Chi legge "esamini tutto, ma ritenga solo ciò che è giusto".

La mente non è un vessillo da riempire, ma un fuoco da accendere.

sabato 12 settembre 2009

FENOMENOLOGIA DEL PROGRESSISTA




Il progressista appartiene a quel tipo umano, italiano e no, che vuol fare la rivoluzione con il permesso della polizia, è contro il capitalismo, purché non sia il suo, è solidale con i poveri purché se ne stiano a casa loro. Sempre in pole position a firmare appelli contro il disboscamento dell'Amazzonia, sostenere sanatorie per l'ex terrorista di turno, favorire qualche ras sudamericano marxistoide, fulgido esempio di democrazia in opposizione a quei fascisti di americani.
Il progressista, italiano e no, ascolta il pischello pianista alla moda, ricciolone bamboccione politicamente corretto, mediocre, questo sì, che oggi spopola le classifiche.
Il progressista, italiano e no, ritiene di possedere il copyright sulla morale, l'intelligenza, la sensibilità sociale al di sopra di tutti gli altri. Compra l'ultima fatica editoriale – si fa per dire – di Uolter Veltroni; è presente ad Umbria iazz, perché fa tanto intellettuale, ma in auto ascolta i Pooh; stravede in pubblico per Nanni Moretti e le retrospettive filmiche della DDR, in privato è abbonato a Sky e si gusta action movie made in USA, Bombolo e Cannavale. Compra, tutti i santi giorni in edicola, l'Unità e Micromega ma non li legge, e nascosta tra le prime due, la Gazzetta dello Sport e la legge in ufficio.
Il progressista, italiano e no, partecipa a tutti i cortei, sindacali, di partito, pro gay, pro Palestina, contro il nucleare e contro, troppo facile, l'odiato Berlusconi: per l'occasione sfoggia eskimo d'annata in memoria del '68 e i più nostalgici indossano perfino gli occhiali da vista con montatura nera.
Il progressista, italiano e no, fuma spinello e trangugia vodka in qualche rimpatriata tra ex studenti, nel cottage del più casinista della compagnia, rimembra i bei tempi andati quando il Partito, quello serio del PCI, rappresentava l'avanguardia leninista in Occidente ed era testa di ponte dell'URSS, quella seria.
Il progressista, italiano e no, ha pure velleità spiritualeggianti, anticlericale ma sempre alla ricerca del sè, e ovviamente è stato adepto di Osho e frequentato un'ashram in provincia, tra incenso, musica indiana e un po' di fumo per spurgare i chakras.
Il progressista, italiano e no, caduti i miti del '68, l'URSS, Mao e pure il PCI, non gli resta che Uolter, un Fidel dimezzato, un gringo Zapatero e il solito spinello libero, unica icona culturale e politica di riferimento. E tra una voluta di fumo e un ricordo, tutto sfuma.

F.to OSCURA FORZA DELLA REAZIONE

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