Chi legge "esamini tutto, ma ritenga solo ciò che è giusto".

La mente non è un vessillo da riempire, ma un fuoco da accendere.

domenica 16 novembre 2014

OLTRECONFINE




1.Guardatevi sulla tv berlusconiana l’aspirante GOI adamkadmon, sviluppate empatia, aderite all’umanismo, leggete tutto sul mentalismo fai-da-te, fatevi di Augias e di Scalfari, moralizzate, mangiate sementi, informatevi sui centoni di David Icke per vedere oltre l’apparenza, ma non pensate di guadagnare una tacca di consapevolezza. La consapevolezza è altra cosa. È una via dura e senza gratifiche. E arrivati a mezza strada, vi procurerà la morte civile, il biasimo dei benpensanti e l’anatema dai preti; ma ne varrà la pena, perché conquisterete l’intensità.
2.Lavorate costantemente alla vostra anima: non smettete di farlo anche quando tutto s’abbuia.
3.Arriva un momento della nostra esistenza, un turning point della vita, in cui ci sta tutto: il rapporto con la donna, coi genitori, col futuro, coi soldi, con l’idea famigliare, il rapporto con la fede, con l’accumulo di identità, il rapporto con la successione, il rapporto con la specie, con l’abitazione, con la filosofia e la poesia, con l’istituzione, la scelta tra movimento e quiete, la prevalenza invasiva dei nervi e l’intermittenza del cuore, la pesantezza formativa della solitudine, i conti scoperti con la delusione… Che fare? Appoggiarsi ad un amico? Cercare in un libro-chiave tutte le risposte? Trovare un chierico e farsi frustare? Affrontare di volta in volta gli ostacoli e i dilemmi che si presentano, senza piani o formule risolutive? No, “semplicemente” andare dal titolare di un negozio di frutta&verdura e scoprire l’infinito in una stanzetta male illuminata. Per me si trattava di uno strano incontro. Gli abitanti del quartiere dicevano di lui essere estremamente sensibile, un mago d’anime, una sorta di eretica santità attiva, di attenzione amorosa aperta sebbene scontrosa, efficace, pulita, cardiaca. Il suo nome magico: Scandurra. In effetti parlammo e il dialogo – scoprii che non furono solo parole -  con lui produsse in poche ore una frattura interiore in me. In seguito, nel tempo della disillusione e della sofferenza grigia e solitaria, incontrai Scandurra mille volte mille. Suturò la mia ferita in altri e obliqui modi – obliquità che sarà pur tale, ma rimane per me centrale. Quest’omìno grassottello, che parlava con una pacatezza calda e con un timbro etereo e carezzevole, era in grado di rispondermi e dimostrarmi cosa era la Vita, quella vera, totale, degna d’esser vissuta, mentre mi indicava che la mia testa si era schierata preventivamente contro il cuore, contro la pelle, contro la svolta di respiro che in realtà andavo cercando. Al suo bancone, le mani femminee che esprimevano una cifra materna, lo sguardo incantato in una concentrazione naturalmente intensa, le ossa del cranio a testimoniare tutta la transitorietà di un corpo, Scandurra aveva diretto a me domande apparentemente laterali, sussurrate appena. C’era una fonica altra, che correva in quel fenomeno acustico, quelle parole piene eppure angeliche insinuavano un dubbio radicale, e non per il loro significato, che pure era pressante. Quest’uomo sapeva leggere i sintomi e risalire alle cause. Chi legge i sintomi è in grado di curare, a patto che ci si intenda su cosa significa cura. Forse la cura sta nel paziente, cioè in chi soffre, forse la sofferenza non la si sa, forse il dolore chiede di essere sentito, percepito, reclama contro un ammanco di attenzione. Il seme che maturava nella delicata pastosità di quella voce, forse, faceva gonfiare un disagio in me. Quale disagio? Il suo sguardo conduceva luce, trapassava il corpo come un laser elettromedicale, per la prima volta caricando di magnetismo un fatto, un corpo, un’adesione all’idea che si entra in una cosa unica, all’inizio indistinta, indifferenziata, che si può toccare e essere… Quei giorni mi parevano miele, quella esperienza iniziatica manna. L’eco di una deflagrazione iniziale, calmatasi, che fa la frequenza stabile di un universo, coagulandolo con la colla di una materia oscura, che non sembra presente e attiva, ma che provoca fenomeni, aberrazioni, sigizie, la possibilità di distorcere le latitudini. Avevo 21 anni. [un anonimo dell’anonima talenti]
4.Ci vuole coraggio per chi non ce l’ha, soprattutto quando affrontiamo il tema della fine e dell’aldilà, oggi maltrattato da una sottocultura edonista e caciarona, ammalata di frastuono che odia il silenzio e l’austerità. E devo ammettere che ci vuole tanto coraggio per vivere ma ancor più per morire. “Transito” significa “passaggio” e può essere usato sia in senso generico che nel campo fisico, astronomico, medico. A me interessa applicarlo nel campo spirituale e qui assume il significato di morte, in quanto trapasso dalla vita terrena alla vita eterna. È la vita che ci prepara a morire: essa conosce bene il suo mestiere. Basta ascoltarla, vederla, seguirla. Si tratta, in questo ripetuto incontro con la morte, d’imparare a incontrare la vita. Si tratta di virare all’eterno, come nelle negative fotografiche dove tutti i neri diventeranno bianchi. Ho sperimentato dopo anni di contatti metapsichici e ultrafanici che l’esistenza dell’uomo non finisce con la sua vita terrena. Il nostro destino è epifanico, la nostra essenza sopravvive alla fine biologica. Ma, come diceva Scandurra, se non cerchiamo la Luce ora, viaggeremo a fari spenti dopo.
5.La terra sconosciuta è il luogo del Risveglio.
6.Cercare, trovare… Sono parole che dobbiamo eliminare dal nostro vocabolario. Non bisogna mai cercare… Bisogna lasciarsi trovare… Tutta la vita spirituale consiste in questo. L’essenza non fa altro che cercarci. Apriamo le porte al mistero, questo è iniziatico, e se le apriamo scopriremo che noi stessi custodiamo quel mistero. Occorre anche saper distinguere ciò che non è altro che banalità, ciò che è esteriore e ciò che ci tocca veramente nel nostro profondo. Bisogna lasciarsi trovare. La rosa vuole forse andare a cercare il suo fiore nella radice? Lasciare che il Divino si esprima in noi, attraverso di noi; aprirsi per lasciarsi trovare. Ho la netta impressione che molte persone non sanno riconoscere questi istanti privilegiati, troppo impegnati nei problemi esistenziali. Chiedono allo psicanalista ciò che nemmeno lui possiede. Si tuffano nell’alcol per trovare ciò che hanno smarrito perdendosi; assumono droghe per mutare la chimica del cervello al fine di cambiare coscienza e annullano la loro preziosa essenza. I più forti attingono allo status meditativo, che consiste nel collegare il cielo e la terra attraverso la giusta posizione, nel far cessare il turbine dei pensieri e delle inquietudini, nell’aprirsi. La respirazione consapevole è centrale. Purtroppo, a parte le eccezioni, le tecniche yogiche non sono efficaci per la struttura somatopsichica di noi occidentali. Non siamo tutti uguali: Dio ama la differenza. Ci sono stati guru, Sri Aurobindo fra tutti, che hanno tentato un possibile, auspicabile compromesso tra i due emisferi antropologici e culturali dell’Est e dell’Ovest, con risultati controversi. Perché abbandonare la sapienza iniziatica occidentale, che sebbene di tipo carsico, è pur sempre operante e accessibile, per incamminarsi su strade esotiche? Certo, qui la Via non la troverete sulle pagine gialle, né sugli annunci di furbi prestigiatori da fiera. È facile essere ingannati, come no, tuttavia se forte è il desiderio, forte è la spinta a voler volare, il messaggio arriva e qualcuno lo raccoglie.
7.Entrare profondamente nella Realtà. Come fare? Cercare la profondità in un solo punto. Ogni volta che l’essenza ci afferra, il retroscena psichico cambia. Compaiono una potenza, una gioia. E scopriamo che non si tratta solo di espandere la coscienza, ma di estendere il corpo, incrementandolo di valore. Attenzione: quando ci si apre si diventa vulnerabili. Bisogna procedere a tappe, anche se capita di vedere prossimo il traguardo. Si assapora il nettare e lo si vorrebbe tutti i giorni, ma ciò è pericoloso. Corpo e mente non sono ancora preparati a ricevere modifiche rilevanti. La potenza che subentra potrebbe bruciare tutto se non trova le condizioni adeguate. Per sopportare una forte corrente ci vogliono argini secolari e un fondo capiente. La fretta acceca, lo sconforto blocca, il dubbio frena. Madrenatura è un aiuto indispensabile sul cammino, perché tranquilizza, guarisce, favorisce la nascita di una nuova sensibilità, permette l’integrazione delle forze in gioco e, prima di tutto, elargisce lo spirito universale. Nasce il presentimento del Divino. Attenzione, lo ripeto: chi non si è costruito una struttura interna cadrà nel vuoto, presto o tardi. Diffidate di chi promette miracoli senza avvertire che l’impresa è per pochi, quasi per nessuno.

4 commenti:

  1. Questi sono i post che divoro. NN leggo... Li divoro. Post motivatori, post che aprono il punto di vista, che scardinano lo pseudo reale in cui siamo immersi.
    Ma quello che penso Angelo e mi risuona sempre con questi post è: e chi mn può? Chi ha famiglia? Chi è nato qui per creare un mondo nuovo qui?
    Intendo.. Che chi è approdato in questo blog è perché sente un vuoto in se. Sente e si adopera per colmarlo.
    Ma il netto taglio che si evince da questo tuo scritto.. Come può applicarlo chi ha qui qualcosa o qualcuno da lasciare?
    Saró stupido.. Ma come mio figlio può capire che il padre si sta addentrando in un cammino atto a ritornare.. nella SOLITUDINE... L'uomo che era?
    Sacrificio.. Ma anche pianto.. Per chi mn riesce a capire la realtà in cui vivi... E vivo. La strada la stiamo seguendo... Ma rispondimi.. Poiché noi tutti se siamo qui ora è perché nella carne dovevamo ritornare.. Ti chiedo.. Dammi una risposta su come di può coniugare ciò che tu dici.. Che è VERITAS in tutto e per tutto.. Con ciò che ogni giorno dobbiamo mescolare poichè qui ora siamo?
    Aspetto una tua risposta.
    Ciao a tutti
    Michele

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    1. Carissimo Michele,
      tuo figlio e tua moglie, così come ogni persona che incontri e incontrerai durante la tua vita, non potranno che usufruire (brutto termine, ma rende l'idea) di ogni tuo passo in avanti, anzi, molto indietro verso il risveglio. Accendendo un sole dentro di te, irradierai tutto intorno. Si rinnoveranno le cose. Ogni piccolo sole operante produrrà l'innesco di mille soli. Il silenzio è necessario, ma lo si trova pure in mezzo al casino di questo nostro mondo folle. Rigenerati entrando in un bosco e senti Madrenatura che ti inonda. Entra in una chiesa a mezza mattina, quando non c'è nessuno, manco il prete e se la trovi aperta, vedrai la forza che in quel tabernacolo si sprigiona: puoi essere buddhista, ebreo, indù, islamico, lo stesso sentirai quella Luce, potente abbagliante che non acceca. Ecco, questi momenti diventeranno fatidici. Il Nume si manifesta.

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  2. Lo faccio. Assaporo quei momenti. Ho una chiesa vicino al mio paese con una Madonnina nera. Ma qualsiasi chiesa può andar bene. Bene, quando si entra e si contempla quel silenzio. Quel silenzio che riempie le membra, la testa, il cuore, ecco in quel caso si rimane solo che estasiati dal confine ormai labile che divide il visibile con l' invisibile.
    Con la Natura ho un rapporto....fraterno. La sento, lei mi sente. Cammino scalzo per i suoi sentieri. Mi riempio della sua energia. Mi parla. Si.
    E' interessante come tutti coloro "puliti", nel senso che auspicano una crescita interna nell' unomo, senza chiedere alcun compenso, dicano queste stesse tue cose. Il ritrovo del contatto con madre terra, per quanto ella soffra, e il ritorno al proprio Sacro Fuoco Interiore. Già.
    Grazie per la risposta.

    Un saluto a tutti voi.
    Michele

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  3. http://sebirblu.blogspot.it/

    Qualcuno ne sa qualcosa?

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