Chi legge "esamini tutto, ma ritenga solo ciò che è giusto".

La mente non è un vessillo da riempire, ma un fuoco da accendere.

giovedì 12 novembre 2009

L' IMPERO GNOSTICO È TRA NOI




Oramai scorre sul web un insano fiumiciattolo gnostico. Immagini evocatrici di battaglie stellari dai colori sgargianti, icone popolari di finti eroi tratti dai cartoni animati, nevrosi semantico-enigmistiche come guida per autostoppisti della domenica che si avventurano in territori tristemente psico-ossessivi. Fantasticherie e apologie dell'irrazionale strillate e spacciate per autentica gnosi. Scorre sul web la banalizzazione del complotto, di contro ad una sequela di misure pseudomagiche, innaffiate dalla cocacola new age, che al contrario del buon vino, gonfia e dà dipendenza. Il buon Tolkien ci suggeriva di evadere dalla prigione della modernità, dalle ideologie, dai falsi valori, dall'economicismo, dalla psicanalisi, ma ci diffidava dall'evadere dalla prima linea della vita, l'evasione dalla realtà, compiutamente intesa. Cari amici del web, la mente non è un vessillo da riempire ma un fuoco da accendere. Non dobbiamo perseguire fughe dalla realtà, ma tendere verso la profondità della realtà.
Sulla paura generalizzata e sul sentimento liberato da ogni controllo razionale si edificano gli imperi. Non è un caso se la contemporaneità si rispecchia nei miti gnostici del I secolo d.C. Da Minority Report fino al Truman Show, dal Grande Fratello televisivo e letterario fino ai vari Matrix, passando attraverso l'opera più emblematica per comprendere il nostro tempo - intendo la narrativa di P.K. Dick -, l'uomo contemporaneo si immagina, come l'antico gnostico, rinchiuso in una gabbia di ferro, chiamata cosmo, generata da un dio decaduto irrazionale e pazzo. L'Impero, secondo la gnosi, è stato generato dalla paura di un Dio minore che si sente minacciato e che si alimenta della paura di uomini che non cessano mai di tremare. Se cessassero di tremare l'Impero si scioglierebbe, in un sol giorno, come neve al sole. Per evitare questa catastrofe occorre perciò che il Terrore sia costantemente evocato dall'Impero. Non c'è nemmeno più bisogno di un terrore reale. È sufficiente la minaccia periodica. All'uomo deve infatti essere ricordata costantemente la sua natura pascaliana di esile canna. Così si potranno all'infinito costruire muri e dispensare protezione. Che ne sarebbe invece dell'Impero e di quel Dio minorato che lo regge se l'uomo, come insegnano i classici, si ricordasse della sua somiglianza con il vero Dio e della sua partecipazione a quella natura divina?

1 commento:

  1. La paura come instrumentum regni, come asse di un mondo decaduto.

    La vera conoscenza è ricordo della propria origine.

    Ciao

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