere, vivere è questo. Quando si evita di vivere
per non fallire, il risultato è che, quando si è veramente messi a
confronto con la realtà alla quale non si può sfuggire, si cade
come birilli sotto il colpo dell'inatteso.
Meglio
chi ha tentato di vivere cercando qualcosa o qualcuno che lo superi,
libero da etichette e da moralismi, che il bisbigliante, tremebondo
stupido imbevuto delle sue virtù, timoroso della verità, vacillante
dinnanzi ad ogni tentazione, ossessionato dalla paura di essere
gettato da parte, pavido della morte e della vita ad essa
conseguente. Datemi qualcuno che ha forgiato la vita a modo suo,
controcorrente, senza badare al risultato, piuttosto che colui il
quale si è semplicemente limitato ad accettare ciò che la società
ha scelto per lui.
Chi
è morso dalla vipera, deve mostrare il coraggio di manipolare il suo
veleno e trasformarlo in medicamento. Dobbiamo diventare tenaci
cercatori della verità e della realizzazione più profonda, tesi al
completamento, grani di senape pronti ad esplodere di vita, aspiranti
dell'Infinito. Nella certezza di una redenzione metafisica.