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La mente non è un vessillo da riempire, ma un fuoco da accendere.

venerdì 15 gennaio 2010

STUDI DI CRONOSOFIA SULLA FINE DI UN MONDO




Anno 2010+4millenni e 25 secondo la Bibbia; oppure + 4500 anni dei Veda. Ecco, se intrecciamo la cronosofia ebraica con quella indù aggiungendoci una manciata ancora di anni prossimi, saremo alla fine di un mondo. Fine sia storica sia cosmica di un ciclo umano terrestre. Si tratta, quindi, di una svolta dell'umanità.
Per i testi sacri indiani, Vishnù-Purana, un tale ciclo è chiamato Manvantara, Epoca dell'Uomo Primordiale o Manù. Analogia stretta col ciclo adamico. La tradizione biblica si sofferma sull'ultimo dei cerchi concentrici, mentre quella vedica li illustra per intero: il che comporta fisiologiche discrepanze minime nei calcoli.
Il nostro ciclo umano fa parte di un più grande ciclo cosmico di un milione di anni (Kalpa) che è una misura ultraterrestre che riguarda le immensità divine, al di là dalle nostre esperienze e dai nostri stessi poteri mentali di rappresentazione; può comunque interessarci per il suo alto simbolismo, afferrabile però intuitivamente. Direttamente ci riguarda il Manvantara, che dura 64800 anni solari. Esso corrisponde al corso di 5 Grandi Anni, secondo la tradizione egizio-platonica, ripresa da Dante e da misconosciuti cristiani sapienti medioevali. In questa èra, già si calcolava il dato della rotazione completa dei cieli, la precessione degli equinozi, avente durata di 25920 anni. Questo fenomeno si verifica perché la dislocazione del punto vernale (punto gamma) è di un grado dello zodiaco in 72 anni (movimento stellare); onde, 72x360=25 e 920. Il Grande Anno platonico è quindi una metà del ciclo precessionale, 12960 anni; mentre cinque Grandi Anni formano un Manvantara che viene a svolgersi per due intere rotazioni dei cieli e mezzo.
I sacerdoti di Sais, come poi trasmisero a Solone e sino a Platone, possedevano il dato sulla serie di cataclismi che progressivamente inabissarono Atlantide, che coincideva con la fine di un Grande Anno: da quel tempo a noi, sarebbero trascorsi circa 12-13 mila anni. Questo dato può già farci capire cosa ci attende. Guenon prese tali cenni dagli studi danteschi di Rodolfo Benini, confermati da alcuni rishi indù che contattarono il francese.
Come ho già detto, il Manvantara è l'unità di base più accessibile e per noi più importante. Tale ciclo si compone di 4 yugas, evi, di cui l'ultimo è il fatidico kali-yuga. L'età oscura identificata con la dea kali, bramosa di sangue umano, è quella dominata dall'errore e dal male. Però è anche l'era più breve, un decimo del Manvantara (64800:10). Dunque l'età umana che stiamo vivendo, che si avvia al suo termine coinvolgendo il cosmo circostante, ammonta a sei millenni. (continua)

2 commenti:

  1. Non saprei dire se Guénon tenesse presente gli scritti di Rodolfo Benini nel discorrere di Manvantara e Yuga. Scusa ma francamente credo poco a tale affermazione. Oppure portaci qualche riferimento bibliografico.
    Pare invece che il metafisico francese avesse avuto contatti con autentici 'pandit' indù venuti apposti in Europa per divulgare certi dati tradizionali e dare così una lavatina di capo all'agnosticismo ed ignoranza abissali allora regnanti in Occidente.

    In un suo scritto nel quale non mi sono più imbattuto da anni - forse il cenno si trova in 'Iniziazione e realzzazione spirituale'- Guénon parla anche di un periodo cuscinetto ovvero di un intertempo che si manifesterebbe fra un Manvantara ed il successivo. Come a dire: il passaggio dal Kali-Yuga al Satya-Yuga successivo non si relizza di colpo ma v'è il bisogno di una fase intermedia e preparatoria.
    Questo intertempo potrebbe corrispondere al 'Millennium' di cui parla l'Apocalisse detta di Giovanni, un'era di pace all'insegna dello Spirito - e non dell'ONU - nella quale i sopravvissuti potranno recuperare il contatto con il Sacro e procedere spediti, vale a dire senza tutti gli intoppi che si incontrano al momento presente, nel percorso verso la 'theosis'.

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  2. Il nervosetto Guenon - dotto, erudito, certo, ma non alieno a balzi umorali e rancorosi rapporti col prossimo - fu più di una volta redarguito e diffidato per la spregiudicatezza di alcune sue asserzioni. Prima dell'intervento di pandit orientali, sia lo storico Tacchi Venturi, sia un rappresentante di un ordine iniziatico occidentale, regolare, discreto, che non troverai in nessun elenco gruppettaro, cercarono di consigliare Guenon a fare da tramite e referente per quanti, in quel particolarissimo momento storico, volessero seguire il richiamo della Tradizione, senza aggiunte, idiosincrasie e soggettivismi. Ciò non avvenne. Il francese prese una strada non priva di forzature dottrinarie, livori e incomprensioni verso altre esperienze iniziatiche, che non volle accettare né capire. La sua fuga in Egitto non fu un esempio fulgido di coerenza e di rispetto verso una situazione drammatica europea e mondiale, nazionalizzazione delle masse, chiese rigide e chiuse su se stesse, singoli ricercatori di valore, che avrebbe richiesto coraggio e veggenza, virtù sconosciute al Guenon. Dati documentali? Beh, ho conosciuto a cavallo anni 70/80, un esponente di quell'ordine discreto occidentale che mi ha donato alcune dritte interessanti. Non ho prove, però, e lascio a te e agli altri amici del blog, farsene una idea. Già il buon Silvano Panunzio, credo, abbia dato elementi preziosi in merito alla sapienza del tempo, io, mi arrangio. Grazie Paolo, mi dai sempre modo di brigare, ricercare e studiare, per dare utili, spero, materiali a chi sappia riceverli. Sei uno stimolo perpetuo, per tutti noi.

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